Didattica a distanza, quanto ci costi?
4 Giugno 2020Didattica a distanza: Google, Microsoft o Tim?
Da addetto ai lavori (sono pur sempre un informatico) mi chiedo: per la didattica a distanza perché il MIUR non dispone di una sua piattaforma ufficiale e, invece, si affida ai colossi del web?
Nel momento in cui scrivo, sulla pagina del ministero dedicata alla didattica a distanza, sono segnalate tre piattaforme gratuite per gli utenti:
- Google Suite for Education
- Office 365 Education A1
- Weschool (Tim)
Gratuite per studenti e famiglie, ma per lo Stato?
La domanda, dunque, è lecita: quanto spende il MIUR per utilizzare i software di questi tre colossi del web?
DaD, nessun software ufficiale per il MIUR
L’assenza di un sito istituzionale implica una molteplicità di scelte diverse da scuola a scuola, da classe a classe e, addirittura, succede che professori di una stessa classe utilizzino programmi diversi per le lezioni on-line.
La preferenza può cadere sugli ormai famosi Skype o Zoom, a secondo delle conoscenze del docente di turno.
Senza una piattaforma ufficiale, ogni istituto segue la propria strada, decisione (probabilmente) correlata alle conoscenze del tecnico della scuola e, come in tutti i periodi di emergenza, avallata senza i necessari approfondimenti.
… e poi compiti, pagelle e registro elettronico
A questa giungla di applicazioni va aggiunto il registro elettronico, il download della pagella, l’assegno, …, informazioni accessibili sempre online e garantite dai fornitori software, aziende private autorizzate dal MIUR che lavorano direttamente con (e per) le scuole (i vari Argo, Infoschool e Axios Italia per citare i più famosi).
Nessun fornitore, credo, propone soluzioni per la didattica a distanza (immagino per una questione di tempo e perché operano in ambiti diversi).
Didattica a distanza, quando un software del MIUR?
Superato lo choc iniziale del bere o dell’affogare, preso atto che le lezioni on-line rappresentano un nuovo strumento sul quale puntare se e quando necessario, oggi il MIUR non dovrebbe programmare una strategia digitale per creare una sua piattaforma valida per tutte le scuole italiane?
Invece di pagare un noleggio a vita, non conviene investire e divenire proprietario del prodotto?
Oltre ad un aspetto puramente economico, i dati degli utenti (studenti/famiglie) sarebbero conservati dallo Stato e non da enti privati (propensi ad utilizzarli per fini commerciali).
Giro la domanda ai diretti interessati: il MIUR, il Ministro dell’Istruzione, il Premier.
Vi terrò informati su eventuali, insperate, agognate risposte.
Dopotutto il sottoscritto, prima di essere un informatico, è un cittadino desideroso di scoprire dove portano le infinite (e contorte) strade della Pubblica Amministrazione.