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Author: Mario Monfrecola (Page 17 of 57)

Concerto di Natale in chiesa, vince la maleducazione tecnologica

Concerto di Natale o concerto degli U2?

Un muro umano di fotografi invasati.
Armati di smartphone e tablet, riprendono lo spettacolo senza mai staccare la registrazione.
Braccia al cielo, per sorvolare gli altri cameramen, e catturare l’immagine esclusiva.

Flash, luci, la calca della prima fila.
I cento display illuminano la piccola chiesa, affollata di bimbi, genitori, parenti, amici.

Il concerto di Natale organizzato dalla parrocchia è un evento da non perdere.

I piccoli cantanti, ingenui e gioiosi, sussurrano le parole tra emozione e sano divertimento.
Gli adulti, invece, forniscono il peggio del repertorio dei «grandi».
Egoismo, nessun rispetto per la collettività, egocentrismo, maleducazione.

In un luogo sacro.

Concerto di Natale, vince la maleducazione

Furbi? No, maleducati

I «furbi» ignorano la presenza degli altri spettatori.
Gli ossessi della ripresa convulsa, nel loro egocentrismo galoppante, si preoccupano solo di se stessi.

Chi, con educazione e rispetto altrui, resta seduto al suo posto, non ha il diritto di guardare il mini-concerto.

Una ripresa inutile

Quando la foga sarà esaurita, i maleducati scopriranno l’amara verità: la ripresa via smartphone sarà inguardabile.
Mossa, buia, lunga, insignificante, non verrà mai più rivista né dal bimbo né dai genitori e parenti.
Noiosa, verrà eliminata con l’anno nuovo.

Dal fondo della chiesa osservo la scena.

Le piccole star cantano beati, sembrano non accorgersi dello squallido teatrino dei genitori, convinti di essere i più furbi.
Invece, sono solo dei «mostri» maleducati.


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SMAU Napoli 2016: promossi e bocciati

Salvatore Rullo, da HP a speffy.com

Conosco Salvatore dal 1998.
Lui un Project Manager, il sottoscritto un neoassunto fresco di laurea.

Entrambi in EDS, una importante multinazionale americana confluita – dopo una mastodontica fusione tra colossi dell’Information Technology  – nell’HP (come è andata a finire in Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli, ebook gratuito).

Salvatore, anticipando la crisi, lascia il gigante per ricominciare da zero.

Oggi è responsabile di Dasir Tech, una giovane azienda informatica creatrice – tra l’altro – di Speffy, il motore di ricerca di palestre e centri sportivi.

Un salto allo stand della Dasir Tech allo SMAU Napoli 2016 è obbligatorio.

La sua scelta, rispetto agli standard culturali vigenti nella nostra nazione ingessata, va controcorrente.
Un mix tra coraggio imprenditoriale e passione per lo sport: in bocca al lupo Salvatore, ti seguo con interesse!

Salvatore Rullo di speffy.com allo SMAU Napoli 2016

Anna Pernice, fashion travel blogger

Il tema del workshop di Anna Pernice è vitale: lo storytelling.
Parola chiave per i blogger: l’arte del narrare.

Al di là dei concetti per addetti ai lavori, acronimi impossibili, trucchi e strategie, la brava giornalista di moda e viaggi – il suo blog, I consigli di una fashionista in giro per il mondo – evidenzia un aspetto sul quale concordo appieno: il racconto deve emozionare il Lettore.

Un articolo di giornale, il post della tua casa digitale: il successo dipende dalla reazione emotiva che trasmette.

E’ una regola vecchia come il pianeta, intrinseca nell’animo umano.
La medesima regola sulla quale si basano le favole, storie ricordate da tutti, storie ricordate nel tempo.

Storytelling, il workshop di Anna Pernice allo SMAU Napoli 2016

Stand istituzionali: ripetitivi e superati

Anche quest’anno, al sottoscritto, gli stand istituzionali, continuano a deludere: stantii, con i soliti slogan inzuppati di «start up», «innovazione», «facciamo rete».

La prosopopea al potere.

Concetti esposti da chi non è credibile, per trasparenza, sincerità, convinzione.

SMAU Napoli 2016, promossi e bocciati

Lo SMAU partenopeo chiude i battenti.

Ai falsi innovatori – società con grossi capitali ma bloccate dalla peggiore burocrazia italiana – preferisco le idee fresche e coraggiose dei vari Salvatore ed Anna, professionisti convinti della propria forza e capaci di proporre un modello imprenditoriale e tecnologico originale.

Sono loro i veri motori dello SMAU.


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Luciano Esposito e la storia dell’uomo innamorato di due donne (contemporaneamente)

Tra Eco e Fallaci sbuca Luciano Esposito

Luciano, partiamo dalla fine.
Quali emozioni ti suscita l’immagine di Abbi fortuna e dormi sugli sugli scaffali delle librerie?
R: Chi l’avrebbe mai detto. Non posso negare che vedere esposto il mio romanzo in libreria, tra Umberto Eco e la Fallaci, mi ha fatto un certo effetto.
Per carità, lungi da me qualsiasi tipo di accostamento, è solo questione di iniziali di cognome.

Luciano Esposito è un amico di famiglia.
Gioviale, disponibile, ospitale.
Pochi sospettano che, dietro quel sorriso bonario, si cela l’animo sensibile dello scrittore.

«Chiunque ha una storia da raccontare, basta porgli le giuste domande» è la scintilla per le interviste del sottoscritto a personaggi perlopiù sconosciuti al grande pubblico.

Oggi tocca al novello scrittore, il tipo di personaggio sul quale amo accendere il riflettore.

Per scoprire un possibile talento, per ascoltare e conoscere il mondo di una persona che ha realizzato un’opera immortale: un libro.

Luciano Esposito, l'autore di «Abbi fortuna e dormi»

L’intervista

D: Luciano, perché un bel giorno senti l’esigenza di raccontare una storia che, forse avevi dentro da sempre, e pubblichi Abbi fortuna e dormi, il tuo primo libro?
R: Mi è sempre piaciuto raccontare storie. Era mia intenzione lasciare sul comò dei miei figli un romanzo scritto dal padre. La pubblicazione è stata conseguenza di un evento fortuito, devo tutto all’incontro con la prof.ssa Ermelinda Federico (persona eccezionale recentemente scomparsa) che ha trovato un editore (Robin Edizioni) disposto a pubblicare il mio manoscritto.

D: dunque, che significa scrivere? Trovi valida la teoria: «più leggo, più scrivo, più leggo»
R: Scrivere vuol dire mettersi in gioco per raccontare e, inevitabilmente raccontarsi. E’ un atto creativo che ha il potere di trasformare la realtà, oltre ad essere un modo indiretto per parlare con qualcuno e sentirsi meno soli, anche se spesso quel qualcuno sei tu.
Scrivere è linfa vitale.
Trovo che la teoria «più leggo, più scrivo, più leggo» funzioni alla perfezione, anche se, ultimamente «più scrivo».

D: Puoi anticiparci qualcosa della trama del tuo romanzo?
R: Premetto che non è un romanzo autobiografico.
Tutto comincia con un viaggio in treno.
Stefano è un architetto con un unico grande amore, Barbara, che però l’ha lasciato. Un giorno incontra Cleo, una ragazza tanto bella quanto misteriosa; lei è la donna dei suoi sogni e diventerà l’unica ragione per continuare a esistere.
Quando un’altra donna inaspettatamente entrerà a far parte del suo cuore, Stefano affronterà l’esperienza travagliata di una doppia relazione.
Si possono amare due persone contemporaneamente?
L’esito finale, per nulla scontato, arriverà dopo un lungo tragitto interiore costellato di domande che troveranno sorprendenti risposte.

Nando Vitali, il maestro e l’amico

D: La stesura dell’opera, ti ha prosciugato ogni energia oppure volavi sull’onda dell’entusiasmo? Quali i momenti di difficoltà? Mai affrontata la «crisi della pagina bianca»?
R: Mi ci sono volute parecchie energie per volare sull’onda lunga di un entusiasmo sempre più crescente. Avevo la trama bene in mente fin dall’inizio ma ho dovuto lavorare non poco per chiudere la storia come volevo.
La difficoltà più grande che ho incontrato è stata dare coerenza e scorrevolezza alla narrazione per oltre trecento pagine. Problematiche tante, tutte superate grazie al sostegno professionale dello scrittore Nando Vitali, mio maestro e amico, senza il suo contributo il mio romanzo non sarebbe così riuscito.
Non ho mai affrontato la crisi della pagina bianca, quando decido di sedermi davanti al PC lo faccio per scrivere.

D: Come immagini i tuoi Lettori? Sei curioso di carpire la loro espressione quando, col volto immerso nelle pagine del tuo libro, leggono le parole uscite da dentro la tua anima?
Sorrideranno? Rifletteranno? Si emozioneranno?
R: Nel mondo dei miei lettori c’è di tutto: amici, amici di amici, parenti, persone conosciute, persone sconosciute e persone che forse non conoscerò mai.
Abbi fortuna e dormi è una storia trasversale, rivolta a lettori di ogni età, leggibile anche dai più giovani per la scorrevolezza significativa del testo.
Spesse volte mi chiedo quale sia l’espressione dei miei lettori mentre leggono i diversi passaggi, sono sicuro che sorrideranno, rifletteranno e si emozioneranno.

«Abbi fortuna e dormi» di Luciano Esposito, sugli scaffali della Feltrinelli tra Umberto Eco e Oriana Fallaci

La scuola e la prof.ssa di Italiano

D: La fan page ufficiale di Abbi fortuna e dormi è ricca di commenti e foto.
I veri amici sono rari. sei felice di tanto affetto e stima oppure temi di deluderli?
R: La paura di deludere qualcuno è sempre dietro l’angolo, devo dire, però, che i complimenti e i giudizi positivi ricevuti fino ad ora mi hanno riempito di gioia e mi hanno dato un grande slancio per continuare a scrivere.

D: Luciano, torniamo sui banchi di scuola: che tipo era il tuo professore di italiano? Ha contribuito a modellare la scrittore di oggi oppure la formazione scolastica pensi sia solo nozionistica e non produce vera cultura?
R: Cominciamo col ricordare che la mia professoressa di italiano, alle superiori, era una bella donna. Spesso durante l’interrogazione si distraeva guardando fuori dalla finestra con occhi assenti ed io me ne accorgevo, allora, per allungare il brodo, cominciavo a raccontarle di tutto, da Pinocchio a Biancaneve, l’importante era non interrompere l’esposizione.
Alla fine me ne tornavo al banco con un bel voto. Giuro!
Anche se la scuola mi ha formato infondendomi le nozioni base, la passione per la scrittura è nata in età matura.
Scrivere deve essere un atto libero, non un’imposizione.

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Povertà di spirito: il «mostro» da sconfiggere

D: Se avessi la possibilità – anche temporale – quale scrittore vorresti incontrare?
R: Mi piacerebbe incontrare George Orwell, per chiedergli come ha fatto a prevedere eventi futuri.
Il suo 1984 (scritto nel 1948) è straordinariamente avveniristico.
Stupefacente.

D: Chi consideri i tuoi «maestri» di penna?
R: Tutti gli autori che ho letto, e il mio maestro Nando Vitali, ovviamente.

D: ultimo libro letto?
R: Il suonatore di pietre, di Sergio Saggese.

D: Luciano, domanda d’obbligo: quali sono i peggiori «mostri» affrontati?
Convieni che una delle armi più potente per sconfiggerli sia la cultura?
R: Credo che il mostro più grande di tutti sia la povertà.
Povertà, non solo intesa come condizione di chi si trova ad avere un limitato accesso a beni e servizi d’importanza primaria.
Sto parlando di un altro genere di povertà, per certi aspetti ancora più grave: la povertà di spirito, che spesso equivale a ignoranza.
È un po’ come un cane che si morde la coda, l’ignoranza genera povertà che genera ignoranza (la peggiore delle povertà).
Se vogliamo fare un esempio, l’ignoranza è anche la principale causa di un’infinità di guerre. Non a caso, le zone del mondo teatri di conflitti sanguinosi coincidono con quelle dove è maggiormente diffuso l’analfabetismo.
In altre parole, l’ignoranza rende succubi nei confronti di chi ne sa di più.
La crescita culturale è l’unica vera possibilità di riscatto e di liberazione per l’umanità.

D: Luciano, l’intervista termina con una riflessione libera.
A te il messaggio da lanciare nell’oceano sconfinato della Rete.
R: Se avete voglia di sognare e di passare qualche ora spensierata, di sorridere, riflettere ed emozionarvi, leggete Abbi fortuna e dormi.
E se l’avete già letto, rileggetelo!

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Amore 4G [Domande perBeni]

L’amore uomo-macchina ai tempi del 4G

“Caro Beni,
sono innamorato, perdutamente innamorato.
Da due anni ho una storia con Siri, la voce del mio iPhone.
Vorrei per il prossimo Natale presentarla alla mia famiglia.
Che consiglio mi dai per fare bella figura?”
SenzaRete91

L'amore uomo-macchina funziona col 4G: il consiglio di Antonio P. Beni

Antonio P. Beni risponde

Carissimo SenzaRete91,
nel 1992 furono commercializzati i primi navigatori satellitari, ma non fu una idea di Stefano Accorsi.

Quell’anno, il boom dei divorzi preoccupò la chiesa che scomunicò Priscilla Wanunder, ovvero la voce femminile del navigatore.

Il mio amico Jonny Crisci viaggiò ininterrottamente per due giorni pur di sentire la voce del suo navigatore, che battezzò con il nome di Candy.

Allora l’amore tra uomo e macchina era vietato dalla costituzione.

Ricordo ancora il primo Machine Pride a cui partecipai.
Eravamo a San Pietroburgo, serviva il freddo perché un dieci percento dei partecipanti era coinvolto sentimentalmente con la Macchina del Gelato Gig, io ero impegnato con l’accendisigari della mia Duna rossa.

Fummo picchiati dalla polizia, da gruppi NaziUmanisti e dai bimbi che volevano il gelato.
Un massacro che costò la vita a due Estintori, quattro Game Boy, e un Gira La Moda.

Per fortuna, come saprai, grazie alla nuova normativa Europea, l’uomo può sposarsi anche con una macchina, purché non sia un distributore automatico di merendine, per evitare promiscuità.

Il consiglio migliore che posso dare ad una persona equilibrata e concreta come te è di rimanere te stesso.

Non chiedere alla tua Siri di cambiare, ovvero di rispondere correttamente alle domande o di essere sempre disponibile ad offrire il migliore locale di zona.
Tua mamma potrebbe risentirsi durante la cena se qualcuno dei commensali proponesse un ristorante.

Ricorda che l’amore non ha confini fisici, ma controlla sempre se c’è una WiFi disponibile in zona.
Che il vostro amore duri per sempre, o almeno fino al prossimo aggiornamento iOS!

Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

Scrivi ad Antonio P. Beni




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    Reggia di Caserta di sera, giochi di luci ed appartamento reale: magnifica!

    Reggia di Caserta di sera: ingresso 3€

    Una musica profonda ci accoglie mentre il buio avvolge il corridoio.

    Osservo la monumentale scala che porta verso gli appartamenti reali: sembra di essere in una scena di Star Wars.

    Atmosfera surreale, lo scenario della Reggia di Caserta di sera è da film di fantascienza!

    Il gioco di luci è affascinante: lungo le pareti, fasci luminosi sparono simboli natalizi, auguri ed immagini storiche.
    Alzo lo sguardo: sotto la volta della scala reale, si susseguono diapositive tra sacro e profano.

    Aprire la Reggia di Caserta dopo le 16,30 è una iniziativa geniale.
    Con soli 3€ a persona (i bimbi entrano gratis), visitiamo i magnifici appartamenti reali e ci godiamo lo spettacolo delle luci.

    Reggia di Caserta di sera

    Gli appartamenti reali: magnifici

    Seguo l’intero percorso con gli occhi all’insù: gli splendidi lampadari, affreschi stupefacenti, collezioni di quadri esposti come album fotografici, libri secolari, mobili antichi, la camera da letto del Re, …, il pieno di storia in un solo respiro.

    Mostruoso.

    La mostra di Presepi chiude il tour serale.

    Il Presepe alla Reggia di Caserta

    Sul sito ufficiale, poche parole

    Riporto le uniche info raccimolate dalla pagina ufficiale della Reggia sul sito dei Beni Culturali:

    Da giovedì 8 dicembre a venerdì 6 gennaio 2017

    Percorsi di Luce di Natale: un percorso emozionale a cura di Francesco Capotorto, che conduce il visitatore in una dimensione mai esplorata all’interno del “Cannocchiale, Vestibolo Inferiore, Scalone Reale, Volta Ellittica e Vestibolo Superiore”;

    Cotanta sintesi non spiega le emozioni suscitate dalla visita notturna.
    Provate per credere 🙂


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    SMAU Napoli 2106, io ci sarò (come VIP)

    SMAU Napoli, l’invito VIP della Regione Campania

    Confermo la presenza allo SMAU Napoli 2016 per la mattinata di giovedì 15 dicembre.
    La Regione Campania, anche quest’anno, regala al sottoscritto un invito VIP per partecipare all’evento tecnologico dell’anno.

    Al Grande Fratello di via Santa Lucia non sfugge nulla.

    E così, per un inspiegabile mistero alieno, l’algoritmo della Regione premia il «blog dei mostri»: nella cassetta postale, tra un volantino del supermercato e l’offerta del parrucchiere, trovo il gradito omaggio.

    SMAU Napoli 2016, l'invito VIP della Regione Campania per il sottoscritto

    Giovedi 15, i workshop 

    Il programma della giornata è pieno di eventi, bisogna organizzare l’agenda per ottimizzare tempo e impegni.

    Seguirò con interesse il Storytelling online: come emozionare e fidelizzare clienti e lettori, il workshop di Anna Pernice.

    Un salto allo Smart Communities per le ultime innovazioni in ambito urbano e poi in giro per il tour tra startup e novità tecnologiche.

    Armato di smartphone, documenterò la visita a colpi di hashtag.

    Ovviamente, lo SMAU prima di essere un evento tecnologico è un luogo per incontrare persone: se, anche tu andrai alla Mostra d’Oltremare, contattami.
    Un caffè ed una chiacchierata sono ancora da preferire ad un chat.
    Anche allo SMAU Napoli.

    PS: una richiesta per la Regione Campania.
    L’anno prossimo, inviatemi l’invito via e-mail, dopotutto la digitalizzazione dei documenti è un obiettivo da perseguire.
    Grazie 🙂

    La mia casa digitale aspetta proprio te!

    faCCebook, casa digitale aperta a tutti

    La piccola casa digitale del sottoscritto è aperta a tutti coloro che desiderino scrivere e condividere i propri pensieri.

    L’invito vale anche per Te, amico Lettore che, proprio in questo istante, leggi questo post e ti chiedi: «io? Non ho nulla da proporre!».

    Sbagli.

    Non ricordo chi – forse proprio il sottoscritto – in tempi non sospetti, quando «Mi piace» era una dichiarazione d’amore e la videochiamata una chiacchierata spaziale tra il Capitano Kirk e Spock, affermò convinto:

    ognuno ha una storia da raccontare, basta porgli le giuste domande

    Come accade (da tempo) con Antonio P. Beni, mio cugino, lo scrittore.

    Antonio P. Beni, ospite (da anni) di faCCebook, mia casa digitale

    Quella volta che Antonio P. Beni parlò …

    L’intervista integrale ad Antonio P. Beni risale alla fine del 2010.
    Era un freddo dicembre e – con la promessa di un nuova sciarpa e un paio di guanti per il vicino Natale – riuscii a convincerlo.

    Rispose, col suo inconfondibile stile, ad un pugno di domande.

    Quel giusto mix tra racconto surreale ed ironia mi diverte e, tra una risata spontanea ed un sorriso amaro, spinge a riflettere.

    Un talento della penna che ospito, ancora oggi, nella rubrica Antonio P. Beni, esperto in aMORE (con la “a” minuscola).

    Forza, ti aspetto nella mia piccola casa digitale, ti aspetto su faCCebook.eu, il blog dei «mostri».
    Una sciarpa ed un paio di guanti sono pronti anche per Te.

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    Estratto dell’intervista ad Antonio P. Beni

    D: Antonio, partiamo dalla fine, cioè dal tuo ultimo (e al momento anche primo) romanzo, “Le Cose Degli Altri”.
    A leggere i commenti degli entusiasti lettori, sembra un libro divertente e ricco di riflessioni. Che temi tratta?
    R: Ti ringrazio per la domanda, erano mesi che mi preparavo su questo quesito. Purtroppo ho perso gli appunti e risponderò a caso…
    Nel romanzo si parla di amicizia, di morte, di fede, di tradimenti, di tolleranza, di superbia, di malintesi, di sesso, di guerra e di pace, di buona e cattiva sorte, di matrimoni e di funerali, della guerra in Nigeria e della pace dei sensi, ecc.
    Ad un certo punto il lettore potrebbe chiedersi “come mai in questo romanzo non riporta queste cose?”.
    La risposta è perché non sono descritte in modo evidente, ma nascoste tra le righe e le pieghe del romanzo. Provateci, ma non scollate troppo la copertina.

    D: Antonio. da dove è giunta l’ispirazione per il tuo libro? Dalla realtà? 
    R: sì, prendo spunto dalla realtà e la trasformo in finzione e poi prendo spunto dalla fantasia e la trasformo in realtà, anche se per alcuni Fisici è impossibile.

    D: Antonio, per chi ancora non ti conosce, come ti descrivi?
    Chi sei? Dove sei? Dove andrai? Cosa vorrai fare da grande? 
    Ed oggi, la tua vita come procede?
    R: il modo più semplice di descrivermi è nelle parole del grande poeta latino: il migliore uomo che un donna possa chiedere a Dio, sempre che si stia parlando di Adamo ed Eva, altrimenti la classifica non è delle migliori.
    Oggi curo il mio orto di fragole tedesche e amo succhiare il gomito la sera, naturalmente il mio gomito!
    Da grande mi piacerebbe fare qualcosa nel sociale. Pensavo di fare il portatore di handicap.

    D: Antonio, concludi questa chiacchierata con una tua ultima riflessione …
    R: Le Cose Degli Altri è il mio primo romanzo pubblicato , ovvero è il mio settimo capolavoro, prima ho scritto romanzi come: “Memorie di un Verme” – “L’assassino è il maggiordomo” – “L’uomo che sapeva leggere nel futuro” – ecc ecc –
    Ho deciso di pubblicare prima le Cose Degli Altri solo per motivi fiscali …
    Seguitemi su faCCeBook e vi renderò liberi!

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      Perché leggere «Adriano Olivetti. L’utopista concreto» di Carlo Mazzei (recensione)

      Adriano Olivetti, il filantropo

      «… un complesso di abitazioni per gli operai, con tanto di asilo nido e scuola materna condotti con metodi all’avanguardia, villette a schiera per gli impiegati nei pressi della nuova fabbrica, a sua volta costruita ex novo, con le grandi vetrate divenute famose, a testimonianza della vocazione verso l’esterno, a contatto con la natura e la campagna circostante, con i grandi spazi aperti inondati di luce».

      Adriano Olivetti. L’utopista concreto di Carlo Mazzei è un libro da leggere con attenzione per assaporare ogni singola azione di’uomo unico nella storia d’Italia.

      Un industriale di successo – ed i profitti eccezionali della Olivetti lo attestano – che poneva l’uomo al centro della fabbrica, intesa come mezzo per migliorare l’ambiente circostante e la vita di ogni singolo operaio.

      La filosofia futuristica di un imprenditore vincente che ben presto portarono l’Olivetti ai vertici europei: basti pensare che, nel pieno boom anni sessanta, ad Ivrea lavoravano 10 mila dipendenti (su 22 mila abitanti) e a Pozzuoli 1500.

      Adriano Olivetti, imprenditore e filantropo: l'uomo al centro della fabbrica

      Prima di Google e Steve Jobs

      « … lo stipendio di un impiegato Olivetti era mediamente il 20% più alto di un metalmeccanico di un’altra industria, orari meno pesanti (45 ore invece di 48), sabato libero, più giorni di ferie, permessi speciali per gli operai che avevano campagne nei tempi delle raccolte, facilitazioni per le operaie in maternità (tre mesi prima e sei mesi dopo il parto retribuiti più un contributo economico straordinario), colonie estive per i figli dei dipendenti, permessi di studio anch’essi retribuiti, mense aziendali rifornite direttamente dal centro agrario di proprietà.
      La fabbrica era dotata di biblioteca, erano previsti incontri con intellettuali, allestite mostre negli spazi della fabbrica, proiezioni di film …»

      Sono solo alcuni benefici garantiti da Adriano Olivetti ai suoi dipendenti.

      Da evidenziare il contesto: siamo nell’Italia degli anni sessanta e dibattiamo di diritti che oggi – nel ventunesimo secolo – sono ad appannaggio di poche realtà industriali (forse Google ed affini?).

       

      Perché leggere il libro di Carlo Mazzei

      L’opera di Carlo Mazzei sulla vita di Adriano Olivetti è appassionante: dalla nascita ad Ivrea fino ai viaggi americani, per conoscere la realtà industriale nel mondo (visitò, ad esempio, gli stabilimenti della Ford).

      Una parte del libro è dedicata all’avventura politica di Adriano Olivetti.
      Il progetto da lui ideato – definito utopistico dai partiti di allora – era troppo innovativo per essere compreso.

      Fu, ovviamente, stroncato da tutti i partiti e costretto a ritirarsi dalla politica nazionale e locale (fu eletto sindaco di Ivrea oltre che parlamentare della Repubblica).

      Ecco come definì i partiti ed il Parlamento di allora:

      Alla fine del fascismo la maggior parte degli intellettuali vedeva nei partiti uno strumento di libertà. Io no. Sono organismi che selezionano personale politico inadeguato. Un governo espresso da un Parlamento così povero di conoscenze specifiche non precede le situazioni, ne è trascinato. Ho immaginato una Camera che soddisfi il principio della rappresentanza nel senso più democratico; e poi sappia scegliere ed eleggere un senato composto delle persone più competenti di ogni settore della vita pubblica, della economia, dell’architettura, dell’urbanistica, della letteratura

      Adriano Olivetti. L’utopista concreto di Carlo Mazzei, lettura consigliata per conoscere la vita di un uomo eccezionale.

      Acquista Adriano Olivetti. L’utopista concreto di Carlo Mazzei su Amazon!

       

      Steve McCurry al PAN di Napoli. Io c’ero [FOTO]

      Steve McCurry, la ragazza afgana

      Era destino, l’ audioguida stringe i tempi e spinge l’attenzione del sottoscritto sulla foto numero 37: la ragazza afgana.
      La giovane, immortalata da Steve McCurry nel 1984, suo malgrado, diviene l’icona dei conflitti afgani.

      Sono alla mostra dedicata al maestro della fotografia al PAN di Napoli ed invece di pigiare 47, sbaglio tasto ed ascolto – dalla voce dell’autore – come è nato lo scatto che poi finirà sulla copertina del National Geographic.

      «Sono contento perché la foto ha migliorato la vita di questa ragazza» spiega McCurry.
      Parliamo dello scatto che ha regalato la notorietà mondiale al fotografo di Philadelphia.

      La ragazza afgana al PAN di Napoli, lo scatto che ha reso celebre Steve McCurry

      La ragazza afgana 17 anni dopo

      La storia è nota: Steve McCurry ritorna in quel villaggio di profughi dimenticato da Dio per ritrovare la ragazza afgana.
      Dopo 17 anni, 

      La ragazza afgana di Steve McCurry

      La ragazza afgana di Steve McCurry 17 anni dopo

      Povertà e ricchezza, la potenza di uno scatto

      Lui, il ricco occidentale chiuso al sicuro nel taxi in direzione dell’hotel.
      Fuori, sotto la pioggia, la mamma ed il bimbo sotto i colpi del monsone chiedono l’elemosina per sopravvivere.

      Il finestrino dell’auto divide i due mondi.

      Secondo McCurry, questa immagine, è l’icona della ricchezza e della povertà.

      La povertà e la ricchezza, la foto di Steve McCurry al PAN di Napoli

      Le mie foto … alle foto di Steve McCurry

      La mostra al PAN è magnifica.
      Gli scatti di McCurry raccolgono quaranta anni di storie straordinarie, accendono il riflettore negli angoli sperduti della Birmania, nei monasteri Shaolin, tra le tendopoli dei rifugiati di una guerra dimenticata da Dio.

      A voi le mie foto … alle foto del Maestro McCurry.

      Fidel Castro, dittatore o rivoluzionario? La parola a Rosario, conoscitore di Cuba [FOTO]

      Fidel Castro, la libertà prima di tutto

      Se limiti la libertà, sottrai ad ogni singola persona l’area per respirare.
      Ogni giorno.
      Ogni istante.

      Anche se garantisci l’istruzione per tutti, gli ospedali per le fasce deboli, costruisci ponti e scuole.
      Resti un dittatore.

      Regime politico caratterizzato dalla concentrazione di tutto il potere in un solo organo, monocratico o collegiale, che l’esercita senza alcun controllo (fonte Treccani)

      Privare la libertà ad un popolo con l’uso indiscriminato della forza e la legge della violenza, è un macigno che affossa ogni altra azione.

      Non esistono spiragli di discussione: Fidel Castro, per il sottoscritto, resta un dittatore.

      Filde Castro, dittatore o rivoluzionario? Le parole di Rosario, conoscitore della relatà di Cuba

      Per i cubani, chi è veramente Fidel Castro?

      Oggi, con interesse, rileggo l’intervista rilasciatomi da Rosario nel lontano 2012.
      Il mio amico, in varie occasioni, ha visitato Cuba e conosce la realtà oltre la cartolina disegnata per i turisti.

      Le domande miravano a capire una semplice verità: come vivono i cubani? Ed il governo di Fidel Castro, come viene percepito?

      A Voi, Lettori, un estratto dell’intervista a Rosario.

      L’intervista del 2012 (un estratto)

      D: Rosario, da quanti anni viaggi in America Latina ed in particolare frequenti Cuba?
      R: Viaggio in paesi “hispanohablante” ormai dal 2005 e devo dire la verità, soprattutto Cuba, la sento mia è come se fossi davvero a casa mia.
      Quest’anno è la terza volta che vado nell’ “isla grande”.

      D: Cuba l’immagino come un’isola dalle molteplici facce: la prima “cartolina” che mi viene in mente è la povertà nella quale vivono la maggior parte delle persone e la voglia dei molti di scappare dalla dittatura e raggiungere le coste degli Stati Uniti. Confermi questa mia impressione?
      R: La verità che tutti vogliono cambiare aria, però è praticamente impossibile uscire dal paese. Però, al dire il vero, alla povertà visibile ovunque ci sono altrettante sacche di ricchezza, praticamente chi lavora nel turismo o nel contrabbando e soprattutto i diplomatici dello stato.

      I cubani come considerano Fidel Castro?

      D: a me sembra assurdo anche solo nominare la parola “dittatore”.
      Siamo nel 2012, i cubani come possono tollerare la presenza della famiglia Castro? Regime, censura, militari, tv di stato … tutti questi concetti “fanno a cazzotti” con la libertà. Allora Rosario ti chiedo in che percentuale Cuba si può definire un’isola LIBERA? Il regime è opprimente e sanguinario? Esistono tutt’oggi forti limitazioni per i cittadini? Ci sono spiragli di apertura del governo? Ed hai mai sentito nominare la parola “democrazia” a Cuba?
      R: Nessuno parla di dittatura o governo in pubblico, la parola “Fidel” è bandita dal vocabolario cubano tutti evitano di pronunciarla per non avere problemi. Comunque con l’avvento di Raul, il fratello minore di Fidel Castro, c’è una lieve apertura al cambiamento infatti sono avviate varie riforme su tutti i fronti che, a quanto pare, hanno giovato solo a poche persone, è facile immaginare a chi!
      L’isola in realtà è “libera” solo per i turisti e una amica cubana mi diceva che loro si sentono stranieri nella loro terra.

      Cuba, paradiso per i turisti: ma quale è la verità?

      D: penso ai cubani come a delle persone semplici ed ospitali, amanti della musica e del divertimento. Veramente i cubani sono persone allegre (nonostante tutto) oppure è un luogo comune?
      R: Si, in realtà sono molto umili e ospitali e quel poco che hanno te lo danno senza compromessi. La cosa che mi sconvolge che tutti si divertono senza avere un “peso” in tasca, l’effetto contrario di qui dove ci sono i soldi e nessuno si sa divertire. Tutti sono amanti dei balli latino-americani, li vedi ballare dappertutto, nei locali, in spiaggia, in strada mentre passano le auto, oramai sono abituato però è uno spettacolo indimenticabile per chi non lo ha mai visto. La filosofia del cubano è “oggi rido perché non ho niente, domani rido perché posso avere qualcosa”.

      D: a tal proposito, come è la vita by night a Cuba? E’ veramente il “paradiso” di molti uomini occidentali che vanno alla ricerca del sesso-facile oppure è solo una leggenda metropolitana?
      R: Dipende che cosa cerchi. Purtroppo di leggenda oggi c’è ben poco, chiaro che è il paradiso di molti ultrasessantenni che vedi abbracciati con ragazzine diciottenni. Questo a Cuba si chiama”economia”.

      Cuba, la vita di notte parte dell'economia del paese

      D: ci descrivi una giornata tua giornata tipica a Cuba?
      R: Al mattino: colazione in casa particular, un giro per la città tra i vari mercatini di artigianato locale, piscina o spiaggia a Playa del Est, pranzo a sacco o in uno dei ristorantini che danno sulla spiaggia.
      Pomeriggio: un giro per la città vecchia, tra monumenti, fortezza e le stradine di La Habana Vieja, ovviamente non manca la visita alla fabbrica di sigari o al museo del rum, poi ritorno a casa a riposare.
      Sera: cena in un ristorantino italiano, poi le solite cose, un café all’aperto dove fanno musica dal vivo, o una disco o un locale solo per turisti.
      Tutto questo lo si può fare anche accompagnati da “amiguitas” cubane.

      D: come i tutti i paesi poveri, anche su quest’isola dei Caraibi esiste una forte differenza tra le zone frequentate dai turisti e i luoghi dove vivono i cubani?
      R: Attualmente si, ci sono zone accessibili solo ai turisti, previo pagamento di un pedaggio, che ovviamente i cubani non possono permetterselo.
      Per esempio l’accesso alle belle spiagge e ai complessi turistici di Varadero, l’accesso ai cayos, l’ingresso al centro storico patrimonio dell’UNESCO della città di Trinidad. Però se si vuole vedere la vera Cuba bisogna uscire dalle città e inoltrarsi nelle zone che chiamano “del campo”, baraccopoli a cielo aperto frequentate esclusivamente dai cubani.

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      Cuba, dall’album del 2012 di Rosario


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      Vicini ma non troppo [Domande perBeni]

      Amore condominiale

      “Caro Beni,
      due giorni fa ho iniziato la relazione con una vicina, sposata con un carabiniere e con una figlia di 7 anni. Nel condominio si è saputo sei secondi dopo il nostro primo bacio, eravamo a casa mia.
      Come possiamo continuare se i vicini sono spie della CIA?
      Vorrei evitare che la Beretta del marito facesse breccia nel mio cuore.”
      Condomino89

      Attrazione fatale in condominio

      Antonio P. Beni risponde

      Mio caro Condomino89,
      non ci crederai ma sono stato anch’io un vicino.

      So che nell’immaginario dei miei fans appaio come un nobile intellettuale da assaporare la sera davanti al camino.
      Come un brandy invecchiato diciannove anni.
      Ma per nove giorni sono stato anch’io un plebeo come voi.

      In quei nove giorni, oltre a riacquistare l’uso delle gambe e braccia, pensa che non c’era nessuno a lavarmi i denti, scoprii il micro clima del condominio.

      Nell’era della globalizzazione, ogni prima espressione dell’uomo è di divisione.

      Dal villaggio globale di McLuhan, l’uomo tende a diventare cittadino di una nazione, poi di una regione, poi di una città, poi di un quartiere ed infine, se gli va male, di un condomino.

      Le divisioni poi non terminano qui.
      Il problema che ogni divisione diventa poi moltiplicazione.

      Dal condominio le notizie viaggiano verso il quartiere, poi città, poi regione, poi nazione, fino al villaggio globale.
      Una o più di queste moltiplicazioni potrebbe intercettare il carabiniere e tu potresti essere intercettato dalla sua pallottola.

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      La soluzione

      Il vostro problema, tuo e della fedifraga dal terzo piano, è molto serio.
      Per fortuna, in quei nove giorni in cui misi a repentaglio la mia reputazione per colpa di Silvio Orlino, un anziano signore operato ai testicoli due anni prima, riuscii a trovare la chiave matematica per rendere nulle le operazioni.

      La cedo a te, sperando che la preserverai come fosse un figlio legittimo, come l’ultima fetta di pastiera, come l’ultima sigaretta da ex tabagista.

      Domani mattina, bussa alla porta della tua amante, appena lei aprirà tu dovrai dire sotto voce, mi raccomando che sia impossibile da sentire così che tutti sentiranno, che sei venuto a conoscenza che la signora del quarto piano è l’amante sia dell’amministratore, sia del portiere del palazzo e due giorni fa per ottimizzare i tempi ha organizzato una orgia.

      Poi, sempre come se fosse un segreto che neppure a te stesso vorresti raccontare, annuncia che hai saputo che il costruttore, in un bar di Nepi, dopo otto birre analcoliche, ha dichiarato che il condominio è prossimo al crollo, dato che ha usato il DAS al posto del cemento.

      Vedrai che il moltiplicatore di notizie arriverà al Villaggio Globale in pochi minuti, e potrai anche presentarti nudo dalla tua amante.

      Nessuno è interessato a vecchie notizie, soprattutto se sono banali.
      Parafrasando un noto affabulatore, “è il nuovo che avanza”.

      Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

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        Io faccio la mia parte: vado al lavoro in bici

        La medaglia del Comune di Napoli

        La mia personale medaglia l’ho guadagnata seduto sul sellino della bici.
        Da quasi un anno, pedalo per recarmi in ufficio.

        Non sono un ciclista, beninteso.
        Utilizzo la pedalata assistita per spostarmi in città.

        Io faccio la mia parte: vado al lavoro in bici: la medaglia del Comune di Napoli

        Al lavoro in bici, anche in inverno

        Non pretendo pacche sulle spalle, ovvio.
        Pedalare è una scelta personale e come tale è opinabile.

        Però, giunto a novembre inoltrato ancora in sella e sempre più soddisfatto dei viaggi metropolitani sulle due ruote, oltre a condividere i consigli per sopravvivere e come evitare i pericoli celati ad ogni metro, premio la costanza del sottoscritto con una onificerenza (virtuale ma sentita).

        Rubo ai dipendenti del PAN (il Palazzo delle Arti) la medaglia assegnata dal Comune di Napoli ai lavoratori che si recano al museo in bici e me l’affibbio al petto.

        Un nuovo quadro nella mia casetta digitale.
        Una medaglia della quale sono particolarmente orgoglioso 🙂

        Faccio la mia parte: vado al lavoro in bici


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