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Sbatti il mostro in homepage!

Author: Mario Monfrecola (Page 42 of 57)

Silenzio, parla (solo) Renzi

In fila alla posta ascolto i commenti degli utenti, gente normale con una vita normale.
L’attesa ispira gli sfoghi, la solidarietà tra chi si sente perseguitato dalle tasse e dalle bollette rende l’ufficio una camerata, tutti insieme si combatte la battaglia contro i privilegiati ed il bersaglio ideale resta sempre la famigerata Casta.

Il campione è esaustivo: c’è il pensionato deluso («con novecento euro al mese, perché non prendo gli 80€?»), la casalinga disperata («i prezzi continuano ad aumentare»), il disoccupato generalista («e che devo dire io, non tengo nemmeno o posto»), il casso integrato («ho perso il lavoro da quattro mesi ma le bollette continuano ad arrivare. E come campo?»), l’imprenditore frustrato («lo Stato si piglia tutto quello che guadagno») e poi l’altra marea di persone che, in silenzio, si astiene dal dibattito.

Dietro lo sportello, gli impiegati postali assomigliano a polli in batteria: protetti da un vetro antisfondamento, digitano cifre, ricevono bollettini, controllano i conti e si beccano pure gli insulti della platea spazientita («datevi una mossa!» è l’epiteto più dolce).

Eppure, l’unanimità popolare si spacca quando il discorso si sposta su Matteo Renzi.

 Il selfie di Renzi poi cancellato

C’è chi lo difende («diamogli tempo, è l’unico che veramente ha fatto qualcosa») e chi non crede più negli hashtag del Premier («è come tutti gli altri, promette e non fa nulla per la povera gente»).

Di certo la massa non boccia ma nemmeno promuove l’operato del Governo e forse il merito (o la colpa?) dell’ex sindaco di Firenze è proprio il limbo che ha generato, uno spazio atemporale ed indefinito nel quale l’Italia è precipitata, una palude dalla quale non è possibile uscire perché «non c’è alternativa».

 
In coda, in attesa, a noi cittadini  non resta che galleggiare arrampicati alle parole di Renzi: il dato che registro – da osservatore imparziale – è l’aumento del consenso se lui proferisce e promette ma quando tace e la parola passa ai suoi ministri, i sondaggi sono spietati ed il gradimento cala paurosamente.

Finalmente giunge il mio turno, pochi minuti ed il solerte impiegato-pollo mi licenzia.
Vado via mentre l’infinito dibattito continua.

La palude della politica italiana

Napoli, il «mostro» non è Rafa Benitez

Un paio di sconfitte ed il nostro intelligente allenatore già traballa, il Rafa Benitez mago di coppa, il profeta del calcio moderno stimato in tutta Europa ora siede su una panchina instabile.
Perché i tifosi giudicano dai risultati e bastano novanta minuti per trasformare l’idolo in bidone. Alla squadra del cuore non è concesso perdere – in molti casi, nemmeno pareggiare – se non vinci sei secondo e la domenica sera la classifica di serieA si erge a giudice supremo per emettere la sentenza inappellabile: se non sei primo, hai fallito.

E’ la cultura dello sport inquinato dai soldi e spacchettato della televisione,  lo sport dove il fair-play è una regola scritta nel manuale ma invisibile sui campi, lo sport dove non è contemplata la possibilità che il tuo avversario sia più forte di te e meriti di vincere, lo sport dove a fine partita non ci si complimenta con l’avversario e non si torna mai negli spogliatoi abbracciati mentre dagli spalti dello stadio cadono applausi per tutti gli atleti, vinti e sconfitti.

«Non è un dramma» è la stupefacente affermazione dell’allenatore del Napoli dopo lo zero ad uno in casa col Chievo.

Benitez, la sconfitta del Napoli non è un dramma

Ed ha ragione don Raffaè: perdere una partita alla seconda giornata di campionato è un dato insignificante ed essere sconfitti alla terza partita di campionato resta ancora un dato insignificante.

Ma chi comprende questo elementare concetto?

I vertici del club preoccupati solo del profitto? Gli sponsor in cerca di nuovi testimonial da mercificare? Il tifoso fanatico drogato di risultati? La pay-tv legata agli indici di ascolto e alla pubblicità?

E allora, osservare il Napoli in fondo alla classifica non mi preoccupa.
Mi preoccupa, invece, l’isterismo legato ai risultati, il dramma di certi tifosi – i veri «mostri» di questa vicenda (sportiva).

C’era una volta il sito Internet

Mio nipote ha dieci anni ed accede al suo profilo social più volte al giorno e sempre via smartphone. Perché il mobail (per gli esperti del settore, mobile) è l’innovativo e rivoluzionario metodo per consultare le pagine web e, per un baldanzoso giovanotto moderno, accendere il computer, collegarsi ad Internet, aprire il browser e digitare l’indirizzo è un concetto preistorico «come ci fa fare la professoressa a scuola».

Eppure, un tempo non troppo lontano (prima che nascesse mio nipote?) il sito internet era una pagina vagante nell’immenso oceano della Rete, un arcipelago infinito di isole HTML collegate da link e raggiungibili dai lenti e disordinati motori di ricerca.

Oggi, invece, mio nipote cosa intende per «sito internet»?

i dinosauri di internet
 

Uno spazio fruibile principalmente dai dispositivi che portiamo con noi (sempre per gli esperti o presunti tali, deve essere responsive), cioè in grado di adattare la visualizzazione a secondo se accediamo dal computer di casa, dal tablet in treno oppure dal cellulare mentre attendiamo la fidanzata prigioniera del parrucchiere.

Il nostro bel sito, non solo deve modificare il suo aspetto grafico ma deve proporre in modo adeguato i contenuti: se consulto le ultimissime news via cellulare mentre sono in coda alla posta, devo avere – in una sola e piccola schermata – la sintesi delle notizie senza navigare nelle sezioni della politica, sport e economia.

Inoltre, chi ha l’ardire di aggiornare il suo stato social tramite i “preferiti” del browser dello smartphone? (per poi digitare «ke stress sto cellulare, sto male, mandatemi un poke di solidarietà»)?!?
L’app ha estinto la razza ed anche gli ultimi dinosauri si sono adeguati.

Per mio nipote di dieci anni internet è un universo gratuito composto da infiniti pianeti sui quali atterrare per pochi secondi e poi ripartire velocemente, tutto a portata di dito (anzi, di touch).
Il suo voto, al sondaggio che segue. è scontato.
Ed il tuo?

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[FOTO] Cronaca (non ufficiale) del Milleculure di Napoli con De Magistris, Oliva, Rosolino ed il Presidente del CONI Malagò (più il sottoscritto)

Il sindaco De Magistris è in gran forma, nel suo abito blu nonostante un’afa asfissiante. Malagò, invece, si spoglia della giacca e mostra senza imbarazzi la camicia bianca zuppa di sudore. «So’ partito da Roma co a pioggia» catturo lo sfogo del Presidente del CONI.

Mi ritrovo nella coda di giornalisti, sportivi e personaggi più o meno famosi mio malgrado, guancia a guancia con le Istituzioni. Giunto alla Mostra d’Oltremare di Napoli per trascorrere un pomeriggio di riposo, vengo travolto dagli eventi: c’è il villaggio dello Sport e della Cultura organizzato dall’Associazione Milleculure e si attendono le autorità per l’inaugurazione ufficiale.

Sento odore di scoop, lo smartphone è già caldo, non resta che seguire i VIP, aguzzare la vista, allungare le orecchie e scattare foto.

Milleculure di Napoli, le foto dell'evento

Massimiliano Rosolino è sempre amato, riscuote successo e ogni metro paga dazio ai fan con la foto ricordo. Il maestro di judo – un suo amico? – lo apostrofa: «Rosolì, si o chiù bell!». Mi faccio avanti, lo saluto e gli pongo la domanda del secolo: «Massimiliano a che età hai iniziato a nuotare?» – e lui, con l’apatia di chi ha ascoltato questa idiozia un milione di volte – «boh, a cinque anni forse».

E’ la stampa bellezza!

massimilaino rosolino, campione di nuoto

Si accendono le telecamere ed il primo cittadino partenopeo sfida il massimo dirigente dello sport italiano prima a subbuteo («che è, napoli juve sta partita?» scherza) e poi duettano a scherma. Quando la televisione lo richiede, parte una nuova gag: Malagò atterra con una mossa di judo il giovane allievo della palestra Maddaloni, poi sale sul ring con Patrizio Oliva («oggi non ce facciamo mancà niente» commenta sardonico), assiste al sollevamento pesi di un bimbo («se non ce la fai, ripeti l’esercizio» consiglia saggiamente).

Pacche sulle spalle, baci e abbracci a tutti gli esponenti dei cosiddetti sport minori («questa è casa mia» afferma incoraggiante)

Finalmente il tour termina, resta la dichiarazione da rendere alla stampa di mezzo mondo (e al sottoscritto) e la foto di gruppo per i posteri.

De MAgistris, Patrizio Oliva, Massimiliano Roslino, Malagò Presidente del CONI

In attesa dei soliti servizi precotti, pubblico – in anteprima mondiale – le foto (non) ufficiali dell’evento.

[foto-scoop] Quando l’intruso è impacciato

L’intruso silenzioso

E’ un’ombra, agisce con sospetto ed è impossibile carpire il movimento dei suoi passi invisibili.
Puoi solo immaginare la presenza ma non lo beccherai mai sul luogo del delitto, nemmeno quando decide di visitare casa tua.
Si arrampica lungo la ringhiera e si intrufola nel balcone – anche ai piani alti – diffidente cerca uno spiraglio nel quale rifugiarsi, ruota la testa per guardarsi intorno guardingo, prudente e con gesti felini si inerpica senza timore alla ricerca del bottino.

Stavolta, però, gli è andata male.

Alzo lo sguardo e becco l’intruso!

Fermo in auto, smanetto con lo smartphone in attesa dello shopping di mia moglie.
Decido di fotografare una nuvola dalla forma indescrivibile.
Apro lo sportello, alzo lo sguardo e zac, beccato!

Il «mostro» è sul balcone dell’abitazione al primo piano e si muove lungo il parapetto con circospezione.

Vorrebbe svignarsela ma è indeciso, forse non ha calcolato al meglio il pericolo anche se la sua natura – sono certo – lo salverà.

Saranno sette o forse otto metri di altezza, un giardino con delle morbidi piante è proprio sotto la casa e potrebbe fungere da materasso ma l’animale sembra aver perso sicurezza.
Siamo al centro città, la scena non passerebbe inosservata – ma, vista la sua proverbiale insolenza, dubito che si imbarazzi per la figuraccia.

Lo scoop

Sghignazzo, non ho mai amato i gatti e peggio ancora i gatti impacciati.
Mi gusto la scena – la giustizia sta seguendo il suo corso e l’impunito stavolta non la farà franca! – ma il clacson improvviso di un incivile in sella al suo SUV cafone mi fa sobbalzare dal sediolino della mia utilitaria blu.

E’ un attimo, il tempo di un battito delle palpebre, mi rigiro ed il felino è scomparso.

Mentre l’idiota continua a strombazzare, guardo la galleria dello smartphone, la scatto è stato salvato.
A voi lo scoop.

L'intruso impacciato

Coming out, Maria

12 settembre, il coming out

Basta!
Il dodici settembre di ogni anno la storia si ripete puntuale come la TASI (o, se preferite, l’ex IMU più la sporca TARSU un tempo TIA poi TARES).

Il paese è in festa, le Maria di mezzo mondo ricevono baci, abbracci e dispensano sorrisi spensierati a parenti, amici e nemici mentre io, da solo, dietro il grande monitor del mio triste computer dell’ufficio, non ricevo nemmeno un messaggio virtuale dai miei millenovecentottantrè contatti facebook.

Allora ho deciso, pubblico il mio coming-out.

La confessione choc

Un respiro profondo, un attimo di riflessione, raggiungo l’equilibrio catartico, fiato alle trombe butto fuori il rospo che attanaglia la mia anima a-social: oggi dodici settembre festeggio il mio onomastico.

Clicco su “Pubblica” ed il post è on-line.

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Per l’amico dimenticato

Il messaggio nella bottiglia parte per il suo lungo viaggio nel cyberspazio.

Le onde della Rete spingono la mia esternazione verso direzioni imprevedibili, la corrente della condivisione porta questo annuncio verso sponde lontane fino a raggiungere il mio vecchio amico dimenticato.

Quell’amico, un tempo inseparabile, di cui oggi ho perso ogni traccia.

12 settembre, coming out Maria


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Perchè uno sconosciuto parco pubblico di Napoli è il laboratorio politico d’Italia

Un parco pubblico icona della malapolitica

E’ interessante approfondire le sorti del parco pubblico Robinson di Napoli perché la sua anarchica gestione rappresenta bene la distanza siderale esistente tra la politica e la realtà.

Sul sito del Comune così viene descritto:

Il parco ha una superficie di 5.000 mq, si trova a ridosso dell’Edenlandia e del Giardino zoologico e risulta il naturale complemento di una zona adibita allo svago.
L’ingresso è posto in corrispondenza di un viale pedonale centrale che si snoda per tutta la lunghezza del parco e lo divide in due zone: una prevalentemente attrezzata per la sosta con panchine e tavoli in legno, l’altra dedicata all’area gioco per bambini e alle attività sportive con percorsi vita.
E’ presente inoltre un punto ristoro, all’esterno del quale si trovano ancora panchine e tavoli.
Il sistema del verde è ben distribuito e numerose sono le zone d’ombra caratterizzate dalla presenza di alberi ad alto fusto

Difatti, dalle foto allegate, sembra davvero uno spazio incantevole, pulito, ben tenuto ed ideale per passeggiare e portare i più piccoli.

Il parco pubblico Robinson di Napoli, perché è sempre chiuso?

Convinto dall’ottimo marketing, una domenica mattina della scorsa primavera visito il parco.

O meglio, ci provo.

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Chiuso per mancanza di personale

Giunto a viale Kennedy nei pressi della famosa Edenlandia (ancora chiusa nel momento in cui scrivo), trovo il cancello bloccato da una irriverente catena.

Non sono stupito, dalle mie parti accade spesso che la normalità vada conquistata ed i diritti dei cittadini siano scambiati per favori personali.

Comunque ero pronto (non rassegnato, attenzione) poiché è la medesima sensazione provata mille altre volte quando accedo ad un ufficio pubblico ove, per un imponderabile motivo – i computer bloccati alle Poste, un dipendente malato al Comune,  la mancanza di un modulo all’INPS, l’assenza improvvisa di un dottore all’ASL – ho la certezza di dover ritornare perché impossibilitato ad evadere la pratica (e la colpa non sarà di nessuno ma dipenderà da un evento superiore non identificabile).

Chiedo in giro.

Alcuni mi confermano l’apertura del parco «quando capita», cioè ad orari e giorni non specificati da nessun calendario istituzionale ma legati alla buona volontà degli addetti.
Fotografo ed invio un tweet al volenteroso sindaco De Magistris e all’URP del Comune di Napoli.
Non seguirà mai una risposta.

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Parco pubblico Robinson: ancora chiuso

In un caldo weekend di settembre, decido di tornare.
Il dazio della «prima volta» l’ho già pagato ma il dubbio resta, sarà il DNA napoletano ma sono ancora diffidente.

Eppure, proprio alle spalle di questa (presunta) area verde sorge l’Isola delle Passioni, lo spazio della Mostra d’Oltremare con bici da noleggiare, aree pedonali, i giochi d’acqua della splendida fontana, il laghetto con gli uccelli … il parco Robinson sarebbe il naturale prolungamento da valorizzare e manutenere.

L’insolente spettacolo, però, si ripete.
Fotografo, documento ed invio al Sindaco e all’URP del Comune di Napoli in attesa della sua apertura definitiva e stabile.

Nel mentre, continuo l’attenta osservazione del parco Robinson perchè la sua sorte può considerasi il laboratorio della politica italiana: da una parte l’annuncio, il marketing, le parole ufficiali e le promesse … dall’altra l’innegabile ed inconfutabile realtà.

Il parco pubblico Robinson di Napoli

Il parco pubblico Robinson di Napoli


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Fantascommettiamo?

Fantascommetto, il gioco senza la scommessa

La passione per il calcio mi spinge a giocare e mai a scommettere.
I soldi fanno a cazzotti con lo spirito sportivo e guai ad immischiare i due ingredienti, si rischierebbe di rovinare la ricetta che da anni sazia milioni di uomini (e donne) affamati di emozioni.

Eppure, a ben riflettere, sono proprio i calciatori ed i loro procuratori ad aver mercificato questo gioco: il tempo di trasformare due normali azzurri – Cavani e Lavezzi – in campioni e subito sono stati risucchiati dai petrol-dollari parigini.

Vige la regola del più ricco.
Addio ai sentimenti, benvenuti nel l’universo del pallone dorato.

In questo mondo di arraffoni, chi tutela il povero tifoso-romanticone?
Il web.

E così, dall’inzio della serieA, anche io Fantascommetto

fantascommetto, il sito ufficiale

Le regole di fantascommetto

fantascommettiamo, il gioco gratis delle scommesse sul calcio

 

Prima regola imprescindibile: il gioco – perché si tratta semplicemente di un gioco – è gratis.

Si punta sulla giornata di campionato (Champions League e/o Europa League)) come in una vecchia schedina, con il romantico segno 1-X-2 che ricorda i tempi gloriosi, quando il calcio si seguiva per radio ed i gol in tv arrivavano nel “Novantesimo Minuto” delle 18,15.

Niente formazioni, calciomercato, panchine corte e lunghe: stavolta i soldi non determinano il più forte.

Il guru del giorno

E’ solo una questione di intuito, perché essere «guru del giorno» dopotutto è come «fare tredici al totocalcio» (per i più giovanissimi, si informino sul significato intrinseco del termine e del profondo concetto storico che racchiude tale affermazione).

Una fortuna non impossibile da carpire in una domenica di puro divertimento on-line, quando gli amici sballano i pronostici e tu sei al posto giusto nel momento giusto: sei su fantascommetto.com

Per chi volesse sfidare il sottoscritto – noto nell’ambiente delle scommesse senza soldi come il «mostro» – può partecipare al campionato Best Bet.

Allora, fantascommetti anche tu?

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La meritocrazia a scuola già esiste (nella testa degli studenti)

Il professore di Fisica

Ricordo perfettamente il professore di Fisica alle scuole superiori quando – a voce bassa e sicura – spiegava le leggi del la dinamica ed in classe calava un silenzio tombale.

Con la mano ferma, impugnava il gesso come una penna stilografica e con la scrittura elegante tracciava grafici precisi e formule sognanti.
A fine lezione, la lavagna appariva perfetta come un quadro di Leonardo.

Eppure sono trascorsi più di venti anni e per il sottoscritto, che dimentica anche la cena della sera prima, è un evento su cui riflettere.

La meritocrazia nella scuola già esiste

La meritocrazia secondo gli studenti

Penso nessun preside gli abbia mai assegnato un premio, allora la meritocrazia nella scuola era un concetto sconosciuto né tantomeno previsto da innovatrici riforme del Governo.

Il carisma, il nostro professore, ogni giorno lo confermava sul campo: gli altri docenti lo stimavano mentre noi – i suoi alunni – lo temevamo per quella brutalità (oggi incomprensibile) ai limiti della crudeltà, lo apprezzavamo per le lezioni impeccabili ed eravamo stimolati dalle interrogazioni pseudo-universitarie.

Un uomo che – oltre alla materia – ci ha insegnato a vivere (e sopravvivere, soprattutto quando col dito sadico scorreva la lista dei nomi per scegliere la vittima da sacrificare davanti alla classe, il suo pubblico – momenti di vero terrore mentre in aula calava il gelo).

Ricordo il professore di Fisica perché era semplicemente il migliore, anzi era il migliore secondo noi giovani studenti dell’Istituto Tecnico.

In effetti, la meritocrazia nella scuola è sempre esistita, basta chiedere agli interessati: gli studenti.

Non sono un Pirata, sono un Lettore (di ebook)

L’ebook di Tiziano Terzani a 11€

Quest’estate, in spiaggia, spopolavano i libri di Tiziano Terzani.
Forse per una banale coincidenza oppure per l’effetto passaparola, sta di fatto che sotto gli ombrelloni del lido becco due amici leggere le storie del medesimo autore: «La fine è il mio inizio»«Un indovino mi disse».

Ammetto l’ignoranza: io non conosco lo scrittore Terzani e – a dirla tutta – sono all’oscuro anche della sua carriera come giornalista.

Decido di rimediare e corro su Amazon per acquistare i due ebook: «La fine è il mio inizio» è proposto ad un prezzo sbalorditivo di 10.99€ mentre «Un indovino mi disse» ad un più accettabile – ma sempre esagerato – costo di 6,99€ (i prezzi nel tempo potrebbero cambiare).

Perplesso, mi chiedo: come può un ebook essere così esoso?

Ebook e cartaceo: medesimo prezzo

Parliamo di un prodotto digitale: un documento dematerializzato, non spreca la carta cioè non distrugge gli alberi, non prevede la consegna nelle librerie e salta tutti gli anelli della filiera produttore-consumatore.

L’importo, quindi, non dovrebbe risentire degli incrementi applicati da ogni componente della distribuzione.

E allora perché i due ebook sopracitati sono venduti con lo stesso prezzo delle versioni cartacee?

Mistero dell’editoria italiana.

E’ facile essere un Pirata

Navigo sul web ed (orologio alla mano) impiego due minuti per trovare gratuitamente i due ebook in formato pdf, pronti da convertire ed essere copiati sul mio Kindle Paperwhite
.
Due minuti, centoventi secondi per risparmiare (illegalmente) circa 18€.

Eppure, questa malsana idea non sarebbe mai balenata se il prezzo degli ebook fosse stato accettabile.


Intendo una cifra ragionevole, non certo gli improponibili 10.99€ ma nemmeno gli 0,99€ di un’offerta lampo.
Ad esempio, un equilibrato 2,99€ che accontenti tutti, dal produttore allo scrittore ed infine anche l’indifeso consumatore.

Come sconfiggere la pirateria

Mentre i grandi esperti del settore discutono e non trovano mai un accordo intelligente, oggi l’unica arma utilizzata per combattere il download illegale resta la repressione con il blocco del sito irregolare ad opera della polizia postale – un ago in un pagliaio.

Al contrario, non si vuole comprendere che una politica giusta dei prezzi spingerebbe gli utenti ad acquistare presso gli store ufficiali – con la qualità e gli indubbi vantaggi garantiti dal marchio.

Dopotutto, il mastodontico «mostro» della pirateria in Rete ingrassa e si alimenta anche per l’ignoranza e l’ingordigia umana.

La polizia di Londra blocca un sito: in pochi minuti, il PIrata ne troverà un altro ...

Uno sporco mea culpa

Non sono Ezio Greggio

Mi autodenuncio, non posso vivere con questo macigno sulla coscienza.
Se caccio «mostri», devo avere l’animo candido come un bimbo all’asilo altrimenti mi tramuto in un novello Ezio Greggio che, dal pulpito di Striscia, distribuisce tapiri a destra e sinistra per poi cadere in un accertamento fiscale (secondo le cronache, verserà venti milioni di euro all’Agenzia delle Entrate per sanare un contenzioso con il Fisco italiano).

I principi sono in vigore trecentosessantacinque giorni l’anno e l’eccezione non è permessa soprattutto allo scrivente, personaggio noto per le battaglie pubbliche contro ogni forma di ingiustizia.

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La faccenda puzza

Dunque, se proprio il sottoscritto trasgredisce le regole del vivere comune crolla il castello delle buone intenzioni e prima di essere ricattato da qualche cinico blogger senza scrupoli in cerca di fama, sbatto la faccenda in homepage.

La questione è sporca e risale a qualche giorno addietro ma solo oggi ho il coraggio di parlarne, forse la confessione pubblica redimerà la mia etica?
A Voi, cari Lettori, la sentenza (siate indulgenti, sono innocente – come affermano tutti i colpevoli).

Mercoledì 27 agosto ore 7.15

Il bidoncino della racolta differenziata porta-a-porta

Esco per recarmi al lavoro, apro la portiera della vetusta Skoda blu parcheggiata sotto casa, appoggio lo zaino in auto e mi appresto a gettare il sacchetto dell’umido nell’apposito contenitore posto vicino il portone del palazzo.

Con delicatezza sollevo il coperchio e con mio sommo stupore il bidoncino marrone per la raccolta differenziata porta-a-porta è miseramente vuoto.

Inveisco d’impulso: «questi condomini sono degli incivili, tutti bravi a criticare ma poi nessuno rispetta il calendario. Mi sentirà l’amministratore!» tuono minaccioso.

Dalla nube rabbiosa, si fa largo un flash di razionalità che illumina la mente: l’umido va gettato i giorni pari non certo il mercoledì!
L’errore è mio, la distrazione puzza di marcio … indeciso col malloppo tra le mani rifletto.

Costretto a gettare necessariamente il rifiuto (la sera non rientrerò a casa), in modo furtivo nascondo il piccolo sacchetto nel cofano dell’auto e parto a razzo.
Giunto in strada, accosto al primo cassonetto della spazzatura (già semipieno alle prime luci del sole) e mi libero del puzzolente fagotto.

Il misfatto avviene alle 7.24, orario nel quale è vietato depositare la spazzatura ed è prevista una sanzione per gli irrispettosi.

Non vengo colto in fragranza di reato, nessun vigile punisce il gesto inconsulto (e premeditato).

Con la coscienza sporca …

Riparto a tutta velocità, guardo nello specchietto retrovisore: non sono inseguito, non sento urlare le sirene delle forze dell’ordine, mantengo la calma, vado a lavoro, riprendo la solita vita, mi comporto normalmente senza dare nell’occhio, rispetto le regole, per la Legge sono di nuovo un cittadino modello.

Ce l’ho fatta, ho svuotato il sacco.

Dopo questa confessione-choc non desidero ricevere attestati di solidarietà da altri maleducati-villani abituati a gettare la spazzatura ad ogni ora del giorno e della notte senza nemmeno effettuare la raccolta differenziata.

Vorrei, invece, leggere le critiche dei (tanti) cittadini perbene che ancora si scandalizzano e non sono assuefatti alle piccole, grandi inciviltà quotidiane.

Uno sporco mea culpa


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Sette film ed una serieTV da amare

I 7 film imperdibili

In estate recupero i film sfuggiti durante l’inverno e conservati nella mia caotica movie-list.

Nel pentolone butto titoli di ogni genere e nazionalità, dai polpettoni hollywoodiani alle commedie italiane ponendo attenzione nella scelta per non sprecare tempo libero (quando scarseggia, è prezioso).

Penna e block notes a portata di mano, appuntate gli imperdibili film che hanno superato a pieni voti la mia selettiva critica cinematografica:

Le serie televisive

A dirla tutta, in questo periodo della vita amo guardare soprattutto le serie televisive che – per una questione esclusivamente pratica – gestisco al meglio visto la brevità dei singoli episodi.

Quest’anno ho scelto la prima stagione di The Newsroom trasmesso da Rai3 in prima serata e poi scivolato (immeritatamente) nel dimenticatoio per i deludenti (e maledetti) indici di ascolto.

I dieci episodi mi hanno stregato e non poteva essere altrimenti: dialoghi brillanti, personaggi profondi, storie avvincenti (prive di sesso e azioni violente, morti, sparatorie ed inseguimenti), trame di ferro, il trionfo dell’ironia e dell’intelligenza.

Troppa qualità per il grande pubblico generalista? Sì.

Stregato da "The Newsroom", tra giornalismo ed amore

The Newsroom, tra giornalismo e sentimenti

Tutti i titoli sopra citati sono opere di successo con un elemento comune, motivo del consenso planetario che incolla milioni di spettatori (di diverso colore, razza e cultura) allo schermo: raccontano storia d’amore incomplete.

Lui&Lei si amano ma (inspiegabilmente) non sono una coppia, si inseguono lasciando immaginare come potrebbe essere ma in realtà non è. In ogni fotogramma, è sempre presente un indizio del feeling naturale tra i due inconsapevoli innamorati ma non scatta mai la scintilla risolutrice.

Incomprensioni, gelosie, sguardi complici, allontanamenti e riappacificazioni, indizi contrastanti per alimentare il dubbio.
La domanda aleggia nell’aria: si amano, perché non si dichiarano pubblicamente e vivono felici e contenti?

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L’amore incompleto, il segreto del successo

Dunque, che si tratti di cultura e lotta alla mafia, di una redazione giornalistica indipendente americana, di un poliziotto-pianista di Napoli infiltrato in un pericoloso clan della camorra, dell’amicizia speciale tra un disabile ed un ex galeotto, della vita solitaria di un venditore d’aste amante dell’arte, di un padre intento a costruire il rapporto con i suoi figli attraverso la vita in uno zoo-casa, di un genio del web oppure della ribellione di un ex prete in un paesino arretrato del sud Italia … sono dettagli forvianti poiché, dopotutto, di qualsiasi argomento tratti la pellicola alla fine si racconterà sempre una intensa, commovente e grande storia d’amore.


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