FIGC, è guerra civile in nome dello sport
Cosa accadrebbe in Italia se la domenica di serieA le forze dell’ordine non presidiassero stadi, stazioni, autostrade e tifosi ospiti?
Col pretesto della partita, i delinquenti scatenerebbero una vera e propria guerra civile.
Liberi di agire, frange estremiste di ultrà metterebbero a ferro e fuoco la nazione. Da nord a sud, eserciti opposti con i colori della squadra del cuore si affronterebbero sui campi di calcio trasformati in campi di battaglia.
Il gemellaggio tra le tifoserie sancirebbe l’accordo tra gli alleati, i derby i conflitti più violenti.
Personaggi incappucciati autori di raid contro negozi, banche e qualsiasi persona incrociata casualmente per strada.
Treni distrutti ed autogrill saccheggiati, tutto in nome della fede calcistica.
La trasferta, pretesto per viaggiare
Questa cronaca è fantascienza oppure una possibile realtà?
Eppure, con uno sforzo onirico, immagino una versione alternativa.
La tifoseria parte con treni speciali, pullman ed auto private per giungere nella città dove gioca la propria squadra.
Una trasferta gioiosa, libera, colorata, priva della scorta dai carabinieri e dell’elicottero che – dall’alto – controlla e registra ogni passo degli ospiti.
La partita? Un pretesto per scoprire un’altra città italiana.
Il sogno e la dura realtà
Una visita al museo, un ristoro veloce gustando la specialità del luogo, ingenue schermaglie con i supporter locali e poi tutti a piedi allo stadio.
Polizia assente, steward gentili danno il benvenuto alla numerosa tifoseria straniera: ogni spettatore si accomoda al posto assegnato, il moderno impianto sportivo è confortevole ed adatto per tutti (bambini compresi).
A fine partita, in totale libertà, c’è chi ritorna a casa mentre i più fortunati prolungano la vacanza.
Ai più sembrerà la cronaca di un illuso abitante di Fantasylandia, eppure dovrebbe essere solo la normalità.
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