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Terremoto dentro
18 Febbraio 2025Il terremoto del 23 novembre 1980: cicatrice indelebile
Basta una vibrazione del tavolo per far scattare l’allarme.
Oppure, un rumore sinistro proveniente dalla finestra o dall’anta dell’armadio.
Alzo subito lo sguardo verso il lampadario alla ricerca di conferme o smentite: è una scossa di terremoto?
L’istinto prende il sopravvento sulla ragione, come se un ricordo remoto, dormiente e mai cancellato emergesse improvviso.
Collego tale reazione/emozione a quella maledetta domenica, il 23 novembre del 1980 quando affrontammo un dramma fino a quel giorno ignoto: il terremoto.
Da allora, temo che il terremoto ci sia rimasto dentro.
Quell’orario scolpito nella mente: 19,34.
I terribili novanta secondi che seguirono, il ricordo divenuto ben presto una cicatrice indelebile per diverse generazioni.
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E poi, il bradisismo lento e inesorabile
Il terremoto è rimasto dentro di noi per anni, un mostro addormentato, buttato dal cervello in chissà quale dimenticato meandro per una spontanea forma di autodifesa.
Ma il riacutizzarsi del bradisismo spezza le catene, demolisce il carcere nel quale é rinchiusa l’ancestrale paura del terremoto, simbolo della potenza incontrollabile della Natura.
Paura che emerge oggi, ad ogni scossa – lieve o significativa – generata dalla caldera dei campi flegrei che si espande in onde concentriche di energia in tutta Napoli e dintorni.
E forse per affrontare e sconfiggere il panico da terremoto, qualche anno fa, mi avvicinai per osservare da pochi metri il vulcano di via Pisciarelli, un pezzo di Solfatara emerso a bordo strada.
In modo del tutto inconscio, volevo affrontare e ammazzare il mostro dormiente nato in quella maledetta domenica del 1980?
Il tentativo, suppongo, fallì.
Scrivere è l’altra arma a disposizione per esorcizzare il mostro.
Che, prima o poi, si placherà.
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Il vulcano di via Pisciarelli
Con lo smartphone, registrai questo breve video nel 2016 in un periodo di relativa tranquillità del bradisismo.
Oggi la zona è inaccessibile, considerata (a ragione) pericolosa.
L’intera area é recintata, chiusa al pubblico, con videocamere che controllano chi si avvicina.
E’ possibile, comunque, osservare lo spettacolare fumarola da una distanza di sicurezza.