Mino, un mese dopo
Stasera, mentre nuoto, nel silenzio della piscina interrotto solo dalle bracciate, riemergono mille immagini.
Respiro, nuoto, respiro, nuoto: il movimento automatico nasconde la fatica ed aiuta a riflettere.
E’ trascorso un mese da quel maledetto giorno.
Una realtà impossibile da comprendere ed accettare.
Per chi ti è stato vicino, voluto bene, frequentato.
Ma soprattutto, per chi ti ha amato: la tua famiglia.
A loro va questo post, senza nessuna pretesa, solo un ricordo di chi ha ti conosciuto e non dimentica.
Quando ci siamo conosciuti
Mino, non ricordo l’anno esatto.
Il flashback, invece, è nitido.
Forse perché spuntasti da una scatoletta, tu gigante buono racchiuso in una minuscola utilitaria.
Era il 1998 credo.
Un’uscita tra colleghi di lavoro, uno dei primi incontri dopo l’ufficio per rafforzare lo spirito di squadra e conoscersi meglio.
Dopotutto eravamo giovani, neoassunti in EDS – l’importante multinazionale americana dell’Information Technology al pari di IBM – e Caserta era la nostra Silicon Valley.
Ragazzi armati di entusiasmo contagioso, con la voglia di bruciare le tappe, curiosi di scoprire il mondo dopo l’Università.
Quanti eravamo?
Trenta? Quaranta?
A distanza di anni, i ricordi sono sbiaditi.
Però, quel particolare bizzarro, lo rammento bene: BG, la targa della tua mini-auto, la provincia come il tuo cognome 🙂
Annarita, collega di progetto
Filomena e Ferdinando
Eh si, per lui il mondo era diviso in due: da una parte c’erano le Filomene e dall’altra i Ferdinandi!
Quando dovevamo chiamare il collega a Roma per una riunione, Mino ci diceva sempre «allora chiamiamo Filomena e poi a Ferdinando ed organizziamo la riunione» oppure al caffè «chiama a Filomena e dille di venire che si fa tardi».
Non potevi sbagliare quindi, perché il nome della collega te lo ricordavi sempre.
Ci sono cascata diverse volte, poi alla fine mi sono sentita anche io molto Filomena, perché in fondo è vero, siamo tutti un po’ Filomena e Ferdinando, non ci si può sbagliare!
Antonello, l’amico di sempre
A machina nova
Eravamo a pranzo e ti arrivò una telefonata di Maria (come al solito): ‘Mino ho preso una botta con la macchina …’ ti disse e tu: ‘Mariaaaaaaaaaaa, a machina nova!!!!’
Al chè io risposi: ‘scusa Mino, ma la tua macchina già ten 3-4 ann, ma è sempr nova? Quando cambia lo status da machina nova a machina e basta ?’.
E tu: ‘Pe me è sempr nova!!!’
Ed io: ‘va buò ja PRUSUTT …. chiedi a tua moglie se sta bene…’.
Mino chiese alla moglie: ‘Ma che s’è fatt ?’
Maria : ‘Io, niente’
Mino: ‘No, tu! A machina!!!!!’
Il pensiero di Paola
Per Maria
Ti prendevamo sempre in giro, Antonello e io, per il fatto che qualunque cosa facessi, dovessi prima avere l’autorizzazione di Maria.
Anche quando facemmo questa ‘reunion’ con i vecchi colleghi, chiamasti Maria … forse per chiederle cosa dovevi mangiare.
E quando dovevi comprare qualcosa?
Prima una telefonata a Maria, la tua autonomia di spesa non andava oltre i dieci euro, come ti rinfacciavamo sempre.
Non potevi fare nulla senza di lei, ci ripetevi sempre, e noi fingevamo di non ammirare la vostra intesa di coppia.
Continua a starle sempre vicino, amico mio …
Angela, i ricordi di 20 anni
Mino, ti ricordi quella volta che…
Quante cose dovremmo ricordare, in questi nostri vent’anni di amicizia.
La festa per il tuo compleanno (forse 1997-1998), a casa tua, periodo di carnevale: nu’ casin’, coriandoli dappertutto che ti sei ritrovato anche dopo anni, torte in faccia, vetro di una porta rotta … che capa frisca che in quei in tempi avevamo.
La festa per il compleanno mio (forse 1998 o 1999): c’erano anche dei nostri colleghi EDS americani e tu che raccontavi le barzellette in napoletano e c’era chi traduceva per te.
Ad un certo punto però della barzelletta tu avresti dovuto dire “bell’ e buon’, ti fermasti, bloccasti la persona che traduceva e dicesti, adesso voglio tradurre io in inglese:”good and beatiful”.
E di quella volta che mi chiedesti di organizzare una cena a casa mia, con i nuovi assunti EDS, perché tra questi c’era Maria e Maria che si presentò con la cugina, del tipo “io, mammat’ e tu” e tu che ci rimanesti male.
E quando mi chiamasti dall’isola d’Elba per dirmi della bella novità, del tuo “fidanzamento” con Maria.
Del tuo matrimonio, del vostro matrimonio, della tua felicità, della vostra felicità …
E delle volte che raccontavi di tua madre, vita reale trasformata in una continua barzelletta.
E a proposito di barzellette, quante volte ti ho “costretto” a raccontare “sempre”, “sempre” la stessa barzelletta, quella dei francescani e gesuiti che tu solo sapevi raccontare, ancora adesso io non saprei dopo tante volte.
Ti ricordi, ti ricordi, ti ricordi … un’infinita catena di ricordi, come vorrei che non fossero più solo questi …
Sei nel mio cuore, nella mia testa e lo sarai sempre.
Cia’ cia’ amico mio sce’
Mario Monfrecola
chi vuole, può lasciare un ricordo di Mino in calce a questo post.
Sarà un piccolo gesto d’affetto da dedicare a chi gli ha voluto bene.
Anna Maria Merola
Ci incontrammo un paio di anni fa a Ravello una domenica mattina. Tu eri da solo con Maria io con marito, suocera e cognata…Ci siamo salutati con affetto poi, nel tuo stile, mi hai detto: azz…Ma tu stai chiu’ inguaiat e me! Ciao Mino