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Category: Media (Page 10 of 11)

Come calcolare l’indice di Teledipendenza domestica

Il numero di televisioni è significativo

Mi piace osservare le case degli altri.
L’arredamento moderno o antico, i colori scelti per le pareti (uniformi oppure a tinta diverse), il tipo di pavimento, la dicotomica scelta tra vasca e doccia, il gusto per i dettagli e l’ottimizzazione degli spazi.

E infine, l’attenzione ricade sull’ultima significativa informazione statistica: quante televisioni sono presenti?

Come calcolare la teledipendenza domestica

Secondo una mia personalissima indagine, il numero di apparecchi televisivi misura l’atmosfera familiare.
Per capire la teledipendenza domestica eseguo un semplice algoritmo: calcolo il rapporto tra il numero di televisori ed il numero di inquilini presenti in casa.

L'indice della teledipendenza

Alta teledipendenza? Famiglia disunita

Per semplificare il ragionamento, è utile fornire alcuni esempi limite.
Pensiamo ad un nucleo composto da quattro persone con un solo televisore: l’indice della teledipendenza è basso (1/4 = 0,25).
Invece, una coppia che vive in un appartamento con cucina, piccolo salotto, studio e camera da letto con un apparecchio televisivo in ogni stanza ha un rapporto pari a 2 (4/2 = 2).

Maggiore è  il valore della teledipendenza e più alto sarà il grado di distrazione generale provocato dalle immagini e dai suoni che scorrono sul piccolo schermo in ogni angolo dell’alloggio, minore sarà il dialogo tra gli inquilini ed il tempo da dedicare ad altre attività (lettura, ascolto della radio, modellismo, gioco …) e – con molta probabilità – il nucleo si dividerà per guardare un programma diverso con conseguente isolamento.

Con un solo televisore in casa, invece, se l’apparecchio è acceso il gruppo sarà coeso (quasi sempre, insieme sul divano del salotto) favorendo il confronto, la condivisione di opinioni, l’unità.

La TV in camera da letto: da evitare!

La statistica prevede un ulteriore coefficiente peggiorativo per coloro che hanno posizionato il televisore anche in camera da letto.

A costoro auguro la rottura irrimediabile del telecomando: solo un incidente così violento potrà ridurre il loro «mostruoso» indice di teledipendenza.


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La grande patacca

La grande bellezza, di Paolo Sorrentino, vince l’Oscar

Premessa: non ho ancora visto il film di Paolo Sorrentino, la pellicola tricolore fresca vincitrice dell’Oscar, osannata dalla critica e divenuta da subito icona del made in Italy.

Eppure un’idea strampalata mi sollazza l’emisfero destro del cervello: abbiamo rifilato l’ennesima paccotto agli americani.

La grande bellezza o la grande truffa?

La grande bellezza o la grande truffa?

Penso alla «Grande bellezza» e mi balena alla mente il Totò truffa del 1962: Antonio e Camillo (il fido Nino Taranto) vendono la fontana di Trevi ad un ingenuo italo-americano, il famoso Decio Cavallo – Caciocavallo.

Immagino il divertimento del cast nel girare le scene della celebrata opera cinematografica: ogni ciak pensato per compiacere i membri dell’Academy, i colloqui non-sense tra gli attori ideati per destare curiosità tra i giurati, le atmosfere felliniane che scimmiottano la dolce vita romana degli anni sessanta, le pause studiate a tavolino con i soliti spunti esistenziali, i primi piani insistiti a ricordare un improbabile stile Bohémien.

Il significato della storia è quasi incomprensibile ma non importa, sarà un capolavoro.

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Tra Totò e Bellavista

Il sospetto diviene certezza vista l’origine partenopea dello scaltro regista: Sorrentino, da buon napoletano, conosce i film di Luciano De Crescenzo e senza dubbio ricorda la famosa scena di Bellavista ove un ispirato Riccardo Pazzaglia recita la parte dei pittore folle: «il pubblico vuole il pittore pazzo? Ed io gli do’ l’artista pazzo!» urla mentre indossa una lunga parrucca e con atteggiamenti da squilibrato si prepara a vendere delle banali tele al fesso di turno.

Il progetto è perfetto: i napoletani furbi non mancano (la maschera di Servillo e la chiacchiera di Buccirosso sono un ottimo indizio) e nemmeno i romani scherzano (il Verdone qualunquista e l’immancabile bellezza italica Ferilli). 

La banda è completa, mancava solo il turista americano da truffare.
Hollywood non è poi così lontana.


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Perché Paolo Sorrentino ringrazia Maradona

Paolo Sorrentino, un mio coetaneo

Paolo Sorrentino è nato a Napoli nel 1970, come me.
Il 5 luglio 1984 – data storica per i tifosi azzurri – Diego Maradona sbarca al San Paolo: sia io che il regista vincitore dell’Oscar allora eravamo incalliti quattordicenni tifosi del Ciuccio (il simpatico asino, mascotte del Napoli fino ad un recente passato).

Nei sette anni di vittorie e partite memorabili (1984-1991), la presenza del fuoriclasse argentino in città ispira un’intera generazione di giovani napoletani.

Oscar, perché Paolo Sorrentino ringrazia Maradona

Il Genio del calcio

Il Pibe de Oro rappresenta l’icona della genialità, l’inarrivabile esempio sportivo.
Anche io – come ogni altro piccolo tifoso azzurro – sul campo di calcio (improvvisato per strada o organizzato), ripropongo gli irripetibili palleggi di Diego (col piede che gira intorno alla palla), tiro i rigori beffando il portiere avversario, invento punizioni con parabole che non rispondono a nessuna legge matematica e si infilano all’incrocio dei pali, dribblo gli avversari come birilli, crosso incrociando i piedi (movimento indescrivibile), palleggio con le spalle, fornisco impossibili assist ai compagni di squadra, segno gol spettacolari, rendo felici gli spettatori estasiati.

Almeno queste sono le gesta che sogno nella mia sterminata fantasia adolescenziale ogni volta che scendo in campo.

L’artista ispiratore

Difatti, le immagini di Maradona nella mia mente acerba alimentano l’inimmaginabile, fomentano la creatività, potenziano l’illusione, smuovono i neuroni dell’inventiva per tentare l’impresa impossibile al di sopra dei propri limiti tecnici. Il coraggio di superarsi, l’inibizione della paura: il risultato non conta, il miraggio non è poi così lontano.

Paolo Sorrentino oggi ringrazia la sua musa ispiratrice, il capitano del Napoli, il suo idolo calcistico che viveva proprio nella sua città.

Da napoletano suo coetaneo, quel «grazie a Diego Armando Maradona» non mi ha stupito.


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«Psyco», svelato il vero significato del capolavoro di Hitchcock

1960, l’idea geniale di Alfred Hitchcock 

La cronaca dei nostri giorni è zeppa di notizie che descrivono le più fantasiose e mostruose truffe ai danni della collettività: imbrogli a discapito delle compagnie assicurative, infinite frodi contro lo Stato, rimborsi fantasma (elettorali e non), estorsioni di ogni tipo, falsi invalidi, finti poveri, evasori fiscali a gogo.
Di tutto di più insomma.

Eppure l’inganno è una pratica antica come il mondo ed al mio occhio (miope) non poteva sfuggire l’idea che ha dato origine alla maggioranza delle moderne truffe: essa risale al 1960 e fu illustrata nientemeno che da Alfred Hitchcock nel film Psyco.

Psyco, la mamma di tutte le truffe

Il vero significato di Psyco

Il capolavoro di Hitchcock turbò le platee del tempo divenendo un film cult (mitica la scena de teschio della madre seduta sulla sedia girevole).
Ebbene, dopo più di cinquant’anni vi svelerò il vero significato di questo film.

Norman Bates non era pazzo bensì astuto, un vero truffatore al pari dei moderni imbroglioni.
Egli conservava in soffitta il cadavere della mamma impagliata come un uccello per continuare a ritirare la pensione anche dopo la sua morte.

Temendo un controllo degli ispettori del fisco, travolto dal panico di perdere i soldi della pensione della madre ed avendo il mutuo del motel da estinguere, il povero Norman – già provato dalla forte crisi economica che non portava nuovi clienti – si lascia travolgere dalla paura e perde il controllo.
Da qui il dramma.

Psyco, un film precursore

Visto con gli occhi di oggi, il capolavoro del regista inglese rappresenta una forte denuncia contro l’arroganza delle banche e l’esasperazione del sistema socio-economico attuale.
Hitchcock è stato un precursore anche in questo.
Geniale.


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Dedicato a Te

La dedica

Questo amorevole post è rivolto a Te, intendo proprio Tu che, con lo sguardo fisso nel monitor, dedichi un minuto del tuo prezioso tempo alla lettura digitale.

Da casa o in ufficio, in metropolitana o in autobus, per svago o per informarti accedi a blog, giornali on-line e social network.

Scorri le pagine, una manciata di secondi per scrutare i titoli delle notizie più interessanti, un clic per sbirciare la foto di attualità e pochi istanti da dedicare al video virale del momento.

Informazione mordi e fuggi, superficiale ed a portata di tutti

Informazione mordi e fuggi

E’ l’informazione mordi e fuggi: superficiale, mobile (da leggere mobail) viaggia con te, a portata di mano e sempre usufruibile, stringata e mai approfondita, quasi un sentito dire più che una notizia ufficiale, uno stato d’animo piuttosto che un’analisi, un battito di ciglia e la novità è già vecchia.

Come in un film muto, sul piccolo schermo dello smartphone scorrono guerre, drammi, dolori, felicità, gioie, solitudine, amore, fotogrammi di vite vicine e lontane, immagini e testo divorati dal cervello in un infinitesimo di Planck, il lampo e l’evento è archiviato come «già letto».

Informazione mordi e fuggi, superficiale ed a portata di tutti

Dunque, caro Lettore, se hai osato fino a questo punto non posso che ringraziarti.
Visti i tempi (veloci), è un lusso per pochi giungere a fine post ed io – se ho catturato la tua attenzione per mezzo minuto e col sorriso sulle labbra – ne sono orgoglioso.

Informazione mordi e fuggi, superficiale ed a portata di tutti


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Sanremo2014, il festival delle larghe intese

Sanremo2014, l’Italia di oggi

Il festival di Sanremo da sempre rispecchia il momento storico della nazione (almeno nelle ottimistiche  intenzioni degli autori).

Anche quest’anno, dunque, dal palco del teatro Ariston andrà in scena il meglio dell’attualità, possibilmente senza scontentare nessuno e con un budget ridotto all’osso.

La crisi morde i polpacci e la RAI corre ai ripari: gli artisti rinunciano all’orchestra (non rinnovati i contratti a progetto dei musicisti) e cantano in playback.
Gli spettatori presenti in sala si impegnano a ripulire la poltrona visti i tagli al personale adibito al servizio.
Le vallette indossano abiti di Valentino omaggio dell’Outlet, il televoto è autorizzato solo per gli italiani all’estero mentre i presentatori devolveranno l’intero cachet ai colleghi che andranno in pensione in anticipo (circola con insistenza il nome di Pippo Baudo e Mara Venier n.d.r.).

Sanremo2014, il festival delle larghe intese

Le polemiche politiche

In questo marasma, è passata la mozione degli ecologisti liguri: i fiori per gli ospiti saranno di plastica e riutilizzati per tutte le serate.

Quest’ultima delibera ha provocato il prevedibile terremoto politico ed ora il Governo rischia la crisi: il PD si è spaccato («ci accuseranno di essere i soliti tirchi genovesi», «decisione di grosso spessore ambientalista»), Forza Italia minaccia il ricorso al TAR pur di evitare il crollo di un settore già in crisi, i grillini lanciano un referendum on-line mentre il centro invita tutti «ad abbassare i toni e rispettare le Istituzioni».

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Un’ultima ora appena giunta in redazione conferma l’intenzione di delocalizzare il festival in Romania.
Il Premier rassicura il Paese: «non permetteremo la svendita del made in Italy al miglior offerente» dichiara convinto in diretta TV al dopo-festival di mezzanotte.
E’d annuncia il decreto salva-festival che prevede un piccolo sacrificio economico per gli italiani (un ritocco sul prezzo delle sigarette e un aumento delle accise sui carburanti), legge votata all’unanimità dalla destra e dalla sinistra indistintamente.

«Il festival delle larghe intese» è salvo, il playback può continuare.


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Quanto costa l’asterisco della nuova Giuletta?

Il malefico asterisco

La misura della falsità di uno spot pubblicitario è indicato dal numero di asterischi presenti nell’annuncio.

Chi si fida di un contratto zeppo di microscopici dettagli nascosti a fondo pagina? Di fatto, il cavillo è ingannevole: scritto con caratteri minuscoli, è celato all’attenzione di chi guarda (o legge) perché portatore di svantaggi (al contrario dei benefici scolpiti a caratteri cubitali in ogni spot che si rispetti).

L’essere piccolo nasconde certamente una fregatura, qualcosa da «togliere» al consumatore rispetto all’offerta iniziale, un inganno legale (sfugge ma è presente nell’accordo), una trappola di cui l’ingenua preda si accorgerà dopo l’acquisto.

Lo spot della nuova Giulietta

Prendiamo ad esempio lo spot 2014 della nuova Alfa Romeo Giuletta.
Per carità, auto bellissima, elegante, scattante, veloce, confortevole: io la comprerei subito (se avessi 16.950€ da spendere).
Ma sono proprio 16.950€?

Lo spot della nuova Giuletta? Troppi asterischi pericolosi

Zoom sul fotogramma sospetto

Il mistero è svelato: ho congelato l’ultimo fotogramma dello spot ed ingrandito con uno zoom il contenuto del malefico asterisco custode delle clausola.

Lo spot della nuova Giuletta? Troppi asterischi pericolosi

Da aggiungere al totale …

Come si può notare (cliccate sulle immagini), la cifra non comprende IPT (Imposta provinciale di trascrizione) e PFU (contributo ambientale sui Pneumatici Fuori Uso) ed il costo di queste due tasse dipende da svariati motivi impossibile da stabilire oggi (da scoprire in concessionaria al momento della firma).

Seguono 300€ di spesa per la pratica, 16€ di bolli, 3€ ogni anno per invio estratto conto. Come stipulato, si versa un anticipo di 8475.25€ e, dopo ventiquattro mesi, l’importo dovuto è pari a 8537€.

Quindi, dopo due anni, l’auto dei miei sogni mi costa:
8475.25 + 8537 + 300 + 16 + 6 = 17334,25 + IPT + PFU.

Rispetto ai 16.950€ annunciati, l’asterisco della Giuletta mi frega solo 384,25€ (più le incognite IPT e PFU)
Niente male per un piccolo e simpatico *


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Come scrivere un post di successo (valido solo per l’Italia)

L’Italia, il paese della «segnalazione»

Chiariamo subito il punto: io non ho mai scritto un post di successo.
E quindi?
Non significa nulla, sono comunque legittimato a dibattere sull’argomento come «esperto del settore» perché vivo in Italia.

Difatti, nel nostro Bel Paese non esiste nessuna relazione tra competenze e ruolo ricoperto, vale l’autocertificazione dei titoli (fino a prova contraria) ed ognuno può aspirare a qualsiasi carica.

E’ il nostro piccolo «sogno americano», l’abbattimento delle barriere sociali e l’aspirazione a migliorare il proprio status indipendentemente dal curriculum.

Però devi avere la giusta conoscenza: l’amico ti «segnala» e la posizione agognata da centinaia di candidati diventa tua.
E’ semplice, è naturale, il trucco c’è ma non si vede, è la magia della raccomandazione.

Come scriovere un post di successo? Con il trucco delle lentine blu

Consigli per un post di successo?

Ora, il Lettore Italiano non si senta tradito, chi si aspettava dei consigli su come pubblicare un articolo che porti fama e soldi non si lagni proprio con me.

Basta guardarsi intorno, di «mostri» – quelli veri – siamo circondati (l’impiegato dell’ufficio che non rispetta gli orari di apertura dello sportello protetto dal responsabile-complice a sua volta raccomandato), sfogate la vostra giusta rabbia nei loro confronti.

Io mi limito ad un piccolo espediente (ingenuo come le lenti a contatto colorate) per pubblicare il mio primo post di successo (apprezzate la brevità dell’articolo).

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Gramellini vs Severgnini, di chi è il post?

Il Buongiorno vs l’homo italicus

La questione è semplice: è il nome dello scrittore che decreta il successo del post oppure è il contenuto del post che suscita dibattiti ed effetti virali via web?

Prendiamo il Buongiorno di Massimo Gramellini: è letto da migliaia di naviganti e giù valanghe di commenti.
In pratica, un blog di successo che “fa opinione”.
Chi, d’altronde, non ha mai sentito parlare di Beppe Severgnini?
Il sito ufficiale del giornalista parla chiaro: articoli e libri all’insegna dell’ironia, riflessioni pungenti sull’homo italicus e le mode del nostro amato e martoriato bel paese.
Un punto di riferimento per gli amanti della scrittura (e della lettura, ovviamente).

Gramellini vs Severgnini

La proposta per Gramellini e Severgnini

Ma il successo dei loro racconti è dovuto alla celebrità della firma oppure al contenuto nudo e crudo?

Per svelare il dubbio propongo ufficialmente  ad entrambi un divertente esperimento: pubblicate a vostro nome un mio post.

Scegliete Voi il luogo: sul mio blog (sociale) di «mostri» faCCebook.eu oppure sui vostri trafficati siti, il dove è indifferente, sarà l’autografo in calce alla pubblicazione a far la differenza.
Il giorno successivo sveleremo il trucco certi di non aver ingannato il Lettore, anzi lo metteremo  in guardia dai loschi giochini dimostrando che le parole – se dense di significato – sono più importanti di chi le scrive, autore blasonato o perfetto anonimo che sia.

In attesa di un cenno, continuo a leggere con interesse i Vostri formidabili articoli.


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In attesa delle scuse di Bono …

Bono, un amico distratto

Quante volte ho salvato quel testone di Bono in modo del tutto disinteressato?
E’ un genio nel campo musicale – non si discute – ma come amico lascia un po’ (anzi molto) a desiderare.

Affermare che è scomparso è dire poco, con l’alibi dei concerti in mezzo mondo, il successo globale, le interviste ai network sparsi per il pianeta, i fans e la pubblicità non si fa più vivo.

Eppure gli ho scritto una e-mail e poi inviato un tweet ma quello screanzato di Paul (David Hewson) non ha avuto la delicatezza e la sensibilità di rispondere ai miei due appelli.

Le scuse di Bono

Bono ed il complesso di inferiorità

Sono convinto che questo suo atteggiamento schivo nasconda in realtà una timidezza di fondo e – perché no? – anche un complesso di inferiorità nei miei confronti mai confessato pubblicamente.

Certo lui è il leader di uno dei complessi più importanti nella scena musicale di tutti i tempi ma non ha un blog di successo come il mio ed allora snobba il sottoscritto.

L’appello

Caro Bono, impara a coltivare le amicizie: se ti fai vivo, ripongo l’orgoglio da parte ed accetterò le tue scuse.
Nell’attesa, mi ascolto/guardo uno dei miei pezzi preferiti degli U2  🙂

Il riposo (estivo) del guerriero

In vacanza (senza wifi?)

E’ giunto il momento di ricaricare le batterie e – a differenza del cellulare – io stacco la spina.

Per le prossime tre settimane non sarò on-line, faCCebook.eu resterà chiuso per ferie.

Andrò in vacanza, lontano dalla città, attraverserò luoghi solitari dove la tecnologia non ha ancora invaso le menti delle persone e la parola “tablet” suona sinistra.
Vagherò tra montagne desolate, forse nemmeno il cellulare avrà un segnale degno di questo nome.

Certo, se trovassi una connessione wi-fi libera un aggiornamento ve lo invierei volentieri, care Lettrici e Lettori, ma dubito di riuscire nell’impresa.

On-line? A fine agosto

Tornerò a fine agosto più bello – se possibile – e forte di prima.

Nel mentre, auguro a tutti Voi, buone vacanze mentre sono certo che i soliti, immancabili «mostri» non si concederanno pause estive (purtroppo l’esercito del male è sempre all’opera).

Per loro, odiosi «mostri», invece sogno un colpo di sole con conseguente pentimento e trasformazione in cittadini-modello.

A volte, i miracoli accadono.

Il riposo (estivo) del guerriero
 


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Andrea Antonelli, il rispetto del silenzio

Le regole (spietate) del circo mediatico

Lo spettacolo deve continuare, sempre.
Anche se c’è di mezzo una giovane vita spezzata, il circo mediatico non concede sconti.

I motori rombano, gli sponsor pagano, la pay-tv investe e lo spettatore esigente ha «fame» di immagini, meglio se drammatiche.

Difronte alla tragica morte di Andrea Antonelli, ancora una volta, nessuno ha il coraggio di fermarsi: è successo a Mosca, lo stesso sarebbe accaduto a Monza, Indianapolis oppure alla Parigi-Dakar.

I piloti sono solo attori, gladiatori moderni nell’arena globale, dipendenti del network televisivo, uomini di sport ridotti a testimonial di merendine (solo i volti più popolari però).

Sono consci di essere marionetta in moto, talentuosi impiegati obbligati a rispettare il contratto firmato col sangue, alcuni si considerano fortunati altri diventano famosi, tutti – in ogni gara – (consapevoli) rischiano la vita

Andrea Antonelli

Sempre dopo

Il giorno dopo la sciagura, si torna a parlare di sicurezza delle piste.
Per rispetto della famiglia del pilota e di tutti i suoi cari, sarebbe delicato evitare la solita litania: «in quelle condizioni, non si doveva correre» (Marco Melandri), «viene a tutti la voglia di tornare a casa» (Valentino Rossi) … perché dopo l’onda emotiva del momento e le (finte) polemiche, ognuno rientrerà nel suo box, dai suoi meccanici, dal proprio ingegnere di pista per chiedere rassicurazioni sul domani.

Le parole non sono necessarie, le regole sono note a tutti: uno sguardo di intesa ed il circo mediatico continuerà la sua inarrestabile, folle, mostruosa corsa.

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