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Author: Mario Monfrecola (Page 28 of 57)

Scandone, la piscina di Napoli tra degrado e voglia di nuotare [FOTO]

Piscina Scandone, ingorgo alle docce

Una piccola distrazione e la «partenza intelligente» sfuma: per evitare la fila chilometrica, devo uscire dalla vasca due minuti prima della fine del corso.

Centoventi secondi di rinuncia per eludere l’attesa infinita.
Stavolta, preso dall’entusiasmo, salto fuori dall’acqua alle 18.46.

Risultano fatali gli istanti spesi per conservare la cuffia, gli occhialini ed indossare l’accappatoio.
Parto a razzo conscio dell’ingorgo che mi aspetta.

Troppo tardi, sforato il tempo limite previsto per le 18,44.
La coda alla doccia ricorda il traffico di ferragosto sulla Salerno-Reggio Calabria.

La manutenzione zero? Tempra il fisico

«La cinque, sei, sette e dieci non funzionano» il passaparola aggiorna la fila in tempo reale meglio di isoradio.
Chiuso nell’accappatoio, attendo infreddolito il mio turno.

Le undici docce presenti nello spogliatoio della piscina Scandone di Napoli non funzionano mai tutte contemporaneamente.

Periodicamente si inceppano e visto l’alto numero di utenti, arrivare al meritato shampoo post-nuotata risulta più complicato del ritiro della pensione alla Posta il primo giorno del mese.

Le docce della piscina Scandone, una roulette

Le docce della piscina Scandone, una roulette

Per l’ennesima volta, la batteria di docce lavora a scartamento ridotto.
La questione si ripete periodicamente: mancanza di una regolare manutenzione.

Si interviene per risolvere l’emergenza del momento senza un calendario di ordinaria cura del bene comune.

Questa settimana, dalla cinque e sei non esce una goccia, la sette solo acqua gelata, la dieci una gittata bollente.

«Meglio delle terme di Ischia, c’è la temperatura per chi ha problemi alla circolazione e chi desidera la sauna» medito.
Alcuni giovani nuotatori condividono la doccia funzionante: mentre uno si insapona, l’altro si lava.

L’Istituzione evidentemente segue un piano segreto per educare gli sportivi napoletani: oltre a temprare il fisico, l’assenza di manutenzione incentiva lo spirito di solidarietà.

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«GUASTO» da quattro mesi

Il cartello «GUASTO» campeggia sulla porta del bagno da quattro mesi.
«Vediamo quanto occorre per riparare sto wc» registro il post-it mentale la scorsa primavera.

Il desolante manifesto (scritto a mano) è il mio riferimento per valutare l’efficienza-zero della manutenzione negli spogliatoi della piscina Scandone.

Ad oggi – e siamo a novembre! – l’avviso «GUASTO» è ancora ben visibile ed è intenzionato a restarci per quest’altra stagione.

«GUASTO» da quattro mesi

«GUASTO» da quattro mesi

La teoria delle finestre rotte

l’esistenza di una finestra rotta potrebbe generare fenomeni di emulazione, portando qualcun altro a rompere un lampione o un idrante, dando così inizio a una spirale di degrado urbano e sociale

La piscina Scandone è la dimostrazione della validità della teoria delle finestre rotte: invece di riparare il bagno fuori servizio, è comparso un nuovo cartello «GUASTO» – fotocopia del primo – sulla porta di un secondo wc.

L’assuefazione alla anormalità

Luci fulminate spente da anni, mura mai ritinteggiate, dal tetto penzolano strane strisce di plastica (forse un tempo materiale isolante?) che potrebbero cadere improvvisamente, … il degrado avanza impietoso di giorno in giorno.

Lo strano tetto presente negli spogliatoi della piscina Scandone

Lo strano tetto presente negli spogliatoi della piscina Scandone

«Queste spogliatoi non sono normali» denuncio le condizioni agli addetti.
«Ci dispiace, dovete parlare col direttore … comunque non ci sono i soldi …» ribatte mortificato un impiegato dell’Amministrazione.

E’ questo il solito botta-e-risposta, l’eterno muro di gomma, lo scaricabarile perpetuo al quale non mi abituerò mai.

Osservo gli innumerevoli bimbi costretti ad utilizzare un impianto indegno.
Non devono considerare normale ciò che normale non è: i piccoli nuotatori di Napoli godono degli stessi diritti dei coetanei italiani!

Nonostante tutto, viva la piscina Scandone!

La professionalità delle istruttrici ed istruttori, la disponibilità delle società che gestiscono le corsie, la volontà dei singoli per rimediare alle lacune delle istituzioni, il vantaggio economico e l’orgoglio di utilizzare una struttura pubblica rendono la Scandone il riferimento per innumerevoli famiglie e sportivi napoletani.

I controlli periodici confermano l’ottima qualità dell’acqua: nuoto da anni e non ho mai beccato un famigerato «fungo da piscina».

E allora, perché trascurare un impianto storico così bello ed importante?

Dopotutto, dopo aver nuotato con rinnovato entusiasmo, chiediamo solo di poterci rilassare sotto una doccia calda ed utilizzare degli spogliatoi «normali».

Piscina Scandone di Napoli, tra voglia di nuoto e manutenzione-zero

Piscina Scandone di Napoli, tra voglia di nuoto e manutenzione-zero


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Maticmind, il primo complimese

Trenta giorni dopo HP Pozzuoli

Oggi 16 novembre festeggio il primo complimese in Maticmind.
Sembra trascorso un secolo dalla chiusura della sede Hp Pozzuoli ed il trasferimento di noi dipendenti nella nuova società eppure l’avventura è iniziata da appena trenta giorni (per la cronaca, vi rimando all’ebook gratuito Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli).

Descrivo il momento con una frase estratta dal bel libro di Carmine Abate, Gli anni veloci:

«Gli scioperi e le proteste cessarono.
Tornò il silenzio di speranza o scetticismo»

Sentimenti contrastanti

Diciotto anni non si cancellano con un clic, il licenziamento va metabolizzato ed il trascorrere dei giorni rimargina la ferita.

Sono conscio: non ho tempo per rimuginare, la dura legge dell’evoluzione è spietata, chi non si adatta si estingue.

Dunque, il mio stato d’animo oscilla tra sentimenti contrastanti: i giorni pari sono ottimista, magari la snella Maticmind offrirà inattese opportunità professionali impossibili nell’elefantiaca HP.
I giorni dispari, invece, il futuro appare nebuloso e l’incertezza cresce.

Maticmind, il primo complimese: anche Obama invita a pensare positivo!

Maticmind, il primo complimese: anche Obama invita a pensare positivo!

In attesa della rivoluzione Maticmind

La prima minicandelina – nel bene o nel male – non ha portato cambiamenti significativi per noi ex informatici HP: lavoriamo negli stessi uffici e la maggior parte dei dipendenti procede con le medesime attività pre-licenziamento.

Restano i dubbi sul futuro: possibile che ruotiamo solo intorno ad HP?
Dopo due anni, quando l’accordo di servizio tra le società terminerà, cosa accadrà? Quando lavoreremo su commesse specifiche Maticmind?

«Ci stiamo organizzando», «dateci tempo» sono le risposte dei manager milanesi.

Va bene, la prima minicandelina è spenta.
Attendo con fiducia il secondo complimese.


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Gioco di squadra

Un bambino cerca di sollevare un masso davanti alla madre.
Ci prova e ci riprova, accanitamente, con tutte le sue forze, ma non ci riesce.
Allora dice alla madre: “Non ce la faccio, mamma”.
E la mamma gli risponde: “usa tutte le forze che hai a disposizione e vedrai che ci riuscirai”.
Il bambino le dice che l’ha già fatto, ce le ha già messe tutte, le sue forze, e la madre gli risponde:
“no, tesoro, non le hai ancora usate tutte. Non mi hai ancora chiesto di aiutarti”

(da Caos calmo, di Sandro Veronesi).

Mamma-figlio, il perfetto gioco di squadra


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Montella, la sagra della castagna: la classifica delle bontà

Montella, la castagna doc

Se (come il sottoscritto) ami le caldarroste, registra nel calendario l’evento: la sagra della castagna di Montella merita la visita.

Una passeggiata nel verde dell’Irpinia, nel centro del piccolo paese in provincia di Avellino, tra più di cento stand dedicati all’oro marrone cucinato in mille gustose ricette.

La sagra, cosa assaggiare

Una giornata d’autunno con un clima primaverile, ecco il mio sabato a Montella.

Mi sento un bimbo in un negozio di giocattoli, vorrei assaggiare tutto, ogni stand un profumo, ogni singola castagna una sirena tentatrice.
Castagne, mon amour arrivo!

Dunque – con un chilo in più – il giorno dopo stilo la classifica degli imperdibili:

  • le caldarroste (1€ a coppetto) cucinate sul fuoco ardente con un rullo che viene fatto girare lentamente
  • il dolce secco ripieno di sola crema di castagna (a forma di rombo e senza cioccolato o altro). Ignoro il nome ma è squisito (1,5€ a pezzo)
  • panino con salsiccia al tartufo (alla brace, ovvio – 4€)
  • pizza fritta con i funghi (davvero speciale – 3,5€)

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I colori dell’autunno

Se poi l’estate di San Martino compie il suo dovere, all’appagato visitatore non resta che godersi la splendida giornata ed immortalare i colori dell’autunno.

I colori dell'autunno, Montella (AV)

I colori dell’autunno, Montella (AV)


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Pete Sampras, il mio (famoso) sosia

I gemelli del tennis

D’accordo, ho solo un pizzico di Brad Pitt e da lontano ricordo Richard Gere.
Invece, io e Pete Sampras, siamo due gocce d’acqua.

Ad essere precisi, quella vecchia racchetta ha messo piede sul pianeta Terra sette mesi dopo il mio atterraggio.
Lui è nato in un caldo agosto del ’71, io nel freddo autunno del ’70 (ottima annata, non vi è dubbio).

Immagino gli amici dell’ex numero uno del tennis mondiale navigare su internet, scoprire l’originale e restare a bocca aperta di fronte all’evidenza: il mito Pete Sampras ha un sosia, il sottoscritto.

Io e Pete Sampras, due gocce d'acqua

Io e Pete Sampras, due gocce d’acqua

Io e Sampras: la scheda

Pete è alto 185 cm, io 178.
Lo scrivente più longilineo (l’americano pesa 80 kg, qualche etto in più rispetto al peso forma dell’italiano), entrambi destri e scuri di carnagione, amanti del buon cibo ed attenti alla forma fisica.

Il napoletano (sempre io) si preferisce per l’eleganza nei movimenti, il sette volte vincitore di Wimbledon per la potenza della muscoli.

Il sottoscritto – secondo fonti non ufficiali – nuota meglio (sia al mare che in piscina, laghi e fiumi non contemplati) e, dall’ultimo sondaggio SIAE, risulta più intonato.

L’incontro: l’appello allo sponsor

Nonostante l’evidente affinità, Pete non si è fatto vivo.
Per una questione di età – è lui il giovanotto – attendo un suo cenno ma l’ex atleta (oggi con una pancetta rilassata) resta prigioniere della timidezza.

E’ vero: tutti e due non alimentiamo gossip, evitiamo scandali e paparazzi, detestiamo le serate mondane, preferiamo vivere lontano dai riflettori.

Ma oggi il destino ci mette lo zampino, anzi la racchetta: entrambi utilizziamo la medesima Wilson (che firma anche le nostre scarpe, calzini, i pantaloncini e maglietta ma, secondo i fashion blogger, il più anziano – sempre io – è comunque più chic).

Dunque, l’idea: la Wilson sponsorizza l’incontro tra il sottoscritto e Pete Sampras.

Il mio impegno per i fans

La multinazionale dell’abbigliamento sportivo investe e stanzia i (volgari) soldi, lo scrivente raggiunge il sosia junior a New York, pernotta nella suite dell’Hilton Hotel, per esibizione gioca qualche set col campione americano sul cemento di Flushing Meadows, posa per le riviste a Times Square, vive la Grande Mela con la guida di Sampras, redige un diario degli eventi per la gioia di voi appassionati fans.

Io ci sto, e tu Pete?

PS: ovviamente, per l’intero mese newyorkese (scusatemi, non posso restare oltre), vestirò Wilson 🙂


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Io, fashion blogger (al 22,22%)

La forza del 22,22%

Buzzoole – il sito che misura l’influenza di chi produce contenuti web – assegna al sottoscritto un inatteso 22,22% nel campo della moda.

Se i numeri non mentono, deduco: se cento adulti (più un mezzo bimbo) leggono questo post, ventidue potrebbero prendere sul serio un mio consiglio fashion!
Prendere sul serio si traduce in acquisti, shopping, soldi, carta di credito, l’economia gira come una giostra, il PIL sale, il made in Italy vola!

WOW!!!

Non resta che travestirmi da blogger fashion e digitare un post sulla moda, il 22,22% farà il resto.

Io, influence fashion al 22,22%

Io, influence fashion al 22,22%

L’eleganza (innata)

Dopo le tediose sfilate tra New York e Bollywood, i giornalisti di mezzo mondo chiedono ripetitivi: «Mario, definisci l’eleganza?».

«L’eleganza è una caratteristica innata dell’individuo, come la tenacia, il sorriso o il colore degli occhi. La moda non c’entra nulla. La ragazza più elegante che abbia mai conosciuto non ha mai messo piede su una passarella nè tantomeno indossato un abito di uno stilista. Eppure era (anzi è) la più elegante semplicemente perché è nata elegante».

Dopo un momento di stupore, in sala stampa scoppia la rissa mediatica: «chi è questa ragazza? Il nome! Una foto!», assalito dai cameraman e paparazzi, difeso dai bodyguard, non mi resta che scappare sotto l’assedio dei riflettori, spinte e strattoni da parte dei colleghi della stampa e falsi fashion blogger (un comportamento tutt’altro che elegante!)

Il talento del fashion blogger

La moda, cos’è?

Per chi non lo ricordasse, è bene rinfrescare il concetto: la moda è il valore che compare più frequentemente
(ragazze/i, il vostro fashion blogger al 22,22%, da giovane studente universitario di Matematica, superò l’esame di Statistica con un ammirevole trenta …).

Secondo la definizione, se immaginiamo un’aula affollata da cento individui, la maglietta «più alla moda» sarà quella indossata dalla maggioranza delle persone (vestite tutte uguali dunque?).

Preferiamo essere trattati come soldatini in uniforme?
Oppure come piccoli scolari col grembiule?
Per essere «alla moda» dobbiamo comportarci come automi privi di individualità?
Masse uniformi di consumatori passivi?

Dal mio 22,22% affermo: ragazze/i, non fatevi fregare, la moda non esiste (stavolta sono aggredito dai colleghi fashion blogger)

Come acquistare: consigli pratici

Regola base: seguire i gusti personali (pensate che Armani, Rocco Barocco e Gucci vi conoscano meglio di voi stessi?)
Sottoregola: assecondare le esigenze della tasca.
Consiglio: passeggiare, curiosare, provare, riprovare, scartare, acquistare (non fate impazzire le commesse però).

Il look del fashion blogger al 22,22%

Dopo questo post, mi aspetto un forte balzo in avanti della mia influenza: sogno quel 22,22% schizzare ben presto a percentuali degni di un dittatore coreano.

Nel mentre ricordo a tutti (fashion blogger compresi) il dogma del mio infallibile look: semplice è bello 🙂

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Halloween, il selfie (d’autore)

Nel sito di «mostri» per eccellenza, nel weekend di Halloween non può mancare un post a tema.

Regalo agli amati Lettori, un «selfie d’autore» …

Halloween, selfie d'autore

Halloween, selfie d’autore


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L’ombrello napoletano

Un ombrello, due euro

«Solo due euro, dotto’».
Il venditore propone la sua merce con maestria, conscio dell’urgenza del momento.
La pioggia improvvisa ci coglie impreparati, «non esistono più le mezze stagioni» è il mantra che si diffonde subito nel mercato di Antignano, al Vomero.

Il prodotto è ricercato, l’uomo deve solo allungare il braccio ed incassare.
Gli ombrelli on the road vanno via come il pane.

L'ombrello napoletano

Un mondo «usa e getta»

«Due euro, avete battuto pure la concorrenza degli extracomunitari» commento.
«Dotto’ roba cinese» ammette l’esperto (a sua insaputa) sales management.
«Ma è buono?» do corda al venditore marketing napoletano.
«Dotto’ si deve aprire con delicatezza» conferma il sales consultant (sempre a sua insaputa).

L’astuto commerciante sfila il piccolo ombrello dalla custodia nera, lo apre e mostra con fierezza la robustezza dello scudo: le aste sono ben rigide ed il tessuto impermeabile resistente.
Richiude la spada nel fodero e mi porge il parapioggia.

«Spero di farci tutto l’inverno» azzardo.
«Se l’usate con delicatezza …» insiste.
«Ma se piove, lo posso usare?» porgo il quesito mentre la pioggia d’ottobre bagna l’intraprendenza napoletana.

Hnin Su, vi presento mia figlia (adottiva)

Hnin Su, mia figlia adottiva

Mia figlia Hnin Su ha cinque anni, vive nel villaggio di Sarlingyi in Myanmar (la Birmania).

Non frequenta la scuola.
Ha un fratello e tre sorelle.

La sua famiglia abita in una piccola casa costruita con foglie di palma e bamboo.
Nei pressi del villaggio c’è una sorgente d’acqua pulita e, da quanto leggo dalla lettera di ActionAid, è un lusso.

«Se qualcuno della mia famiglia si ammala, deve percorrere lunghe distanze per ricevere delle cure mediche» così termina il racconto di Hnin Su.

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Hnin Su, la conoscenza

Che emozione ricevere la prima lettera e conoscere Hnin Su!

Piccola, forse troppo minuta per gli standard occidentali, capelli neri, viso rotondo, posa con una serietà che non si addice ad una bimba di cinque anni, indossa un abitino verde ed un paio di ciabattine a tono, lo sguardo incuriosito e le braccia lungo i fianchi sembra attendere l’ok dal fotografo per scappare via.

Hnin Su potrebbe vivere come una qualsiasi altra bimba di cinque anni, la sua sola sventura è essere nata nella parte povera del Pianeta.

Hnin Su vive in Myanmar ed è la mia figlia adottata grazie ad ActionAid

Hnin Su vive in Myanmar ed è la mia figlia adottata grazie ad ActionAid

Effettuo uno zoom per percepire il suo mondo.
Dietro lo sguardo innocente – uguale allo sguardo di ogni altro fanciullo della sua età – osservo il paesaggio rurale: dei tronchi abbandonati, una capanna malridotta, un’abitazione più robusta.

Io mi fido: con ActionAid cambiare è possibile

«Devo, voglio fare qualcosa!»
La scintilla è improvvisa.

Un pomeriggio qualsiasi passeggio per Napoli: la visione di un giovane mendicante, le mille vetrine illuminate nella via dello shopping, un uomo scava nella spazzatura alla ricerca di avanzi da masticare, la folla indifferente, un gruppo di extracomunitari ballerini, gli artisti di strada … non mi interessa capire la dinamica della psiche umana ma apprezzo la (mia) capacità di scandalizzarsi indice di non assuefazione alle brutture della vita.

Torno a casa, accendo il computer ed adotto un bimbo a distanza.

ActionAid, io mi fido

Non una reazione istintiva legata all’emozione del momento bensì una volontà matura che attendeva solo di concretizzarsi.

Devolvo ogni mese ad ActionAid una piccola cifra insignificante per il bilancio di una famiglia media.

Ricevo ogni tre/quattro mesi una lettera dal villaggio di Hnin Su.

Mi aggiornano sui progetti realizzati e le altre opere in cantiere, sui progressi della bimba: ora ha imparato l’alfabeto birmano composto da simboli per me incomprensibili.
Hnin Su disegna l’intero alfabeto, caratteri colorati, piccoli cerchi che mi riempiono di gioia: immaginare la piccola Hnin Su a scuola invece che in un campo a lavorare, mi rende felice.

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1€ al mese per salvare un bimbo

Rifletto: se trovo 25 persone disposte a spendere 1€ al mese realizziamo un’adozione a distanza «di gruppo» e salviamo un altro bimbo.

ActionAid, con 25euro al mese salviamo un bimbo

Una quota irrisoria per ognuno di noi che, però, cambierebbe la vita di una persona, della sua famiglia, di una intera comunità.

Insieme valuteremo il modo più trasparente per raccogliere le quote e salvare un altro bimbo.

Se sei interessato, contattami
(i canali social o l’e-mail sono presenti sulla colonna destra del sito)

“Sono Yi Yi Win e ho 14 anni.
Vivo nel villaggio di Sin Phyu Chi, nella comunità di Sarlingyi.
Mio padre fa il contadino e mia mamma sta a casa per prendersi cura di noi figli. Quando riesce aiuta papà nei campi.
Io sono la seconda di cinque fratelli e sorelle. Sono stata fortunata perché ho finito la scuola primaria anche se era lontana da casa e la strada era spesso impraticabile per via delle piogge.
Purtroppo però poi ho dovuto lasciare gli studi perché per la mia famiglia costava troppo mandarmi a scuola. Così adesso mi occupo del bestiame e aiuto la mamma in tutte le faccende domestiche, incluso andare a prendere l’acqua al pozzo.
Sono impegnata fin dalle 6 del mattino in attività che non offrono niente al mio futuro”

Questa era la storia di Yi Yi che grazie a te adesso ha un finale diverso.

“Grazie al sostegno di ActionAid ai miei genitori finalmente sono potuta tornare a scuola.
Mi sembra un sogno!
Voglio impegnarmi e dare il massimo nello studio”

Grazie ad ActionAid, Yi Yi Win è tornata a scuola

Grazie ad ActionAid, Yi Yi Win è tornata a scuola


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«Cucina QB, l’Anti-manuale di cucina» (recensione di un ebook gratuito)

In cucina vince il «quanto basta»

Scritto con ironia e leggerezza,Cucina QB. L’anti-manuale di cucina è un invito alla sperimentazione culinaria.
Rispettare analiticamente le quantità stabilite nelle ricette?
La cucina è il nostro mondo e – almeno a casa nostra – decidiamo noi le regole!

Difatti, lo stesso piatto preparato da due persone diverse avrà un sapore ed un significato differente perché cucinare è un’arte e come tale è libera espressione dell’individuo.

Pagina dopo pagina, con stile brioso, l’autore smantella i rigidi teoremi gastronomici fondati sulla precisione e dogmi inossidabili («il vino bianco va servito freddo») e rafforza il concetto elastico e personale del «QB», il quanto basta.

Le ricette prevedono una dose numerica?
La cucina è esperienza, test, ricerca: la giusta quantità sarà discrezione del cuoco … quanto basta appunto!

Un ebook gratuito con cento ricette

Dopo i primi capitoli sui concetti generali della «teoria del QB», l’autore – celato dietro la sigla CM (una fantomatica e divertente «Commissione Magagne») – sprona il lettore ad indossare il grembiule e gettarsi tra i fornelli.

La cucina è sperimentazione!

Cucinare per se stessi e per gli altri, col gusto dell’esploratore indomito, mettersi alla prova, sbagliare, provare e riprovare perchè ogni piccolo fallimento sarà un’esperienza utile per il piatto successivo.

Il menù parte con fantasiosi antipasti, poi i primi piatti (noti e non), consigli sui piatti unici, contorni e seconde pietanze fino al caffè col dessert.

Ricette di facile applicazione, forse elementari per gli esperti del settore ma certamente fonte di spunti interessanti  da tener presente nelle cene con ospiti (graditi e non).

Lettura apprezzata e consigliata (evidenzio il download gratuito)

Scarica gratis Cucina QB. L’anti-manuale di cucina da Amazon

 

Zoo di Napoli, la prigione degli innocenti

L’ergastolo

«Perché sono in prigione?».
La domanda trafigge la mia coscienza.
«Sono innocente eppure sono condannata all’ergastolo da un tribunale di uomini spietati».

Concordo con la detenuta.

Siamo nel ventunesimo secolo ma le sbarre dividono i nostri destini: io, uomo dell’occidente, libero; lei, di origine indiana, costretta in un’invivibile e minuscola gabbia che oltraggia il senso civico.

Zoo, il carcere di Kashmir, Valentina e Kira

I movimenti si ripetono sempre uguali a formare un otto immaginario disegnato sul pavimento della cella.
In un giorno, quanti chilometri percorre la tigre ingabbiata in uno spazio così ristretto?

Forse quel moto perpetuo indica la ribellione del felino: il corpo incatenato mentre la mente corre veloce nella immensità della foresta indiana.

Libera.
Impetuosa.
Cacciatrice.
Incontrollata.
Primitiva.

Così dovrebbero vivere Kashmir, Valentina e Kira le tre tigre asiatiche presenti nello zoo di Napoli ma la realtà è vergognosa.

Zoo di Napoli, la tigre condannata all'ergastolo

Zoo di Napoli, la tigre condannata all’ergastolo

A quanto la libertà?

Ero bimbo e mestamente ascoltavo la solita litania: «ben presto le tigri saranno spostate in uno spazio adatto a loro».
Sono trascorsi quarant’anni e da adulto la visione dei felini condannati all’ergastolo per uno sfizio di noi umani, continua a trasmettermi una tristezza infinita.

Il ragionamento può essere applicato a qualsiasi altro ospite del carcere.

Qualche cella più in là, nel ramo del penitenziario dedicato ai volatili, un elegante fagiano argentato è detenuto in una voliera – termine diverso per indicare una gabbia per uccelli.
Al fagiano è impedito un semplice balzo o volare per piccoli tratti, il suo mondo è ristretto ed avrà dimenticato pure il colore del cielo, il suo (ex) regno.

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Cos’è uno zoo?

Rifletto: cos’è uno zoo?
Un luogo a pagamento dove, animali strappati al loro habitat naturale, sono imprigionati per l’intera esistenza in gabbie-televisioni.

Uno zoo, inoltre, educa i bambini a spettacoli anormali: una tigre imprigionata è una visione che dovrebbe sconvolgere i sensi invece viene accettata come normale.

Lo zoo abitua il pubblico pagante, trasforma lo scandalo della privazione della libertà in assuefazione.

Un non-luogo che dovrebbe essere cancellato ma che, nonostante gli annunci pubblici, persevera nel suo ignobile peccato originale.

Il mea culpa

«Scusami tigre» è il solo pensiero che riesco ad elaborare.
Guardo per l’ultima volta il felino completare il suo infinito otto immaginario e fuggo via.
Mi sento un «mostro».

Ottobre 2010

Ripropongo un video dell’ottobre 2010: stesse tragiche scene di oggi.
A quanto lo smantellamento di questo scempio?


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«Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli», scarica gratis l’ebook!

Perché il mio primo libro

Leggo “Mario Monfrecola” su Amazon come autore di un ebook e strabuzzo gli occhi!
Il mio nome sugli scaffali della libreria più grande al mondo, che emozione!

Immagino un cowboy del Texax cercare “HP” – la società nella quale lavora il nipote – e becca la testimonianza, una raccolta di articoli pubblicati sotto la spinta delle emozioni di quei difficili giorni, la cronaca informale di un dipendente sulla soglia del burrone e desideroso di non cancellare quasi vent’anni di professionalità per un cinico click da Palo Alto.

Rassicuro tutti: Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli è il mio ultimo (e primo) manoscritto (definirlo libro appare esagerato anche all’autore).

HP Pozzuoli, documento il settimo giorno di sciopero

HP Pozzuoli, documento il settimo giorno di sciopero

L’ebook, la prefazione

«Mario, ci chiudono» la notizia giunge mentre sono in attesa del treno che da Gardaland mi riporta a Milano.
Sono in vacanza, stazione Peschiera del Garda ore 17,30: la telefonata del collega blocca l’entusiasmo per la giornata di festa (ironia della sorte, a decretare la fine è la medesima persona che diciotto anni prima portò il mio curriculum nell’allora EDS – nella quale fui assunto – poi confluita in HP).

E’ Il 7 luglio 2015: l’HP annuncia la chiusura della sede di Pozzuoli, gli uffici napoletani nei quali lavoro (insieme ad altri 160 esperti informatici).
Una e-mail e la vita è stravolta, la comunicazione di una multinazionale non prevede ringraziamenti e scelte ma concetti sinistri celati da termini aziendali.

HP Pozzuoli al dodicesimo giorno di sciopero consecutivo

HP Pozzuoli al dodicesimo giorno di sciopero consecutivo

«Ristrutturazione», «riorganizzazione» e «trasferimenti» per giustificare la chiusura della sede di Pozzuoli, nel territorio più depresso d’Italia dove la disoccupazione raggiunge percentuali bulgare.

A me, informatico flegreo coinvolto in prima persona, nasce l’esigenza di raccontare questo momento storico. Desidero evitare che un pezzo di vita – ero un neoassunto ventottenne, oggi un uomo di quarantacinque anni – cada nel dimenticatoio.

Decido così di raccogliere in questo ebook tutti i post pubblicati sul mio sito faCCebook.eu, articoli dettati dalle emozioni del momento privi di una qualsiasi pretesa informativa.
La cronaca di un lavoratore che vede demolire in sessanta frenetici giorni, le certezze costruite in quasi vent’anni di passione, professionalità ed etica.

Documentare questi drammatici giorni, mi appare – forse in modo del tutto irrazionale – giusto.

Ebook, download gratuito

Titolo: Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli: 7 luglio 2015 – 14 ottobre 2015
Autore: Mario Monfrecola
Estensione del file: pdf
Dimensione del file: 3 MB
Download: gratuito

Descrizione
La testimonianza di un dipendente della sede HP di Pozzuoli negli ultimi, difficili mesi antecedenti la chiusura del sito informatico.

I soldi di Amazon in beneficenza

L’ebook è ugualmente in vendita su Amazon a 2,99€.
Il mio desiderio, invece, è distribuirlo gratuitamente ma il colosso americano impone un prezzo minimo ad ogni prodotto pubblicizzato.

Dunque, in attesa di attivare una promozione per il download free, mi impegno a devolvere in beneficenza gli eventuali ricavi.

Se dovessi vendere anche solo una copia, con la massima trasparenza, girerò i profitti a chi necessita.

Promesso.

Acquista subito l’ebook su Amazon!

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