La regola del 20-20-20: come rilassare gli occhi (e fuggire dal carcere di Poggioreale)
22 Gennaio 2020Regola del 20-20-20: come funziona
Ogni 20 minuti, guarda un punto distante (almeno) 20 metri per (almeno) 20 secondi
La regola del 20-20-20, nota a tutti coloro che lavorano con un computer, l’applico ogni giorno in ufficio (o, meglio, ci provo).
Tale prassi appartiene all’insieme delle buone abitudini, al pari dei due litri d’acqua da ingurgitare e i fatidici diecimila passi quotidiani.
Così, dopo un intervallo variabile di minuti, abbandono la postazione di lavoro, raggiungo la finestra, osservo un’antenna posta su un palazzo lontano.
Pochi istanti – almeno venti secondi – per scrutare il cielo azzurro, rilassare la vista, spezzare quel raggio luminoso che esce dal monitor e si conficca nelle pupille.
La regola del 20-20-20 vale anche nel carcere di Poggioreale?
Scaduti i venti secondi, lo sguardo, dal cielo azzurro atterra su quel grosso casermone di cemento, proprio difronte la mia finestra.
Un muro inviolabile divide il mondo dei vivi dal regno dei prigionieri.
E’ il sinistro carcere di Poggioreale, attaccato al Centro Direzionale di Napoli, sede di mille aziende.
Tutte quelle celle sbarrate.
Ricordano un triste e grigio alveare, privo di energia.
Un ingombrante corpo inerme che giace dentro Napoli.
Immagino i detenuti guardare fuori dalle celle.
In modo inconscio, anche loro applicano la regola del 20-20-20.
Non per rilassare lo sguardo.
Riflettono sugli errori commessi?
Combattono contro i sensi di colpa?
Si pentono?
Forse, meditano osservando il cielo azzurro.
Magari immaginano il futuro.
E, per venti secondi, tornano liberi.