«La felicità dell’attesa», un Carmine Abate doc
27 Maggio 2020La felicità dell’attesa, tra la Calabria e la “Merica”
Per chi non conoscesse Carmine Abate, La felicità dell’attesa è un ottimo romanzo per entrare nel suo mondo.
In quest’opera, difatti, sono concentrate le migliori caratteristiche dello scrittore: la famiglia, il rispetto dei valori contadini, l’amicizia, l’amore, il legame con la propria terra di origine, la magnifica (e martoriata) Calabria.
Una lunga saga familiare
La felicità dell’attesa racconta una lunga saga familiare.
Quattro generazioni, dagli inizi del novecento ai giorni nostri.
Per meglio apprezzare la narrazione, lette le prime pagine e conosciuti gli interpreti, disegno un albero genealogico per collegare i vari personaggi.
Così, traccio i legami di parentela tra chi narra e chi è citato, chiarisco bene i ruoli durante i flashback della trama.
Intendiamoci: La felicità dell’attesa è un romanzo avvincente, ti emoziona e – dopo i primi capitoli necessari per conoscere la famiglia Leto – rientra di diritto tra i libri che non vorresti mai smettere di leggere.
Carmine Abate, tra i miei autori preferiti
Lo stile di Carmine Abate l’avevo già apprezzato nei precedenti racconti (uno su tutti, l’intenso La collina del vento).
E La felicità dell’attesa conferma il giudizio positivo: lo scrittore crotonese è, senza dubbio, uno dei miei autori preferiti.
Forse, l’opinione del sottoscritto è influenzata dalla location?
Quella Calabria visitata tante volte da bambino, terra affascinante e abbandonata, ricca e depredata, rispettabile e violenta.
Elementi puntualmente presenti nei romanzi di Carmine Abate e – in particolare – ben evidenziati nella appassionante storia della famiglia Leto.
Come un documentario
La felicità dell’attesa presenta anche altri aspetti interessanti.
Ho molto apprezzato l’utilizzo (parsimonioso) del dialetto calabrese, termini ben piazzati nelle conversazioni per meglio descrivere le origini semplici di alcuni personaggi.
E poi l’arbëreshe, l’antica lingua derivante dall’albanese parlata dagli anziani in alcuni paesi del crotonese.
E, infine, quella minuziosa descrizione dei viaggi degli emigranti verso l’Merica, il nuovo mondo dove cercare lavoro e intraprendere una vita di sacrifici, per regalare un futuro migliore ai figli.
Questi elementi rendono La felicità dell’attesa, oltre ad un lungo romanzo intenso e coinvolgente, anche un’importante testimonianza storica di una Italia che fu.
E così, giunti all’ultima pagina, possiamo solo ringraziare il talentuoso Carmine Abate per averci regalato questo emozionante viaggio tra i paesini della Calabria e i grattacieli di New York.
E, chiuso il libro, sentiremo subito nostalgia per la nostra cara famiglia Leto.