Smog, il «mostro» invisibile: la foto
Il filtro della maschera antismog compie il suo sporco dovere: ha assorbito fumi e scarichi diretti nei polmoni del sottoscritto.
In meno di un anno, le macchie nere sono ben evidenti.
Lo smog è un «mostro» invisibile che attacca i cittadini senza pietà e la foto è una diretta testimonianza.
Lo scatto è privo di modifiche: si noti il colore scuro – indice di sporcizia – in prossimità dei bordi e l’avanzare della macchia ombrosa dal basso verso l’alto.
La minaccia è ancora più evidente se confronto lo stato attuale del filtro con il bianco candido dell’originale.
Smog, quali contromisure?
Noi ciclisti metropolitani, fermi al semaforo, bloccati in un ingorgo, colpiti dai subdoli fumi inquinanti provenienti dai tubi di scappamento del traffico impazzito.
Sciami di motorini, auto bollenti, camion puzzolenti ammorbano l’aria ed infestano i polmoni di chi, ogni giorno, è costretto a subire le aggressioni della nube nera che si addensa sulla città.
A Napoli, la politica quali contromisure mette in campo?
Il bike sharing è fermo – bloccato dalla burocrazia folle, gli incentivi a pedalare assenti, il trasporto pubblico affossato dai soliti problemi (si chieda ai pendolari esausti).
Unica arma: le targhe alterne o il blocco virtuale della circolazione.
Non basta.
Chi è lo strano?
Per recarmi al lavoro, imperterrito, affronto il «mostro» invisibile e continuo a pedalare.
Con un pizzico di tenacia ed organizzazione (impossibile rinunciare alla maschera antismog ed al casco), metro dopo metro, ho raggiunto e superato i primi 1000 chilometri metropolitani.
La mancanza totale della cultura delle due ruote a Napoli è tangibile: assenza di piste riservate, il ciclista metropolitano è un ostacolo da abbattere, un fastidioso insetto da schiacciare nel traffico caotico, un extraterrestre in un mondo di anormale assuefazione allo smog.
M,a nonostante il look inquietante, l’alieno non è chi pedala.
Come affronti il percorso casa-ufficio?
Il nemico si nasconde nel cervello del pigro, schiavo dell’auto, utilizzata sia per comprare le sigarette nel quartiere che per lo spostamento quotidiano casa-lavoro.
Prima di recarti in ufficio in auto, mentre a prima mattina resti bloccato nel solito maxi-ingorgo, poniti un elementare quesito: ho un mezzo alternativo?
A te, amico Lettore, la sincera risposta.
E’ giunto il momento di andare.
Salgo in bici e pedalo.
Stavolta effettuo una deviazione e mi regalo una passeggiata sul lungomare.
Tu, invece, continua a strombazzare col clacson, con lo sguardo del serial killer imprigionato nel traffico da te stesso generato 🙂
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