«Abu Dhabi? Lo rifarei altre mille volte!»
22 Marzo 2017Abu Dhabi, seimila km da Napoli
«E’ vero, Ferrari, Porsche e Mercedes sono parcheggiate sotto casa e ti sfrecciano di fianco in autostrada.
All’inizio un po’ ti fa impressione, dopo un po’ non ci fai più caso».
Nadia è nata a Napoli.
Ma vive a Abu Dhabi.
Negli Emirati Arabi, a seimila chilometri da casa.
Nadia è mia amica.
Da vent’anni o forse più.
Dall’inviata ad Abu Dhabi, Emirati Arabi
Quante persone conosco ad Abu Dhabi?
Nessuna.
Oltre a Nadia, ovviamente.
L’eccezionalità dell’evento va sfruttato: per un giorno Nadia sarà il nostro corrispondente in Medio Oriente!
Come un vero inviato, risponderà a dieci domande per descrivere un mondo a noi ignoto.
A te la linea Nadia, vai con la diretta da Abu Dhabi!
Lavorare ad Abu Dhabi: il Paradiso delle opportunità?
D: Nadia, perché Abu Dhabi?
R: Non ho scelto io Abu Dhabi, Abu Dhabi ha scelto me, con un’offerta di lavoro nello stesso settore nel quale ho lavorato per anni in Italia.
Fino a qualche anno fa quando pensavo a Dubai ed Abu Dhabi mi dicevo che non ci avrei speso una vacanza: un posto dove grattacieli e isole artificiali la fanno da padroni non mi attirava.
Poi l’offerta di lavoro interessante ed allettante mi ha ovviamente fatto riconsiderare le cose.
E per fortuna, devo dire, perché amo stare qui; mi sento sicura ed appagata.
D: Pensi agli Emirati Arabi ed immagini un mondo ricco, pieno di possibilità, ove la crisi economica non giungerà mai.
E’ un luogo comune oppure confermi: ad Abu Dhabi esistono reali opportunità di lavoro?
R: Direi di si, ci sono buone opportunità di lavoro ad Abu Dhabi e nel resto degli Emirati Arabi Uniti, dovute ad un’economia che partendo ovviamente dal settore Oil & Gas si è estesa in ogni direzione; perché da qualche anno a questa parte gli sceicchi hanno cominciato a diversificare, poichè il petrolio non durerà ancora molto.
Dubai ha puntato sul turismo, Abu Dhabi che è più tradizionale e conservativa, più araba direi, sul settore edilizio – locale ed estero, sulla ricerca e sviluppo di nuovi metodi di generazione di energia elettrica, sull’alta tecnologia, sul settore aerospaziale.
La crisi del 2007 comunque è giunta anche qui, non con la stessa intensità, ma comunque si è fatta sentire.
D: Quali consigli per una persona disposta a trasferirsi ad Abu Dhabi?
Oggi, quali sono le figure professionali più richieste?
R: Direi sicuramente tutte le figure legate al settore Alberghiero e Ristorazione, al Real Estate, ingegneri, meccanici. Figure però “da un certo livello in su’ ”.
Cioè: i lavori considerati ‘più’ umili’ sono prerogativa solo di certe nazionalità: indiani, filippini, pakistani.
Per esempio, non si trova un italiano che fa le pulizie o il portiere di palazzo.
L’Italiano operaio è almeno un supervisor.
Abu Dhabi, quanto costa vivere?
D: Immagino sceicchi, petrolieri e Ferrari parcheggiate fuori casa.
Quanto costa vivere ad Abu Dhabi?
Ci puoi fornire degli esempi reali? (Frutta, verdura, vino, vestiti, cinema …)
E lo stipendio medio per vivere con dignità, a quanto ammonta?
R: E’ vero, Ferrari, Porsche e Mercedes sono parcheggiate sotto casa e ti sfrecciano di fianco in autostrada.
All’inizio un po’ ti fa impressione, poi non ci fai più caso.
Ci sono delle cose che costano tantissimo, per esempio andare al ristorante, nei locali notturni, dove gli alcolici costano tantissimo, andare dal parrucchiere o in un centro estetico.
Di contro, ti puoi permettere di andare in questi posti col taxi perché con sette/otto euro riesci a fare un viaggio lungo anche una quarantina di chilometri.
I taxi sono molto utilizzati qui, specie durante i fine settimana, perché la soglia di tolleranza all’alcool è zero e se resti coinvolto in un incidente stradale (diciamo anche lieve) e non hai colpa, ma dall’alcool test viene fuori che hai bevuto un goccino di vino a cena, sei spacciato … il sistema giudiziario è molto veloce …
Elettricità, acqua e aria condizionata costano veramente poco, considerato l’uso spropositato che se ne fa.
Frutta e verdura forse un 10-15% in più rispetto all’Italia.
Il vino non si compra al supermercato: questo è un paese musulmano, all’avanguardia ma pur sempre musulmano!
Ci sono dei negozi in zone separate che vendono solo liquori e alcolici di ogni specie.
Per acquistarli devi avere una tessera che ‘bisognerebbe’ esibire ad ogni acquisto, ma devo dire che i proprietari di questi negozi non sono affatto rigidi in questo e quasi sempre l’acquisto non viene registrato attraverso la tessera.
La carne di maiale non si vende dappertutto, solo in alcuni supermercati e mai disposta in bella vista: c’è una stanzetta separata con la scritta sulla porta “Pork – for non Muslim” che ti conduce alla carne “ della perdizione “ dove 70 grammi di prosciutto cotto Citterio costano 5 euro …
Un giorno qualsiasi
D: Nadia, ci descrivi una giornata-tipo ad Abu Dhabi?
Com’è il clima? Quali luoghi frequenti?
R: Durante la settimana la routine è normale e praticamente simile a quella che seguivo in Italia, con la differenza che qui vado a lavorare in macchina.
Lavoro dalle 8 alle 17.
Io sono fortunata perchè abito vicino alla spiaggia, quindi ci sta che qualche volta, quando riesco a vincerla sulla pigrizia, il pomeriggio dopo il lavoro faccia una passeggiata fino alla spiaggia.
I tramonti qui sono bellissimi.
Durante il fine settimana, che qui è il venerdi e sabato, qualche ora in spiaggia – ma non in piena estate quando la temperatura arriva intorno ai 47 gradi.
Qui l’impronta è anglosassone, quindi il venerdi va di moda il brunch (ovviamente sto parlando di contesti con soli espatriati, senza gente del posto).
Il brunch è come un grande pranzo domenicale italiano, a buffet, con la differenza che i ‘non Italiani’, non si arrendono e non si ritirano fino a che non sono belli e sbronzi.
Perché’ poi c’è’ l’After Brunch e l’After After Brunch ….
Io già a fine brunch non vedo l’ora di tornare a casa e spesso è quello che faccio.
D’estate quando fa molto caldo e non si può passeggiare fuori si va nei mall.
Ce ne sono un’infinità.
Il Dubai Mall è immenso, come una piccola città.
Abu Dhabi, assenza di criminalità?
D: Il clima influenza i nostri comportamenti: come trovi le persone?
Cordiali? Disponibili? Ospitali?
Oppure distanti? Inavvicinabili? Con la puzza sotto al naso verso gli stranieri?
R: Non c’è una grande mescolanza tra ‘locali’ e ‘espatriati’, ma penso che ci sia un grande rispetto degli uni verso gli altri.
Nei mall, per esempio, si vedono donne in minigonna camminare di fianco a quelle in abbaia.
Qui siamo negli Emirati Arabi, il paese della felicità, non in Arabia Saudita.
Negli Emirati Arabi c’è il Ministero della Felicità e Tolleranza presieduto da una donna.
Se rispetti regole, sei a posto e vivi bene; se non le rispetti il sistema giudiziario è velocissimo e senza mezzi termini; la via al carcere è breve anche solo per qualche foto sbagliata o per un assegno a vuoto.
Se tenti di scattare una foto a un sito petrolifero, dove è chiaramente indicato che è proibito scattare foto, ti arrestano e ti portano in carcere.
E’ capitato, ho letto, ad una coppia italiana di madre e figlio.
Chi va contro le regole viene punito, ed è per questo che qui’ criminalità e microcriminalità sono praticamente inesistenti.
Se dimentichi il cellulare da qualche parte e quasi sicuro che lo ritrovi.
Se tenti di scattare una foto di nascosto ad una persona del posto, è possibile che questa si insospettisca. Ma se sul lungomare di Dubai c’è gente del posto seduta a godersi un pomeriggio di ozio e ti fermi a parlare con loro, allora ti accorgi di quanto sono ospitali e disponibili, ti offrono acqua caffè e datteri.
E’ capitato a me personalmente quando la mia famiglia è venuta a trovarmi.
Italians do it better
D: Da Abu Dhabi, come appare la nostra piccola Italia?
Come ci giudicano gli «altri»?
R: Mafia. E’ la prima parola che viene in mente a tutti quando sentono che sei Italiano (i miei colleghi mi hanno soprannominato Mafi), però anche ‘maccheroni’ e ‘Armani’ e made in Italy di qualità o ‘Italians do it better’
L’altra Abu Dhabi
D: Nadia, non riesco ad immaginare un luogo ove vige l’Assoluto.
Sono convinto che, sotto il tappeto (orientale), si nascondono dei piccoli, grandi «mostri».
Per esempio, negli Emirati Arabi, il dramma dell’immigrazione come viene affrontato?
Esiste un problema terrorismo e/o sicurezza interna?
R: In un paese dove la popolazione è per il 90% di immigrati, l’immigrazione non è un dramma, ma una benedizione all’economia.
Qui vivono pacificamente piu’ di 120 nazionalita’ diverse.
Ognuno con le proprie tradizioni e soprattutto il rispetto delle regole.
Io mi sento al sicuro qui, gli Emirati non sono l’Arabia Saudita e dico che questo è il paese più sicuro del mondo.
Qui non esistono immigrati illegali.
Tutti gli immigrati hanno la residenza e per avere la residenza c’è bisogno di uno sponsor, che e il datore di lavoro.
Senza un datore di lavoro resti un turista in visita per non più tre mesi.
D: Il cofano della Ferrari brilla sotto il sole cocente.
Ci sarà pure qualcuno che dovrà sgobbare per pulire quel cofano!?
Ad Abu Dhabi, sono rispettati i diritti dei lavoratori?
R: Si, ci sono i car-cleaners, dappertutto: nei parcheggi dei centri commerciali, nei parcheggi sotto casa e per venti / trenta dirham (5 / 6 euro) ti puliscono la macchina all’esterno.
Hanno questi piccoli carrellini con tutto l’essenziale, acqua inclusa e nel tempo di una spesa al supermercato ti ritrovi la macchina bella pulita.
Ma non sono illegali, sono dipendenti di una ditta specializzata.
Lavorano più di dodici ore al giorno e d’estate a 45 gradi, i parcheggi sono delle fornaci.
A tutti i lavoratori è offerto vitto e alloggio oltre allo stipendio, trasporto da e per il luogo di lavoro e un’assicurazione medica.
Questo trattamento è offerto a tutti, anche ai cleaners o a quelli che alle casse dei supermercati ti sistemano la spesa nelle buste (ce n’è’ uno ad ogni cassa!).
Ok, magari l’alloggio non è poi questo posto di lusso, sono camerate condivise, ma è comunque una sistemazione, aria condizionata inclusa ovviamente.
Nadia, emigrante e … felice!
D: La distanza incolmabile tra povertà e ricchezza è la scintilla per accendere il fuoco della violenza. Anche ad Abu Dhabi le periferie sono affollate di africani, filippini e bengalesi?
In un mondo dove trionfa l’extra lusso, sono loro gli «invisibili»?
Gli sfruttati per i lavori cosiddetti minori?
I sottopagati globali del ventunesimo secolo?
R: Mah, non saprei riguardo allo sfruttamento.
Io so che quello che guadagnano qua basta a mantenere famiglie intere nel loro paese e anche a comprare case.
Un assistente contabile Filippino o Indiano guadagna quanto un impiegato medio Italiano (magari con laurea), cioè l’equivalente di 1200/1300 euro al mese.
Un IT Indiano di medio/basso livello guadagna l’equivalente di 1000 euro al mese; e 1000 euro mandati in India vi assicuro che sono un’enormità.
Gli operai guadagnano di meno e lavorano di più ma in quale paese questo non avviene?
D: Nadia,da Abu Dhabi, prima di restituire la linea, lancia una riflessione libera.
Vai, gli ultimi novanta secondi sono tuoi!
R: Sono contenta di stare qui perché mi sento appagata dal punto di vista economico-lavorativo, ho una buona vita sociale, amici, pochi ma buoni. Comunque, non è sempre tutto così facile e bello come appare.
Il primo anno è stato durissimo.
Stare lontani dai propri affetti, interagire continuamente con persone di cultura e tradizioni totalmente diverse, ricominciare in un nuovo ambiente di lavoro ma questo cambiamento mi ha fatto crescere e arricchito perciò se tornassi indietro, lo rifarei altre mille volte.