La strana altezza dei palazzi di Napoli
Una lunga distesa di cemento.
Dall’interno della città, fino al mare.
Un zig-zag di edifici incastrati.
Visti dall’alto, ricordano quelle costruzioni disordinate create dalla fantasia di un bimbo mentre gioca nella sua stanzetta.
Agglomerati cresciuti senza norme, quartieri privi dei criteri di minima vivibilità.
Ecco la prima impressione mentre osservo i palazzi di Napoli dall’autobus bloccato sulla tangenziale.
Siamo fermi nel solito ingorgo mattutino di Corso Malta, noi pendolari racchiusi nelle lamiere del 130 a formare un unico corpo omogeneo e compatto.
In questa piovosa mattina d’autunno, costretto ad appendere la bici al chiodo, sono comunque tra i più fortunati: nell’autobus strapieno, riesco a muovermi – nonostante sia incastrato nella massa di viaggiatori come un pezzo di un puzzle – e guadagno preziosi centimetri verso la porta.
Dal vetro mezzo appannato, guardo la linea continua di costruzioni, le strade sottili che separano gli edifici incastonati.
Pensieroso mi chiedo: quando hanno costruito, con quale criterio stabilivano le altezze dei palazzi di Napoli?
Come in una fotografia di gruppo
In una foto di gruppo, i più alti vanno sempre nell’ultima fila.
Una semplice regola per garantire a tutti di guardare avanti senza incontrare ostacoli.
Se a Napoli avessimo seguito la medesima logica, da tutti i palazzi avremmo visto il mare!
E, in alcuni casi, anche il cielo.
Invece, negli anni della corsa al mattone, ogni angolo della città è stato occupato da una colata di cemento anarchica.
Chissà quale disegno prevede il leggendario piano regolatore della città (casomai ce ne fosse uno).
Fossi nelle Istituzioni, vista l’impossibilità di correggere gli orrori del passato e per evitare dissonanze tra la (triste) realtà e la burocrazia comunale, nominerei una apposita commissione (di amici ben stipendiati) per «adeguare i documenti ufficiali alle costruzioni esistenti».
Geniale vero?
Una nuova prospettiva
Il 130 riparte, l’ingorgo mattutino è superato.
Da lontano intravedo il Centro Direzionale.
Scendo dall’autobus con una consapevolezza in più: osservare la città dall’alto è una prospettiva interessante, permette di vedere ciò che dal basso sfugge.
Così, dall’ingorgo traggo la giusta lezione: da oggi, quando passeggio, alzerò lo sguardo con maggior frequenza.
Per verificare le altezze dei palazzi, indice della storia della città.
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