La paranza dei bambini: il fascino del Male
La paranza dei bambini di Roberto Saviano affascina.
Il romanzo porta il lettore nella testa dei giovani camorristi di Forcella per descrivere i ragionamenti, le motivazioni, le aspirazioni dei baby delinquenti del centro storico di Napoli.
Molte vicende ricordano tristi fatti di cronaca registrati durante le faide degli ultimi anni.
Saviano, però, racconta tale violenza dall’interno: la prospettiva di chi sogna ricchezza e potere a colpi di kalashnikov.
Vicende apparentemente assurde presentano motivazioni che, per i baby delinquenti, rispondono ad una logica.
Stazione centrale, ore cinque del mattino: extracomunitari in attesa dell’autobus colpiti da un gruppo di giovani in scooter con mitragliatrici e pistole?
Una semplice esercitazione della baby gang che si addestra con la nuova santabarbara, regalo di un boss agli arresti domiciliari.
– Che sta dicendo?
– Ha detto che non ha fatto niente – disse Nicolas senza esitazione.
– E chillo nient’ha fatto, il povero pocket coffee – disse Lollipop – però ci serve nu bersaglio , no?
Accelerò il motorino e gli si avvicinò all’orecchio:
– nun tieni colpa e niente pocket coffee, si solo nu bersaglio […]
Il valore di una vita
Il merito di Saviano è evidente: spiegare le paradossali dinamiche celate dietro l’ascesa violenta della baby gang.
La lettura spaventa ma risulta necessaria per comprendere i valori inversi di queste giovani belve.
Oggi ci stammo, domani non ce stammo.
T’o rriccuord? Amico, nemico, vita, morte: è la stessa cosa.
‘O ssapimmo nuje e lo sai pure tu. Accussì è. E’ n’attimo.
E accussì che se campa, no?
Il romanzo fa riflettere.
E descrive la secolare malattia che affonda nelle radici di un pezzo di città.
Un male incurabile?
E come ripristinare i giusti ideali?
Chiudo il libro con un amaro interrogativo: un giovane delinquente di quattordici anni, è davvero già irrecuperabile?
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