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Elogio al lavoratore dipendente
13 Febbraio 2025Lavoratore dipendente, il pilastro dello stato sociale
Strade al buio, ospedali bloccati, metropolitane ferme, autobus pubblici parcheggiati nei depositi, i mezzi di soccorso e le auto delle Forze dell’Ordine senza benzina, scuole chiuse.
Ecco cosa accadrebbe se il flusso ininterrotto di denaro prelevato (ogni mese) dagli stipendi dei lavoratori dipendenti pubblici e privati, si interrompesse.
Uno scenario apocalittico, da post guerra atomica.
Perché cambiano i governi, si alternano le stagioni, gira il mondo gira – la notte insegue sempre il giorno – eppure, a conti fatti, le imposte presenti sul cedolino non diminuiscono di un centesimo.
E allora, strappiamo il velo di ipocrisia, ammettiamo la cruda verità: il lavoratore dipendente finanzia lo stato sociale italiano.
Sanità, istruzione, infrastrutture, trasporti: l’intera sistema si mantiene grazie alle tasse pagate (con puntualità svizzera) direttamente dalla retribuzione mensile.
Dunque, la domanda è lecita: a quanto ammontano (in percentuale) le tasse pagate da un lavoratore dipendente italiano?
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Lavoratore dipendente: differenza tra stipendio lordo e netto
Il quesito emerge spontaneo ogni volta che leggo il cedolino.
Perché tra le innumerevoli variabili incontrollate (e profondi buchi neri) del fisco italiano, una certezza esiste ed è chiara: la differenza tra lo stipendio lordo pagato dal datore di lavoro e il netto accreditato sul conto corrente bancario del tartassato lavoratore dipendente.
Proprio su tale differenza pongo l’attenzione.
Per risolvere il mistero (e essere alla moda), interrogo Gemini, l’IA di Google.
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Tasse: una chiacchierata con Gemini, l’IA di Google
Dopo ventisette anni di lavoro (nel momento in cui scrivo), non ho ancora compreso a quanto ammontano le tasse pagate dall’eroico lavoratore dipendente.
Vorrei capire il valore (in percentuale) del famigerato cuneo fiscale, quel coefficiente che taglia il totale e sposta una parte della retribuzione mensile nelle casse dello Stato Italiano.
Rompo il ghiaccio e pongo una prima domanda a Gemini.
In Italia, quale è la differenza tra stipendio lordo e stipendio netto di un lavoratore dipendente?
L’IA di Google la prende alla larga: “Il calcolo dello stipendio netto a partire dal lordo può essere complesso, in quanto dipende da diversi fattori“.
Dopo un serrato confronto, giungiamo al cuneo fiscale:
Il cuneo fiscale rappresenta la differenza tra il costo totale del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta che il lavoratore riceve.
In altre parole, è la somma delle imposte (IRPEF, addizionali regionali e comunali) e dei contributi previdenziali a carico sia del lavoratore che del datore di lavoro, che “pesano” sul costo del lavoro.
Messo alle strette, Gemini finalmente butta fuori qualche numero interessante:
Secondo l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), nel 2022 il cuneo fiscale in Italia si attestava al 45,9% del costo del lavoro. Questo significa che per ogni 100 euro spesi dal datore di lavoro per un dipendente, 45,9 euro andavano a coprire imposte e contributi, mentre il lavoratore ne riceveva circa 54,1.
Negli ultimi anni, il cuneo fiscale in Italia ha subito alcune variazioni.
Nel 2021 era al 46,5%, mentre per il 2023 si stimava un calo al 44,6%.
Oltre ai dati OCSE, esistono altre stime sul cuneo fiscale in Italia, che possono variare leggermente nei valori.
Ad esempio, alcune fonti riportano un valore medio intorno al 47-48%
Espongo i dati nudi e crudi in una tabella riassuntiva:
Anno | Cuneo fiscale |
---|---|
2021 | 46,5% |
2022 | 45,9% |
2023 | 44,6% |
Lavoratore dipendente: altro che Fantozzi!
Dunque, il lavoratore dipendente italiano (pubblico e privato) versa 44€ per il mantenimento dello stato sociale ogni 100€ guadagnati.
Una percentuale importante dello stipendio a favore della collettività.
E tutti gli altri tipi di lavoratori, invece?
In Italia, secondo l’Istat, gli occupati sono poco più di 24 milioni di unità (luglio 2024).
Nello specifico, 17 milioni di lavoratori dipendenti e 5 milioni autonomi.
Se non ci fosse tale esercito di puntuali finanziatori, il suddetto scenario apocalittico sarebbe imminente.
Un esercito silenzioso, laborioso, responsabile, rispettoso, mai sotto le luci della ribalta, perennemente tartassato capace di sostenere – da sempre – l’intero welfare.
Altro che Fantozzi, il lavoratore dipendente italiano è il vero eroe moderno.
Il modo in cui descrivi gli sforzi per estorcere a Gemini i famigerati numeri è fantastico.. mi sembra di leggere Woody Allen o altri grandi dell’umorismo.
Quanto alla sostanza, al contenuto dell’articolo, lo trovo ineccepibile.
Grazie Andrea del bel commento.
Con questa riflessione desideravo accendere un piccolo riflettore su chi, ogni mese senza batter ciglio, sostiene l’intero sistema sociale.
A volte lo dimentichiamo perché pagare le tasse è giusto, doveroso, normale e abituale per noi lavoratori dipendenti.
Il discorso, però, non vale per tutti 🙁