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Category: Media (Page 8 of 11)

Sono finito sul giornale (anzi, su CADZINE)

CADZINE, la nuvola fu galeotta

La magia dell’infinito non sfugge all’occhio attento di Salvio Giglio, il vecchio caporedattore di CADZINE, la rivista di tecno-curiosi che parte da AutoCad per affrontare svariati argomenti (dal modellismo 3D al cinema, dalla musica all’hardware, dall’arte al software).

Matematica & dintorni

Il volpone – sempre alla ricerca di nuovi contenuti per la sua celeberrima web-creatura – promuove sul campo il sottoscritto assumendolo (a tempo determinato, visto i tempi difficili) come autore della rubrica «Matematica & dintorni».

Mi ritrovo, dall’oggi al domani, tra le star dell’editoria senza meritarlo.

Matematico per studio ma informatico di professione, non mi resta che ringraziare: il compito è arduo ma scrivere per un magazine così prestigioso è uno vezzo al quale non rinuncio (anche se in redazione mi immaginano più come un nero di Harlem che un devoto discendente di Renato Caccioppoli).

CADZINE, lo scherzo della redazione

Il grande Amore

La Matematica fu il primo Amore che, subito dopo la laurea, mi lasciò.
Per necessità e per passione l’ho sostituita subito con un’amante dal carattere opposto: la prima precisa, certa e analitica; la seconda empirica, elastica, priva di certezze e mai uguale al giorno precedente.

E’ andata bene: con l’informatica convivo tutt’oggi.

Conto quasi vent’anni di battiture folli sulla tastiera, alla ricerca di bug nascosti tra le righe di codice, kilometri di byte percorsi lungo le autostrade digitali.

Dopotutto, se sono qui a scrivere questo post, posso affermare che la relazione è ancora viva ed appassionante.

CADZINE, il magazine della community G+

Non mi resta che invitare tutto voi, amiche ed amici Lettori, all’edicola di CADZINE.
Prendete pure il numero di maggio (è gratis), sfogliate i post e fermatevi a pagina 45 🙂

Seguono i link utili:

Sfoglia la rivista, Maggio 2015
Visita la community G+ AutoCAD, Rhino e SketchUp designer

Risky lovin’: Tutto quello che non so di te [recensione]

Risky lovin, di Emily Susan Bell – la trama

Separata, con due piccoli figli a carico, disoccupata, moglie in lotta col suo ex, mamma isterica cerca uomo rassicurante per sistemarsi e un lavoro sicuro.

Argomenti scontati, lettura noiosa, storia prevedibile fino al 90% della trama.
Poi un improbabile finale con un colpo di scena che rende il libro ancora più irreale.

Emma, la wonder woman del libro, vorrebbe apparire come la novella eroina che – nonostante la crisi economica e non – supera le difficoltà quotidiane per realizzare una nuova vita (sentimentale e lavorativa).
Il personaggio, invece, è inverosimile con aspetti grotteschi ed infastidisce l’immagine della figura femminile – nevrotica, distratta e cacciatrice – descritta dalla scrittrice.

Risky lovin': Tutto quello che non so di te [recensione]

La recensione

Il giudizio negativo nasce dall’avversione che ho verso la figura della donna descritta in questo libro e – ammetto – il genere non è tra i miei preferiti.
Ciò nonostante, leggo con piacere storie rose divertenti, ironiche, brillanti ed appassionanti.
Purtroppo non è questo il caso.

Unico aspetto positivo: il libro scorre via con la stessa semplicità con la quale si beve un bicchiere d’acqua e  svanisce nel nulla, senza lasciare traccia, dopo aver letto l’ultima riga.

Acquista Risky lovin, di Emily Susan Bell su Amazon!

 

Giacomo Leopardi, emozione digitale

Giacomo Leopardi, il manoscritto 

L’Infinito di Giacomo Leopardi, scritto originale conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli: rileggerlo con la grafia del poeta, emoziona.

L'infinito di Giacomo Leopardi presso la Biblioteca Nazionale di Napoli


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Shadows (Lux Vol. 0) – la recensione

Gli alieni sono tra noi

Immaginare di avere tra i propri lettori un alieno non è roba di tutti i giorni.
L’ipotesi fantasiosa potrebbe essere realtà se la storia raccontata dalla (brava) scrittrice Jennifer L. Armentrout rispondesse a verità: gli extraterrestri sono tra noi, con le nostre sembianze – anzi, risultano molto più affascinante e prestanti – ma celati dietro un’esistenza segreta.

 

La trama

Le vicende dei Luxiani (gli alieni, appunto) insediati sulla Terra sono raccontate in sei, emozionanti libri di successo.
Shadows (Lux Vol. 0)” è il prequel, la puntata zero, l’inizio dal quale tutto parte e del quale non si desidera mai la fine.

L’amore ibrido tra il bello e innamorato Dawson l’alieno e la giovane umana Bethany è dirompente.
Contrastata dalla comunità dei luxiani che teme per la propria sopravvivenza (nessun uomo conosce il loro segreto), sorvegliata dal Governo che vieta agli alieni di avere rapporti con i terrestri, la passione tra i due sedicenni non conosce ostacoli.

Ambientato in una piccola cittadina americana, tra romantici incontri nelle aule scolastiche e furiose battaglie notturne nei boschi limitrofi (i luxiani, oltre all’esercito, devono difendersi da spietati nemici alieni) la lettura procede con la stessa passione della storia d’amore tra i protagonisti.
Le pagine volano via alla velocità dei luxiani, esseri evoluti capaci di trasformarsi in luminose scie e viaggiare come la luce.
Questi poteri immensi basteranno a proteggere Bethany?
Lo sconvolgente finale sarà difficile da accettare – a meno che non si possegga già l’episodio successivo.

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Avvertenze per il lettore

Scritto con uno stile semplice e discorsivo, nonostante si parli di ragazzi, la trama risulta avvincente e adatta per lettori di tutte le età.
Un’unica avvertenza: iniziata la prima pagina, la dipendenza immediatamente prenderà il sopravvento e si farà fatica a smettere.

Shadows, il prequel di Jennifer L. Armentrout

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Charlize Theron a Sanremo, perchè l’Italia non dimentica

Perchè Charlize Theron?

Il divano mi concede l’onore delle armi.
Prima di cadere in un sonno profondo – col telecomando eroicamente stretto le mani –  ho la forza per un ultimo disperato zapping che mi porta a Sanremo.

La ragazza bionda sovrasta il piccolo conduttore mulatto con accento toscano: è alta, spigliata, sorridente, affascinante come si conviene ad una vera star hollywoodiana.
Lui è simpatico, chiassoso come un italiano sul lido estivo di Rimini alla ricerca della preda teutonica.
Nessuno scandalo, è la fiction televisiva.

Sbatto le palpebre, pulisco le lenti degli occhiali e stupito mi chiedo: che ci fa la bella Charlize al festival della canzone italiana?
Forse canterà «Volare» in sudafricano?
Oppure si esibirà in una tarantella nazional-popolare?
Mi sforzo di capire il nesso tra il premio Oscar ed il nostrano festival.
Non lo trovo.

Mistero (intimo) svelato

La suspense dura pochi minuti: dopo la pubblicità, il segreto viene svelato al pubblico adorante.
La presenza di Charlize è giustificata dagli esordi  della diva.
Fonti ufficiali confermano: lo slip della ex modella si sfilava a Santa Margherita Ligure nel lontano 1993, non distante dal teatro Ariston.

«E’ giusto, siamo un grande Paese che non dimentica» affermo convinto.
Sbadiglio e mi addormento sereno.

Charlize Theron a Sanremo


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Italiano per un giorno

L’inizio

Giunto in ufficio, passo il distintivo nel lettore magnetico che, dopo un attimo, autorizza l’accesso nello spazio aperto.
Raggiungo la solita postazione ed accendo il calcolatore.
Inserisco il nome utente e la parola d’ordine ed entro – anche oggi! – nella rete aziendale.
Lentamente Finestre fa il suo spettacolare ingresso, compaiono le prime iconcine sulla scrivania digitale.
Sono pronto per una nuova, intensa giornata lavorativa.

I due colossi

Apro il programma di posta per leggere i messaggi elettronici, ambasciatori di novità non sempre piacevoli (i tempi sono quelli che sono).
Immagino la felicità di Guglielmo Cancelli: tutte le mattina, negli uffici pubblici e privati, un elaboratore si attiva ed utilizza il suo sistema operativo.
Anche i soci di Stefano Lavori non si lamentano: la Mela è in ogni tasca di milioni di utenti fedeli a Cupertino.

La riunione

Ore dieci: il direttore convoca gli impiegati per una riunione.
I vertici sono cambiati: c’è da illustrare la nuova organizzazione aziendale.
Vengono mostrate una serie impressionante di diapositive, chi è del campo ammetterà senza esitazione che Potenza del Punto è un prodotto eccezionale per visualizzare in modo elegante informazioni noiose o, nel migliore dei casi, inutili.
L’incontro termina con il beneaugurante invito dell’amato superiore: «la mia segretaria vi ha appena inviato un messaggio elettronico con allegato un documento Parola, leggetelo con attenzione. E’ presente una sintesi dei dati, aprite anche l’archivio di Eccellere. Grazie a tutti per l’attenzione».
Sveglio il collega alla mia sinistra che oramai russa e l’invito alla macchinetta del caffè per una pausa ristoratrice.

La sfida

Dopo pranzo, consulto le ultime novità tramite la Rete Mondiale.
Accedo al libro delle facce e depenno duecentocinque amici (o presunti tali) dai restanti duemila e passa, mi disconnetto disgustato e lancio un cinguettio di centoquaranta caratteri ai miei seguaci: «io, italiano per un giorno: quale è il vero significato dei termini in corsivo di questo post?».

La sfida tricolore è lanciata.
Viva la lingua italiana.

italiano per un giorno


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La scuola ecomostro su Il Fatto Quotidiano

1976

Nel lontano 1976 veniva posto il primo mattone per ciò che sarebbe dovuta essere la più grande scuola del sud Europa con cento aule per contenere più di duemila studenti, impianti sportivi e laboratori, aperti anche al pomeriggio per offrire un servizio agli abitanti della zona.

Dopo quasi quarant’anni, di quel colossale progetto, cosa è stato realizzato?

Lo scandalo

La scuola ecomostro di Bagnoli è finita su Il Fatto Quotidiano con mia somma soddisfazione (e rabbia).

La rubrica RiFatto ricostruisce le assurde vicende di questo scandalo nazionale nell’articolo «Bagnoli e la scuola che non c’è (da quarant’anni)».

Come accade in questi casi, più scavi e più aumenta la vergogna: così leggo che gli studenti del Liceo Scientifico Labriola di Bagnoli sono ospitati presso un edificio di proprietà della FIAT (affitto rinegoziato da un milione e centomila euro all’anno agli attuali quattrocento mila) mentre la mastodontica struttura pubblica resta abbandonata da oltre quattro decenni.

I politici

Al fiume di parole e promesse mai mantenute degli innumerevoli politici che si sono susseguiti dal 1976 ad oggi, abbiamo una sola certezza matematica: l’ecomostro di Bagnoli è un pozzo senza fondo di sperpero di denaro pubblico.

Sulla ripresa dei lavori non vi è certezza (la ditta appaltatrice del 2010 è fallita) ed ad oggi la scuola è un immorale cantiere degradato, icona del fallimento delle Istituzioni locali (e nazionali).

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Il Fatto

Avete preso RiFatto in edicola? Su Il Fatto Quotidiano di oggi la rubrica sull’Urban Art di David Diavù Vecchiato e Matteo Maffucci è su una scuola-ecomostro di Napoli mai terminata rivista dagli ORTICANOODLES. Correte in edicola.

La foto

L’edizione de Il Fatto di lunedì 2 febbraio 2015 a centro pagina riporta l’articolo con il mio scatto ritoccato da un gruppo di artisti, gli ORTICANOODLES.

A voi l’immagine dell’immortale ecomostro.

RiFatto de Il Fatto Quotidiano pubblica la scuola ecomostro di Bagnoli


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Funny Girl, di Nick Hornby (recensione)

Nick è cresciuto

Il single in cerca di avventure, il tifoso appassionato ed il fanatico di musica hanno ceduto il posto a Barbara, una giovane e sensuale ragazza degli anni cinquanta che vive in un paesino vicino Londra.
Barbara detesta la piccola realtà dove è cresciuta e, a differenze delle sue coetanee, non aspira a lavorare nei grandi magazzini e sposare un gentiluomo – meglio se benestante.
Sogna la carriera cinematografica: con tutte le sue forze, vuole divenire un’attrice comica.

Attraverso gli occhi di Barbara, Nick ci porterà in un lungo viaggio, dagli anni sessanta fino ai giorni nostri tra serie TV, sit-com inglesi, i leggendari studi della BBC, attori, sceneggiatori, vita privata e (vana) gloria.

Nick Hornby, funny girl (recensione)

Trama (troppo) rassicurante

La storia è raccontata con uno stile pulito e lineare, un libro col bollino verde (da trasformare in un possibile film «per tutta la famiglia»?).

Leggere Funny girl equivale a percorrere una kilometrica autostrada dritta sprovvista di discese e salite, un percorso privo di intoppi, buche e curve pericolose.
Pagina dopo pagina, si macinano metri senza particolari sussulti emotivi (è un bene o un male?), un viaggio riposante indice di una trama rassicurante che guadagnerà la fiducia del lettore con delicatezza aggiungendo nuovi dettagli alla vita di Barbara, a volte pezzi di carriera oppure informazioni personali.

Gli uomini che ruotano intorno alla giovane star costituiscono un quadro esilarante, tra voglia di successo, la prima ed ingenua popolarità televisiva, desiderio di affrontare temi più delicati della semplice comicità e l’aspirazione ad infrangere i tabù di una società in via di emancipazione frenati dalla censura ottusa.

Giunti alla meta, il viaggio termina con un dolce finale privo dei fuochi d’artificio – in linea con l’intera storia.
Lettura consigliata a chi ama la pura evasione.

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Una posizione scomoda (recensione)

Divertente (e non è poco!)

Leggere un libro e ridere non è questione trascurabile.
Soprattutto se necessiti di evadere e desideri rilassarti, senza pretendere personaggi troppo profondi e dialoghi impegnativi.

Una posizione scomoda (recensione)

Una posizione scomoda: la trama

E così, Fabio sogna la regia di film d’autore ma le bollette ridimensionano le sue aspirazioni: per necessità economiche, il mondo del porno accoglierà questo giovane e talentuoso sceneggiatore insoddisfatto della volgare quotidianità tra titoli surreali e gag esilaranti ma tenace nel cercare l’occasione che gli cambierà la vita.

Da leggere perché ogni pagina è densa di ironia, i surreali titoli delle pellicole hard sono una garanzia di divertimento e poi il finale appagherà chi – per forza – cerca un significato in una storia.

Una posizione scomoda di Francesco Muzzopappa ha il merito di trasmette la giusta dose di buon umore.
E non è poco.

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Pino Daniele e quegli indimenticabili mp3

I primi mp3 di Pino Daniele li ho scaricati via Napster.

Era la fine degli anni novanta, l’informatica viveva il boom «anno 2000» e gli uffici pullulavano di consulenti, ingegneri del software, esperti di ogni età con curriculum adattati alle esigenze del momento.

In quest’esercito di sbarbatelli anche il sottoscritto iniziava la sua carriera lavorativa presso una grande multinazionale americana del settore.

I più «anziani» esibivano scrivanie eleganti con vista panoramica e potenti computer accessoriati di casse stereo: da quelle postazioni privilegiate, partivano le note che allietavano le nostre lunghe, emozionanti ed intense giornate di apprendimento.
A noi, neoassunti, bastava imparare: una collocazione di emergenza nell’angolo lontano della stanza col pc ed il mouse sembrava già tanto.
Il telefono personale un sogno insperato.

Era il 1998 e le canzoni di Pino Daniele mi accompagnavano nel mondo del lavoro.

Pino Daniele e quegli indimenticabili mp3

Dal cd ai primi lettori mp3 il passo fu breve.
E così, ascoltare «Terra mia»«Tu dimmi quando», «o scarrafone» un venerdì sera d’inverno nella sala d’attesa dell’aeroporto di Stansted a Londra dopo una settimana di lavoro diventa una dolce abitudine prima di rientrare a Napoli.

Sono trascorsi quasi diciassette anni da quei mitologici primi passi.
Di acqua sotto i ponti ne è passata fin troppa, la realtà si è rivoluzionata e dell’esercito di consulenti, neoassunti ed esperti informatici non vi è più traccia.

Oggi è il cinque gennaio duemilaquindici.

Sono in ufficio, dalle stanze limitrofe giungono i pezzi più famosi di Pino Daniele.
La mia privilegiata postazione di lavoro è vicino la finestra, ho un computer super accessoriato dotato di casse stereo.
Lavoro ed ascolto emozionato l’immortale inno dedicato a Napoli.

Supercoppa Napoli-Juventus, quando il calcio è un film

Il film inizia alle 18,30 di un indimenticabile martedì 22 dicembre.
La sala è gremita, sono presenti circa 14mila spettatori perlopiù arabi.

Siamo a Doha, in un cinema ultramoderno inimmaginabile in Italia.

La capitale del Qatar dista 5.064KM da Napoli (e quasi 6mila da Torino) eppure la lontananza è nulla rispetto alla prepotenza infinita del Dio Danaro: i petrodollari sauditi comprano eventi sportivi, manifestazioni mondiali, marchi, industrie, atleti, artisti, uomini.
I nuovi «giocattoli» degli sceicchi hanno un prezzo, basta pagare ed ogni sfizio è consentito.

Il film è un «made in Italy» taroccato.

Il cast proviene dal «paese del sole» ma gli attori sono quasi tutti europei non italiani, il produttore cinematografico è il furbo Aurelio De Laurentis, lo sponsor principale l’emigrante FIAT.
Ma tant’è: per gli sceicchi i tre o quattro milioni di euro versati per il cinepanettone di fine anno sono briciole pagate senza batter ciglio, un gesto di innocua beneficenza, un pomeriggio tra amici, un tea caldo con biscotti nel lussuoso bar tra il primo e secondo tempo dell’evento mondano.

Gli ascoltatori collegati da ogni angolo del pianeta in diretta TV non restano delusi.

Gli ingredienti per una pellicola di successo ci sono tutti: ventidue gladiatori, il sudore della lotta, due ore di forti emozioni, errori, colpi di magia, il trionfo, la gioia dei vincitori, la morte degli sconfitti.
Il pathos e l’eros dal campo di battaglia non coinvolge il pubblico assente dell’arena araba bensì viaggia attraverso l’etere per raggiungere gli spettatori globali seduti su comode poltrone, nel salotti di casa.
Il tifoso moderno, armato di patatine, pizza, coca-cola e birra si gusta quella che un tempo fu una partita di calcio ed oggi è un investimento mediatico che restituisce profitti ed elargisce mance agli organizzatori.
Non è necessaria la presenza allo stadio, il biglietto è omaggio e giunge via telecomando.

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Il film termina tra gli applausi virtuali degli spettatori.

Per problemi tecnici, si è rischiata una visione in bianco e nero.
Invece, è stato un film a colori.
Di un azzurro indimenticabile.

Supercoppa Napoli-Juventus, quando il calcio è un film


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Al cinema: io, Doraemon ed il «mostro»

Delusione.
Al cinema, Doraemon non mi ha entusiasmato.

E’ il giorno della prima visione italiana, la sala è gremita, bimbi eccitati attendono i chiusky del gatto spaziale ma ben presto il largo sorriso stampato sulle bocche del giovane pubblico adorante verrà sostituito da un’attesa tradita.

La trama è contorta: occorre aiutare il piccolo ed impacciato Nobita (ma non si chiamava Guglia?) a modificare il suo futuro per evitare che diventi un adulto pigro e perdente. Arriva in soccorso Doraemon ma la storia non convince, forse troppo «giapponese» fallisce nel trasmettere quei sentimenti globali tipici dei cartoni animati hollywoodiani.

Circondato da un gruppo di bulli, l’insicuro ragazzino giapponese piagnucola per l’intero film e concentra tutte le sue energie per conquistare le attenzioni ed il cuore della candida Shizuka.

Doraeom al cinema, più amore che chiusky

I bimbi, in attesa dei trucchi spettacolari del gatto blu, si ritrovano un’avventura sdolcinata e priva di magia, il puro divertimento tipico dell’eta spensierata che non prevede pene d’amore. E così, quando le luci si accendono e scattano i titoli di coda (potevano utilizzare almeno la sigla della serie TV!), il piccolo pubblico abbandona la sala con un grosso punto interrogativo sulla testa: ma Doraemon dov’era?

Alla mia sinistra una mamma-accompagnatrice continua a smanettare con il cellulare.

Durante l’intera proiezione, il buio evidenzia la dipendenza dei tempi moderni: schiava della tecnologia, la donna non segue le avventure che scorrono sul grande schermo ma si perde nei meandri del monitor luminoso del suo indemoniato smartphone.

La delusione per il Doraemon cinematografico passerà, il gatto spaziale gode di una fiducia sterminata ed i fans sparsi per il mondo continueranno a seguirlo – nonostante il film.
La donna-robot, invece, se non inventano un apposito chiuskyrischia di restare «mostro» per sempre.

Al cinema io, Doraemon ed il mostro

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