La richiesta della piccola ROM

«Mi dai un euro?» la fievole vocina attira la mia attenzione.
Domenica mattina, il sole di novembre riscalda l’affollata via Chiaia, il salotto buono di Napoli.

Passeggio sereno tra la marea umana di persone, turisti, ciclisti.
Osservo le vetrine, gli addobbi natalizi, scruto i negozi, viaggio in direzione mare.

«Voglio solo un gelato» l’impercettibile suono irrompe nella mia coscienza distratta.

Mi volto in direzione del debole richiamo.
Alla mia sinistra, una bimba si è affiancata già da qualche metro.
La guardo.

E’ una ragazzina ROM, magrolina, trasandata, dal volto triste, capelli neri.
E’ una delle mille ragazzine nomadi che elemosinano per le strade delle città tra la nostra assuefazione e l’indifferenza delle forze dell’ordine.

Fiduciosa, mi segue come un’ombra.

La scelta

«Quanti anni hai?» chiedo gentile.
«Dieci» con lo sguardo supplichevole.
«I tuoi genitori dove sono?» domanda ingenua.
«Più in là» risposta ovvia.
«Non posso darti nulla» sentenzio col cuore triste.

In modo del tutto razionale, preferisco spezzare la catena dello sfruttamento minorile e non alimentare quei «mostri» che mandano in strada i piccoli ROM.

Ma, da un punto di vista umano, ho preso la decisione giusta?

Il mare d'autunno, lungomare di Pozzuoli

Il mare d’autunno, lungomare di Pozzuoli

PS: la foto del lungomare di Pozzuoli l’ho scattata dopo aver scritto questo post amaro. Immagino che il mare in autunno lanci un messaggio di ottimismo, anche (e soprattutto) per la piccola bimba ROM


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