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Category: Media (Page 5 of 11)

Rocky V, polpettone a stelle e strisce o film capolavoro?

Rocky V, papà distratto

Tra un Apollo Creed prima avversario, poi amico-allenatore ed un reganiano «ti spiezzo in due», mi era sfuggito il Rocky-genitore-distratto.

Colmo la lacuna: becco Rocky V nello zapping serale mentre fuori impazza la tempesta.
Vento e pioggia, meteo perfetto per godersi un film dopo cena.

La stanchezza avanza, cerco trasmissioni leggere per non cadere tra le braccia di Morfeo nei successivi nove minuti.

Riconosco subito la musica, le note di Gonna fly now mi inchiodano sul divano.
Getto il telecomando, salgo sul ring ed all’ultimo fotogramma sono ancora arzillo.

Rocky V, film cult

Rocky V, l’ultima battaglia (da genitore)

Il regista indugia sugli occhi della tigre, lo sguardo cruento, la voce profonda di Ferruccio Amendola imprime la scena nella memoria.

Il vecchio, indomito Rocky combatte l’ultimo match contro Tommy Gunn, l’allievo traditore.
Per riconquistare il rapporto col figlio, trascurato per allenare il giovane boxer e rivivere, attraverso le vittorie del suo pupillo, la gloria passata.

Scena cult1: «Il mio ring è la strada»

Rocky accetta la sfida.
Non sul ring – come vorrebbe lo show business per speculare sul Campione mai dimenticato (anche se, il nostro eroe non naviga nell’oro).
Per strada, dove tutto è iniziato.

Il Rocky-papà vincerà la battaglia più importante?
Riconquistare la stima del figlio per essere un genitore attento e presente?

Scena cult2: «Toccami e ti denuncio»

Altra scena cult: il colpo del KO al «mostro».

Non può bastare una semplice minaccia di querela per fermare lo Stallone Italiano.
Un fendente ben assestato e la sanguisuga vola al tappeto.

Segue standing ovation del quartiere con benedizione del parroco, la sete di giustizia del pubblico è appagata.
Il provocatore è servito.

E’ proprio vero: il genitore è il mestiere più difficile del mondo.
Anche per Rocky Balboa 🙂


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Perchè guardare The Young Pope, il giovane Papa blasfemo

The Young Pope, il Papa fumatore

E se il prossimo Papa fosse un uomo assetato di potere?
Le prime puntate della serie tv in onda su Sky Atlantic conquistano la mia attenzione.

Perché Paolo Sorrentino è geniale.
Il Vaticano osservato dall’interno, spogliato dei soliti stereotipi ed i difetti dei suoi personaggi vivisezionati.

I dialoghi vanno assaporati, l’ironia di un superbo Silvio Orlando catturata e conservata con cura, le invettive di un demoniaco Jude Law masticate con dovizia, ingoiate.
Ma, probabilmente, indigeste.

The Young Pope, il Papa che stupisce

Il Papa miscredente

Fuma, minaccia, urla.
Comanda un miliardo di cristiani.
E’ bello, affascinante, sportivo.
Arrabbiato col mondo, ama il Potere e le sue parole sono frustate: il credente deve temere Dio, la Chiesa non perdona ma incute paura.

E’ Papa Pio XIII, il primo pontefice americano della Storia.
Ed anche il più giovane.
Ma dalle idee anacronistiche.

The Young Pope catapulterà la Chiesa ai tempi delle crociate oppure verrà fermato in tempo dal Divino? (o, più volgarmente, dai poteri forti romani?)

Al telecomando la risposta.
Dopotutto manca poco al gran finale: sono solo dieci puntate.
Purtroppo.


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Opposition (Lux Vol. 5), di Jennifer L. Armentrout (recensione)

The End

Opposition (Lux Vol. 5) è l’ultimo libro della serie ideata dalla vulcanica Jennifer L. Armentrout.

I sei volumi (la saga parte dalla puntata zero Shadows (Lux Vol. 0) rappresentano un’enciclopedia completa del mondo dei Luxiani – gli affascinanti alieni che vivono tra gli umani – e l’ultima puntata chiude il cerchio.

La matassa sbrogliata a suon di battaglie, sacrifici, dolore, amore.
Il destino di Daemon e Katy seguirà la giusta direzione?

Tra mille dubbi supereranno la fase adolescenziale per divenire adulti.
Già, adulti.
Ma che tipo di adulti?
Metà alieni? O metà umani?
La nuova coppia interstellare sarà il prototipo della specie del futuro?

Daemon e Katy, the end: Opposition Lux Vol. 5 Jennifer L. Armentrout

Il finale: la quiete dopo la tempesta

Il sudato finale non deluderà: l’intero pianeta subirà cambiamenti irreversibili che stupiranno il Lettore.

Scopriremo il vero volto dei Luxiani, gli obiettivi della la missione di Dedalo ed il segreto di Beth e Dawson.

Il messaggio della scrittrice è chiaro: i Luxiani potranno pure essere bellissimi extraterrestri provenienti da un angolo remoto della galassia ma il Bene ed il Male vivono dentro ogni essere dell’Universo.

 

Addio (o arrivederci) Katy e Daemon?

Sei libri sono più che sufficienti per conoscere ed amare Katy, Beth ed i fratelli Black.
Un’abbuffata di alieni che sazia anche il più goloso tra i fans, oserei quasi indigesta vista la lunghezza (chilometrica!) della serie.

Dopo l’ultimo rigo di Opposition (Lux Vol. 5) cala il sipario sui Luxiani.
Ma siamo proprio certi dell’addio?
Dopotutto, la questione non è proprio chiara al cento per cento …

La fantascientifica  Jennifer L. Armentrout si riserva molteplici opzioni per un clamoroso nuovo episodio.

Scommettiamo sula puntata sette? 🙂

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Origin vol.4, di Jennifer L. Armentrout (recensione)

Misteri svelati

Stavolta Jennifer L. Armentrout fa sul serio.
Dopo i primi quattro volumi (perché la saga parte dal numero zero Shadows (Lux Vol. 0), la svolta.

In Origin (Lux Vol. 4) la narrazione accelera vorticosamente: si susseguono più azioni che in tutti i precedenti episodi messi insieme.

Molti misteri trovano le attese risposte ed il mosaico inizia a comporsi con chiarezza: cos’è Dedalo? Quale è la vera natura dei Luxen? L’amore tra Daemon e Katy è maturo? Ed i destini di Beth e Dawson?

Recensione di Origin vol.4, di Jennifer L. Armentrout

Botte da orbi

Come una pentola a pressione pronta ad esplodere, nel quinto, avvincente libro della saga degli alieni, scoppia finalmente il putiferio.

Perché ammettiamolo: la mamma di Katy che ignora le battaglie intergalattiche consumate nella stanza della figlia, era davvero difficile da digerire anche per il più accanito tra i fans.

La trama conserva comunque una nota romantica e l’evoluzione della storia d’amore tra Daemon e Katy si alterna al dolore, alla lotta ed una serie di avvenimenti drammatici (non manca l’ironia anche nei momenti più bui).

 

A gran velocità verso il The End

Origin (Lux Vol. 4) rappresenta la crescita dei personaggi, dal periodo adolescenziale verso l’età adulta, un lungo salto in avanti verso il finale dell’intera serie (manca una puntata).

Un’ultima osservazione: a differenza delle puntate precedenti, stavolta il titolo è esplicativo

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«Roger Federer. Perché è il più grande» di Roberto D’Ingiullo (recensione)

Roger Federer vs David Ferrer: 16-0

Il tennista accetta la regola del caso: se la pallina colpisce il net, può cadere nel proprio campo oppure rimbalzare nel lato opposto.
Punto perso o colpo vincente: questione di attimi, mille variabili incontrollate che stabiliscono una traiettoria impossibile da prevedere.

Nessuno, però, può dibattere sul dato schiacciante: Roger Federer vs David Ferrer 16-0 (fonte atpworldtour).

Due aspetti opposti dello stesso sport, il tennis.

Se ami le statistiche, i numeri e cerchi un ebook sul campione svizzero Roger Federer. Perché è il più grande: Le vere ragioni del successo del miglior tennista di tutti i tempi di Roberto D’Ingiullo è l’ebook che fa per te.

Roger Federer. Perché è il più grande, di Roberto D'Ingiullo (recensione)

Roger Federer, the GOAT
(Greatest Over All Time)

Record su record, il giornalista sportivo dimostra – come un teorema matematico – perché Federer merita il trono del «più grande di tutti i tempi».

Lo scettro spiegato a suon di vittorie, trofei, “head 2 head”, comportamenti, fair play, eleganza.
E poi, le testimonianze dei colleghi della racchetta a confortare la proclamazione.

Perché ogni amante del tennis dentro di sè è conscio: il campione svizzero proviene da un altro pianeta.

In questo (breve) libro, Roberto D’Ingiullo ci dimostra il perché.

 

L’ammirazione degli avversari

Posi la racchetta nel borsone, togli i polsini sudati, bevi l’integratore, nascondi il volto stremato nell’asciugamano, prosegui a testa bassa verso gli spogliatoi, l’applauso caldo del pubblico a mitigare la delusione.

Dopo la doccia, nella tua mente rivedi mille volte quel maledetto rovescio finito sulla rete che ti è costato il match.

Poi scruti Re Roger dall’altra parte del campo.
Sorride, ti viene incontro, un abbraccio sincero, poche parole sentite.
Lo ammiri anche tu, nonostante la sconfitta.

Hai di nuovo perso la finale contro il numero uno al mondo.

Non hai nulla da recriminare.
Hai solo incontrato il più forte tennista di tutti i tempi.

“Non ho mai battuto Federer, è troppo per me.
Ma magari quando lo affronterò nel Senior Tour …”
(David Ferrer, ex numero due del mondo, commentando l’inquietante conteggio negli scontri diretti con Federer: 0-16)

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Il peso della farfalla, di Erri De Luca (recensione)

Erri De Luca, l’amore per la montagna

Il peso della farfalla conferma la passione di Erri De Luca per la montagna.
L’avventura ad alta quota scivola via lentamente: l’azione è minima, il racconto molto introspettivo per descrivere i pensieri di un vecchio bracconiere stanco ed il re dei camosci, esemplare unico, rispettato dal branco e giunto ormai al tramonto del suo regno.

Odori, profumi, panorami: il vero protagonista del breve romanzo resta comunque la montagna e le sue mille atmosfere magiche.

Fino all’inesorabile incontro scandito delle ultime, drammatiche righe.
Il finale amaro, atteso, scontato lascia comunque una riflessione per il Lettore: l’uomo e la Natura potranno mai convivere?

Recensione di "Il peso della farfallla", di Erri De Luca

Perché (non) leggerlo

Erri De Luca è un autore che sto scoprendo negli ultimi tempi, l’ammetto.
Apprezzo il dibattito sui temi ambientali e le riflessioni che scaturiscono dai suoi romanzi.
Non impazzisco per il ritmo a volte troppo lento: si susseguono le pagine ma la trama resta ferma.

Continuerò a leggere i suoi romanzi.
Erri De Luca, personaggio profondo.
Da approfondire.

 

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Opal (Lux Vol. 3) di Jennifer L. Armentrout (recensione)

Lux volume 3, puntata 4

La quarta busta di patatine fritte non delude la fame dei fans.
Perché se sei giunto fino a Opal (Lux Vol. 3) conosci a memoria l’affascinante mondo sognato dall’instancabile Jennifer L. Armentrout tra alieni dalle
sembianze umane (dovendo scegliere, gli extraterrestri decidono per l’aspetto di fotomodelle e playboy) e l’eterna dilemma dell’accettazione del diverso.

Il volume tre è in realtà la quarta puntata della serie (colpa/merito del prequel Shadows Lux Vol. 0, la puntata zero) ed è incentrata sulla storia d’amore tra Daemon e Katy.

Le lettura vola via con la stessa velocità dei Luxiani ed appena assaggiata la prima pagina non potrai più smettere.
Proprio come le patatine.

Opal (Lux Vol. 3) di Jennifer L. Armentrout (recensione)

Per i fan più incalliti: danger!

Opal (Lux Vol. 3) non svela i mille misteri aperti.
Anzi, la scrittrice gioca sporco ed accentua il voler narrare una saga.

Il racconto è transitorio e si basa su un solo grande evento: un episodio con meno azione dei precedenti (non ricordo nessuna battaglia epica contro gli odiosi Arum) ma con più smancerie tra innamorati.

Il grande mistero

Resta un dubbio amletico anche per il più convinto tra i fans: la mamma di Katy è cieca?

Capisco la stanchezza per i turni da infermiera ma come può ignorare le battaglie intergalattiche che avvengono in casa, la scomparsa degli amici della figlia e mille altre stranezze tra le quattro mura domestiche?

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Attenti all’olio delle patatine sulle dita

Attenzione: a fine libro resterete con le dita sporche d’olio ed un grosso punto interrogativo sulla testa.
Avrete ingurgitato troppe patatine in poco tempo.

Un consiglio: prendetevi un periodo di pausa dagli appiccicosi alieni.
Dopo aver digerito, sotto con la prossima busta di patatine.

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Un debito è per sempre Vol.1, di Alexander Hartung (recensione)

Alexander Hartung, un giallo a tinte forti

Ancora sazio dal precedente libro, con la superbia del Lettore MangiaPagine, casco nel tortuoso mondo di Jan Tommen detective della omicidi di Berlino – e la sua ragazza Betty.

Era mia intenzione utilizzare Un debito è per sempre Vol. 1 come digestivo: tra un romanzo e l’altro, per digerire e prima di immergermi a capofitto in una nuova storia, leggo il poliziesco di Alexander Hartung.

Stavolta, però, invece di smaltire, ricevo un pugno nello stomaco che lascia il segno.

Un debito è per sempre Vol. 1, di Alexander Hartung | recensione

Nei peggiori meandri dell’animo umano

Con un susseguirsi di colpi di scena tipici del romanzo giallo, Alexander Hartung scava nell’animo umano.

Emergono verità che preferiremmo nascondere a noi stessi, i «mostri» presenti in ogni essere (dis)umano prendono il sopravvento.

Personaggi da cronaca nera – della peggiore specie – caratterizzano questo romanzo, immagino il numero zero di una saga noir ambientata nella capitale tedesca dei nostri giorni.

 

Consigliato ad un pubblico adulto

Chi ama il genere forte e digerisce i più cruenti delitti senza batter ciglio, troverà pane per i suoi denti.

La trama è densa di azione, dettagli a volte raccapriccianti, uomini dalle coscienze talmente sporche da far rabbrividire i ratti nascosti nelle oscure profondità delle fogne berlinesi.

Sconsigliato ai bacchettoni come il sottoscritto e a chi desidera un giallo allo Poirot.

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Perché non ho partecipato alla sfilata dei trent’anni di Dolce&Gabbana

Il perché del (mio) clamoroso rifiuto

Perché a nessuno interessano gli abiti.
L’evento mediatico #DGLovesNaples – ripreso dalla celebre lettera Napoli è – non ha il sottoscritto come testimonial d’eccezione.
Gli organizzatori, nel panico per il forfait inatteso, dovranno accontentarsi dell’eterna Sophia Loren (ma per gli addetti ai lavori, la delusione è palpabile).

Come in un film di serieB, le lunghe gambe delle modelle attraversano gli stretti vicoli napoletani.
Sembrano aliene sui trampoli: slanciate, bionde, nordiche, americane, irraggiungibili.

Il contrasto è pacchiano: eleganza e tradizione, sfilata e folclore, pizza e lusso, il basso volgo ed il dorato mondo del fashion per un istante si incrociano.

Dolce&Gabbana a Napoli ed il clamoroso rifiuto del sottoscritto

Dolce&Gabbana (senza il sottoscritto)

Il tempo di un clic, il set cinematografico fa il giro del mondo.

Il resto è merito della location: il marchio D&B vola ai quattro angoli del pianeta col Vesuvio alle spalle.

Il sottoscritto, invece, non apparirà in nessuna delle mille gallerie fotografiche dedicate all’evento mondano.

Cercate pure: non troverete mai – e dico mai! – l’immagine dello scrivente associata ai due stilisti, a braccetto con i politici, in posa col vescovo, al fianco della Loren, avvinghiato a qualche modella, dietro un flash, d’avanti ad una telecamera.

A qualcuno interessano i vestiti?

Dopo tanto clamore, nella mente della casalinga di Voghera, quale messaggio resta?
E’ in grado di citare un solo modello presentato per la Campagna Autunno Inverno 2016-2017 di Dolce&Gabbana a Napoli?

Nell’immaginario collettivo e per gli esperti del settore, la moda è puro marketing oppure c’è ancora una relazione con gli indumenti indossati dalle persone?

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La volpe e l’uva

A proposito.
Un dettaglio: quelle vecchie volpi di Dolce&Gabbana si sono premunite e non hanno invitato il sottoscritto.
Temevano il rifiuto?


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L’amore non è mai una cosa semplice, di Anna Premoli (recensione)

Target: adolescenti ed universitari

Dopo la prima pagina di lettura incredula, la domanda è sorta spontanea: che ci fa sul mio Kindle, «L’amore non è mai una cosa semplice» storia di passione e scelte difficili di una giovane universitaria confusa?

Con uno sforzo pari allo spostamento del massiccio armadio della nonna, termino il capitolo e svelo l’arcano: il lui è un informatico, io sono un informatico 🙂

Superato lo sconforto iniziale, procedo tra le solite ovvietà sui nerd e la prevedibilità della trama con i ruoli (piatti) dei protagonisti e nessun sussulto nel racconto.

Forse è il sottoscritto avanti con l’età e non apprezza i sogni di una giovane universitaria?

Può essere.

Dunque – esausto per la fatica dell’armadio della nonna – digito le ultime battute buoniste: libro consigliato ad un pubblico adolescenziale o universitario.

 

Non è contemporaneo (nonostante facebook)

Non amo criticare un autore – seppure giovane come la nostra Anna Premoli – ma, per rispetto dei Lettori, devo pubblicare l’amara recensione.

Un libro, per definirsi contemporaneo, non basta mescolare le amicizie via facebook, la forza dei social network, la privacy violata di un profilo, Bitcoin – la moneta virtuale – ed i soliti comportamenti chiusi del genio informatico ed i mille tentativi di conquista dell’universitaria aperta col sorriso a trentadue denti!

A tutto c’è un limite.

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Ovvietà (chiedo venia ad Anna Premoli)

La trama?
I personaggi?
I dialoghi?

Trovate sul dizionario dei sinonimi «ovvietà» ed otterrete la lista dei termini che descrivono – ahimè – «L’amore non è mai una cosa semplice».

Sconsolato, cancello l’ebook dal Kindle e passo alla successiva lettura.
Di «L’amore non è mai una cosa semplice» non vi è più traccia 🙁

L'amore non è mai una cosa semplice, di Anna Premoli - recensione

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Ciao zio Bud, gigante buono della nostra infanzia

Bud Spencer, il gigante buono

La (mia) generazione anni70 cresce con i sogni di E.T., le battaglie di Goldrake, i fagioli ed i pugni buoni di zio Bud.

Il ricordo è lontano: sul grande schermo, il volto cattivo ed il barbone nero di Bambino, la puzza degli abiti sudici, la polvere sollevata dal cavallo di Trinità che, pigro, trascina l’assonnato pistolero nel deserto.

Bud Spencer, i cazzotti buoni contro i bulli segnano la generazione anni 70

I ricordi di un bimbo anni 70

Siamo al cinema – tutta la famiglia, insieme ad altre mille famiglie – al fianco di Bud Spencer e Terence Hill per una scazzottata contro i prepotenti di turno.

L’emozione tira brutti scherzi, i ricordi tornano a galla.

Un flashback di “Lo chiamavano Trinità”?
Impossibile: nel 1970 ero un poppante.
Risale alla mente un fotogramma di “Continuavano a chiamarlo Trinità”?
Non credo: nel 1971 guardavo il mondo dalla culla.
Un ricordo di “Altrimenti ci arrabbiamo”?
Forse: nel 1974 viaggiavo nel carrozzino, la mia dune buggy.

L'indimenticabile dune buggy in Altrimenti ci arrabbiamo

I cazzotti per i cattivi (mai troppo cattivi)

Sotto le note incalzanti degli Oliver Onions, sul grande schermo di un cinema di Napoli (oggi chiuso), volano cazzotti buoni.

I cattivi, puniti e pentiti, non sono mai così cattivi: necessitano solo di una ripassata e quale metodo migliore di un pugno di zio Bud proprio al centro del testone del bullo ed una serie di padellate di Terence Hill per dileguare i tirapiedi del Capo?

Il cinema di ieri

Nessuna prenotazione, poltrone normali, niente aria condizionata, la sala gremita, il brusio continuo, il fumo delle sigarette, la torcia della maschera, cala il buio, inizia la magia, l’odore dei popcorn, la gioia di un bimbo al cinema con la sua famiglia.

Un dolce ricordo condensato nel tweet di Roberto Saviano (coetaneo del sottoscritto):

Terence Hill e Bud Spencer, film puliti

Film per tutta la famiglia, mai volgari, divertimento pulito e assicurato. il senso di giustizia raccontato con leggerezza, a suon di risse con i nemici sconfitti che si rialzano, le pistole mai usate, il gigante buono in difesa dei più deboli.

E tanto buon umore.


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Grazie zio Bud

La notizia giunge via Whatsapp, segno dei tempi moderni.

Il dispiacere pervade l’intera mattinata, sento di aver perso un vecchio amico.
Butto fuori la tristezza in queste righe scritte di getto.

Navigo in cerca di solidarietà e – come è giusto che sia – istante dopo instante, il web si riempe di ricordi, citazioni, video, foto, post commossi, ringraziamenti di gente famosa e persone qualsiasi.

L’esercito di fans tripudia al suo Gigante Buono il doveroso riconoscimento perché la sua straordinaria vita – uomo integerrimo ed attore pulito – accompagni, attraverso i suoi ingenui e divertenti film, le future generazioni.

Come ha accompagnato noi.
Grazie zio Bud. 


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Vendetta a Manhattan (Quinta Strada Vol. 5) di Christopher Smith (recensione)

L’etica del killer secondo Christopher Smith

Uno spietato killer può seguire una morale?
Vendetta a Manhattan, di Christopher Smith racconta il punto di vista di Carmen Gragera, assassina di professione costretta a difendersi dall’Organizzazione (criminale) per la quale lavora.

Vendetta a Manhattan (Quinta Strada Vol. 5) di Christopher Smith: killer troppo umani?

Una storia di assassini

La lettura scorre veloce come le pallottole dei killer – i protagonisti assoluti di questo libro – descritti come esseri dotati di «una» coscienza (quale?).

L’umanizzazione di assassini cinici e violenti, la descrizione fin troppo «normale» della stessa protagonista, nel sottoscritto, suscita fastidio.

Perché – a conti fatti – la bella e cinica Carmen Gragera, per soldi, uccide.
Per denaro, elimina esseri umani.
«Non ammazzo bambini» è l’unico codice etico che rispetta.

 

Il fascino del male

Un romanzo di delinquenti accattivanti, affascinanti, anche colti.
Il Lettore resterà incollato alla trama da film d’azione, col fiato sospeso fino all’ultimo rigo, uno anomalo mix tra il cinismo del killer professionista e l’inattesa umanità della protagonista.

Superato lo choc del finale, resta l’amara verità: dietro l’apparenza, i personaggi di questo libro sono solo dei «mostri».

Da leggere col giusto distacco.

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