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Category: Luoghi (Page 2 of 6)

Capo Miseno, il faro delle meraviglie [FOTO]

Il fascino di Capo Miseno

Ci sono dei luoghi che colpiscono più di altri.
Per fascino, storia, bellezza naturale, mistero.

Capo Miseno rientra in questa categoria.

A pochi chilometri da Napoli, nel cuore della zona flegrea, un litorale magnifico con una vista straordinaria.

Capo Miseno, luogo meraviglioso alle porte di Napoli

Da giovane, in bici a Capo Miseno

Da giovane raggiungevo il mare di Miseno in bici.

Abitavo in un paese limitrofo, a pochi chilometri da Bacoli, il comune della spiaggia di Miseno: meno di un’ora di pedalate con lo sforzo massimo per superare la salita del castello di Baia, poi una lunga discesa fino alla villa comunale di Bacoli, poche centinaia di metri e giungevo sulla spiaggia libera di Miliscola.

Con la bici parcheggiata in spiaggia, senza ombrellone e creme solari, un panino e tanto sole.
Capri di fronte, a destra Procida e poi Ischia.
Un tuffo, due bracciate, il pomeriggio rientro a casa.

Miliscola e la spiaggia di Capo Miseno

Il faro di Capo Miseno

Da quanto non visitavo il faro di Capo Miseno?
Troppo tempo.

Il sole è già caldo, un vento fastidioso non rompe la magia del luogo.
La vista resta eccezionale, come vent’anni fa.
Oggi, però, niente bici: l’auto mi porta fin sopra la collina, dopo la grotta ai piedi del faro.

Parcheggio e fotografo.
Il panorama è come lo ricordavo: magnifico.

Il faro di Capo Miseno

Lo smartphone riuscirà ad immortalare la magia di questi luoghi?
Ci provo.

Il magnifico panorama dal faro di Capo Miseno

Qualche altro scatto prima di andar via.

Il magnifico panorama dal faro di Capo Miseno

Un post per l’album fotografico

Scarico le foto sul computer, le osservo soddisfatto.
Rifletto: questa domenica di fine marzo merita un ricordo speciale.

Scrivo questo post di getto e l’album delle foto di Capo Miseno entra di diritto nel diario digitale del sottoscritto.

Riguardo le foto.

E’ vero, certi luoghi sono speciali.
Confermo: Capo Miseno rientra in questa categoria.

Il magnifico panorama dal faro di Capo Miseno


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Napoli all’imbrunire, una foto speciale

All’imbrunire, panorama dalle mille luci

All’imbrunire, la città sembra acquietarsi.
Le mille luci sono lontane, i clacson impazziti giungono smorzati.
Dopo una giornata frenetica, finalmente cala la sera.

Fermo su una piazzola di via Girolamo Santacroce – la strada panoramica che dalla collina del Vomero porta giù Napoli, nel centro storico – parcheggio la bici.
Col solito rituale, aziono il cavalletto, sfilo i guanti, tolgo la mascherina antismog e poi ll casco.
Recarsi a lavoro in bici presenta impagabili vantaggi tra i quali, godersi la città e scoprire nuove prospettive.

Osservo il panorama.

Stavolta i mille colori della città rubano la scena al Vesuvio che, conscio del momento, si ritira in disparte.
Le grandi star accettano la sconfitta (momentanea).
Hanno la certezza che l’indomani, col sorgere del sole, torneranno a primeggiare.

Napoli all'imbrunire: una foto magica per un'atmosfera speciale

Foto e bici, binomio vincente

La serata è tiepida, il gelo di gennaio è un brivido dimenticato.

Osservo Napoli illuminata dalle mille luci.
Immortalo il quadro mentre una coppia di fidanzatini, seduti su una panchina, si scambia sogni e baci.
Dopotutto, il luogo ispira.

Guardo il risultato.
A volte succede: al fotografo di turno, baciato da un colpo di fortuna, con le impostazioni automatiche di un qualsiasi smartphone, cattura un momento magico.

Soddisfatto, risalgo in bici.
Il viaggio continua.

Fino al prossimo scatto.


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Foto d’inverno: la bellezza di pedalare per Napoli

Lungomare liberato, anche d’inverno

La pioggia polare caduta in questo freddo gennaio, costringe allo stop.
Per sgranchire la gamba, al primo raggio di sole, non mi resta che salire sul sellino e pedalare.
Destinazione: lungomare liberato.

Lungomare liberato di Napoli, da godere anche d'inverno

Il Vesuvio innevato e Castel dell’Ovo: le star

Con piacere, accolgo l’invito di un amico.
Pedalare in due è sempre un’esperienza divertente.

Carichiamo le batterie delle nostre e-bike, tute termiche, guanti, caschetto.
Nonostante un vento fastidioso, la temperatura, in questa domenica di fine gennaio, è accettabile.
Si parte!

In giro per Napoli in bici, poco traffico, molti ciclisti.

Dal lungomare liberato, uno scatto al Vesuvio innevato è obbligatorio.
Ma la vera diva, resta il mitologico Castel dell’Ovo.

Il bianco e nero aiuta a trasferire la magnifica atmosfera del lungomare d’inverno?

Castel dell'Ovo, la star del lungomare di Napoli

N’Alberto,  la novità

Quest’anno, la novità si chiama N’Albero.

L’osservo, ci giro intorno, lo guardo con circospezione.
Mi piace.

Come in una bilancia magica, N’Alberto rappresenta il secondo peso per equilibrare l’indiscussa supremazia del castello.

Impresa ardua ma N’Albero – con la sua giovanile audacia – può infastidire l’icona assoluta?

Lungomare di Napoli, NAlbero non è la superstar

Napoli vista da Posillipo

Dal lungomare, decidiamo di salire: direzione Posillipo.
La vetta è distante, la forte salita presenta ben presto il conto.

Pedalo con fatica – nonostante l’aiuto del motore elettrico.
Folate di vento gelido tagliano il volto come rasoi.

Osservo il mio amico dinanzi pedalare con convinzione.
Ruota nella ruota, sembriamo Coppi e Bartali scalare le vette in quelle leggendarie immagini in bianco e nero.

Prima che ci scambiassimo la borraccia, il ronzio del motore elettrico ci riporta alla realtà.
Sostiamo su una terrazza panoramica.
La fatica vale il premio: la foto da cartolina è servita.

Napoli vista da Posillipo, la foto da cartolina è servita

Tappa cittadina da 23 km

Il computer di bordo segna 23 km percorsi in due ore.
Un piacevole allenamento, le due ruote regalano sensazioni speciali: senso di libertà,  piacere di vivere la città appieno, giusta fatica nelle gambe, amicizia.

Una spremuta d’arancio e via.
Si torna a casa.
Con la voce rauca.
Ma felici.


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Reggia di Caserta di sera, giochi di luci ed appartamento reale: magnifica!

Reggia di Caserta di sera: ingresso 3€

Una musica profonda ci accoglie mentre il buio avvolge il corridoio.

Osservo la monumentale scala che porta verso gli appartamenti reali: sembra di essere in una scena di Star Wars.

Atmosfera surreale, lo scenario della Reggia di Caserta di sera è da film di fantascienza!

Il gioco di luci è affascinante: lungo le pareti, fasci luminosi sparono simboli natalizi, auguri ed immagini storiche.
Alzo lo sguardo: sotto la volta della scala reale, si susseguono diapositive tra sacro e profano.

Aprire la Reggia di Caserta dopo le 16,30 è una iniziativa geniale.
Con soli 3€ a persona (i bimbi entrano gratis), visitiamo i magnifici appartamenti reali e ci godiamo lo spettacolo delle luci.

Reggia di Caserta di sera

Gli appartamenti reali: magnifici

Seguo l’intero percorso con gli occhi all’insù: gli splendidi lampadari, affreschi stupefacenti, collezioni di quadri esposti come album fotografici, libri secolari, mobili antichi, la camera da letto del Re, …, il pieno di storia in un solo respiro.

Mostruoso.

La mostra di Presepi chiude il tour serale.

Il Presepe alla Reggia di Caserta

Sul sito ufficiale, poche parole

Riporto le uniche info raccimolate dalla pagina ufficiale della Reggia sul sito dei Beni Culturali:

Da giovedì 8 dicembre a venerdì 6 gennaio 2017

Percorsi di Luce di Natale: un percorso emozionale a cura di Francesco Capotorto, che conduce il visitatore in una dimensione mai esplorata all’interno del “Cannocchiale, Vestibolo Inferiore, Scalone Reale, Volta Ellittica e Vestibolo Superiore”;

Cotanta sintesi non spiega le emozioni suscitate dalla visita notturna.
Provate per credere 🙂


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Punta Epitaffio, se fossi un gabbiano [FOTO]

Alla scoperta del parco sommerso di Baia

Ai suoi piedi, un’intera città.
Duemila anni di storia sotto gli occhi attenti di chi, per natura, combatte ogni giorno per sopravvivere.
Un pescatore cinico, un predatore astuto, una creatura libera.
Il gabbiano, immobile sullo scoglio di Punta Epitaffio, osserva il battello ondeggiare sul mare di fine settembre, a pochi metri dal costone di Bacoli.

Il Capitano manovra contro il vento che, improvviso, alimenta le acque agitate.
Siamo a poche centinaia di metri dal porto, sul battello col fondo finestrato per osservare il parco archeologico sommerso di Baia.

Il piccolo volatile ci guarda indispettito.

Lui: fermo, sicuro, severo, padrone del mare.
Noi: sul ponte dell’imbarcazione, pronti a scendere gli scalini che ci porteranno nella “stiva col fondo trasparente”.

Il gabbiano di Punta Epitaffio

Punta Epitaffio, attacco di claustrofobia

Le condizioni del mare ed il meteo instabile nascondono l’antica città sottomarina.
Baia sommersa – per il sottoscritto – resta sommersa.

Dagli oblò sotto la nave non vedo colonne, reperti e statue romane ma solo un impenetrabile muro d’acqua blu.
Dopo pochi minuti, la claustrofobia prende il sopravvento e risalgo sul ponte dell’imbarcazione.

Una boccata d’ossigeno e riprendo colore.

Il battello continua ad ondeggiare, il gabbiamo è ancora fermo sullo scoglio.
Il pennuto impettito lancia uno sguardo di scherno.
Poi si mette in posa.
«Piccolo mostro, abbi rispetto per un claustrofobico» ribatto mentre scatto la foto-ricordo.

La magnifica zona flegrea

Approfitto della postazione favorevole e del ponte libero (gli altri turisti non claustrofobici, sono tutti di sotto) per fotografare il il castello Aragonese.

La zona flegrea resta un luogo magnifico, nonostante tutto.

Il castello Aragonese, Baia

Punti di vista

Dopo un’ora e mezzo di navigazione, il battello rientra.
Il bipede burlone resta sul suo scoglio, in attesa dei prossimi gitanti.

Oltre ad essere un gabbiano mattacchione, soffrirà anche di delirio di onnipotenza: secondo il Capitano, vive su quello scoglio di Punta Epitaffio, con la città sommersa ai suoi piedi ed il Castello sott’occhio.

Proseguo la passeggiata sulla terraferma verso la piccola collina sopra Baia.
Osservo il magnifico panorama.
Dall’alto.
Come se fossi un gabbiano.

Il litorale flegreo visto dall'alto


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Grotte di Seiano, panorama mozzafiato [FOTO]

Grotte di Seiano, 800 metri dopo …

Lunedi 19 settembre

Quindici minuti, è il tempo necessario per attraversare la Grotta di Seiano, la galleria che da Coroglio porta ai piedi della collina di Posillipo.

Meno di ottocento metri e ci lasciamo alle spalle l’ex Italsider, il «mostro» di Bagnoli.
Meno di ottocento metri per giungere nel magnifico parco archeologico -ambientale di Posillipo o del Pausilypon, tra il vallone della Gaiola e la baia di Trentaremi.

Usciti dalla grotta, ci aspetta un panorama mozzafiato, impossibile (per il sottoscritto) da descrivere.

Panorama dalle Grotte di Seiano, Napoli

Procida, Ischia e Capri: il trio delle meraviglie

La pioggia della notte spazza via la foschia, i colori sono vivi e la visuale perfetta.

Alla nostra sinistra, dopo la baia di Trentaremi, la zona flegrea, Capo Miseno, Procida ed Ischia sono in mostra per uno scatto perfetto.

Dopo la Gaiola, Capri è in posa: la vanesia signora distesa nel mare attende solo di essere immortalata.

Capri dalla Gaiola, Grotte di Seiano

La galleria fotografica

Le parole sono superflue, il luogo è un concentrato di storia e natura unici nel loro genere.
A voi Lettori la mia testimonianza.


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I colori del murales di Bagnoli

Murales di Bagnoli, se non ci fosse?

Se il muro non fosse dipinto con i colori della fantasia sarebbe un’opera anonima.
Si ridurrebbe all’ennesima parete amorfa mangiata dai fantasmi dell’Italsider.

Perché a Bagnoli, prigioniera da sempre del «mostro» siderurgico per antonomasia, la vivacità dei murales rappresenta una boccata d’aria fresca.

Come accade a Materdei, anche il disegno all’entrata della stazione della cumana di Bagnoli, strappa un sorriso.

Anzi,una meritata fotografia.

I colori del murales di Bagnoli

Scuola e lavoro

Conosco bene Bagnoli.
Una manciata d’anni fa, a pochi passi dal murales, frequentavo le scuole superiori.
Mi licenziai dall’allora VIII ITIS (oggi Augusto Righi) con un immeritato voto (il tempo ha rimediato all’ingiustizia).

Negli anni duemila tornai per lavoro: la sede dell’HP – la multinazionale americana per la quale  operavo – a pochi chilometri dal murales (le drammatiche vicende HP conservate nell’ebook gratuito «Gli ultimi giorni di HP Pozzuoli»).

Io e Bagnoli, legati da un filo rosso

Un lungo filo rosso lega il sottoscritto a Bagnoli.

Dieci anni con la testa nel monitor a scrivere software e scovare bug.
Dieci anni significano mille pause-pranzo consumate (con estrema soddisfazione) nelle pizzerie del quartiere.

Un filo rosso fumante, saporito che non spezzerò mai 🙂

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L’arte sostituisce la bonifica

In attesa della bonifica dell’intera area sempre promessa e mai realizzata, i murales contrastano la polvere sputata dal «mostro» che, come una sentinella malata, sovrasta il quartiere.

Le matite colorate contro l’inefficienza della politica (locale e nazionale).
L’arte contro il degrado (urbano e morale).
I murales contro l’ex Italsider.

Finché c’è colore, c’è speranza.


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Il murales di Materdei, l’arte contro il degrado

A Materdei i murales per resistere

Osservo il murales di Materdei, tra Vomero e centro storico, rapito.
Muoversi in bici per Napoli regala scoperte inattese.

Un clacson cafone riporta i nobili pensieri tra lo smog ed il traffico della città.
Parcheggio alla fermata dell’autobus, prendo lo smartphone e scatto.
Le foto, però, non rendono l’idea della maestosità dell’opera.

Il murale di Materdei, l'arte contro il degrado (palazzo ex OPG, l’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario di via Imbriani)

I murales, una forma d’arte

Giro sul web e mi imbatto nel gruppo Materdei. per R_esistere ci vuole pure la bellezza.
Lo slogan rallegra l’anima:

Allora. .. resistere alla crisi … resistere è anche esistere … e a noi ci piace la bellezza ….
… e a noi che abitiamo Materdei ci piace colorata e poetica

Un invito per il sottoscritto a girare per il quartiere ed immortalare gli altri murales che, senza dubbio, sono una forma d’arte.

Se non ci fosse l’arte

La controprova è immediata: se il disegno non ricoprisse la facciata dell’ex OPG – l’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario di via Imbriani – l’edificio risulterebbe uno dei tanti anonimi palazzi della città.

Il gigante verde dalla bocca aperta, invece, è un tassello d’arte moderna, una forma di bellezza contro il degrado urbano.

Perché la Cultura è la prima arma contro ogni «mostro».
Come Materdei insegna.

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New York, quanto costa prendere un taxi (giallo)?

A New York, in taxi

New York, prima o poi, salirò sul taxi.
Intendo i taxi gialli resi famosi dalle mille pellicole hollywoodiane.

I taxi gialli che chiami urlando dal marciapiede combattendo contro la folla multicolore, manager e immigrati tutti di corsa alla ricerca dell’opportunità.

Con tenacia, guadagno spazio tra la calca, giungo a bordo strada, attendo qualche minuto finché tra il fiume di auto lungo la Fifth Avenue compare un puntino giallo.

Il taxi giallo da condividere

Ad attendere però non sono solo.
Anche una frenetica Jennifer Ariston in perenne ritardo, il posato Richard Gere nell’elegante completo scuro mentre impugna (col guanto, ovvio) una misteriosa valigetta 24ore ed una stravagante Cameron Diaz in abito da sposa, desiderano il mio stesso mezzo di trasporto.

Alzo la mano destra, mi sbraccio, urlo e sbraito fino a quando l’agognato taxi giallo rallenta, accosta e ci preleva.
Il taxi driver pachistano – immigrato di terza generazione – alla vista del bizzarro gruppo non batte ciglio: a New York tutto è possibile.

Viaggio in compagnia degli illustri ospiti perché nella Grande Mela condividere il taxi per dividere le spese è consuetudine.

Dopo il lavoro, al karaoke (sempre in taxi)

Dopo una stressantissima giornata di duro lavoro, la sera – distrutto dalla fatica – trovo le energie per bere una birra in un locale di Manhattan pieno di altri giovani uomini e giovani donne in carriera.

Freschi e riposati nonostante le quattordici ore trascorse in ufficio, dietro un monitor, a servire clienti al ristorante italiano di Brooklyn o friggere patatine in un fast food del Bronx: il karaoke fortifica le amicizie ed incentiva le relazioni.

Fino a notte inoltrata quando un nuovo taxi giallo ci riporterà tutti a casa.

Solo con Jennifer Ariston, come in un film

Il taxi giallo rallenta, accosta, si ferma.
Scendo per primo.
Apro lo sportello: la sposa fugge, sull’altare l’attende un amore a nove zeri.
L’uomo d’affari non perde ulteriore tempo, paga la quota e svanisce nel maestoso Trump Building.

Restiamo io e Jennifer.
Da vecchio galantuomo, verso al taxi driver l’intera somma (più il 15% di mancia).
«Thanks».
Jennifer ringrazia, sorride e si dilegua con eleganza tra la folla newyorkese.

Come in film.
The End.


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Scavi di Ercolano, la meravigliosa macchina del tempo

Scavi di Ercolano, duemila anni dopo

L’onda anomala – acqua, sale, fango, lava, polvere, detriti, magma – ferma la vita e congela Ercolano.
Dopo duemila anni, a noi turisti moderni, gli scheletri assiepati nei depositi delle barche – il mare, la via di fuga istintiva – suscitano ancora emozione e spavento.

Uomini speranzosi in attesa della fine dell’eruzione.
Corpi ammassati, testimoni immortali della Storia che il Vesuvio ha reso eterni.

Scavi di Ercolano, gli scheletri assiepati nei depositi delle barche

Il viaggio nel tempo

Arrivo agli scavi di Ercolano e dopo aver varcato la soglia, come in un film, mi ritrovo nell’antica Roma.

Un fantastico viaggio nel tempo: passeggiare lungo le strade percorse dai nobili seduti nelle loro lettighe portate dagli schiavi, camminare dove le pesanti e rumorose carrozze sfrecciavano, osservare dall’interno una villa di un commerciante per comprendere come vivevano nel 79 d.C. è un’esperienza indimenticabile.

Scavi di Ercolano, la macchina del tempo perfetta

Resto colpito dai dettagli: il letto (sarà una piazza e mezzo?), una magnifica vasca da bagno, la piccola cucina (compresa di toilette), il legno annerito, una porta scorrevole per separare due ambienti, gli eleganti mosaici rosso pompeiano, la cura per il corpo nelle piccole piscine termali a diversa temperatura.

E poi: il sistema fognario per far confluire le acque piovane e reflue fuori dal centro abitato, un cartello che invita a non gettare rifiuti a terra onde evitare pene esemplari (solo per gli schiavi erano previste le frustrate – la Legge non è mai stata uguale per tutti).

Un luogo magnifico ed unico!
(non amo il punto esclamativo ma quando ci vuole, ci vuole!)

Tip and Tricks

Nel momento in cui scrivo, il biglietto di ingresso costa 11€ per gli adulti (i bimbi entrano gratis).

Per chi giunge in auto (uscita Ercolano dell’A3), il garage adiacente gli scavi esige 2€ l’ora.
Per i più tenaci, è possibile anche sostare la macchina nei pressi degli scavi sulle strisce blu oppure, allontanandosi verso il centro, anche su strisce bianche (gratuite).

La guida ufficiale della Regione Campania (preparata e gentile): 10€ ad adulto.
Da quanto ho capito, la guida organizza gruppi di dieci, quindici persone e parte per il tour che dura dalle due alle tre ore a secondo del numero di persone, del meteo e … della resistenza.

Perché la visita è faticosa quanto affascinante.
E’ necessario organizzarsi con bottiglie d’acqua e cappellino, il sole non perdona (attenzione a non esagerare col bere, durante l’escursione non è possibile la sosta ai bagni).

Scavi di Ercolano, la magnifica macchina del tempo

Scavi di Ercolano, le (mie) foto

Mi rivolgo direttamente a te, amico Lettore.
Gli scatti non rendono giustizia alla magnificenza del luogo: visita gli scavi.

Osservazione di un turista alla vista degli scheletri:

«se l’eruzione fosse oggi, gli scheletri avrebbero tutti la stessa posizione: col cellulare in mano»

Come dargli torto.


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Reggia di Caserta, dove lo splendore cancella il degrado

Reggia di Caserta, magnifica e maltrattata

Nel week end di Pasqua, secondo le stime, alla Reggia di Caserta sono giunti più di settemila visitatori (tra cui il sottoscritto).

Può la magnificenza del luogo occultare la disorganizzazione?

A mente fredda scrivo questo post perché un monumento così affascinante merita ben altra attenzione da parte delle Istituzioni (e rispetto per il visitatore).

Il bar: chiusura ore 17,00

Sabato 26 marzo, ore 17,00.
«Per cortesia, dovreste uscire. Dobbiamo chiudere …».
L’esercito di turisti provenienti da ogni angolo del mondo resta fuori.
Nessuna possibilità di acquistare una bottiglietta d’acqua, rifocillarsi dopo la lunga passeggiata, mangiare uno snack.

Le sedie capovolte sui tavoli, il pavimento bagnato, i cestini pieni (senza differenziare i rifiuti).
Si spengono le luci, il punto ristoro della Reggia di Caserta chiude alle cinque del pomeriggio.

«Non dipende da noi» ribatte la gentile cameriera alle mie proteste («perché chiudete? Ci sono ancora tantissimi turisti!»).
Eppure un panino ed una bottiglietta d’acqua costano 7€ e l’ingresso 12€ a persona.

Reggia di Caserta, lo splendore nasconde la disorganizzazione

La toilette: indecenti

I wc: tre piccoli bagni incastonati alla fine del cantiere proprio di fronte agli appartamenti reali.
A metà mattinata i servizi igienici sono già in condizioni indecenti.
Mi colpisce il wc per i disabili: un cartello sentenzia l’inagibilità.
GUASTO.
Non oso immaginare i gabinetti riservati alle signore …

Reggia di Caserta, splendore e degrado

L’ippodromo

Carrozzelle stile ottocento percorrono i lunghi viali che portano i turisti fin sopra la fontana (se non erro, il costo è di 50€ a famiglia).
A chiunque non sia un fantino salta all’occhio l’eccessiva velocità dei cavalli, ben oltre il limite di sicurezza (si pensi ai tanti bambini presenti).

«Non siamo all’ippodromo!» protesta un uomo all’ennesimo passaggio a tutta birra.
Il cavaliere (poco errante) ribatte in tono polemico mentre sfreccia via con la carrozzella.
Cafoneria galoppante.

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La Reggia di Caserta: magnifica

Una impagabile passeggiata tra storia e natura, la stupenda fontana (abitata da pesci enormi!), il verde dei giardini inglese, il silenzio regale del bagno di Venere, la maestosità degli appartamenti reali cancellano la miopia di chi gestisce cotanta bellezza.

Gli addetti non brillano per professionalità e ospitalità (io stesso vedo sbarrare il cancello per accedere ai giardini inglesi alle quindici con i turisti impossibilitati ad entrare e privi di spiegazioni – dubito che il personale parlasse inglese).

L’amarezza di dissolve di fronte a tanto fascino.

Reggia di Caserta, splendore e degrado

Fuori la Reggia, l’indifferenza

Esco dalla Reggia appagato.

Verso le diciannove, fuori regna il silenzio.
Nessuno indirizza il turista verso un possibile itinerario alternativo, un pernottamento, una pizza o semplicemente un info point con gadget e cartoline.

Gli unici ricordi sono esposti dai venditori abusivi.

Caserta è assuefatta al suo popolare monumento, l’economia indotta dalla maestosa opera non genera ricchezza per la città?

La Reggia di Caserta sembra interessare solo i turisti.
Pazzesco.

Felice vado via.
Tornerò.
La magnificenza del luogo sconfigge la disorganizzazione dell’uomo.


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Napoli con Belgio (foto di Carlo Morelli)

PIazza del Plebiscito con i colori del Belgio

Immagino Carlo Morelli proteggersi dal diluvio abbattutosi su Napoli.
Piazza del Plebiscito la sera dopo l’attentato a Bruxelles presenta i colori del Belgio.

Nascosto dietro ad un porticato, con l’impermeabile inzuppato di pioggia, Carlo immortala la scena.

La presenterà nella community Napoli image Naples suscitando la giusta reazione.

L’emozione nello scatto di Carlo

Colpito dalla foto (da notare la camionetta dei militare icona dei nostri tempi), chiedo di poterla pubblicare.

L’immagine emoziona e vorrei conservarla in un cassetto della mia casa digitale, in un angolo dei miei ricordi personali.

A voi la foto.
Grazie Carlo.

Piazza del Plebiscito con i colori del Belgio dopo l'attentato a Bruxelles (foto di Carlo Morelli)


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