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Category: Media (Page 6 of 11)

Bianco e nero: la foto ci guadagna?

Bianco e nero vs colore

Il medesimo scatto suscita sensazioni diverse: il primo, in bianco e nero, richiama alla mente il tempo che fu – perché al sottoscritto, l’immagine priva dei colori è un salto all’indietro …

Bianco e nero, perché (a volte) è meglio

… la seconda, l’originale, è la foto priva di ritocchi ed immortala – in tutta la sua semplicità – un giorno qualsiasi sul litorale domitio con la sedia di un bagnante per scrutare il mare, l’eterno movimento.

Bianco e nero, perché (a volte) è meglio

Bianco e nero, quando preferirlo?

Ad ogni foto, la domanda sorge spontanea: quando proporre una foto oscurata dei colori originali?

Il volto di un anziano?
Un panorama dove lo sguardo si perde nell’infinito?
L’immagine anticata?

E se applico il filtro e rovino lo scatto originale?

Nonostante i mille «mostri» catturati con un clic dello smartphone, non ho ancora trovato la giusta risposta.

Se la foto è introspettiva?

Nemmeno il mio amico Mario Cavaliere, instagramer di successo fornisce la soluzione: per lui, lo scatto in bianco e nero è introspettivo.

E per voi, amici Lettori?
Aiutatemi a sciogliere il dilemma: quando applicare il filtro ed eliminare i colori?


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Onyx (Lux Vol. 2) di Jennifer L. Armentrout, la recensione

Come al cinema

Il terzo volume della saga dei Luxiani procede con il medesimo ritmo dei primi due: se fossi al cinema, con lo sguardo fisso nello schermo, in trepida attesa del finale sgranocchierei popcorn mentre il tizio alle mie spalle ruberebbe in tutta tranquillità manciate di chicchi (per l’esistenza della puntata-zero Shadows (Lux Vol. 0), l’episodio due è in realtà il terzo).

Onyx (Lux Vol. 2) di Jennifer L. Armentrout, cattura il Lettore come se fosse al cinema

Amori alieni

Scoppierà l’amore tra l’affascinante alieno Daemon e la diffidente umana Katy?

Tra mille pericoli, segreti inconfessabili, momenti di romanticismo inattesi, battaglie epiche, evoluzioni e rivoluzioni, il Lettore non ha scampo: resta incollato al libro per giungere senza fiato fino all’ultimo, sconvolgente rigo.

 

Tre di sei: la saga di Jennifer L. Armentrout continua

Siamo nel bel mezzo della serie (terzo volume di sei).
Onyx (Lux Vol. 2) aggiunge un ulteriore tassello all’epopea ma, ovviamente, non giunge alla meta.

La brava Jennifer L. Armentrout racconta e costruisce un mondo dove la fantascienza non è poi così lontana dalla realtà.
Tra banchi di scuola e amicizie vere, il Governo ombra e gli agenti segreti appaiono (quasi) normali.

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Avvertenza per il Lettore incauto

Confermo quanto già affermato per Obsidian (Lux Vol. 1)

Scritto con uno stile semplice e discorsivo, nonostante si parli di ragazzi, la trama risulta avvincente e adatta per lettori di tutte le età.
Un’unica avvertenza: iniziata la prima pagina, la dipendenza immediatamente prenderà il sopravvento e si farà fatica a smettere.

L’esperienza insegna e mi son fatto furbo.
Giunto all’ultima riga dell’ultima pagina, Jennifer L. Armentrout non mi frega più.
Stavolta sono pronto: ho già acquistato il volume successivo 🙂

Breve annotazione sui titoli

Non ho ben capito il significato dei titoli dei libri: sono messaggi alieni da decifrare?

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Le mani insanguinate, di Maurizio De Giovanni (recensione)

Per conoscere Maurizio De Giovanni

Le mani insanguinate: trattasi di brevi storie noir, 
Novelle agrodolci, a volte dolorose alle quali è impossibile restare indifferenti.

Brevi racconti che narrano il punto di vista di una una bimba maltrattata, una vedova tutt’altro che riconoscente, uomini e donne – personaggi dalle vite difficili – alla ricerca del riscatto che non sempre giungerà.

 

Il colpo di scena finale

La lettura scorre veloce, priva di intoppi, col piacere suscitato dalla scrittura tipica di un grande autore.

La genialità di Maurizio De Giovanni è tutta nel finale: il colpo di scena che stravolge la prospettiva, stupisce il Lettore e chiude la narrazione come un cerchio perfetto, con i dettagli posizionati perfettamente a comporre il puzzle perfetto.

Un sorriso (amaro) per digerire lo stravolgimento che implica la dovuta riflessione: la realtà non è come appare?

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La denuncia

Le mani insanguinate – seppur breve – lascia il segno.
Soprattutto le storie tratte da episodi di cronaca superano – in malvagità – i più fantasiosi e crudeli piani escogitati dall’autore.

“Ex voto”, il racconto dal quale nasce il titolo dell’opera, contiene tutti gli elementi tipici dell’ebook.
Anche la giusta denuncia contro il «mostro» che opprime la nostra terra.
Da leggere (e ricordare).

Maurizio De Giovanni , autore di Le mani insanguinate

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La miglior playlist anni 80

Playlist anni 80, tre canzoni indimenticabili

Dietro ogni uomo, c’è sempre una playlist di successo.
La regola d’oro vale anche per il sottoscritto.

Perché se avessi tesi l’orecchio, avrei sentito le calde note di Losing My Religion sulla nave che solcava le onde della Puglia per quella indimenticabile vacanza in sacco a pelo sulle isole greche (1988).

Se avessi potuto, avrei catturato l’assordante musica dei Depeche Mode sparata a tutto volume in quel piccolo albergo tra le montagne isolate dell’Abruzzo mentre il proprietario raccontava il suo sogno di ex DJ (1989).

Sbaglio o dopo la tesi di laurea (1998), nel bar del Dipartimento di Matematica, festeggiavo con Boy George ed i Culture Club?

La mia playlist anni 80, la migliore in circolazione!

Su YouTube la mia playlist anni 80

E’ vero: la vita sarebbe un film monotono senza la giusta colonna sonora.
La musica accompagna i fotogrammi delle nostre esistenze ed oggi la tecnologia ci permette di riaccendere il jukebox quando desideriamo.

 

Sul canale YouTube del sottoscritto trovi la miglior playlist anni 80 in circolazione.
Attento però: dietro ogni canzone, se ti volti e ti concentri, trovi un’emozione.
Buon ascolto.

 

ASCOLTA LA PLAYLIST ANNI 80

Lo chiamavano Jeeg Robot, film d’amore e di speranza

Jeeg Robot ci ricorda l’amara verità

Una branco di iene affamato sogna il salto di qualità: da squallida banda della degradata periferia romana a boss della malavita nazionale.

L’inaudita violenza sbalordisce lo spettatore impreparato al Pulp fiction di borgata ma ha un indiscutibile merito: ci sbatte in faccia – casomai girassimo la faccia per non vedere – l’amara verità.

Intere fette della società vivono prive di qualsiasi valore etico ed aspirano a soldi, denaro, successo con ogni mezzo (illecito).
Lo Stato impotente osserva: droga, camorra, prostituzione, delitti efferati (uccidere un amico colpendolo col cellulare perché sbaglia l’acquisto «lo volevo nero, questo è bianco!»), conquistare il potere criminale dimostrando di essere il Capo con una lucida follia criminale.
Ad ogni costo.

Perchè vedere Lo chiamavano Jeeg Robot, film d'amore e di speranza

Jeeg Robot, film d’amore

Lo chiamavano Jeeg Robot è un film d’amore.
Nonostante il fango del Tevere, l’imbarbarimento dei personaggi, l’assenza di qualsiasi indizio di umanità nei protagonisti, il marcio non trionfa.

Perché la scintilla dell’amore può nascere anche nell’angolo più remoto dell’inferno metropolitano.

Un abbraccio tramuta gli sporchi destini di Enzo ed Alessia – lui caduto nel fiume romano inquinato dai fusti atomici acquista i superpoteri, lei cresciuta tra violenze e degrado si rifugia in un mondo di fantasia e crede in Jeeg Robot il Salvatore.

Un film raccontato come un fumetto dark, ogni fotogramma una denuncia per capire fin dove può sprofondare l’animo umano.
E risorgere.

corri ragazzo laggiù
vola tra lampi di blu
corri in aiuto di tutta la gente
dell’umanità


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Su Vivere, i grattacieli onirici del CDN

La rassegna stampa

Maniche della camicia rimboccate, sguardo concentrato, lettura attenta.
Confronto i due articoli pubblicati su Vivere, il mensile di informazione del Centro Direzionale di Napoli.

A marzo lo stupore per Il mio «muro di Poggioreale», questo mese la soddisfazione per il più onirico tra i miei post.

Su Vivere,il mio post onirico sui grattacieli del Centro Direzionale

Vivere di aprile, il mio post onirico a pag. 7

Le macchine in continuo movimento macinano pagine, i segugi della Redazione in giro per il mondo (anzi, per il Centro Direzionale) alla ricerca di scoop, il giornale aperto fino all’istante conclusivo per afferrare la notizia dell’ultima ora.

La vita di noi giornalisti del ventunesimo secolo è ardua ma il dovere del cronista non conosce pause.

Se i grattacieli non sono poi così alti

Tra interviste all’edicola storica ed il proprietario del nuovo bar, le promesse del Sindaco per la riqualificazione dell’intera area e la seducente signorina di una nota agenzia immobiliare, a pagina sette spunta il mio secondo articolo.

Il nuovo ufficio, lo smarrimento dei primi giorni nel labirinto di isole prive di indicazioni, lo stupore svanito ed il ricordo in bianco e nero dell’Edenlandia scaturito dal profumo proveniente da un bar.

Non spendo ulteriori vocaboli, Se i grattacieli non sono poi così alti non va spiegato perché tra le parole scritte o sognate, il Lettore troverà ciò che la sua immaginazione conserva in un angolo remoto della mente.

Basta crederci 🙂


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Il mio «muro di Poggioreale» su Vivere, il giornale del CDN

Vivere, il mensile del Centro Direzionale

Veder pubblicato un mio articolo su Vivere, il mensile del Centro Direzionale di Napoli mi rende felice.

Dopotutto che c’è di male nel provare gratificazione anche se trattasi di vana gloria?
Si vive pure di soddisfazioni leggere come il foglio di un giornale o sbaglio?

«Il muro di Poggioreale» su Vivere, il mensile del Centro Direzionale di Napoli

«Il muro di Poggioreale» su Vivere, il mensile del Centro Direzionale di Napoli

Il sogno nel cassetto: essere un giornalista!

Un piccolo sogno realizzato, l’ammetto.

Fin da giovane giocavo al giornalista.
Non ero una cima in italiano – la Matematica, il mio amore – ma adoravo i temi ed i racconti.
Nessun particolare talento per la scrittura o spiccata virtù oratoria però mostravo segni ineccepibili di una spiccata fantasia condita da una forte immaginazione.

Da bambino, trascorrevo ore chiuso nella mia stanzetta a creare mondi paralleli, battaglie epiche tra l’esercito del Bene contro le forze oscure del Male (puntualmente sconfitte).

Passano le stagioni, si estinguono i punk e prolificano i tatuaggi, intorno a me il mondo cambia radicalmente ma una costante resiste nel tempo: l’amore per la lettura.

libri di oggi sono i soldatini di ieri.

Il muro di Poggioreale

Rifletto: il post Il muro di Poggioreale per giungere sulle pagine (la sette, d’accordo) di un magazine deve necessariamente superare la lettura del caporedattore, di un qualsiasi giornalista (o apprendista), non presenta orrori ortografici e – gratificazione massima! – non stona con gli altri articoli presenti sul mensile.

Tanto basta al sottoscritto.

Ringrazio il mio amico Amodio chi mi ha spronato a proporre l’articolo, il Direttore Brandi per l’opportunità ed i «colleghi» della Redazione di Vivere per aver accettato l’intruso (vabbè, mi sono allargato, chiedo venia 🙂 ).

W l’esercito del Bene.


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«Operazione Penelope», di Raffaele Cantone (recensione)

Gli articoli di Raffaele Cantone

Operazione Penelope, di Raffaele Cantone, è una raccolta di articoli incentrati sulla camorra, le relazioni pericolose tra criminalità organizzata e pezzi di Istituzioni, politica e malaffare.
Una denuncia forte e convinta contro la «zona grigia», lo strato di società dove l’illegalità si mischia con affari e cittadini qualunque.

Il libro di Raffaele Cantone evidenzia l’evoluzione (storica) della camorra napoletana, da criminalità del sud Italia fino alla diffusione nazionale e poi globale.

Scritto da chi ha combattuto (e sconfitto) in prima persona il famigerato clan dei Casalesi, il testo è una fotografia spietata degli ultimi decenni.
Racconta le vicende dei clan attraverso l’emergenza (infinita) dei rifiuti campani, il ruolo di Nicola Cosentino sottosegretario e coordinatore di uno dei primi partiti in Italia, le vittime innocenti, la forza di donne ed uomini (famosi o sconosciuti ai media) chi hanno detto «no», i patti scellerati tra i camorristi ed i vertici politici nazionali.

Anche se le vicende narrate si fermano intorno al 2012, il testo è denso di significati tutt’ora attuali.

La recensione di «Operazione Penelope», di Raffaele Cantone

Lo sfogo del magistrato

Troppo spesso, quando i risultati ottenuti nella lotto alle mafie vengono azzerati da eventi successivi o da scelte, anche legislative, non coerenti con gli obiettivi dichiarati pubblicamente, si ha come l’impressione di avere a che fare con qualcosa di simile alla tela di Penelope raccontata da Omero nell’Odissea, tessuta di giorno e disfatta di notte, così che la mattina dopo bisogna ricominciare tutto da capo senza mai vedere la fine dell’impresa.

Per Roberto Saviano e Silvio Berlusconi

Netta la posizione di Cantone nei confronti di Roberto Saviano ed in generale degli intellettuali: sono voci da difendere.

Per non lasciare soli magistrati, forze dell’ordine e cittadini onesti e continuando a scrivere e parlare di convivenze e malaffare che l’illegalità potrà essere definitivamente sconfitta.

Il libro termina con una lettera ironica rivolta all’allora Presidente del Consiglio.

Da leggere per comprendere appieno il messaggio di Cantone: la battaglia alla camorra – sempre sottovalutata dallo Stato – si vince prima di tutto con l’integrità morale della politica e dei singoli cittadini.

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«L’acustica perfetta», di Daria Bignardi (recensione)

Daria Bignardi, scrittrice coinvolgente

La brava Bignardi scava nella coscienza di Arno.
Lei, donna, descrive magnificamente lo stato d’animo di un uomo costretto a guardarsi dentro.

Con uno stile avvincente, L’acustica perfetta procede verso il finale inatteso che lascia al Lettore una sensazione di sbalordimento.

Un libro profondo, mai banale.
Una trama apparentemente leggera che, dopo aver digerito, risale per presentarsi con tutta la sua amarezza.

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La trama

Può la fuga improvvisa della persona amata innescare un processo di crescita?
Succede ad Arno, felicemente sposato con Sara.
Tre figli, un lavoro – la musica, la sua passione – ed una vita appagante.
Almeno a lui così appare.

Invece, un mattino, il risveglio crudele: Sara scompare e lascia solo un biglietto …
Arno non si arrende, inizierà una lunga ricerca che lo porterà indietro nel tempo per conoscere aspetti ignoti della donna che ama.
Forse il presente non è così perfetto come appare ai suoi occhi?

Daria Bignardi, autrice del bel libro «L'acustica perfetta»

Perché leggerlo

Come un sasso nello stagno, L’acustica perfetta costringe il Lettore – come Arno, il protagonista – a riflettere.

E’ giusto mettere in discussione scelte cementate dall’amore – o presunto tale?
Ha senso ragionare, con gli occhi di oggi, sulle azioni passate?
Essere sempre presenti per l’amata moglie e gli adorati figli, basta per definirsi un buon marito ed un papà modello?

Domande difficili con riposte che potrebbero sconvolgere l’esistenza di chiunque.

La Bignardi sembra ricordarci che l’amore ha mille sfumature.
Nessuna scontata.

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Verdone, l’hai fatta grossa! (lettera di un fan deluso)

Caro Carlo,
perchè produci un film insignificante come L’abbiamo fatta grossa?

Oggi sei nel pieno della maturità artistica, potresti osare e sperimentare.
Invece assecondi un progetto commerciale nel quale la tua impronta è inesistente.

Ammettilo: nemmeno tu credi nella tua ultima pellicola.
Assolvo il povero Antonio Albanese, troppo fedele per essere criticato.
Scusami Carlo ma la colpa è tua.

Verdone, l'hai fatta grossa! (lettera di un fan deluso)

L’abbiamo fatta grossa non strappa una risata e non sprona nemmeno riflessioni.
In pratica non suscita emozioni e, sarai d’accordo, questa è la peggior condanna per un film.

Esco dalla sala indifferente, le scene scivolano via e non lasciano traccia nella mente e nel cuore.
Questo sentimento mi suscita rabbia.
Perché ti seguo da anni ed ogni tua storia rappresenta un pezzo importante nella filmografia italiana, un parte d’Italia descritta con ironia ed attualità.
Invece, questa ultima opera, è il vuoto assoluto.

Magari avrai pure racimolato qualche spicciolo facile ma con film simili perdi una fetta di credibilità verso i tuo fans.

Fumati una sigaretta, prenditi pure il giusto periodo di riflessione, non accettare i tempi frenetici ed i ricatti dei produttori.
Ai mercenari non interessa l’opinione dei tuoi fans, i manager contano solo il numero di biglietti staccati.

Caro Carlo, stavolta hai abusato del nostro affetto (lo sai noi ti perdoniamo tutto).
Aspetto il tuo prossimo film, un nuovo Iris Blond mi renderebbe felice.
E – sono convinto – renderebbe felice soprattutto te.

Le tartarughe tornano sempre, di Enzo G. Napolillo (recensione)

Lampedusa, l’amore tra Salvatore e Giulia

Se ami il mare e desideri leggere una storia che intrecci il dramma dei migranti con l’amore, sei nel libro giusto.

Perché Lampedusa può essere una prigione per chi ci nasce e la terra promessa per chi sogna una vita diversa da guerra e violenza.
Dipende dal destino quale prospettiva ti regala.

Salvatore è nato e vive nella piccola isola siciliana.
Giulia trascorre ogni estate nella casa dei genitori, nativi di Lampedusa ed emigrati a Milano per inseguire lavoro e successo.

Tra loro l’amore, le vacanze troppo brevi, il distacco, la distanza, sentimenti difficili da vivere, l’attesa per la prossima estate, lettere rosa con promesse infinite.

Le tartarughe tornano sempre, di Enzo G. Napolillo

L’assuefazione al dramma dei migranti

Una mattina in spiaggia, la visione di un barcone stracolmo di uomini, donne e bambini – persone diamine! –  in balia delle onde segnerà la vita dei due giovani.

Quell’immagine al quale il mondo intero ben presto si assueferà, sconvolge le coscienze di Salvatore e Giulia unendo le loro anime con un filo invisibile.
Per sempre.

Perché leggere il romanzo di Enzo G. Napolillo

Le tartarughe tornano sempre di Enzo G. Napolillo è fresco come un tuffo nel mare blu di Lampedusa.
Attuale, ci ricorda che i migranti sono persone e come tali meritano la nostra attenzione.
Persone, non dati statistici o “casi” da risolvere.

Un romanzo ed una denuncia raccontata attraverso gli occhi di due personaggi che ricorderemo nel tempo, Giulia e Salvatore.

Perché leggere «Le tartarughe tornano sempre»?
Perché emoziona.

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L’importanza di chiamarsi Gianni Morandi

Gianni Morandi, la fanpage è farina del tuo sacco?

Osservo con occhio attento i contenuti pubblicati dall’astuto Gianni Morandi.

La pagina ufficiale facebook supera il prestigioso traguardo dei due milioni di “Mi piace” ma, nonostante voglia crederci, nutro seri dubbi sull’autenticità dei post.

Il guru dei social media

Più che un uomo di spettacolo maturo, il buon Gianni sembra un guru di social media.

Troppi trucchetti pacchiani: Gianni sorride perché «Mia madre mi diceva sempre: “Gente allegra il ciel l’aiuta!”» (il buon umore emana segnali positivi, il consiglio della mamma educazione e gentilezza, confidenza ed affetto).
La firma della foto? Manco a dirlo Anna, la fedele moglie di una vita.

Una galleria marketing quotidiana: ogni giorno un post ammiccante.

Gianni Morandi, guru dei social media

Gianni Morandi, guru dei social media

Tra i pescatori di Bari vecchia, un affettuoso selfie per Anna, la foto col pancione per i troppi dolci natalizi, immerso nella natura ed in riva al mare, abbracciato a tre vecchi amici …

La sagra dei buoni sentimenti per sfamare i due milioni di fans virtuali scatenati nei commenti, coccolati con risposte sempre attente, curati e seguiti come «clienti».

Il buon Gianni ancora una volta cavalca i tempi con intelligenza: meno note musicali, più post facebook.

La fanpage, un efficiente social care

La notorietà ha bisogno di carburante e la curiosità dei fan è insaziabile.
Gianni l’ha capito trasformandosi in un efficiente social care.

Complimenti: una trovata geniale, un «mostro» di bravura.

Però la domanda necessita di una risposta sincera: la fanpage è genuina oppure è un inganno?

Dopotutto siamo difronte ad una galleria di immagini da far invidia al miglior politico in campagna elettorale.
A tal proposito: a quando una foto di Gianni alle primarie del PD?

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