Stadio San Paolo, prima di Napoli – Verona
Lo sfilatino al prosciutto cotto e provolone di Sorrento non può nulla contro il mega-frittatone della simpatica famigliola accampata d’avanti al sottoscritto.
«Favorite, ce ne è per tutti!», la gentile signora effettua un giro a 360 gradi ed offre un quadratino di omelette a chiunque rientri nel cerchio magico.
In effetti, la premurosa donna non si è risparmiata: col frittatone potrebbe sfamare l’intero settore dei distinti dello stadio San Paolo!
Il giovanotto alla mia destra – a dispetto di una esile corporatura – sfoggia un panino ripieno di salsiccia&friarielli, il binomio inscindibile al pari di Insigne&Higuain.
Alle mie spalle, un gruppo di amici degusta solo un misto di pizze e crocchè.
«Devono essere a dieta» ridacchio alla battuta mentale mentre un profumo di cucina casareccia invade gli spalti gremiti (siamo in 45 mila).
Il rito del panino
Dopo la spettacolare vittoria contro la Lazio di qualche anno fa, cedo alle richieste del pargoletto e ritorniamo allo stadio.
Ieri toccava a me e mio padre, oggi a me e mio figlio.
Ingurgitare il panino sugli spalti è un rito intramontabile che si tramanda di generazione in generazione.
Allo stadio, la condivisione è totale
Osservo divertito: l’atmosfera surreale dello stadio favorisce la condivisione di emozioni e … cibo.
Il tuo vicino – un perfetto sconosciuto – per due ore diviene il complice col quale allearsi, un fratello da abbracciare nella felicità del gol ed un amico fedele su cui appoggiarsi nel momento della sofferenza.
Sensazioni indescrivibili che nessuna pay-tv con la più sofisticata tecnologia potrà mai trasmettere.
Per fortuna.
Lascia un commento