La casa delle voci, di Donato Carrisi: perché non amo i gialli
2 Maggio 2020La casa delle voci, suspense e colpi di scena a gogo
Non amo i gialli perché, puntualmente, si verifica ciò che detesto: giunto a fine capitolo, nell’ultima parola dell’ultimo rigo, resto a bocca aperta per il colpo di scena a effetto.
E, La casa delle voci di Donato Carrisi, è l’ennesima conferma.
Anzi, di più: un esempio che abusa di questo trucchetto.
Tenere il Lettore attaccato alle pagine è una virtù del libro ma sospenderlo in attesa del successivo capitolo, a mio avviso, spazientisce anche il più accanito divoratore di sorprese.
Come un inseguimento senza fine
Nel leggere La casa delle voci, prevale la sensazione di una lunga corsa senza fine.
Col fiato in gola, pagina dopo pagina, corro per cercare un traguardo che sfugge sempre un metro più avanti.
Una sensazione di lieve angoscia più che un vero piacere.
Ovviamente, la lettura ha mille volti e questa sensazione può attrarre oppure infastidire.
Al sottoscritto, ad esempio, crea quella leggere tensione emotiva che non permette uno scorrimento gradevole della storia.
E così, mettere insieme i tasselli della tormentata esistenza di Pietro Gerber, il personaggio sul quale ruota il romanzo, diviene uno spericolato giro sulle montagne russe.
Eccitate oppure eccessivo: dipende dai gusti.
Donato Carrisi, piccole scorrettezze
Altro elemento sul quale riflettere: La casa delle voci è un racconto avvincente ma l’esperto Donato Carrisi gioca sporco.
Perché, giunto all’agognato finale, il puzzle non sembra combaciare alla perfezione.
Se, infatti, riprendo tutti gli indizi lasciati durante la narrazione, li metto in fila e li esamino con la lente di ingrandimento, credo che qualche dettaglio non torni.
Inoltre, nei momenti chiave della trama, l’autore omette delle verità celando importanti notizie sui personaggi.
Verità che, improvvisamente, nel veloce finale emergono per svelare i misteriosi comportamenti dei personaggi.
Comunque sia, La casa delle voci è un romanzo con il tipico fascino tenebroso del thriller.
Restano i dubbi: la mia recensione è frutto del pregiudizio che ho sul genere?