Lettera aperta al motociclista con Whatsapp
25 Ottobre 2016Il motociclista messaggiatore
Caro drogato,
perché leggi e scrivi messaggi con lo smartphone mentre guidi lo scooter?
Con la mano destra acceleri e deceleri – magari nel traffico impazzito della città – e con la sinistra maneggi il cellulare.
La testa su e giù, un secondo guardi lo schermo dello smartphone e l’istante dopo controlli chi ti sta davanti.
Quale fondamentale informazione devi inviare per rischiare la tua vita e quella degli altri?
La dipendenza, anche durante la guida
Proprio non resisti, vero?
Controllare le notifiche al rosso del semaforo (quando lo rispetti), durante lo zig-zag nel caos dell’ingorgo, mentre sfrecci con sorpassi a destra e sinistra, è un’azione irresistibile.
La dipendenza dal «bip» è tale da non poter attendere: preferisci un possibile incidente dalle conseguenze imprevedibili alla risposta posticipata via Whatsapp.
Anche il secondo passeggero
La mattina, quando pedalo per raggiungere l’ufficio, dalla mia bici a pedalata assistita ti osservo sbigottito.
Sei schiavo del «bip».
Spesso, sullo scooter, è il secondo passeggero a messaggiare.
Seduto in bilico, mentre tu – pilota folle – ti incunei tra il blocco di auto ferme oppure viaggi a cento all’ora tra le vie cittadine, incurante dei pericoli, il tuo amico chatta.
Digita con nonchalance.
Come fosse seduto comodo in poltrona invece che su uno scooter.
Siete indifferente alla morte.
Eppure lei è in agguato, alla prima fatale distrazione.
Caro motociclista con Whatsapp, la mia lettera termina con una amara certezza: tu non sei un «mostro».
Sei solo pazzo.
Appello alle Forze dell’Ordine
Quando fermate questi folli, non sequestrate loro lo scooter.
E’ inutile.
Al drogato bisogna sottrarre la dose: sequestrate loro lo smartphone.
Solo così si disintossicherà.
Forse.
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