L’incubo della «cartolina»
«Il militare è un servizio che deve allo Stato» è la ferma risposta del professore alla giovane matricola nell’ultima seduta di esami di dicembre.
Quando ero un giovane studente della facoltà di Matematica, il servizio di leva era obbligatorio e, se entro l’anno solare chi frequentava l’Università non superava almeno una prova, perdeva il diritto al tanto sospirato rinvio.
A distanza di anni, ricordo perfettamente quel giorno di fine anno: per il disperato collega, l’ultima chance per non salpare.
Tra gli angosciati studenti imprigionati in quell’aula fino a tarda sera e pronti a tutto pur di evitare la cartolina, serpeggia la paura.
L’angoscia di partire per il fronte ben presto genera voci assurde: «c’è la camionetta dei militari fuori la facoltà, aspettano i bocciati».
Il panico rende i candidati insicuri e vulnerabili.
Alla ricerca dell’agognato «rinvio»
«Professore, se non supero l’esame parto militare» supplica la matricola prima di sottoporsi al fuoco amico del docente patriota.
«Lo studio è un suo diritto ma il servizio di leva è un dovere di ogni cittadino verso lo Stato» sentenzia l’arcigno insegnante infastidito da quella premessa farfugliata con voce tremante.
Oggi i tempi sono maturi e tra gli uomini delle Istituzioni vige il desiderio di fornire ai giovani il giusto esempio (finalmente!).
Ha rotto gli indugi il sincero Berlusconi e tra i suoi fedelissimi è scattato subito un insperato effetto domino: Dell’Utri, nonostante sia ricoverato, da un lontano ed efficiente ospedale libanese (!), fa sapere di voler seguire le gesta del suo leader. Con una inattesa generosità, chiede di aderire ai servizi sociali: lui che ha preso tanto dallo Stato vuole donare allo Stato parte del suo tempo (compatibilmente con i suoi impegni internazionali, ovviamente).
Il professore, sono certo, approverebbe.
PS: si può facilmente immaginare il destino della giovane matricola …
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