Gli scrittori parlano come scrivono?

Gli scrittori parlano come scrivono?

12 Novembre 2024 0 Di mariomonfrecola

Scrittori, maestri di parole

Temo di non essermi mai abbarbicato su una montagna.
Se proprio devo, salgo in cima ad una montagna.
E mentre cammino lungo il sentiero, potrei bofonchiare per l’inattesa fatica nel raggiungere l’agognata vetta.

Difficile trovare un chicchessia che parli con vocaboli pescati tra le pagine di un libro.
Quando leggo un romanzo, infatti, amo evidenziare una serie di termini/verbi ad uso e consumo degli scrittori.
Intendo parole desuete, da salotto letterario, capaci di rendere il testo più elegante.
Ma, bisogna ammetterlo, espressioni sfoggiate con rarità nella lingua parlata.

Inoltre, chi non ha mai sottolineato un concetto considerato profondo oppure un particolare passaggio di un romanzo che colpisce la nostra sensibilità?

 

Gli scrittori parlano come scrivono? (citazione da L'amore a due passi, di Catena Fiorello)

Scrittori, creatori di mondi

Ammiro il talento degli scrittori, l’abilità di stimolare il Lettore con un semplice termine oppure una breve considerazione capace di emozionare.

Dunque, a questi maestri della parola va il mio (nostro) ringraziamento.
Artisti che, con l’immaginazione, costruiscono nuovi mondi nei quali immergersi.
Universi dove trascorriamo il nostro tempo, storie che alimentano il desiderio della lettura, quell’attesa magica che, pagina dopo pagina, ci permette di scoprire le sorti dei personaggi amati.

Concordo: questo breve articolo non presenta un messaggio degno di tale nome.
Sono solo delle semplici riflessioni di un Lettore, felice di perdersi tra le mille avventure narrate tra le pagine di un libro (e incapace di comprendere chi rinuncia a tale piacere).
Riflessioni per invitare coloro che trascurano la lettura ad aprire un libro e viaggiare.

Leggere un bel romanzo resta un’esperienza irrinunciabile.
E evidenziare termini e riflessioni interessanti un utile esercizio per lo spirito e la mente.

 

Due uomini stanno camminando su una spiaggia, una tempesta ha scaraventato sulla sabbia un tappeto di stelle marine.
Sembra un cielo stellato al contrario.
Il sole le sta bruciando, senza pietà.
Le stelle marine si contorcono lentamente, prima di cristallizzarsi del tutto.
Uno dei due ogni tanto si china a raccoglierne una e la ributta in mare.
Sono migliaia e migliaia.
L’altro ha fretta di tornare a casa e gli dice: “Che vuoi fare, ributtarle tutte in mare? È impossibile. Ci vorrebbe una settimana. Sei matto?”.
L’altro gli mostra la stella marina che ha in mano e subito prima di lanciarla in acqua risponde: “Pensi che lei dirà che sono matto?”.

da “Ciò che inferno non è”, di Alessandro D’Avenia




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