Riflessioni sul blocco della circolazione delle auto disposto dal Comune di Napoli per ridurre lo smog in città.
Mercoledì 14 maggio ore 8,45 circa.
Siamo a via Salvator Rosa, una strada che unisce il Vomero con il centro storico, un’arteria invasa dal traffico ventiquattro ore al giorno.
L’imponente istituto Cuoco-Schipa accoglie i ragazzi di ogni età (dai pargoletti dell’infanzia fino ai liceali) e all’ingresso c’è la solita, gioiosa e caotica ressa di genitori, bimbi, giovani, fidanzatini, professori, motorini ed auto in tripla fila.
Il mercoledì l’ordinanza prevede(rebbe) il blocco delle auto inquinanti dalle sette e trenta fino alle diciotto e trenta.
Eppure, se si osserva l’ingorgo di questa mattina, un dubbio sulla reale utilità delle disposizioni comunali sulla mobilità sorge spontaneo.
Una mamma scatta due foto per registrare l’evento e – gentilmente – mi invia le immagini.
L’assenza di vigili urbani amplifica il giorno di ordinario inquinamento e le limitazioni sul traffico restano solo teoria
Ovviamente non affermo che il piano anti-smog sia un fallimento in tutti i quartieri, mi limito a segnalare la situazione odierna.
Il traffico, però, dimostra anche un’altra tesi: esiste una incolmabile distanza tra la proclamazione di una legge e la sua concreta applicazione.
Dando per scontata la buona fede del sindaco De Magistris e della sua giunta, più ci si allontana da palazzo San Giacomo (il Municipio) tanto più l’esito negativo del piano si amplifica.
Le parole scritte nero su bianco – da sole – non bastano a garantire il rispetto delle regole, occorre sia controllare (e casomai multare) ma anche fornire le necessarie alternative (i mezzi pubblici, è ovvio).
Il costo della tangenziale incide
Da non sottovalutare il pedaggio che noi napoletani (unici in Italia!) siamo costretti a pagare ogni volta che percorriamo la tangenziale.
Il pendolare, pur di risparmiare i novanta centesimi a tratta (tassa temporanea del 1969 e prorogata anno dopo anno) cioè quasi quaranta euro al mese per il doppio passaggio andata/ritorno, invece di spostarsi tramite la strada a scorrimento veloce esterna al centro urbano e nata per non intasare la città, preferisce muoversi lungo le vie cittadine bloccando (ed inquinando) ulteriormente la metropoli.
Le soluzioni esistono ma per funzionare devono essere applicate.
Come la legge.