Lungomare liberato, anche d’inverno
La pioggia polare caduta in questo freddo gennaio, costringe allo stop.
Per sgranchire la gamba, al primo raggio di sole, non mi resta che salire sul sellino e pedalare.
Destinazione: lungomare liberato.
Il Vesuvio innevato e Castel dell’Ovo: le star
Con piacere, accolgo l’invito di un amico.
Pedalare in due è sempre un’esperienza divertente.
Carichiamo le batterie delle nostre e-bike, tute termiche, guanti, caschetto.
Nonostante un vento fastidioso, la temperatura, in questa domenica di fine gennaio, è accettabile.
Si parte!
In giro per Napoli in bici, poco traffico, molti ciclisti.
Dal lungomare liberato, uno scatto al Vesuvio innevato è obbligatorio.
Ma la vera diva, resta il mitologico Castel dell’Ovo.
Il bianco e nero aiuta a trasferire la magnifica atmosfera del lungomare d’inverno?
N’Alberto, la novità
Quest’anno, la novità si chiama N’Albero.
L’osservo, ci giro intorno, lo guardo con circospezione.
Mi piace.
Come in una bilancia magica, N’Alberto rappresenta il secondo peso per equilibrare l’indiscussa supremazia del castello.
Impresa ardua ma N’Albero – con la sua giovanile audacia – può infastidire l’icona assoluta?
Napoli vista da Posillipo
Dal lungomare, decidiamo di salire: direzione Posillipo.
La vetta è distante, la forte salita presenta ben presto il conto.
Pedalo con fatica – nonostante l’aiuto del motore elettrico.
Folate di vento gelido tagliano il volto come rasoi.
Osservo il mio amico dinanzi pedalare con convinzione.
Ruota nella ruota, sembriamo Coppi e Bartali scalare le vette in quelle leggendarie immagini in bianco e nero.
Prima che ci scambiassimo la borraccia, il ronzio del motore elettrico ci riporta alla realtà.
Sostiamo su una terrazza panoramica.
La fatica vale il premio: la foto da cartolina è servita.
Tappa cittadina da 23 km
Il computer di bordo segna 23 km percorsi in due ore.
Un piacevole allenamento, le due ruote regalano sensazioni speciali: senso di libertà, piacere di vivere la città appieno, giusta fatica nelle gambe, amicizia.
Una spremuta d’arancio e via.
Si torna a casa.
Con la voce rauca.
Ma felici.
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