Maschera antismog: i segni della lotta contro il veleno invisibile [FOTO]

Maschera antismog: i segni della lotta contro il veleno invisibile [FOTO]

19 Novembre 2021 0 Di mariomonfrecola

Il filtro consumato della mia maschera antismog

La maschera antismog ricorda il volto di uomo emaciato.
I segni della sofferenza sono evidenti: il viso scavato dai veleni sputati dai mille tubi di scappamento che ingolfano la città, i lividi neri indice di un’aggressione violenta.

Dopo mesi di pedalate e battaglie, il filtro elettrostatico a carbone attivo è colpito da sinistre macchie nere.
Le tracce concrete del «mostro» invisibile: il temuto smog.


E se non avessi utilizzato la maschera antismog?

Più bici, meno smog

La bici come mezzo di trasporto cittadino quotidiano, ecco la vera azione che – chi può – dovrebbe applicare.
Da subito.
Senza alibi.
Non solo nel consueto tragitto casa-lavoro ma anche per andare al cinema, alla Posta o fare la spesa.

Diminuire il numero di automobili/scooter in città, agevolare la mobilità alternativa, l’unica soluzione per tornare a respirare.
Anche a Napoli dove, con il meteo favorevole, possiamo pedalare 365 giorni l’anno.
E invece … il ciclista urbano è una creatura rara (anche se, per fortuna registro una costante crescita del numero di bici ed e-bike).


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E se non avessi utilizzato la maschera antismog?

Dalla maschera antismog, con delicatezza, estraggo il corpo martoriato del filtro elettrostatico a carbone (una volta attivo).
Con commozione, lo ringrazio.
Il suo sacrificio tiene a bada le temute polvere sottili e particelle cancerogene varie.
Dopotutto, se non avessi utilizzato la protezione, quanto veleno avrei ingerito nei polmoni?

Oggi, a distanza di anni, ammetto che non riuscirei a pedalare in città senza le opportune difese.
Perchè, oltre a combattere contro i soliti (e tangibili) pericoli (assenza di piste ciclabili, traffico, maleducazione stradale, parcheggio selvaggio, difficoltà di portare la bici in un mezzo pubblico … la lista è infinita), temo soprattutto il mostro invisibile: il maligno smog.

Lo percepisco nell’aria quando, in bici, resto prigioniero in un ingorgo.
Oppure, attendo il verde al semaforo ma anche quando pedalo dietro ad un autobus pubblico (ma non dovrebbero essere oramai elettrici o a metano?) che, rumoroso, sbuffa e riparte per guadagnare spazio tra auto e scooter impazziti.

Dunque, sostituisco l’eroe con uno giovane, candido nuovo filtro.
Affilate le armi, sono pronto per l’ennesima battaglia contro l’indifferenza della politica ed il temuto «mostro» invisibile.
Perché, nonostante tutto, a Napoli è possibile muoversi in bici.
E una volta salito in sella, poi non smetti più.




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