Identità digitale per tutti
La mia reputazione digitale è misurata dai contenuti che pubblico sul web.
Perché oggigiorno è scontato avere una identità digitale: chi non possiede un account social?
Se fossimo al Comune, allo sportello Facebook risulterebbe la calca più rumorosa: un miliardo e trecento milioni di persone in fila a ritirare la carta d’identità.
Registrarsi su Twitter, Google+ ed affini garantisce una presenza più discreta su Internet, altri sportelli – meno affollati – pronti a rilasciare il medesimo documento dopo il primo post.
A questa moltitudine incontrollata di volenterosi, il documento d’identità virtuale spetta di diritto.
Il certificato di qualità, invece, nessun ente lo potrà mai formalizzare.
La reputazione va guadagnata
Di fatto, siamo noi stessi i fautori dell’apprezzamento altrui.
La stima ed il credito della comunità dipenderanno dai contenuti proposti che compileranno – nel tempo – il curriculum con il quale saremo giudicati.
Digitare periodicamente il nome e cognome su un qualsiasi motore di ricerca è un utile esercizio di autovalutazione: significa scandire la propria presenza in Rete e, ad un’analisi più approfondita, fa emergere la propria personalità.
La reputazione digitale, appunto.
Risulteremo apprezzati, coinvolti, partecipi o indifferenti a secondo del comportamento tenuto verso gli altri.
Come nella vita.
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