La faccia tosta si presenta via cellulare
«Ciao Mario, come stai? Sono Enrico».
«Enrico? mmm … scusami, ho la memoria corta … »
«Enrico, il cugino dell’amico del nipote del cognato del tuo vicino di ombrellone».
Nonostante la minuziosa informazione, non associo la voce ad un volto noto.
La scandalosa richiesta: il voto
Tergiverso e resto in attesa della mossa successiva di questo «mostro» invadente.
«Mario, tu mi conosci, non mi permetterei mai di chiederti il voto se non credessi veramente in ciò che faccio» spara tutto d’un fiato l’ignoto candidato.
«Enrico, non so chi tu sia e non voglio nemmeno sapere come ti sei procurato il mio numero» ribatto indignato.
L’aspirante amministratore, impassibile, continua la cantilena come un vecchio disco rotto: «se mi voti, ti prometto … cioè non ti prometto nulla … sarò eletto in una lista civica senza pregiudicati e condannati definitivi. Non siamo ne di destra ne di sinistra ma nemmeno di centro. Abbiamo idee precise ed un programma elettorale globale. Poi, dopo il voto, vienimi a trovare per quattro chiacchiere di persona. Lo sai meglio di me, oggi i telefonini sono pericolosi» spiega in tono latitantesco il futuro politicante.
La reazione
Chiudo la conversazione schifato ed inserisco il numero nella black list dello smartphone.
Non voglio correre nessun rischio, blocco l’intruso da ogni possibile forma di contatto.
Un futuro esponente politico che racimola voti rubando adesioni telefoniche stile il peggiore venditore di pentole? (senza offesa per i venditori di pentole e affini)
La telefonata elettorale, un pessimo biglietto da visita, un autogol clamoroso, lo spam ingenuo di un neofita in cerca di «voti facili», il nuovo concetto di propaganda oppure una interpretazione decaduta della politica?
PS: questo post, anche se pura fantasia, è ispirato a malsane abitudini nostrane
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