Informatici, a quanto la serie tv?
5 Agosto 2020Serie tv sugli informatici: gli ingredienti del successo
Una fiction su noi informatici bucherebbe lo schermo.
Perché la nostra professione è adatta per essere raccontata in una serie televisiva, in prima serata (se possibile, trasmessa dalla tv pubblica).
Gli ingredienti del successo sono evidenti: la Rete e i suoi misteri, una trama di ferro con intrighi nazionali e internazionali, l’eroe moderno esperto di computer e sportivo per passione.
Con pubblicità a tema (gli store tecnologici pagherebbero oro per uno spot), il cameo dell’influencer, la presenza dei social media.
Una serie tv trasversale, adatta ad un pubblico giovane – affascinato/dipendente dalla tecnologia – e rivolto agli adulti, i pionieri dell’informatica.
Una serie tv, però, diversa da tutte le altre.
L’informatico padre di famiglia
Sulla sceneggiatura, il sottoscritto ha le idee chiare: la serie tv ruota intorno ad un informatico padre di famiglia.
Dimentichiamo il solito personaggio sfigato, single o vedovo, con la barba incolta e l’animo inquieto, alla perenne ricerca dell’amore perduto.
La nostra serie tv, invece, è incentrata sulla vita di un uomo sposato, con i consueti dilemmi quotidiani, che ogni giorno si reca in ufficio (con la bici) per compiere il suo dovere.
Lavora per una importante multinazionale americana del settore, ama la professione ma – suo malgrado – è coinvolto in piccole diatribe tipiche del lavoratore dipendente e complesse cospirazioni globali.
Diviso tra il rincorrere le bollette, perseguire gli ideali, star dietro alle (dis)avventure del figlio adolescente, proteggere i giusti equilibri tra marito/padre/professionista, il nostro informatico salva il mondo a colpi di clic.
Un eroe invisibile contro virus e hacker (e problemi familiari)
Nel grande e rumoroso open space, all’oscuro dei colleghi, il protagonista naviga nei meandri della Rete per sconfiggere virus e hacker di ogni colore, razza, ideologia.
Boicotta i progetti nefasti dei padroni del pianeta, favorisce le cause degli indifesi.
Ma aiuta anche la vicina di casa e il quartiere dove vive, convinto che la battaglia per migliorare il mondo si affronti su due livelli, prima locale e poi globale.
E così, dopo una dura giornata di lavoro, la sera – mentre gli addetti alla pulizia riordinano le scrivanie dell’open space oramai vuoto e silenzioso – registra l’ennesima (pericolosa) missione nel cyberspazio nel suo diario online, invisibile al mondo e protetto da sguardi indiscreti.
Poi, con la solita calma, depone il portatile nello zaino e abbandona l’ufficio stanco ma soddisfatto.
Saluta il portiere di quell’anonimo stabile al centro città, sale in bici, vola verso casa per la seconda parte della giornata, forse ancora più impegnativa della prima, con l’adorata famiglia ad attenderlo al varco.
L’anonimo eroe invisibile, senza gloria pubblica e criticato dai vertici aziendali per il ritardo sulle attività ordinarie, pedala tra le luci della città e sogna – un giorno, chissà – di trarre una serie tv dalle sue missioni segrete.
Commesse e preti, più interessanti degli informatici?
Il nostro informatico merita le attenzioni del grande pubblico più delle commesse (massimo rispetto verso la categoria delle addette alle vendite) e preti-investigatori.
Basta solo trovare un produttore affascinato del progetto, selezionare i giusti protagonisti, accendere il riflettore (e il computer).
Per il casting e la sceneggiatura, il sottoscritto è pronto.
Ora tocca a voi: registi, case cinematografiche, Netflix, Rai, Sky, contattatemi pure.
Sulla futura serie tv, ho già programmato ogni singola puntata: parola di un informatico di professione.