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Author: Mario Monfrecola (Page 18 of 57)

I sensi, questi sconosciuti [Domande perBeni]

Amore in cucina

“Egregio dr.Beni la seguo da sempre! Il mio cruccio è la cucina, alchimia di sapori ed odori, per me é una vera passione.
Cucina e creo , anche mentre dormo, ricette sempre nuove e cucino per lui, Anselmo.  Potrei cucinargli anche una scarpa e la sua affermazione sarebbe sempre la stessa: buono!
Me lo dice da 5 anni, non aggiungendo altro.
La mia domanda é ha senso continuare per chi forse non ha i sensi?”
(Golosacreativa)

Amore in cucina, risponde Antonio P. Beni esperto in aMORE (con la «a» minuscola)

Antonio P. Beni risponde

Cara Golosacreativa,
durante la guerra del Golfo ho affrontato lo stesso problema.
Ero il Generale addetto alla mensa per l’esercito Iracheno.
Al tempo avevo sperimentato un menù a base di lisca di pesce disidratata, uova in cartoccio e zucchine saltate su mine.

Le truppe non apprezzavano , loro volevano altro, qualcosa di rozzo, di volgare e con glutammato.

Fu così che mi proposi come infiltrato nell’esercito americano.
Dovevo scoprire cosa il nemico mangiasse per essere così pieno di gioia.

Entrai nel esercito USA grazie ad coupon scaricato su iOmaggi.

Presto capii che non era cosa si preparava ma Come si presentava la cosa … le pietanze dovevano dire “‘mangiami che poi il colesterolo sale come se vedesse Miriam Leone nuda su un letto di foglie di croccante pancetta”.

Intanto però la guerra era finita e tornai a fare lo spazzacamino in Corea del Nord.

Prova a servire ad Anselmo una tartare di pesce spada con melanzane saltate adagiate su una fonduta di latte e menta.

Prima di servire, annuncia, avendo cura di essere nuda “Amore non mangiarla ti farà malissimo” e poi con la mano destra prendi una manciata di cibo dal piatto, ingoialo come se non avessi mangiato da mesi e poi leccati le dita lentamente.

Vedrai che le cose cambieranno, soprattutto se ci fai un video per YouTube.

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    Rocky V, polpettone a stelle e strisce o film capolavoro?

    Rocky V, papà distratto

    Tra un Apollo Creed prima avversario, poi amico-allenatore ed un reganiano «ti spiezzo in due», mi era sfuggito il Rocky-genitore-distratto.

    Colmo la lacuna: becco Rocky V nello zapping serale mentre fuori impazza la tempesta.
    Vento e pioggia, meteo perfetto per godersi un film dopo cena.

    La stanchezza avanza, cerco trasmissioni leggere per non cadere tra le braccia di Morfeo nei successivi nove minuti.

    Riconosco subito la musica, le note di Gonna fly now mi inchiodano sul divano.
    Getto il telecomando, salgo sul ring ed all’ultimo fotogramma sono ancora arzillo.

    Rocky V, film cult

    Rocky V, l’ultima battaglia (da genitore)

    Il regista indugia sugli occhi della tigre, lo sguardo cruento, la voce profonda di Ferruccio Amendola imprime la scena nella memoria.

    Il vecchio, indomito Rocky combatte l’ultimo match contro Tommy Gunn, l’allievo traditore.
    Per riconquistare il rapporto col figlio, trascurato per allenare il giovane boxer e rivivere, attraverso le vittorie del suo pupillo, la gloria passata.

    Scena cult1: «Il mio ring è la strada»

    Rocky accetta la sfida.
    Non sul ring – come vorrebbe lo show business per speculare sul Campione mai dimenticato (anche se, il nostro eroe non naviga nell’oro).
    Per strada, dove tutto è iniziato.

    Il Rocky-papà vincerà la battaglia più importante?
    Riconquistare la stima del figlio per essere un genitore attento e presente?

    Scena cult2: «Toccami e ti denuncio»

    Altra scena cult: il colpo del KO al «mostro».

    Non può bastare una semplice minaccia di querela per fermare lo Stallone Italiano.
    Un fendente ben assestato e la sanguisuga vola al tappeto.

    Segue standing ovation del quartiere con benedizione del parroco, la sete di giustizia del pubblico è appagata.
    Il provocatore è servito.

    E’ proprio vero: il genitore è il mestiere più difficile del mondo.
    Anche per Rocky Balboa 🙂


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    La vecchiaia di un amore giovane [Domande perBeni]

    La crisi del secondo giorno

    Gentile Beni, la mia ragazza, dopo due giorni di fidanzamento, è in crisi.
    Ha paura che stiamo invecchiando perché ci siamo impegnati in una storia seria. Secondo me ha ragione. Però ho il sospetto che mi voglia in realtà scaricare?” 
    Tenerone99

    La vecchiaia di un amore giovane

    Antonio P. Beni risponde

    Carissimo Tenerone,
    ho letto e riletto la tua missiva e capisco che due ragazzi come voi stanno rischiando di mandare tutto in malora, solo perché siete giovani.

    Mi domando perché due ragazzi come voi si facciano tanti problemi.
    Anch’io, a dodici anni, sono andato a convivere con la mia prima moglie.
    A tredici lavoravo in miniera e, a quindici anni, avevo due figlie.
    Carestia e Inedia.

    La vostra è la classica sindrome da Vecchiaia di un amore giovane.

    Durante la seconda guerra mondiale, il mio medico personale, il compianto dottor Scapagnini, si impegnò in una ricerca basata sull’acqua minerale della fonte del Foceto.
    Località segreta, in cui solo i grandi uomini del tempo potevano inzuppare i propri corpi.

    Secondo Scapagnini, questa fonte faceva restare giovani.
    Tra la metà degli anni novanta e i primi quindici del duemila, realizzò uno studio su cavie umane per dimostrare l’efficace della sua fonte.
    Come effetti collaterali si ottenne che un suo assistito, coinvolto nello studio, divenne per vent’anni il capo indiscusso del Governo.

    L’amore non ha età, amava dire il profeta Esachiele di Eremo mentre fu arrestato per pedofilia canina.

    Posso consigliarvi qualche esercizio per rassicurare il vostro fidanzamento:

    1. Non occupare lo spazio dell’altro.
      Se un giorno la tua amata dovesse chiederti di partecipare ad una gheng-band , apriti e lasciale un po’ di spazio, di solito ce n’è per tutti.
    2. Accetta i compromessi per amore.
      Amore è il contrario di compromesso, ma se non scendi a compromessi non trovi l’amore. Un paradosso che solo chi è stato beatificato può capire. Impara a dire sì come i cagnolini di plastica dietro le auto
    3. Non essere gelosi, ma occorre esserlo.
      Un mio amico, Otello di Rieti, diceva sempre che la gelosia è una brutta bestia, ma occorre sempre tenerla ad un guinzaglio lungo. Otello è sempre stato un illuminato, soprattutto quando mischiava LSD alla Crema di Pistacchio.

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      Faccio brutto [Domande perBeni]

      L’amore rende belli?

      “Ciao Beni, io e mio marito siamo brutti, ma tanto brutti che neppure ci guardiamo allo specchio, cosa che ci fa ancora più brutti.
      Perché l’amore non ci rende belli?”
      Sgorbiolina69

      L'amore rende belli?

      Antonio P. Beni risponde

      Cara Sgorbiolina, 
      L’amore rende belli dentro e anche fuori, come l’acqua minerale.

      Se a voi non succede possono esserci diverse motivazioni.

      Quando ero uno scienziato pazzo nello studio del dottor Frankenstein, ricordo che facemmo alcuni esperimenti su animali da compagnia.
      La domanda a cui non trovammo risposta
      immediata era perché questi animali, pur essendo brutti, erano accettati dai loro padroni.

      La risposta arrivò dodici anni dopo, da un trattato scientifico che trovammo in un fossato mentre si scavava per realizzare la metropolitana.

      Era scritto in una lingua ormai perduta, ma grazie a Google Translate trovammo la traduzione.
      Riporto solo la frase più significativa:

      “Ogn scarafone è bell a mamma soja”
      ovvero
      “Ogni scarafaggio è bello per la sua mamma”

      Questa saggezza del passato permise a professore Frankenstein di far resuscitare i morti aggiungendo latte di mandole nella soluzione iniettata nei cadaveri.

      A me permise di capire il significato nascosto di “uno più uno, fa sempre due”, ma questa è un’altra storia.

      Dalla tua lettera colgo il problema che non siete neppure alti, elemento che avrebbe portato a dire “altezza è mezza bellezza”.

      Il vostro problema non si può risolvere con proverbi o frasi trovate a caso durante gli scavi di una metropolitana che neppure doveva essere costruita in un anno bisestile.

      Il vostro non è semplicemente un problema, ma un dato di fatto in una strofa di Faccio Brutto di Fedez.

      Se, guardandovi negli occhi, anche se quelli di tuo marito sono divergenti e inclini alla secrezione di muco, se tenendovi per mano, anche se la tua destra ha una grave malformazione infettiva e pure degenerativa, se accarezzando i vostri visi scavati dalla differite e butterati dall’acido che vi hanno gettato contro perché pensavano di migliorarvi, il vostro amore persiste, allora sentirete nell’aria il dolce profumo della bellezza di due cuori che battono allo stesso tempo.

      E non importa se gli altri che vi sono intorno sentiranno solo un tanfo, come se una mucca avesse calpestato un maiale appena uscito da una fogna di Manhattan.

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        In bici per Napoli: consigli per sopravvivere e pericoli da evitare

        Il segreto: la freddezza

        • non perdere mai la calma
        • distaccati dal contesto
        • pedala, osserva, sii freddo

        Perché il pericolo è in agguato.
        Sempre.
        Soprattutto se ti sposti in bici per Napoli, città priva di cultura a due ruote.

        Pedalare a Napoli: cinque consigli e periocoli per il ciclista metropolitano

        Il nemico del ciclista in città? Il panico

        Avvilito dopo le prima pedalate, pensavo fosse impossibile recarmi al lavoro utilizzando la e-bike (a pedalata assistita).
        Superati i primi scoramenti, dopo i primi 1000 KM, viaggio con sicurezza.

        E con soddisfazione.

        Oggi non rinuncio mai alla comodità della bici (solo la pioggia mi costringe alla metropolitana, l’asfalto viscido è il pericolo numero uno).

        L’esperienza forgia ed è l’arma migliore per respingere il «mostro» che, ad ogni metro, attacca l’eroico ciclista metropolitano.
        Come?
        Conservando la calma.
        Sempre.

        Bloccato in un ingorgo, quando evito un motorino sparato a tutta velocità controsenso, mentre un scooter sorpassa a destra incurante di ogni regola.
        Non cedo mai al panico.

        Freddo, distaccato, supero l’ostacolo, continuo, avanzo, giungo alla meta.
        Nessuna reazione, emotività zero.
        Cinico, determinato, convinto: il giusto sono io in bici, l’anormale sei tu sullo scooter in zigzag o bloccato in auto.

        Organizzato è meglio: i consigli utili

        La freddezza è necessaria ma alcuni accorgimenti per attraversare la giungla metropolitana in bici sono necessari:

        • indossare il casco
        • utilizzare una maschera antismog
        • viaggiare osservando la giusta distanza tra le auto (per evitare l’apertura improvvisa dello sportello) ed il centro strada
        • rispettare i semafori (in generale, tutte le regole stradali)
        • percorrere traiettorie lineari e non cambiare direzione in modo repentino
        • utilizzare le braccia come “frecce” per indicare a chi ci segue il cambio di direzione

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        I pericoli per il ciclista metropolitano

        I pericoli più frequenti da affrontare?

        • l’apertura improvvisa dello sportello di un auto parcheggiata o bloccata nel traffico
        • i binari del tram (mai infilarsi ma tagliarli obliqui)
        • i fumi di scarico dai tubi di scappamento di bus, scooter, moto, auto

        Eppure, nonostante i mille pericoli, pedalare per Napoli permette di vivere appieno la città, scoprire angoli dimenticati, rilassarsi dopo una intesa giornata di lavoro.

        Basta convinzione e determinazione.

        Se un giorno la paura prenderà il sopravvento, resterà solo una scelta: parcheggiare la bici in garage.
        Ma, per il sottoscritto, non accadrà.

        Io, ciclista metropolitano


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        Perchè guardare The Young Pope, il giovane Papa blasfemo

        The Young Pope, il Papa fumatore

        E se il prossimo Papa fosse un uomo assetato di potere?
        Le prime puntate della serie tv in onda su Sky Atlantic conquistano la mia attenzione.

        Perché Paolo Sorrentino è geniale.
        Il Vaticano osservato dall’interno, spogliato dei soliti stereotipi ed i difetti dei suoi personaggi vivisezionati.

        I dialoghi vanno assaporati, l’ironia di un superbo Silvio Orlando catturata e conservata con cura, le invettive di un demoniaco Jude Law masticate con dovizia, ingoiate.
        Ma, probabilmente, indigeste.

        The Young Pope, il Papa che stupisce

        Il Papa miscredente

        Fuma, minaccia, urla.
        Comanda un miliardo di cristiani.
        E’ bello, affascinante, sportivo.
        Arrabbiato col mondo, ama il Potere e le sue parole sono frustate: il credente deve temere Dio, la Chiesa non perdona ma incute paura.

        E’ Papa Pio XIII, il primo pontefice americano della Storia.
        Ed anche il più giovane.
        Ma dalle idee anacronistiche.

        The Young Pope catapulterà la Chiesa ai tempi delle crociate oppure verrà fermato in tempo dal Divino? (o, più volgarmente, dai poteri forti romani?)

        Al telecomando la risposta.
        Dopotutto manca poco al gran finale: sono solo dieci puntate.
        Purtroppo.


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        Santa Maria Francesca e la sedia della fertilità

        Santa Maria Francesca al vico Speranzella

        «Siediti. Vuoi un figlio?» chiede l’energica suora.
        Sono nel Santuario di Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, nel centro storico di Napoli, in una traversa dell’affollata via Toledo.

        Fuori la piccola chiesa, incastonata tra le pizzerie e le bancherelle con le foto di Maradona, leggo vico Speranzella.

        Al Santuario di Santa Maria Francesca: la sedia della fertilita per le donne in attesa del figlio che non arriva

        La sedia della fertilità

        La suora sembra uscita dal set di Sister Act: bassa, paffuta, con un pesante crocifisso tra le mani, sorride, diretta e sincera.

        La sedia sulla quale mi accomodo, secondo la credenza popolare, possiede un potere miracoloso: è la sedia della fertilità.

        Molte donne, in attesa del figlio che non arriva, chiedono la grazia a Santa Maria Francesca pregando dove la religiosa riposava «quando soffriva dei dolori della Passione (dovuti alle stigmate) che si presentavano ogni anno in concomitanza con la Quaresima».

        A giudicare dalla parete strapiena di fiocchi rosa ed azzurri, la sedia funziona egregiamente 🙂

        La galleria fotografica

        «Allora una benedizione per te e famiglia?» la suora propone la cordiale alternativa.
        «Grazie, con piacere» replico soddisfatto.

        La sorella parte con il sentito rituale che si concluderà con l’amen finale.

        Continuo la visita al museo dedicato alla Santa, osservo l’altare, scatto qualche foto, leggo la biografia.

        Vado via con lo stupore negli occhi.
        E’ davvero incredibile come, in un piccolo vicoletto, si nasconda un miracolo così grande.


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        facebook, la barzelletta

        Le amicizie su facebook?

        Le amicizie su facebook, una bzrzeletta per riflettere

        La barzelletta (o la riflessione?)

        Ieri trovo un amico che mi dice:

        Siccome non ho Facebook, provo a farmi degli amici al di fuori del vero Facebook, applicando gli stessi principi.
        Allora tutti i giorni io scendo in strada e spiego ai passanti che cosa ho mangiato, come mi sento, cosa ho fatto la sera prima, quello che sto per fare, quello che farò domani, gli do delle foto di mia moglie, dei miei bambini, del cane che ho avuto, di me che sto lavando la macchina e di mia moglie che sta cucendo.
        Ascolto anche le conversazioni della gente e gli dico “mi piace!”

        E sta funzionando!

        Attualmente ho già 5 persone che mi seguono: due poliziotti, uno psichiatra, un psicologo e un infermiere.


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        Perché i legami deboli sono importanti (Checco Zalone docet)

        L’esempio di Checco Zalone

        Il successo lo raggiungi se rifili l’aspirapolvere a chi non conosci.
        Andare oltre tua mamma, il cugino che ti deve un favore, la vecchia zia sorda, l’amico generoso.

        Vendere alla cerchia più distante è il segnale che ti distingue dalla massa: sei sulla strada giusta per sfondare.

        Checco Zelone nel divertente Sole a catinelle va in “vacanza” nel paesino sperduto del Molise per salutare i parenti … e rifilare loro la solita aspirapolvere, l’icona del lavoro precario porta a porta.
        La lista a cui appioppare il pacco comprende zie e cugini: i legami forti, appunto.

        Checco Zalone in Sole a catinelle utilizza i legami forti per piazzare le aspirapolveri

        La forza sociale dei legami deboli

        Legami forti
        Gli amici più cari, i famigliari, colleghi di lavoro molto vicini. Caratterizzati da incontri frequenti e regolari.

        Legami deboli
        Conoscenti e persone che incontriamo occasionalmente, in questa categoria ci sono anche follower, una buona parte dei collegamenti di Facebook e altre reti sociali. Con queste persone, anche se li riconosciamo per quello che fanno, non abbiamo rapporti frequenti e ravvicinati.

        (fonte: skande.com di Riccardo Scandellari)

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        Il post, l’aspirapolvere del web

        Il blogger, il moderatore di una community, l’amministratore di un forum, il giornalista affermato, il navigatore qualunque: il successo del proprio post dipende dalla condivisione dei Lettori.

        Esclusi i clic stretti dei parenti e degli amici fidati, il successo passa attraverso le cerchie più distanti.
        Perché se uno sconosciuto condivide il post, il contenuto – se di qualità – viaggia in nuovi mondi ai quali non accediamo direttamente.

        Pianeti sui quali non potremmo mai entrare se non attraverso il passaparola di un intermediario.
        Il legame debole dunque, permette l’apertura e la scoperta di galassie inaccessibili tramite i soliti conoscenti e rappresentano il vero banco di prova: se li conquisti, allarghi le cerchie ed aumenti il tuo pubblico.

        Legami deboli, i benefici

        • Possibilità di confronto con persone distanti dalla tua visione standard
        • Visibilità in spazi mai percorsi prima
        • Ampliamento dell’audience
        • Nascita di nuove opportunità

        Esplorare nuovi legami pone quesiti e mette in discussione le certezze acquisite (la peculiarità dei legami forti).
        E’ indubbio, però: la crescita del proprio pubblico passa necessariamente attraverso il rafforzamento delle relazioni deboli.

        Prima o poi, la lista dei parenti a cui rifilare l’aspirapolvere termina.
        A quel punto, devi essere pronto: riuscirai a vendere il tuo brand ad un estraneo?


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        Opposition (Lux Vol. 5), di Jennifer L. Armentrout (recensione)

        The End

        Opposition (Lux Vol. 5) è l’ultimo libro della serie ideata dalla vulcanica Jennifer L. Armentrout.

        I sei volumi (la saga parte dalla puntata zero Shadows (Lux Vol. 0) rappresentano un’enciclopedia completa del mondo dei Luxiani – gli affascinanti alieni che vivono tra gli umani – e l’ultima puntata chiude il cerchio.

        La matassa sbrogliata a suon di battaglie, sacrifici, dolore, amore.
        Il destino di Daemon e Katy seguirà la giusta direzione?

        Tra mille dubbi supereranno la fase adolescenziale per divenire adulti.
        Già, adulti.
        Ma che tipo di adulti?
        Metà alieni? O metà umani?
        La nuova coppia interstellare sarà il prototipo della specie del futuro?

        Daemon e Katy, the end: Opposition Lux Vol. 5 Jennifer L. Armentrout

        Il finale: la quiete dopo la tempesta

        Il sudato finale non deluderà: l’intero pianeta subirà cambiamenti irreversibili che stupiranno il Lettore.

        Scopriremo il vero volto dei Luxiani, gli obiettivi della la missione di Dedalo ed il segreto di Beth e Dawson.

        Il messaggio della scrittrice è chiaro: i Luxiani potranno pure essere bellissimi extraterrestri provenienti da un angolo remoto della galassia ma il Bene ed il Male vivono dentro ogni essere dell’Universo.

         

        Addio (o arrivederci) Katy e Daemon?

        Sei libri sono più che sufficienti per conoscere ed amare Katy, Beth ed i fratelli Black.
        Un’abbuffata di alieni che sazia anche il più goloso tra i fans, oserei quasi indigesta vista la lunghezza (chilometrica!) della serie.

        Dopo l’ultimo rigo di Opposition (Lux Vol. 5) cala il sipario sui Luxiani.
        Ma siamo proprio certi dell’addio?
        Dopotutto, la questione non è proprio chiara al cento per cento …

        La fantascientifica  Jennifer L. Armentrout si riserva molteplici opzioni per un clamoroso nuovo episodio.

        Scommettiamo sula puntata sette? 🙂

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        Maticmind Napoli, buon (primo) compleanno!

        15 ottobre 2015 – 15 ottobre 2016

        Il 15 ottobre Maticmind Napoli festeggia il primo anno di vita.
        Siamo sempre noi, gli ex centoventi dipendenti di HP Pozzuoli trasferiti dalla sede campana della multinazionale americana presso la filiale partenopea della società milanese (l’intera, drammatica vicenda è raccontata nell’ebook gratuito Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli).

        Dopo un anno, come procede la vita in Maticmind?
        Quale futuro ci attende?

        Inaugurazione di Maticmind Napoli

        Maticmind Napoli, il primo chilometro

        Il percorso è lungo, pieno di insidie ed il traguardo ad una distanza inimmaginabile.
        Però abbiamo percorso il primo chilometro.
        Con una casacca diversa, uno stile nuovo, superiamo già i primi mille metri.

        Un traguardo insignificante oppure un risultato importante?

        Il primo chilometro, in una maratona di cento chilometri, può non significare nulla oppure essere fondamentale.

        Quale futuro per il neonato?

        Oggi, con una sola candelina sulla torta, non riesco ad immaginare quale tragitto seguiremo nel prossimo futuro.

        Il neonato è ancora troppo piccolo per comprenderne il destino: sarà un giovane pieno di entusiasmo, forte, intelligente ed indipendente?
        Oppure – e nessuno se lo augura – crescerà pigro, privo della forza per staccarsi dal cordone ombelicale di mamma HP e vivrà sotto l’ombra (e la continua minaccia) dell’ingombrante passato?

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        Il sondaggio: credi nel neonato?

        Il primo chilometro è andato.
        Giunti al traguardo – stremati per la distanza percorsa, le insidie affrontate, i tradimenti di chi avrebbe dovuto tutelarti, la fatica della gara affrontata giorno per giorno, ci guarderemo indietro.

        Solo allora stabiliremo se quel 15 ottobre 2016, il fatidico primo chilometro, sarebbe stata una tappa da ricordare oppure una bolla di sapone.

        E tu, come lo vedi il futuro di Maticmind Napoli?
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        Smog, gli effetti (raccapriccianti) in una foto

        Smog, il «mostro» invisibile: la foto

        Il filtro della maschera antismog compie il suo sporco dovere: ha assorbito fumi e scarichi diretti nei polmoni del sottoscritto.

        In meno di un anno, le macchie nere sono ben evidenti.

        Lo smog è un «mostro» invisibile che attacca i cittadini senza pietà e la foto è una diretta testimonianza.

        Lo scatto è privo di modifiche: si noti il colore scuro – indice di sporcizia – in prossimità dei bordi e l’avanzare della macchia ombrosa dal basso verso l’alto.
        La minaccia è ancora più evidente se confronto lo stato attuale del filtro con il bianco candido dell’originale.

        Gli effetti dello smog

        Smog, quali contromisure?

        Noi ciclisti metropolitani, fermi al semaforo, bloccati in un ingorgo, colpiti dai subdoli fumi inquinanti provenienti dai tubi di scappamento del traffico impazzito.

        Sciami di motorini, auto bollenti, camion puzzolenti ammorbano l’aria ed infestano i polmoni di chi, ogni giorno, è costretto a subire le aggressioni della nube nera che si addensa sulla città.

        A Napoli, la politica quali contromisure mette in campo?
        Il bike sharing è fermo – bloccato dalla burocrazia folle, gli incentivi a pedalare assenti, il trasporto pubblico affossato dai soliti problemi (si chieda ai pendolari esausti).

        Unica arma: le targhe alterne o il blocco virtuale della circolazione.
        Non basta.

        Io, ciclista metropolitano

        Chi è lo strano?

        Per recarmi al lavoro, imperterrito, affronto il «mostro» invisibile e continuo a pedalare.

        Con un pizzico di tenacia ed organizzazione (impossibile rinunciare alla maschera antismog ed al casco), metro dopo metro, ho raggiunto e superato i primi 1000 chilometri metropolitani.

        La mancanza totale della cultura delle due ruote a Napoli è tangibile: assenza di piste riservate, il ciclista metropolitano è un ostacolo da abbattere, un fastidioso insetto da schiacciare nel traffico caotico, un extraterrestre in un mondo di anormale assuefazione allo smog.

        M,a nonostante il look inquietante, l’alieno non è chi pedala.

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        Come affronti il percorso casa-ufficio?

        Il nemico si nasconde nel cervello del pigro, schiavo dell’auto, utilizzata sia per comprare le sigarette nel quartiere che per lo spostamento quotidiano casa-lavoro.

        Prima di recarti in ufficio in auto, mentre a prima mattina resti bloccato nel solito maxi-ingorgo, poniti un elementare quesito: ho un mezzo alternativo?
        A te, amico Lettore, la sincera risposta.

        E’ giunto il momento di andare.
        Salgo in bici e pedalo.
        Stavolta effettuo una deviazione e mi regalo una passeggiata sul lungomare.

        Tu, invece, continua a strombazzare col clacson, con lo sguardo del serial killer imprigionato nel traffico da te stesso generato 🙂

        Io ciclista metropolitano, nonostante tutto


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