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Sbatti il mostro in homepage!

Author: Mario Monfrecola (Page 55 of 57)

Whatsapp ed il meritato rinnovo (annuale)

Il mea culpa

Chi è coerente scagli la prima pietra.
Io non lo sono e difatti, se necessario, cambio idea senza rancore.

L’ennesimo spunto proviene dal tanto discusso Whatsapp, il famoso programma per smartphone che – di fatto – manda in pensione i vecchi e cari (nel senso di costosi) sms.

Il Lettore affezionato mi rinfaccerà: «ma come, ne avevi cantate di cotte&crude su Whatsapp!
La prigione dei dati personali, l’app senza spina dorsale, il mistero del prezzo del rinnovo da scoprire dopo un anno (forse) … »

E’ vero: la Rete non dimentica e le mie passate dichiarazioni possono essere usate contro di me. Basta cercare “whatsapp” nel sito ed i vecchi post emergeranno dalle viscere della Rete condannandomi senza appello.

Prima di darmi del voltagabbana, però, in mia difesa aggiungo candido: sono un informatico!

Whatsapp, un meritato rinnovo (annuale)

Perchè rinnovo Whatsapp

Sviluppare software non è forse un esempio di arte moderna?
Far comunicare milioni di persone a costo zero in modo semplice e funzionale non è un’azione da elogiare ed incoraggiare?

Quando la tecnologia va veramente incontro al consumatore di massa perché é l’utente stesso a decretarne il successo o il fallimento, gli autori (artisti) vanno meritatamente premiati e l’unico strumento che noi fruitori abbiamo per ringraziare Brian Acton e Jan Koum, i due ex programmatori Yahoo! creatori dell’app, è pagare loro i 70centesimi richiesti.

Il merito va riconosciuto

Come il sottoscritto e gli altri milioni di persone sparsi per il globo: spiccioli per ogni singola persona, una ricca “medaglia” per i due giovanotti americani.

L’idea della correttezza del pagamento risulta ancora più forte se si pensa alle tante alternative disponibili: da LINE a WeChat giusto per citare le ultime novità addirittura pubblicizzate in televisione con testimonial d’eccezione (Lionel Messi per WeChat).

Eppure il successo di Whatsapp persiste.
A buon diritto aggiungo io, almeno per un anno poi alla prossima scadenza valuterò.

Nell’era di Internet, 365 giorni è una promessa di fedeltà che si concede per pochi, validi motivi … poi tutto torna nuovamente in discussione, anche l’efficienza (attuale) di Whatsapp.


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E’ morto facebook, evviva facebook!

faCCebook, la nuova fanpage

Ed Hutchinson vi saluta.
Dopo aver servito con onore la Patria per tre lunghissimi anni, aver condiviso migliaia di link a post di denuncia, dopo aver pubblicato foto e video per smascherare i peggiori «mostri» sulla piazza, aver inviato “poke” di solidarietà, stretto amicizia con quasi duemila cittadini, il giornalista modello, l’uomo tutto d’un pezzo che non si piega ai ricatti e non teme le minacce, abbandona la scena (virtuale).

Da oggi, il profilo ufficiale con il quale ho frequentato facebook è – di fatto – dismesso.
Mi spiego meglio: Ed Hutchinson va in pensione, è fuori servizio, out of order, dead code, account non più aggiornato, scegliete Voi.

La mia esistenza sul social network creato da Mark Zuckerberg continua tramite la nuova fan page di faCCebook.eu: cliccate sul famoso “Mi piace” per continuare a ricevere gli aggiornamenti del blog dei “mostri” direttamente sulla vostra bacheca.

Per Voi, amiche ed amici Lettori, non cambia nulla; io, invece, riuscirò nel mio intento: vivere in modo impersonale facebook.

faCCebook.eu, la nuova fan page

Perchè cambiare

E’ proprio questo il motivo del cambiamento.

Nonostante abbia scritto a chiare lettere che Ed Hutchinson non sia io, continuo a ricevere messaggi privati, tag a foto di famiglia ed inviti di amici, colleghi e parenti.

Desideravo solo uno spazio nella più affollata piazza web del momento per distribuire volantini, essere presente come “personaggio” ma non come persona (fisica) ed invece ho fallito.

Al mea culpa (è vero, avrei dovuto da subito creare la fan page come fanno tutte le rock star) va associata l’ignoranza dell’utente medio, l’osmosi tra pubblico e sfera privata, tra tutto ciò che è reale e ciò che non lo è, la superficialità nell’accettare un’amicizia, la facilità con la quale si condividono foto personali e confidenze intime al mondo intero.

Quest’uso infantile del web a me disgusta.

La richiesta

Vi chiedo cortesemente di cancellare Ed Hutchinson dalle vostre “amicizie” facebook e – chi lo desidera – spostare la vostra attenzione sulla fan page di faCCebook.eu.
Grazie.


La montagna, un amore non corrisposto

La leggenda di Renato Caccioppoli

All’Università Federico II circolava una leggenda su Renato Caccioppoli, il matematico napoletano riferimento per ogni studente con aspirazioni da genio.

L’allora professore di Analisi, tra il serio ed il faceto, nell’ultima lezione di fine corso e prima delle imminenti temute verifiche, ad un’aula di matricole sognanti (ed io sedevo tra quei banchi) raccontò un divertente aneddoto sull’irascibilità del mitico accademico: «durante una seduta di esami, Caccioppoli infastidito dall’ignoranza della studentessa, boccia la giovane allieva per l’ennesima volta e con modi bruschi l’invita ad abbandonare gli studi. La ragazza umiliata si difende con passione: “professore, ma io amo la Matematica!” ribatte convinta.

E lui: “il suo è un amore non corrisposto” sentenzia con disprezzo».

Quando il sentimento non è corrisposto

Non sapremo mai se questa storia corrisponde al vero ma sintetizza al meglio le difficoltà con le quali un innamorato deve scontrarsi se i sentimenti non sono reciproci.

E’ la stessa sensazione che ho provato io quest’estate in montagna.

La montagna, un amore non corrisposto

Non basta la buona volontà

Io ce l’ho messa tutta: mi son fatto crescere la barba stile Reinhold Messner, armato di bastone ho passeggiato lungo i sentieri tortuosi salutando chiunque incontrassi, ho bevuto acqua gelida che zampillava direttamente dalle fonti pure, ho mangiato carne di cinghiale, salami e formaggi di ogni genere, ho bevuto grappa nelle baite isolate in compagnia di vecchi pastori, ho piantato la bandiera su vette selvagge mentre impazzava il temporale, ho avvistato camosci e attraversato gole profonde ascoltando il vento, ho cercato i segreti dei boschi nella fitta e lussureggiante vegetazione, ho corso sotto la pioggia per carpire l’equilibrio trasmesso dalla natura, ho respirato profondamente per inalare energia nuova … ma nulla, la scintilla non è scattata.

E così, nonostante tutto il mio impegno, l’amore non è sbocciato: la montagna resta un ambiente ostile, un luogo che mi respinge.

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Scatti dalla montagna

Ora non mi resta che allegare l’album dei ricordi del mio viaggio tra Campo di Giove, Pescocostanzo e Palena: dopo sette giorni di lotte intestine tra passione e razionalità, scendo a valle.

Addio monti dell’Abruzzo, torno a zero metri sul livello del mare.

 


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Il riposo (estivo) del guerriero

In vacanza (senza wifi?)

E’ giunto il momento di ricaricare le batterie e – a differenza del cellulare – io stacco la spina.

Per le prossime tre settimane non sarò on-line, faCCebook.eu resterà chiuso per ferie.

Andrò in vacanza, lontano dalla città, attraverserò luoghi solitari dove la tecnologia non ha ancora invaso le menti delle persone e la parola “tablet” suona sinistra.
Vagherò tra montagne desolate, forse nemmeno il cellulare avrà un segnale degno di questo nome.

Certo, se trovassi una connessione wi-fi libera un aggiornamento ve lo invierei volentieri, care Lettrici e Lettori, ma dubito di riuscire nell’impresa.

On-line? A fine agosto

Tornerò a fine agosto più bello – se possibile – e forte di prima.

Nel mentre, auguro a tutti Voi, buone vacanze mentre sono certo che i soliti, immancabili «mostri» non si concederanno pause estive (purtroppo l’esercito del male è sempre all’opera).

Per loro, odiosi «mostri», invece sogno un colpo di sole con conseguente pentimento e trasformazione in cittadini-modello.

A volte, i miracoli accadono.

Il riposo (estivo) del guerriero
 


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La classifica delle piccole inciviltà metropolitane

Inciviltà ed assuefazione

L’inciviltà delle persone suscita, nel cittadino perbene, molteplici reazioni tutte negative: indignazione, rabbia, impotenza sono i sentimenti più comuni.
Non desidero nemmeno scomodare i drammi che da sempre devastano il Pianeta, mi riferisco a quei volgari, fastidiosi gesti di uso quotidiano ad opera di maleducati che infestano le nostre città peggio delle zanzare d’estate.

Abitudini oramai accettate, imprese ignobili ed irrispettose verso la collettività, misere azioni vigliacche di cafoni metropolitani.

La mia personalissima classifica

Chi vuole può aggiungere altre piccole, tremende «mostruosità».: ogni suggerimento sarà ben accetto.

9 il vicino di casa che di notte ascolta la musica (o vede la TV) con un volume talmente alto che sembra di averlo in camera vicino vicino
8 l’auto parcheggiata sul marciapiede che ostacola il passaggio di un carrozzino oppure ne ostruisce lo scivolo per scendere/salire dalla strada
7 le tristi testimonianze post picnic (al mare o in montagna il risultato non cambia: un tappeto di rifiuti non raccolti)
6 errore (voluto) del cassiere del supermercato di fiducia nel dare il resto della spesa: sempre a nostro discapito
5 il furbetto che si intrufola per non rispettare la fila (alla posta o dal salumiere, il concetto è il medesimo)
4 riempire il bidone della raccolta differenziata sotto il portone di casa nei giorni non stabiliti dal calendario

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3 la minacciosa richiesta di un euro da parte del parcheggiatore abusivo
2 gettare il pacchetto di sigaretta (bottiglia di plastica, fazzolettino di carta o altro piccolo rifiuto) dal finestrino dell’auto in corsa
1 gettare il pacchetto di sigaretta (bottiglia di plastica, fazzolettino di carta o altro piccolo rifiuto) dal finestrino dell’auto bloccata nel traffico

PS: ringrazio il maleducato di turno che si è sbarazzato del pacchetto di sigarette vuoto (allego foto) per l’ispirazione fornita

Il fumo uccide, l'inciviltà che aiuta a prevenire


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Processo Mediaset: AAA cercasi carcere per Berlusconi

Le conseguenze del processo Mediaset

La paura per una eventuale condanna a Silvio Berlusconi – imputato al processo Mediaset – pervade il mondo politico.
Tutti a chiedersi stupiti: «veramente il Cavaliere andrà in prigione?».
Bisogna essere previdenti, occorre guardare avanti e chiedersi austeri: quale penitenziario può ospitare l’ex Premier?

Le polemiche tra i direttori delle carceri già impazzano: avere tra i detenuti una star del calibro del Cavaliere può far saltare il già precario equilibrio presenti nelle patrie galere.

La sua sola presenza porterebbe alla ribalta il problema delle carceri sovraffollate, l’inferno segreto di chi vive tra le sbarre, l’impossibilità del recupero sociale del recluso, la tragedia dei suicidi … insomma, i «soliti» drammi ai quali nessuno fornisce risposte e soluzioni (a partire dalle Istituzioni, ovviamente).

La situazione delle carceri è insostenibile

Dal carcere di San Vittore fanno sapere: «al nostro concittadino vorremmo offrire il massimo confort ma le celle-suite sono già tutte occupate dai dirigenti della regione Lombardia, il Cavaliere vada altrove». 

La capitale non è da meno, voci ufficiali ribattono convinti; «approfittiamo dell’estate per i lavori di manutenzione della struttura di Regina Coeli. Al momento siamo chiusi ma riapriamo a settembre».  

Rispondono i matematici di Poggioreale: «da noi, in ogni cella, vivono dieci detenuti. Se ne cediamo una intera solo al Cavaliere come merita, gli altri nove dove li mettiamo?». 

Dalla casa circondariale di Palermo, il famigerato Ucciardone, replicano stizziti: «Cuffaro e gli ex politici della DC occupano già la metà dell’intero edificio. Se ci date pure Berlusconi e poi in futuro Dell’Utri, ci chiameranno Parlamento2 e non ci sta bene».

La soluzione giunge da Pozzuoli

La discussione attraversa l’intero stivale, si susseguono attacchi e provocazioni, il Ministro della Giustizia minaccia le dimissioni «se entro le prossime ore non si trova una soluzione da paese civile quale noi siamo» afferma inviperito.

Dalla generosa Pozzuoli giunge finalmente un’apertura: «la nostra Casa Circondariale sarà felice di ospitare l’illustre galeotto. Nei nostri archivi non mancano nomi celebri, Sophia Loren potrà confermare la bontà del programma di riabilitazione della nostra galera».

Sembra che il Cavaliere abbia già accettato l’invito giunto del carcere femminile napoletano.


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Divorziato? Strada interrotta (per sempre)

Proprio non capisco, spero che qualche uomo di chiesa (cattolica) legga questo post e mi illumini.

Chi ha stabilito la propedeuticità dei sacramenti cristiani?

Perché l’inghippo è tutto in questa obbligatorietà ordinata: nasco e ricevo il battesimo, successivamente posso prendere la Comunione e poi confermare la scelta tramite la Cresima. A me credente regolare, “superati” i primi tre sequenziali sacramenti, è consentito convolare a giuste nozze con il quarto step: il matrimonio. Infine (in tutti i sensi), riceverò l’unzione prima di passar a miglior vita.

L’ordine temporale stabilisce la giusta serie: non è possibile sposarsi se non si è cresimati ed aver precedentemente ricevuto il corpo di Cristo sempreché sia stato cancellato in primis il peccato originale.

Questa percorso unidirezionale – a senso unico – oggi genera situazioni anacronistiche.

Un bimbo non battezzato non riceverà mai nessun altro sacramento è una conseguenza logica delle regole sopra citate ma l’accanimento più spietato la Chiesa lo riserva ad un divorziato: lo sfortunato cristiano, già bastonato dal destino per le infelici scelte personali, non riceverà più la Comunione in tutta la sua esistenza e sarà bandito – per sempre – come testimone da ogni funzione religiosa ufficiale.

Trattato come il peggiore degli infedeli, viene marchiato con la lettera scarlatta ed il suo volto censito tra i “wanted” negli archivi vaticani.

Al divorziato non è permesso nessun dietrofrónt.

Giunto alla quarta tappa dei sacramenti, non può né retrocedere né avanzare, il suo cammino verso Gesù Cristo si interrompe drasticamente.

Divorziato? Strada interrotta

Possibile che la Chiesa Cattolica non si adegui e pensi ad un “condono” religioso?

Il divorziato non è un colpevole al quale affibbiare l’ergastolo clericale, il perdono è il pilastro degli insegnamenti dei profeti e poi – numeri alla mano – l’esercito dei separati è davvero molto nutrito.
Magari, molti di loro, attendono solo un cenno di indulgenza per riprendere il giusto cammino dei sacramenti, come la parola di Gesù insegna.

Calcio e soldi: a Napoli si paga pure l’amichevole …

Amichevole estiva: 10€

E’ normale pagare dieci (10!) euro per assistere in televisione ad una partita di calcio amichevole di fine luglio?

Siamo tutti d’accordo: tifiamo Napoli e c’è un enorme attesa per conoscere i nuovi campioni azzurri, curiosità per l’inno, desiderio per le magliette della prossima stagione.

Il popolo partenopeo ringrazia il suo infaticabile Presidente Aurelio De Laurentis per l’impegno e la passione profusi, è davvero un fenomeno del marketing come i risultati (sportivi ed economici) dimostrano.

Ma pagare un allenamento – perché di questo si tratta, seppur coreografico – quanto un incontro di Champions League è davvero troppo, anche se sei il più sfegatato tra i tifosi.

Inoltre, per gli abbonati alla pay-tv (sia Mediaset Premium Calcio che Sky) la beffa è doppia: nonostante versino già la quota mensile per vedere tutti gli incontri di serieA, l’amichevole del Napoli è al di fuori del pacchetto standard.

Napoli Galatasaray, amichevole a 10euro in pay-tv

Paga solo il tifoso del Napoli?

Difronte alle cifre astronomiche che circolano nel (cinico) mondo del calcio, i proventi dell’acquisto di una singola partita come evento televisivo, quanto potranno mai fruttare alle casse azzurre?
Credo spiccioli.

E allora, perché il nostro amato Presidente non si comporta come gli altri club impegnati in altrettanti match altisonanti (il cui risultato sportivo è oltretutto irrilevante) ma visibili in chiaro?

Tifosi azzurri, non è una (ingiustificata) esagerazione pagare dieci auro per la partita contro il simpatico Galatasaray di questa sera?
A Voi la risposta.


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Io donatore (di sangue) arrabbiato con un sogno nel cassetto

Solidarietà vs egoismo

«Papà, che vuol dire donazione
«Significa dare un po’ del tuo sangue a chi ne ha bisogno» rispondo a mio figlio, sei anni e tanta curiosità negli occhi.
«Non ho capito» ribatte sconsolato, «perché devi donare?» conclude sorridente.

La solidarietà è un concetto ignoto ai bimbi, l’accetto.
L’egoismo di noi adulti, invece, mi provoca una insana orticaria galoppante: globalmente attenti al nostro (piccolo) mondo, non dedichiamo un attimo dell’esistenza al prossimo.

L’alibi

Maestri nell’autoassoluzione («non ho tempo», «purtroppo devo lavorare», «ho paura dell’ago», «temo infezioni»), ci aggrappiamo ad ogni possibile alibi pur di non donare il sangue.

Eppure, pagare le tasse è un dovere di ogni (onesto) cittadino, donare il sangue invece è un onore (di pochi, purtroppo).

Donare il sangue: come raddoppiare il numero di volontari?

All’ospedale Pascale di Napoli

E così, affranto per non aver coinvolto nessun nuovo donatore come auspicato, questa mattina mi reco al Centro Trasfusionale dell’ospedale Pascale di Napoli per la mia donazione estiva.

Ma quando meno te l’aspetti, la Vita riserva piacevoli sorprese: alle otto del mattino, prima di me, la sala d’attesa del centro è già piena con  undici (11!) volontari pronti per le visite mediche.

Mentre guardo il poster “dedicato agli eroi sconosciuti che donano sangue”, la mia irritazione per non aver portato nessun familiare, amico, collega o parente si placa. La vista della mamma riconoscente mentre abbraccia il piccolino vale più di mille parole.

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Come raddoppiare il numero di donatori

Sui vantaggi (fisici e morali) conseguenti a questo nobile gesto, ho già scritto vari post (cercate “donazione sangue” su questo sito).
Il mio obiettivo, ora, è un altro: se ogni donatore riuscisse ad interessare un nuovo volontario, in breve il numero dei donatori di sangue raddoppierebbe.

La tesi è semplice ed elementare, occorre solo superare l’ignoranza, la diffidenza e la pigrizia di chi ci circonda.

Aiutatemi a sconfiggere questi ennesimi «mostri» già alla prossima donazione.


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E la piccola medusa divenne una balena: panico di una giornata di mezza estate

Il canotto

I sei posti del catamarano sono tutti occupati.
Il vecchio canotto color arcobaleno è preso d’assalto dai bimbi festanti non appena si avvicina al mare.

Mio figlio ed i suoi piccoli amici seduti nel gommone come marinai indisciplinati schiamazzano allegri, pronti a tuffarsi non appena il capitano (io) invia il giusto segnale.

Lo stato di servizio della nostra piccola «nave da crociera» è ammirevole: da più di dieci anni solca le onde del Mediterraneo per la felicità dei pargoli di ogni età; oggi – mezzo afflosciato – chiede solo di andare in pensione ma, anche lui, teme di finire nel calderone degli esodati e preferisce navigare finché un giorno d’estate non stramazzerà nei sottofondi marini.

Il canotto ed il panico

La medusa, il piccolo «mostro»

«Ehi, bimbi guardate una piccola medusa» avviso i viaggiatori sempre affamati di novità mentre spingo il canotto verso la «secca», una zona del mare poco profonda e non distante dalla riva.

Si tratta di un esemplare piccolo quanto il palmo di una mano di un neonato, talmente microscopico da passare inosservato.

Riesco ad intercettarlo perché il minuscolo animale planctonico è a dieci centimetri dalla mia gamba sinistra.
Immerso nel mare, fungo da ancora mentre i piccoli pirati sono pronti per iniziare la gara di tuffi senza regole.

Il panico

«La medusa, la medusa!» urlano i marmocchi privi di censura.
«Calma ciurma, non è mica una balena!» cerco di sedare l’ingenua e spontanea eccitazione fanciullesca mentre – dalla riva – le mamme preoccupate ci invitano a tornare in spiaggia.

Per rassenerare le acque, da capitano navigato quale io sono, decido di rientrare senza far bagnare i bimbi.

Giunto sulla costa, osservo il mare: in pochi istanti si è svuotato, i bagnanti in preda alla paura sono scappati per timore del «mostro marino».

Una signora che aveva osservato l’intera scena dall’ombrellone, riferisce al vicino di sdraio «di un gruppo di bambini attaccati da una medusa gigantesca».
Peppe il bagnino – l’esperto lupo di mare bonificatore del litorale – corre in soccorso dei villeggianti: «dove è stata avvistata l’ultima volta la medusa?» chiede trafelato pronto a distruggere la creatura infernale.

«Niente panico, si tratta di una medusa-mignon che probabilmente si è persa tra le onde» rassicuro tutti.
Delusi per la mancata emozione estiva, ognuno torna alle sue attività in attesa del prossimo scoop.

Scampato il pericolo, il vecchio canotto può tornare a solcare le onde …


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Andrea Antonelli, il rispetto del silenzio

Le regole (spietate) del circo mediatico

Lo spettacolo deve continuare, sempre.
Anche se c’è di mezzo una giovane vita spezzata, il circo mediatico non concede sconti.

I motori rombano, gli sponsor pagano, la pay-tv investe e lo spettatore esigente ha «fame» di immagini, meglio se drammatiche.

Difronte alla tragica morte di Andrea Antonelli, ancora una volta, nessuno ha il coraggio di fermarsi: è successo a Mosca, lo stesso sarebbe accaduto a Monza, Indianapolis oppure alla Parigi-Dakar.

I piloti sono solo attori, gladiatori moderni nell’arena globale, dipendenti del network televisivo, uomini di sport ridotti a testimonial di merendine (solo i volti più popolari però).

Sono consci di essere marionetta in moto, talentuosi impiegati obbligati a rispettare il contratto firmato col sangue, alcuni si considerano fortunati altri diventano famosi, tutti – in ogni gara – (consapevoli) rischiano la vita

Andrea Antonelli

Sempre dopo

Il giorno dopo la sciagura, si torna a parlare di sicurezza delle piste.
Per rispetto della famiglia del pilota e di tutti i suoi cari, sarebbe delicato evitare la solita litania: «in quelle condizioni, non si doveva correre» (Marco Melandri), «viene a tutti la voglia di tornare a casa» (Valentino Rossi) … perché dopo l’onda emotiva del momento e le (finte) polemiche, ognuno rientrerà nel suo box, dai suoi meccanici, dal proprio ingegnere di pista per chiedere rassicurazioni sul domani.

Le parole non sono necessarie, le regole sono note a tutti: uno sguardo di intesa ed il circo mediatico continuerà la sua inarrestabile, folle, mostruosa corsa.

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Casa Alfano

Va sempre tutto bene

La famiglia è allo sfascio ma lui finge, prima agli altri e poi a se stesso.
A forza di mentire si è convinto che tutto vada bene, nonostante la realtà racconti una storia diversa, anzi opposta.
Sua figlia è incinta, anche se minorenne; il grande Amore – dopo aver appreso la dolce notizia – si è liquefatto come neve al sole.
Il primogenito incrementa l’esercito dei milioni di giovani italiani che non studiano e non lavorano.
La moglie, infine, lo tradisce da anni con il maestro di tennis.

E lui?

Le verità nascoste

Non coglie la disperazione della piccola Cenerentola innamorata, inganna le speranze del disoccupato, mente sui finti progressi sportivi della dolce metà.

Il povero uomo è troppo occupato, deve convincere i parenti («la famiglia è unita»), i vicini pettegoli («andiamo d’accordo») ed i creditori esigenti («nessun problema economico e comunque siamo in ripresa»).

E’ entrato talmente nella parte da divenire il più ridicolo degli attori.
Recita perfino quando non è necessario; all’inizio si poteva pensare ad una “doppia personalità”, oggi si può affermare che la falsa natura ha sovrastato la vera identità di cui – oramai – non c’è più traccia.

Il triste finale giunge atteso, direi quasi scontato: i ladri entrano in casa mentre lui è al lavoro, rapiscono la moglie, la figlia gravida ed il figlio sfaccendato.

Sul divano lasciano le foto del maestro di tennis.
Imbrattano le mure casalinghe, svuotano l’appartamento e scappano via con la refurtiva: nessuno vede e sente nulla, sebbene un grosso furgone nero con i vetri fume’ e targa kazaka non passi certamente inosservato.

Il nostro eroe torna a casa e – come se nulla fosse accaduto – continua la sua vita con la solita normalità assuefatta, senza curarsi dell’assenza della famiglia e la casa svaligiata.

Poco dopo, quando giunge la Polizia a sirene spiegate, nonostante i tragici, palesi avvenimenti egli conserva la sua inappuntabile calma anche difronte allo scandalo e le accuse.
Accerchiato dai poliziotti, dichiara convinto: «non mi sono accorto di nulla».

Benvenuti in casa Alfano.

Casa Alfano

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