Il coccodrillo, l’evoluzione della specie
E’ il più giovane coccodrillo della palude ed è affamato, è un predatore pericoloso, accecato dal potere avanza con lo sguardo basso e la coda minacciosa pronto ad azzannare chiunque incroci il suo sguardo.
La conservazione della specie impone la sopravvivenza del più forte, è la legge che vige dai tempi dell’Homo Habilis (il nonno dell’Homo erectus) e deve essere rispettata.
L’evoluzione obbliga il sacrificio dell’essere debole, l’anello malato della catena è eliminato anche se è un essere della propria specie.
Questione di prospettive.
Isolato, ti estingui
Il coccodrillo abbandonato dal branco ora è solo.
Eppure, fino a ieri era il leader: riconosciuto da tutti come il salvatore della giungla, sostituiva il vecchio giaguaro incapace di garantire i giusti equilibri per l’intero ecosistema.
Il suo potere è durato dieci mesi, tutte le energie spese per placare i malumori ed evitare sommosse.
Parole di cui il vorace branco si è presto stancato.
D’altronde le regole del gioco sono chiare ed i partecipanti le accettano senza ribellarsi, da sempre è così e l’ex leader è conscio: se sei solo, sei morto.
Non gli resta che scappare e lasciare il trono al giovane sostituto, il nuovo e feroce imperatore della palude promette la svolta.
Ma io – nonostante i «mostri» – credo nell’Amore e se penso a due coccodrilli immagino Cocco e Drilli.
Enrico e Matteo, Ccoco e Drilli
Sono certo che, come i due personaggi della canzone dello Zecchino d’Oro, i due coccodrilli – oggi nemici – per ritrovare l’amore necessitano solo di affrontare un perfido cacciatore che minacci il regno, qualcuno pronto ad imprigionarli e a detronizzare l’Imperatore e l’intera corte.
Possiamo solo augurarci che, in caso di ritrovato feeling, consumino la loro storia in Marocco, proprio come Cocco e Drilli.
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