Piero Ottone, «Vizi e virtù» degli italiani
Appena mi capitava tra le mani il Venerdì di Repubblica, saltavo subito alla rubrica di Piero Ottone.
Dopo le invettive di Curzio Maltese sui politici ed il malaffare e le risposte ai più assurdi e stravaganti quesiti d’amore di Natalia Aspesi, giungeva «Vizi e virtù».
«Vizi e virtù», per il piacere di leggere
Ignoravo chi fosse l’autore – un editorialista, il direttore del giornale, la firma più importante di Repubblica? – leggevo «Vizi e virtù» … per il piacere di leggere.
Ecco il punto: catturare l’attenzione per i soli contenuti senza influenzare il Lettore con l’importanza del nome è la massima aspirazione di chi scrive.
Tra quelle righe ironiche, serpeggiava la critica alla cafonaggine nostrana: un articolo apparentemente spensierato, per sorridere sulle abitudini malsane di noi italiani e riflettere sui pregi troppo spesso dimenticati.
Senza mai esasperare, col tocco leggero dei (veri) maestri di giornalismo.
Piero Ottone contro i «mostri»
La notizia della scomparsa mi sorprende.
Non conoscevo nemmeno l’età di Piero Ottone ma – come accade per molti altri personaggi pubblici – chissà perché quando giunge l’irreparabile, lo stupore prende il sopravvento.
Sono convinto: a lui si ispirano parte dei mie post perché gli articoli di Piero Ottone denunciano «mostri».
In tempi non sospetti, con l’eleganza e la superiorità dei veri giornalisti, con la frivolezza di una rubrica presente in un settimanale, Piero Ottone derideva i cafoni, sbeffeggiava i maleducati, denunciava i comportamenti malandrini di noi italiani, un popolo in perenne oscillazione tra vizi e virtù.
La meta (irraggiungibile) alla quale aspira il sottoscritto.
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