Una presenza impercettibile
Via Toledo è – come sempre – un viavai anarchico di gente impegnata nello shopping del sabato pomeriggio.
La strada è un fiume in piena di voci e colori, una folla omogenea in viaggio senza una meta precisa.
Lui vive ai margini della strada e la sua presenza è impercettibile alla marea umana di (finti) consumatori.
L’Uomo Invisibile ha varie personalità.
Una statua immobile di gesso bianco e un arlecchino colorato, un pagliaccio impacciato su un velocipede, un acrobata spericolato, un mangiafuoco e un generatore di bolle di sapone a forma di nuvole.
Gli unici capaci di percepire la sua esistenza sono i bimbi.
Agli occhi degli adulti, invece, l’Uomo Invisibile non è un supereroe moderno ma solo un fantasma fastidioso da evitare, qualcosa di seccante al pari di una mosca ronzante, un rumore di sottofondo da annullare con un gesto risoluto.
E lui – pur di esistere – con la forza della disperazione inventa esibizioni sempre più spettacolari.
Addirittura, l’Uomo Invisibile ha imparato a volare o – per essere più precisi – a galleggiare in aria con un’espressione che non tradisce sforzi.
Questo ulteriore superpotere sembra abbattere il muro di indifferenza di noi adulti occidentali assuefatti alla visione di persone prostrate ai bordi strada.
Il trucco del pakistano volante riscuote un discreto successo: c’è chi lo fotografa, chi gli gira intorno per indagare, la curiosità spinge la generosità e le monetine riempono lo scatolino viola ai piedi dell’uomo fluttuante.
Al momento la folla apatica si ferma e per pochi minuti l’Uomo Invisibile torna ad esistere.
Sono certo però che lo stupore non durerà molto: se non vuole sparire nuovamente, l’Uomo Invisibile – oltre a volare – dovrà presto inventarsi un nuovo incantesimo.
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