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Author: Mario Monfrecola (Page 13 of 57)

Dove nascono le migliori idee?

Le mie migliori idee? In piscina

Il silenzio dell’acqua aiuta a riflettere.
E così, mentre nuoto – vasca dopo vasca – dal labirinto dei pensieri, spuntano le migliori idee.

Il dolce formicolio delle piccole onde sul corpo, l’odore del cloro, il ritmo costante della respirazione, la fatica di ogni singola bracciata, stimolano la concentrazione.

Preferisco lo stile libero per approfondire, il dorso per recuperare, la rana per riordinare le migliori idee.

E così, dopo cinquanta minuti di nuoto, le riflessioni disordinate prendono la giusta forma.

In piscina, le mie migliori idee

Mens sana in corpore sano

La regola è antica come il mondo: lo sport ti fa stare meglio.

Per il sottoscritto, il relax nasce in piscina.
Per te che leggi, l’antistress è un’ora di corsa, una passeggiata o la pedalata libera?

Lo scrivente si riserva seri dubbi sulla palestra: oggi un centro di ritrovo (sociale) più che un luogo dove praticare sano sport?
Felice di essere smentito.

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In piscina, le interviste di faCCebook

Quanti post ho scritto in piscina!
La mia casa digitale deve molto al nuoto.

Ne beneficia soprattutto la categoria delle interviste: nell’ultimo periodo, difatti, la linea editoriale di faCCebook.eu si è arricchita di interessanti conversazioni con scrittori, amici e chiunque desideri raccontare il proprio punto di vista al mondo.

A proposito.
Per quest’anno, il corso di nuoto è giunto all’ultima vasca.

Tranquilli.
A Napoli vivono mille «mostri» ma abbiamo il mare 🙂


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Voglio lavorare all’Arpac Campania! [FOTO]

Arpac Campania, cosa offro

Chiedo l’assunzione «per meriti conquistati sul campo» all’ARPAC Campania.

Il sottoscritto offre i dati reali dell’inquinamento metropolitano, informazioni impossibili da trovare ma – soprattutto – da decifrare.

Chi è in grado di comprendere la pericolosità delle polveri sottili?
Forse, solo agli addetti ai lavori sono chiari i grafici e le tabelle relative allo smog mostrate dagli organi competenti.

I non esperti, invece, apprezzeranno le disastrose condizioni del filtro della maschera antismog del sottoscritto, ciclista metropolitano convinto.

Il filtro della maschera antismog dopo tre mesi: regalo per l'Arpac Campania

Il filtro antismog dopo tre mesi di pedalate

La maschera antismog con filtro elettrostatico a carbone attivo, dopo tre mesi di utilizzo giornaliero, presenta i segni della battaglia.

L’ampia macchia scura testimonia l’aggressione quotidiana alla quale siamo sottoposti.

Se non avessi avuto la protezione, avrei digerito un bel po’ di veleno.

La domanda è sempre la medesima: le Istituzioni, come combattono l’inquinamento metropolitano?
Purtroppo anche la risposta è sempre la medesima: improvvisando soluzioni tampone perlopiù inutili (vedi targhe alterne).

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Arpac Campania, la candidatura

Se qualcuno fosse interessato al curriculum del sottoscritto, consulti il profilo Linkedin.

Saltate le ovvietà – la meritocrazia non è una questione italiana – evidenzio quali azioni intraprenderò all’ARPAC Campania appena sarò assunto:

  • pedalo per Napoli per otto ore al giorno, dal centro alla periferia (sono bici munito)
  • catturo l’inquinamento tramite l’avanzata maschera antismog
  • fotografo e pubblico il costante degrado del filtro elettrostatico a carbone attivo devastato dalle polveri sottili
  • ogni tre mesi, invio al Sindaco e all’assessore all’ambiente un post dettagliato sull’inquinamento cittadino
  • durante il giro in città, controllo i bidoni della raccolta differenziata (opzionale)

A proposito, chiedo una sola, imprescindibile clausola: piste ciclabili per tutti i ciclisti metropolitani e l’assunzione a tempo indeterminato per il sottoscritto.


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A New York con Guia Rossignoli, blogger e studiosa d’arte [RECENSIONE]

Guia Rossignoli, dal blog al libro

Planando piano su New York: un anno nella Grande Mela tra musica, libri e musei di Guia Rossignoli non è la classica guida su New York.

Al contrario, l’autrice presenta la metropoli statunitense con un libro … di post.

Strutturare l’opera con uno stile da sito web, caratterizza – nel bene e nel male, l’ebook di Guia Rossignoli.

Invece dei capitoli, le riflessioni.
Anziché pure informazioni su un luogo, un articolo nato dall’esperienza diretta di vita vissuta.

La New York di tutti i giorno: i mercatini, la lavanderia sotto casa, i mille labirinti della metropolitana, i quartieri multirazziali, i bar ed i locali.
Ma anche l’amore, l’attenzione e la dedizione che gli «altri» dedicano all’ arte – a differenza di noi italiani.

Un intenso anno di esperienze che Guia Rossignoli raccoglie in questo libro originale, fresco, leggero.

Guia Rossignoli, autrice del libro Planando piano su New York: un anno nella Grande Mela tra musica, libri e musei

Osservazioni sull’ebook

Un aspetto da evidenziare: la lettura dell’ebook, con il mio Kindle Paperwhite, non è risultata perfetta come al solito.

Difficoltà per visualizzare le foto nei post ed impossibilità ad accedere ai link suggeriti, privano l’ebook del valore aggiunto scaturito dalle origini del libro: il blog.

D’altronde, la struttura dei post scritti da Guia Rossignoli risulta corretta – link ed immagini sono il cuore di un blog – ma i limiti dello strumento riducono l’efficacia dell’opera digitale.

Ma non bisogna scoraggiarsi: l’esperienza risulta innovativa ed interessante.
Da provare.

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I love New York

Visitare New York?
Non basta.

Due, tre settimane, un mese?
Nemmeno.

Desidero vivere New York, entrare nel circuito sociale della Grande Mela e carpire i segreti nascosti oltre la cartolina riservata al turista.
Verificare se davvero New York regala opportunità come visto in mille pellicole hollywoodiane.
Vivere il sogno.

Proprio come la brava Guia Rossignoli.

Acquista Planando piano su New York: un anno nella Grande Mela tra musica, libri e musei di Guia Rossignol su Amazon!

 


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L’infedeltà conviene? L’esperienza (costosa) del sottoscritto

L’infedeltà premia

L’ultimo tradimento, tre mesi fa.
Oggi – mio malgrado – sono costretto di nuovo a cambiare.

Perché la lealtà, nella società dell’usa e getta, è un sentimento anacronistico.
Anzi, sconveniente.

Tu credi e desideri rimanere fedele, ce la metti tutta per non cadere di nuovo in tentazione, poi ti guardi intorno e scopri che – chi tradisce – viene premiato.

Nessun senso di colpa, al contrario l’azione gratifica e migliora la propria condizione di uomo moderno.

E dunque, come tre mesi fa, oggi tradisco ancora.

L'infedeltà conviene?

24 mesi, la massima aspirazione

La prova del tradimento è nel nostro smartphone.

Il cellulare resta l’oggetto del desiderio ed intorno ad esso ruotano milioni di chiacchiere, giga byte di foto e miliardi di messaggi.

Parliamo, inviamo, riceviamo: sempre connessi con la migliore promozione attiva del momento.

Mille minuti al mese? Quattro giga di traffico dati?
Voglio di più!

Eppure, ai tempi dei nostri genitori, l’idea di cambiare non era mai presa in considerazione.
Il matrimonio indissolubile, zero concorrenza, la voglia di novità un’utopia come il viaggio sulla Luna.

Nell’era del mobile, invece, non esiste il «per sempre».
Ci si accontenta di ventiquattro mesi ed una tantum, la massima aspirazione possibile per le società di telefonia, le sirene dell’etere.

Il prezzo dell’infedeltà

La voglia di cambiamento ha il suo prezzo.
E così, quando cedo alla tentazione ed attivo la SIM telefonica del nuovo, accattivante operatore, sborso:

  • 8€ la prima ricarica
  • 5€ cambio operatore
  • 5€ la nuova scheda
  • 7€ una tantum

Il tradimento, stavolta, mi costa 25€.
E’ il prezzo da versare per l’insaziabile desiderio di minuti, giga e cianfrusaglie varie.

Soddisfatto, pago e vado via con l’innovativa promozione.

Nessuno offre di più, sono al top tra le attuali offerte sul mercato.
Per ora, almeno.

Il mistero del credito residuo

Dopo la fase iniziale del dolce innamoramento, iniziano i primi inconvenienti: il credito residuo, nel passaggio dal precedente gestore al nuovo, viene decurtato.

Dal mini gruzzoletto, sono spariti 2€.
La piccola somma si è dileguata nei meandri della burocrazia?

I dubbi affiorano, come la sensazione di aver trovato un operatore truffaldino simile a quello appena lasciato.

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I servizi (non richiesti) a pagamento

Il nuovo operatore, dopo il corteggiamento, presenta subito il vero volto: il piano tariffario prevede una serie di servizi non richiesti, ovviamente a pagamento.

Lo scoprirò dopo qualche giorno, quando l’addebito avrà colpito.

A questo punto, non resta che chiamare il servizio clienti per chiedere lumi.
Dopo aver disabilitato tutti i servizi a pagamento, sono costretto a cambiare piano tariffario (e mi fumo la prima possibilità di modifica gratuita del profilo).

Alla ricerca della nuova promozione!

Sono trascorsi tre mesi dall’ultimo tradimento.
Appena raggiunta la stabilità, scopro l’amara verità: sono superato dagli eventi.

Il mio stesso operatore propone, ai nuovi clienti, promozioni migliori di quella offerta al sottoscritto.

Deluso, mi guardo indietro: il mio ex – in caso di pentimento – è pronto ad accogliermi con una super-offerta!

Rifletto.
Sono un tipo fedele.
Credo nell’amore.
L’infedeltà insegna.

Entro nel negozio.
Il sorriso gentile di una ragazza mi accoglie.

Sono pronto a cambiare.
Dopotutto, il tradimento costa solo altri 25€ 🙂


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La nuova Piazza Garibaldi di Napoli: dov’è la pista ciclabile? [FOTO]

Piazza Garibaldi: bici, queste sconosciute

La nuova piazza Garibaldi di Napoli, dopo anni di lavoro, è quasi terminata.
Però, manca la pista ciclabile.

Il cantiere è ancora incompleto ma, della strada dedicata alle biciclette, nessuna traccia.

Nonostante i mille dibattiti sulle smart city, le buone intenzioni dei politicanti di turno, i propositi delle associazioni di settore, gli inviti a non utilizzare l’auto privata, restano due dati desolanti:

  • a Napoli, il bike sharing è fermo
  • alla nuova stazione centrale, nessun segnale della pista ciclabile.

Tutto il resto, sono chiacchiere inutili.

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?

Piazza Garibaldi, lo spazio c’è

In bici, ogni giorno (lavorativo), attraverso piazza Garibaldi.
Ed ogni giorno osservo i possibili spazi da utilizzare per costruire la pista ciclabile.

La strada davanti la stazione è larga, l’area dedicata allo sosta degli autobus abbastanza estesa da prevedere un percorso dedicato alle bici.

Dalla stazione, bastano poche pedalate per raggiungere il vicino corso Umberto, altra via congestionata, da liberare dalla morsa dello smog.

L’arteria che porta diritti nel cuore della città.

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?

Da piazza Garibaldi al corso Umberto (in bici)

In bici, impiego una manciata di minuti: dall’area di sosta degli autobus, svolto a destra (e lascio alle spalle la stazione centrale), pedalo lungo una breve strada a due corsie – sempre attento alle auto e scooter che sfrecciano a tutta velocità – strada abbastanza ampia per ospitare la sospirata pista ciclabile.

A destra, il cantiere ancora aperto (futuri giardinetti?), sulla sinistra l’ingresso alla galleria di negozi.

Un piccolo bivio, poi il semaforo: giro intorno alla grande area che ospita la statua di Garibaldi e sono sul corso Umberto.

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?

Le domande di un cittadino normale

Il progetto di piazza Garibaldi, non prevede la pista ciclabile?
Nel 2017, ammoderniamo quartieri senza contemplare il passaggio delle bici?

Come risolvere – in concreto! – il grave problema dell’inquinamento se non aiutiamo i coraggiosi ciclisti metropolitani?

Domande di ordinaria anormalità che attendono, da sempre, risposte convincenti dalla politica.

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?

Pista ciclabile, utopia?

Immagino lo sconforto di chi, come il sottoscritto, crede in una viabilità alternativa.

Perché, se nemmeno nella nuova piazza Garibaldi, si progettano le piste ciclabili, allora dove immaginiamo di costruirle?

E le Istituzioni, tanto attente ad invitare i cittadini a non utilizzare l’auto privata e proporre le targhe alterne come soluzione unica alla quotidiana battaglia contro le polveri sottili, come giustificano tali scelte?

A Napoli, le piste ciclabili, restano un’utopia?

Non cederò alla sciatteria dei soliti «mostri», il sottoscritto continua a pedalare.

Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per la razza umana ci sia ancora speranza.
(Herbert George Wells)

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?


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Perché Be Time, l’Università del (nostro) tempo libero

Be Time, cosa offre

Una visita in un luogo speciale, un angolo nascosto di città, un monumento famoso ed un castello sconosciuto, il museo ricco di storia, una gita fuori porta, un viaggio in una capitale europea.

Ma anche un corso di cucina, una lezione di un professore universitario, un workshop, la lettura di un libro, la convenzione con il cinema ed i biglietti scontati del teatro.

Mille idee.
Mille iniziative.

Per spendere e valorizzare il proprio tempo libero.

Amodio D'amodio, Presidente Be Time, l'Università del tempo libero

Be Time, il valore del tempo libero

Be Time, l’Università del tempo libero, è un’associazione di persone che credono nella cultura e nell’intrattenimento.
Perché, a ben pensare, il tempo libero è una risorsa dal valore inestimabile.

Dal lunedì al venerdì il tempo – sempre lui! – vola via.
Come piccoli granelli di sabbia, sfugge tra le dita e si perde tra il vento dei mille impegni professionali e svariati doveri.

Doveri, doveri ed ancora doveri.

Be Time si pone un obiettivo semplice ed importante: spendere al meglio il prezioso tempo libero.

Il logo di Be Time, l'università del tempo libero

Amodio D’Amodio, il Presidente

Amodio D’Amodio è il (primo) Presidente di Be Time.

Un vulcano di idee, capace di coinvolgere intorno ad un tavolo – negli orari più assurdi – un gruppo di colleghi (tra i quali, lo scrivente) per definire lo statuto dell’associazione, nominare il consiglio direttivo, studiare il programma delle prossime iniziative.

Il cimitero delle Fontanelle, il rione Sanità e la casa di Totà prima e la certosa di San Martino poi (ho saltato la visita al monastero di Santa Chiara, mi autodenuncio) i due appuntamenti che hanno aperto la stagione di Be Time.

Il successo (per partecipazione e – soprattutto! – per l’interesse suscitato) dei primi vagiti dell’associazione, sono l’indice dell’entusiasmo : cultura ed intrattenimento, un binomio perfetto per spendere il proprio tempo libero.

Be Time, lA visita al monastero di Santa Chiara

Io, socio (convinto) di Be Time

Il sottoscritto, per amore della cultura e la voglia di costruire un progetto nel quale credere, accetta con convinzione l’invito di Amodio: sono un socio felice di Be Time!

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Be Time, come aderire

Tutte le info ed i futuri eventi, sono pubblicati sull’aggiornata fanpage ufficiale.

Aderire ad un evento è semplice: basta una e-mail, una telefonata o un messaggio.
I costi sono sempre contenuti e l’impegno e la disponibilità massima, come ci si aspetta tra buoni amici.

Mi piace pensare a Be Time come all’Università dalle infinite sorprese.
Per il tuo, il mio, per il nostro tempo libero 🙂


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Sfida tra cecchini: un romanzo sui tiratori scelti (buoni e cattivi) di Andrew Peterson [RECENSIONE]

Andrew Peterson, romanzo d’azione (con riflessione)

Il primo da uccidere, di Andrew Peterson è un romanzo d’azione geneticamente modificato.

Il libro, difatti, non è un insieme banale di inseguimenti, sparatorie e scazzottate.

Anzi.
L’autore approfondisce la psiche dei personaggi, del buono come del cattivo.

Dalla prima all’ultima pagina, assistiamo – col fiato sospeso – ad una intensa caccia all’uomo.

Con un quesito che si ripete pagina dopo pagina: i buoni, fino a che punto possono spingersi pur di difendere la sicurezza dei cittadini?

Il primo da uccidere, di Andrew Peterson è un romanzo d'azione geneticamente modificato [RECENSIONE]

I fantasmi del tiratore scelto

Dietro la violenza brutale, quale intrigo si nasconde?
Nathan McBride è l’ex cecchino chiamato dall’FBI per fermare i tre folli che disseminano di esplosivi la città.
Userà tutte le armi a sua disposizione – lecite e non – pur di fermare il piano criminale degli assassini.

L’uso autorizzato della violenza per fermare i folli, distingue il romanzo dagli altri del medesimo genere.

Il primo da uccidere, di Andrew Peterson descrive i fantasmi di chi, per lavoro, è costretto ad ammazzare un altro essere umano.
Anche se il nemico appartiene alla peggiore feccia umana.
Anche se chi è abbattuto da un proiettile di un fucile di precisione, è un killer spietato.

I «mostri» interiori del tiratore scelto, sono i principali nemici da affrontare?

Il primo da uccidere, di Andrew Peterson rientra di diritto tra i libri d’azione.
Un romanzo per conoscere il mondo oscuro di chi, per professione, si sporca l’anima per difendere noi altri.

Consigliato per coloro che amano guardare in faccia la dura realtà (anche se fa male)

Acquista Il primo da uccidere, di Andrew Peterson su Amazon!

 

Bud Spencer a Montesanto, in ricordo di Petru Birladeanu [FOTO]

Petru Birladeanu, vittima innocente di camorra

La foto di zio Bud è a Montesanto, all’uscita dell’affollata stazione della cumana, nella piazzetta dove perse la vita il giovane musicista rumeno Petru Birladeanu – vittima innocente di camorra.

L’arte per strappare un metro di terra al degrado, i colori e la simpatia di Bud Spencer per (ri)guadagnare un angolo di piazza lacerata dal dolore.

Bud Spencer a Montesanto, l'ulivo della pace dove morì Petru Birladeanu, il musicista rumeno vittima innocente della camorra

Bud Spencer a Montesanto

Napoli
L’ho difesa e portata nel mondo con i miei film
Bud Spencer

Osservo e sorrido.

Lo sguardo burbero, i piccoli occhi socchiusi, il barbone incolto.
L’espressione di zio Bud, la solita espressione vista e rivista mille volte nei suoi indimenticabili film.

Bud Spencer è in compagnia di altri personaggi famosi che hanno reso celebre Napoli nel mondo.

Ad ognuno il suo ulivo, simbolo della pace in un luogo speciale.

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Montesanto, gli ulivi della pace

Osservo gli altri ulivi: saranno una dozzina, curati, ben piantati, dal futuro promettente.
Sotto ogni giovane arbusto, un volto famoso ed una citazione ad effetto.

Gli ulivi trasmettono forza e positività, un’idea giusta e convincente.

Guardo ancora zio Bud.
Sorrido quando la fisarmonica di un giovane rumeno mi accompagna mentre fotografo l’ulivo della pace.


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Quei 18mila ebrei partiti da Napoli per Shanghai

Da Leopardi ai 18mila ebrei di Shanghai

«Cerco i manoscritti di Giacomo Leopardi» chiedo alla cordiale impiegata.
«Non sono esposti però, se vuole, c’è la mostra di Shanghai» risponde la donna col sorriso (l’arte rende più gentili?)

E così, per caso, scopro che durante gli anni del nazismo, 18 mila ebrei provenienti da Polonia, Austria e Germania, per fuggire dalla follia hitleriana, partono da Napoli e raggiungono la Cina.
Destinazione Shanghai.

Desideravo visionare i manoscritti di Leopardi e scopro una notizia a dir poco stupefacente.
«Rubo idee al mio amico Lorenzo Izzo, storico per passione» sorrido mentre, col naso all’insù, ammiro gli affreschi.

La magnifica Biblioteca Nazionale di Napoli continua a stupire.

La mia visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli (ai tempi di Google)

Una visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli

La sala lettura è piena.
Resto stupefatto: la bellezza dell’aula, quel muro colorato di libri, i tanti studiosi, l’atmosfera densa di storia.
Sensazioni impagabili come l’odore invisibile della carta.

Da quanto non visitavo una biblioteca?

Dai tempi dell’Università.
Allora, il dipartimento di Matematica “Renato Caccioppoli” era la mia seconda casa.

La mostra di Shanghai conferma un concetto nel quale credo: la Biblioteca Nazionale è un avamposto contro i «mostri».

La vista dalla Biblioteca Nazionale di Napoli

La biblioteca ai tempi di Google

Non demordo.
Dal sito ufficiale, pesco il manoscritto de l’Infinito.
L’osservo con ammirazione, non dal vivo ma dal web, la finestra sul mondo.

Ecco la coppia perfetta: toccare con mano la bellezza dell’arte, apprezzare i vantaggi della digitalizzazione dei testi.
Due facce della stessa medaglia.

Vado via con una promessa, come ad un vecchio amico: «non lasciamo trascorrere troppo tempo, vediamoci presto».

Perché la biblioteca ai tempi di Google, continua ad essere un luogo imprescindibile.

La mia visita alla Biblioteca Nazionale di Napoli (ai tempi di Google)


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Certosa di San Martino: storia, arte e natura in 3 minuti [VIDEO]

Certosa di San Martino, il presepe nell’uovo

Forse è il presepe più piccolo del mondo.
Le scene natalizie racchiuse nelle due metà di un minuscolo uovo.

Impressionano i dettagli: gli animali, i personaggi, il paesaggio, particolari definiti nelle forme e nei colori.

Ma, a dirla tutta, è meravigliosa l’intera mostra dei pastori napoletani.

Alla certosa di San Martino con Be Time, l'università del tempo libero

Alla certosa di San Martino con Be Time

La (seconda) visita organizzata da Be Time, l’Università del tempo libero ci porta nella certosa di San Martino, sulla collina del Vomero.

In collaborazione con l’associazione le capere, donne che raccontano Napoli – giriamo due ore tra arte, natura e storia.

Nella mente del sottoscritto, resta indelebile la maestosità della chiesa ed il fascino degli affreschi, l’elegante carrozza della Regina, la nave regale con la quale il Re passeggiava nel golfo e la potente imbarcazione dei Savoia.

Citazione speciale: il panorama mozzafiato.

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Il video

A voi, cari Lettori, il videoclip (registrato e montato dal sottoscritto) di una mattinata straordinaria tra arte, storia e natura.

Napoli in chiaroscuro [FOTO]

Effetto chiaroscuro

Metà città al sole, l’altra metà in ombra.
Il crepuscolo di maggio regala un panorama unico.

Il golfo illuminato da un faro naturale, il Centro Direzionale ed il tappeto di cemento che segue, nella semioscurità.

A completare l’opera d’arte, dei nuvoloni densi e pesanti coprono la testa del Vesuvio, stavolta spettatore impotente.

Osservo il quadro – perché il panorama che si presenta dinanzi agli occhi del sottoscritto, è un quadro.
Posso solo immortalare il momento.
Le parole risultano superflue.

A voi, amici Lettori, il chiaroscuro napoletano.

Il chiaroscuro napolatno


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Mimmo Jodice e l’enigmatico murales al rione Sanità

Mimmo Jodice e quel murales misterioso

E’ a pochi metri dal cimitero delle Fontanelle, nel rione Sanità a Napoli.
Il volto dell’uomo triste ricopre l’intera superficie della chiesa.
Un personaggio pensieroso, l’espressione incute un po’ di timore.

Rubo una mezza frase ad una guida intenta a spiegare al gruppo di turisti «… il murales di Mimmo Jodice …».

Osservo il disegno misterioso.
Fotografo.
Lo guardo ancora.
Memorizzo “Mimmo Jodice”.
Proseguo.

Il murales alla Sanità di Mimmo Jodice

Chi è Mimmo Jodice?

Dal sito ufficiale dell’artista, scopro chi è costui.

è uno dei grandi fotografi della storia della fotografia italiana

Espone le sue opere in tutto il mondo, anche nella sua città.
Non certo nel salotto buono di Napoli ma in un quartiere difficile.

Beata ignoranza 🙂

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I murales contro i «mostri»

La domanda è la medesima posta di fronte al gigante verde di Materdei: i murales sono una forma d’arte?

Il sottoscritto non ha gli strumenti per argomentare una teoria convincente a favore o contro.
Però un’osservazione (elementare) la sottopongo all’attenzione del Lettore: se Mimmo Jodice non avesse disegnato il murales, l’edificio della Sanità non sarebbe ricordato e risulterebbe “più anonimo”.

Questa affermazione è oggettiva e – suppongo- veritiera.

Dunque, la presenza dell’opera, analogamente al murale di Materdei, rende riconoscibile la zona e migliora il luogo.

A conferma che l’arte può fermare il degrado (morale ed urbano).
Sono convinto: la bellezza resta il nemico numero uno dei «mostri».


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