faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Category: Media (Page 9 of 11)

[SCOOP] Perché ho rifiutato l’invito di Claudia Schiffer

L’ordine

«Mario, scendere subito!».
Claudia Schiffer non smette di martirizzare l’incolpevole citofono.
Immagino la scena e sorrido: fuori al portone del palazzo, la giovane top model germanica perde le staffe e con l’indice destro – snello, alto e biondo – martella il bottone del frastornato campanello.

E’ chiaro, la diva non è abituata ad attendere e non tollera chiedere.
A lei, prima donna capricciosa, gli uomini cadono umilmente ai piedi e tutto le è concesso.

Claudia Schiffer, il nuovo spot Opel a Napoli?

Il gran rifiuto

«Ehi non urlare, quì abitano persone civili e le tue grida isteriche sono fuori luogo» ribatto dalla finestra conservando un invidiabile self control.
Riempio un secchio con acqua gelata e sistemo la faccenda: una doccia inattesa affonda le invettive della dea teutonica.
«Vai a casa e non tornare più» sentenzio appagato.

La Schiffer mi guarda prima esterrefatta e poi esplode: dagli occhi di ghiaccio partono fulmini e saette mentre minaccia: «è una tedesca! è una tedesca!».
Con l’indice accusatorio ancora puntato verso la finestra del sottoscritto, apre lo sportello della sua lussuosa Opel e mentre sbraita il ritornello sgomma via insieme alla sua eleganza (bagnata).
L’intero condominio assiste allo spettacolo unico, irripetibile e gratuito: il pubblico stupito, applaude divertito.

Il prezzo da pagare

La scena dura sessanta secondi, un film di un minuto, il cortometraggio mai girato che io, ideatore di un innovativo filone pubblicitario, propongo all’importante colosso automobilistico che ha scelto come testimonial proprio la Schiffer, esageratamente impeccabile per essere vera.

La disordinata location napoletana distante mille miglia dalla realtà di Rüsselsheim (sede della Opel), l’imperfezione del sottoscritto, il rifiuto dell’uomo qualunque, la vittoria del mortale contro la divinità del nord, la fuga della regina umiliata hanno un prezzo: diecimila euro e cedo il geniale brevetto alla General Motors (il gruppo statunitense proprietario della Opel).

Vista la crisi economica, sono disposto anche ad uscire con la Schiffer e rivedere la cifra.
Dopotutto, io non sono un tedesco.

E’ morto il selfie, viva il selfie!

Il selfie ha le ore contate.
Come tutti i fenomeni privi di contenuti, anche il banale autoscatto è al tramonto. L’idea-propaganda lanciata da una comitiva di attori ed attrici in gita (pagata) ad Hollywood, imitata dalle masse comuni con esiti ridicoli, ha farcito inutili pagine social intasando la Rete, ha saturato le memorie di Google, Facebook, Twitter ed Instagram senza – peraltro – contribuire a significativi passi in avanti dell’Umanità.

Anzi, il selfie conferma – casomai ci fossero ancora dubbi – la superficialità della moda del momento.

Per fortuna del genere animale, l’evoluzione della specie impara dai propri errori e dall’elettroencefalogramma piatto, prima o poi, un impulso di intelletto si fa strada.

E’ il selfie2.0, per i superficiali un autoscatto allo specchio, per chi vede oltre, invece, rappresenta l’egocentrismo dell’individuo del ventunesimo secolo limitato dalla coscienza personale, l’eterna lotta tra la voglia di mostrarsi e la decenza del privato, il conflitto interiore che lacera l’animo dell’uomo ipertecnologico, la dipendenza delle nuove generazioni come segnale mediatico contro l’uso indiscriminato delle droghe nel mondo.

Dalle macerie della ragione, avanza una speranza.

Sono io.
L’ideatore del selfie 2.0

selfie 2, il ritorno della rivoluzione?

Fantozzi è meglio di me

Il ragionier Ugo Fantozzi non è mai stato licenziato dal Megadirettore Galattico Duca Conte Balabam.

Il metodico impiegato della grande industria privata italiana viene sistematicamente umiliato, tartassato, esposto a pubblica gogna nella mensa aziendale, costretto a massacranti turni no-stop, mobbizzato a più riprese, è vittima di infinite ingiustizie gerarchiche ma eternamente certo del suo posto di lavoro.

Fantozzi, la certezza del posto fisso

Ogni mattina per quarant’anni, il laborioso dipendente raggiunge l’ufficio, sicuro di trovare la sua seconda casa sempre aperta.
Scioperi, cassa integrazione, precariato, cessione di ramo d’azienda, spin-off, spezzatino e mobilità sono termini a lui ignoti, il diligente contabile – assunto a tempo indeterminato – non rischia mai il posto, la sua società non può essere acquisita per future speculazioni in borsa, il suo contratto non verrà mai declassato ed i Sindacati non dovranno combattere contro leggi e norme che facilitano la flessibilità (in uscita, ovvio).

Il ragioniere combatte per i suoi diritti, partecipa alla vita aziendale con falso entusiasmo (come non ricordare la leggendaria festa dell’ultimo dell’anno con i colleghi!), alterna vittorie (di Pirro) a clamorose batoste, sogna la carriera ed il ruolo di capo ufficio (basta citare l’epica partita di biliardo contro il Gran Maestro dell’Ufficio Raccomandazioni, l’Onorevole Cavaliere Conte Diego Catellani) ma – nonostante una vita di sacrifici e mortificazioni – l’onesto lavoratore ogni mese ha la garanzia di portare a casa lo stipendio e la matematica tranquillità di riscuotere la pensione.

Fantozzi possiede ciò che a noi, generazione di dipendenti privati degli anni duemila, manca: la certezza del futuro.

Gli abbonati di faCCebook, i miei amici: grazie

La fedeltà, sentimento sconosciuto nel mondo odierno ove regna il mordi e fuggi e trionfa l’usa-e-getta, va premiata:

desidero enunciare ai quattro venti un sentito ringraziamento agli abbonati

alla mia «mostruosa» creatura, il piccolo grande faCCebook.eu.

I fidati Lettori che puntualmente ricevono l’e-mail della newsletter sono speciali perché è speciale la fiducia riposta nei temi affrontanti e – scusate l’autocitazione – nel sottoscritto.
Cotanta stima inorgoglisce e merita la massima attenzione: continuerò a combattere i «mostri» di ogni forma, colore e razza con la coerenza e lo stile che contraddistinguono da sempre il nostro amato blog, senza mai cadere nella facile volgarità ed evitando scontati passi falsi che dividono la denuncia dallo show pacchiano.

la newsletter di faCCebook

Ho un sogno: incontrare di persona ogni singolo iscritto alla newsletter

.
Perché dietro un indirizzo e-mail c’è un un navigatore sensibile, un lettore attento, una donna ed un uomo desideroso di migliorare il mondo con l’esempio diretto, un eroe (passatemi il termine) pronto a combattere le tracimanti ingiustizie di questi difficili tempi moderni.

Un giorno non troppo lontano organizzeremo un incontro, il primo faCCebook-day in una entusiasta ed affollata piazza stracolma di cittadini onesti e sognatori convinti, nel mentre l’unico modo che ho per ricambiare la vostra fedeltà, cari abbonati, è ringraziare ognuno di Voi senza ipocrisia.
Come avviene tra veri amici.

Non sono un Pirata, sono un Lettore (di ebook)

L’ebook di Tiziano Terzani a 11€

Quest’estate, in spiaggia, spopolavano i libri di Tiziano Terzani.
Forse per una banale coincidenza oppure per l’effetto passaparola, sta di fatto che sotto gli ombrelloni del lido becco due amici leggere le storie del medesimo autore: «La fine è il mio inizio»«Un indovino mi disse».

Ammetto l’ignoranza: io non conosco lo scrittore Terzani e – a dirla tutta – sono all’oscuro anche della sua carriera come giornalista.

Decido di rimediare e corro su Amazon per acquistare i due ebook: «La fine è il mio inizio» è proposto ad un prezzo sbalorditivo di 10.99€ mentre «Un indovino mi disse» ad un più accettabile – ma sempre esagerato – costo di 6,99€ (i prezzi nel tempo potrebbero cambiare).

Perplesso, mi chiedo: come può un ebook essere così esoso?

Ebook e cartaceo: medesimo prezzo

Parliamo di un prodotto digitale: un documento dematerializzato, non spreca la carta cioè non distrugge gli alberi, non prevede la consegna nelle librerie e salta tutti gli anelli della filiera produttore-consumatore.

L’importo, quindi, non dovrebbe risentire degli incrementi applicati da ogni componente della distribuzione.

E allora perché i due ebook sopracitati sono venduti con lo stesso prezzo delle versioni cartacee?

Mistero dell’editoria italiana.

E’ facile essere un Pirata

Navigo sul web ed (orologio alla mano) impiego due minuti per trovare gratuitamente i due ebook in formato pdf, pronti da convertire ed essere copiati sul mio Kindle Paperwhite
.
Due minuti, centoventi secondi per risparmiare (illegalmente) circa 18€.

Eppure, questa malsana idea non sarebbe mai balenata se il prezzo degli ebook fosse stato accettabile.


Intendo una cifra ragionevole, non certo gli improponibili 10.99€ ma nemmeno gli 0,99€ di un’offerta lampo.
Ad esempio, un equilibrato 2,99€ che accontenti tutti, dal produttore allo scrittore ed infine anche l’indifeso consumatore.

Come sconfiggere la pirateria

Mentre i grandi esperti del settore discutono e non trovano mai un accordo intelligente, oggi l’unica arma utilizzata per combattere il download illegale resta la repressione con il blocco del sito irregolare ad opera della polizia postale – un ago in un pagliaio.

Al contrario, non si vuole comprendere che una politica giusta dei prezzi spingerebbe gli utenti ad acquistare presso gli store ufficiali – con la qualità e gli indubbi vantaggi garantiti dal marchio.

Dopotutto, il mastodontico «mostro» della pirateria in Rete ingrassa e si alimenta anche per l’ignoranza e l’ingordigia umana.

La polizia di Londra blocca un sito: in pochi minuti, il PIrata ne troverà un altro ...

Sette film ed una serieTV da amare

I 7 film imperdibili

In estate recupero i film sfuggiti durante l’inverno e conservati nella mia caotica movie-list.

Nel pentolone butto titoli di ogni genere e nazionalità, dai polpettoni hollywoodiani alle commedie italiane ponendo attenzione nella scelta per non sprecare tempo libero (quando scarseggia, è prezioso).

Penna e block notes a portata di mano, appuntate gli imperdibili film che hanno superato a pieni voti la mia selettiva critica cinematografica:

Le serie televisive

A dirla tutta, in questo periodo della vita amo guardare soprattutto le serie televisive che – per una questione esclusivamente pratica – gestisco al meglio visto la brevità dei singoli episodi.

Quest’anno ho scelto la prima stagione di The Newsroom trasmesso da Rai3 in prima serata e poi scivolato (immeritatamente) nel dimenticatoio per i deludenti (e maledetti) indici di ascolto.

I dieci episodi mi hanno stregato e non poteva essere altrimenti: dialoghi brillanti, personaggi profondi, storie avvincenti (prive di sesso e azioni violente, morti, sparatorie ed inseguimenti), trame di ferro, il trionfo dell’ironia e dell’intelligenza.

Troppa qualità per il grande pubblico generalista? Sì.

Stregato da "The Newsroom", tra giornalismo ed amore

The Newsroom, tra giornalismo e sentimenti

Tutti i titoli sopra citati sono opere di successo con un elemento comune, motivo del consenso planetario che incolla milioni di spettatori (di diverso colore, razza e cultura) allo schermo: raccontano storia d’amore incomplete.

Lui&Lei si amano ma (inspiegabilmente) non sono una coppia, si inseguono lasciando immaginare come potrebbe essere ma in realtà non è. In ogni fotogramma, è sempre presente un indizio del feeling naturale tra i due inconsapevoli innamorati ma non scatta mai la scintilla risolutrice.

Incomprensioni, gelosie, sguardi complici, allontanamenti e riappacificazioni, indizi contrastanti per alimentare il dubbio.
La domanda aleggia nell’aria: si amano, perché non si dichiarano pubblicamente e vivono felici e contenti?

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

L’amore incompleto, il segreto del successo

Dunque, che si tratti di cultura e lotta alla mafia, di una redazione giornalistica indipendente americana, di un poliziotto-pianista di Napoli infiltrato in un pericoloso clan della camorra, dell’amicizia speciale tra un disabile ed un ex galeotto, della vita solitaria di un venditore d’aste amante dell’arte, di un padre intento a costruire il rapporto con i suoi figli attraverso la vita in uno zoo-casa, di un genio del web oppure della ribellione di un ex prete in un paesino arretrato del sud Italia … sono dettagli forvianti poiché, dopotutto, di qualsiasi argomento tratti la pellicola alla fine si racconterà sempre una intensa, commovente e grande storia d’amore.


Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

La bellissima foto dell’estate (passata inosservata)

Il castello aragonese di Ischia

Lo scatto che immortala il castello aragonese di Ischia in un giorno qualsiasi di luglio dopo l’ennesima pioggia estiva, suscita un successo inatteso.

Viaggiando per le infinite (e misteriose) autostrade digitali della Rete, la foto è piaciuta a ThugLifeSocialMedia, rapper/hip hop di West Palm Beach in Florida (45100 follower), ha conquistato Noah Fairbanks, un simpatico avvocato di animali di Los Angeles esperto di entertainment (93600 follower), apprezzata da Rita Hunter amante della cultura italiana (1297 follower) ed infine gradita a Miguel Araujo, un professore argentino di squash (2150 follower).

Il retweet – l’azione che via Twitter permette di girare un messaggio ai propri seguaci – della foto scatena l’effetto-domino e l’immagine del mare agitato di Ischia sotto l’antico monumento in pochi istanti vola per l’intero globo (accetto donazioni e soggiorni gratis dal Comune di Ischia per la pubblicità gratuita all’isola).

Eppure, a me autore dell’ormai famosa istantanea, i conti non tornano.

Un successo immeritato

Certo, l’immagine delle onde blu in subbuglio dopo la tempesta che si infrangono sulla scogliera, la montagna con l’impetuoso castello opera di uomini coraggiosi che sovrasta le barche impotenti difronte alla forza della natura, flash e sensazioni affascinanti raccolte da un modesto zoom della miserevole fotocamera del mio vetusto smartphone, destano emozioni.

Ma lo scatto, visto la bellezza spontanea del luogo, è elementare: chiunque avrebbe potuto ottenere di più.

Per l’ovvietà della location, ammetto con estrema sincerità: la fotografia non merita l’attenzione conquistata.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

La foto dell’estate

Invece, mi piacerebbe decretare la stessa popolarità ad un altra mia foto passata perlopiù inosservata: il carretto del venditore di granite parcheggiato sulla riva del mare in un folgorante tramonto cilentano.

Questo fotogramma, catturato nel momento esatto nel quale l’ambulante si allontana e lascia incustodita la sua gelateria mobile (da leggere «mobail»), evidenzia il merito del sottoscritto: la capacità di imprigionare l’istante.

Forse – e dico forse – la virtù dell’appassionato di fotografia rispetto al dilettante allo sbaraglio armato di mitragliatrice spara-click è proprio la scelta del tempo: non attendere che le orate sorridano e le spigole si mettano in posa ma vedere «oltre» ed immaginare il dettaglio invisibile.

Di questo scatto, sono orgoglioso.

Una bellissima foto dell'estate (passata inosservata)


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Balotelli, il salvatore della Patria

Al bar, in metropolitana ed in ufficio non si discute d’altro: l’Italia è uscita dal Mondiale brasiliano e la colpa è di Prandelli e del suo flaccido alfiere, Balotelli.

Ai veri problemi, quelli importanti, siamo assuefatti.

Disoccupazione alle stelle, camorra-mafia-ndrangheta che controllano indisturbate intere zone della nazione, corruzione e politica fuse in un’unica soluzione indivisibile come lo zucchero mischiato col caffè, cassa integrazione a valanga su ogni tipo di azienda (privata), crisi perpetua del lavoro e la fine del tunnel non si intravede.

Eppure riflettiamo sull’infedeltà della moglie dell’arbitro, sugli sforzi fisici dei nostri (presunti) campioni costretti a giocare all’ora della merenda, se il morso di Suarez a Chellini abbia danneggiato la dentiera dell’uruguaiano, perché Pirlo parla poco e Marchisio sia stato licenziato senza giusta causa . Preferiamo omettere la palese verità: il mondiale brasiliano ha celebrato il funerale del calcio italiano ma nel Belpaese le rivoluzioni durano il tempo di uno spot pubblicitario.

Balotelli il parafulmine

E allora prendiamocela pure con Balotelli, dopotutto è facile.

E’ nero, antipatico per natura, non esulta se realizza un gol ed ha l’espressione sempre angosciata nonostante sia ricco e famoso.

E’ lui l’antieroe per eccellenza, colui che attira le attenzioni mediatiche e gli sfoghi popolari, una calamita di offese e prime pagine, il bel tenebroso, il perfetto capro espiatorio per far dimenticare i drammi, quelli seri almeno.

Teniamocelo stretto, di «mostri» la nostra martoriata nazione ne è purtroppo piena ed una risorsa del calibro di SuperMario è necessaria per la conservazione dei giusti equilibri sociali.

Il Governo si impegni a trattenere questo giovane «cervello».

L’Italia non si pieghi al cinismo di una qualsiasi multinazionale straniera, nessuno ci ruberà il nostro parafulmine nazionale.

Italia vs Uruguay, i giornali di domani

Eroi o bidoni?

Gli articoli dei giornali di domani sono già pronti (con foto annesse), si attende solo il risultato della partita per capire se enfatizzare la vittoria o deprimersi per la sconfitta.
Vi risparmi l’attesa, a Voi – cari Lettori – le due versioni.

In caso di vittoria dell’Italia

Gli azzurri, guidati dal sapiente stratega Prandelli, sono riusciti nell’impresa. Battuta l’ostica Uruguay, approdiamo meritatamente agli ottavi di finale del mondiale brasiliano.

La granitica difesa ha annullato i due bomber tanto temuti alla vigilia: Cavani è sembrato stanco mentre Suarez è rimasto ingabbiato nella trappola tattica disegnata dal nostro CT.

Le rare occasioni concesse sono state puntualmente disinnescate da un redivivo Buffon, una sicurezza per l’intera squadra.
Pirlo, il mago del centrocampo, ha nascosto la palla alla celeste ed alla fine del match è risultato il migliore in campo. Dai sui piedi sono nati gli assist per i gol e le azioni più pericolose.
Balotelli è il campione che tutti aspettavamo: Prandelli gli ha dato fiducia e la scommessa è vinta.
Il rossonero è il giusto mix tra potenza e tecnica, l’attaccante moderno che attendavamo da anni. Oltre i meriti dei singoli, va sottolineato come l’intera squadra abbia mostrato una forma fisica invidiabile, la preparazione atletica dei nostri giocatori è notevole e corriamo più di tutti.
Con queste premesse, c’è da essere ottimisti.

Italia vs Uruguay, i giornali di domani

In caso di sconfitta dell’Italia

L’Italia esce di scena a capo chino.
Gli azzurri hanno mostrato una forma fisica scadente, deconcentrati già dai primi minuti e senza la giusta cattiveria agonistica.

La difesa ha evidenziato i soliti limiti e Cavani e Suarez sono apparsi due extraterresti ed hanno goduto di spazi insperati. Buffon è ormai l’ombra di se stesso,
Pirlo e Marchisio sono apparsi stanchi e privi di idee, Balotelli svogliato ed autore dei soliti atteggiamenti che infastidiscono sia gli avversari ma soprattutto gli stessi compagni di squadra.

C’è da chiedersi se sia davvero l’attaccante moderno capace di fare la differenza oppure solo un personaggio da rotocalco.

Eppure Prandelli aveva preparato bene la partita ma le novità tecniche sono apparse delle improvvisazioni, figlie dei continui esperimenti per una squadra senza un preciso disegno tattico. Anche il CT non è stato all’altezza del palcoscenico globale.

Dopo l’ennesima figuraccia, siamo all’anno zero del calcio italiano ed è giunta l’ora della rivoluzione: via i senatori, dentro i giovani (perché non puntare su Insigne?).

Il fallimento mondiale spinga i vertici della FIGC ad una dura riflessione e – perché no? – anche ad un sincero mea culpa. Ora godiamoci le vacanze ed impariamo dagli altri, dopotutto un po’ di umiltà non potrà che aiutarci a ripartire dalle macerie brasiliane.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Esercizi neurobici, palestra per il cervello

Che cos’è la Neurobica

Mio suocero, con una simpatica e-mail, mi ha ricordato l’esistenza della neurobica.
Se cercate in Rete troverete molteplici definizioni, la più indicata credo sia «neurobica, la palestra per il cervello».

E’ importante curare la forma fisica ma è altresì fondamentale allenare il nostro cervello.
Non bisogna mai impigrirsi o lasciarsi andare, combattere ogni forma di apatia deve essere il nostro must.

Esaminate con attenzione le immagini che seguono.
Dopodiché ditemi se avete superato o meno i test, sarà divertente e soprattutto verificherete se il vostro cervello funziona ancora 🙂

Esercizi neurobici

Vedi più sotto alcuni esercizi neurobici.
L’importante non è indovinare ma stimolare i nostri neuroni e allontanarci da quella sgradita malattia che è l’Alzheimer!

Riesci a vedere 10 facce nell’albero?

Riesci a vedere 10 facce nell’albero?

C’è un viso in questa foto, riesci a vederlo?

C’è un viso in questa foto, riesci a vederlo?

Riesci a vedere il neonato?

Riesci a vedere il neonato?

Riesci a vedere la coppia che si bacia?

Riesci a vedere la coppia che si bacia?

Riesci a vedere tre donne? (esercizi di neurobica)

Riesci a vedere tre donne? (esercizi di neurobica)

Riesci a vedere la differenza tra un cavallo e un rospo? (esercizi di neurobica)

Riesci a vedere la differenza tra un cavallo e un rospo?

 

Guarda bene…..
Molto divertente!
Sei riuscito a vedere tutto?
Sei in ottima forma …

Quasi selfie

Il Lettore porcellone

Il dovere di cronista mi impone di restare sul«pezzo».
Lo scoop, il picco di audience, l’immagine choc per attirare lo spettatore indignato, i termini-chiave nel titolo e la dea seminuda che ammicca e seduce il lettore-porcellone.

Oggi, nell’epoca del web sempre e comunque, non servono più questi mezzucci da stampa di serieB.
Nell’era mobile (da leggere mobail) per raggiungere il minuto di notorietà basta un selfie.

Un selfie tira sempre

Leggi «selfie» e catturi l’attenzione del navigatore impertinente: pur di rubare l’attimo di privacy (o avere l’illusione), il pettegolo cambia direzione, clicca sulla foto, la guarda per un millesimo di secondo (tanto dura l’attenzione dell’utente medio), scruta il quadro generale, si sofferma sulle curve della bionda e poi – deluso – abbandona la scena.

Perché il «selfie» è un autoscatto e come tale appaga solo l’esibizionismo del soggetto ritratto.

Dunque, i tempi sono difficili per i grandi network mediatici figuriamoci per un piccolo sito come faCCebook ed allora anche io – mio malgrado – costretto mi adeguo alla moda.

Inserisco «selfie» nel titolo del post (breve, per andare incontro allo standard di concentrazione dell’utente ficcanaso), scrivo i soliti tag nel testo (sesso, soldi, berlusconi, download free, gratis, donne, mostri) condivido sui social ed attendo il successo.

Per la foto, non assomigliando a Pamela Anderson, mi arrangio come posso.

Quasi selfie

Io, Dylan e quell’incontro prima del Comicon

Dylan Dog, un mio fedele Lettore

«Ciao Dylan, dal vivo sembri più vecchio».
«Entra Mario, non iniziare con le tue ironie… mi basta Groucho».

Un abbraccio e sono dentro la casa dell’Indagatore dell’incubo.
E’ la prima volta che giungo a Craven Road 7 eppure è tutto così familiare ed accogliente, riconosco ogni angolo di quest’appartamento visitato mille volte attraverso gli albi di Bonelli.

Dylan si accomoda sulla solita poltrona con i palmi delle mani uniti – un gesto d’attesa per ascoltare il cliente (quasi sempre la cliente).

Il mio amico Dylan

Lo show di Groucho

«Dunque, che ci fai a Londra? Devi cacciare un fantasma dalla cucina?».
«… mmm …. no, ma potrebbe essere questo il motivo per cui ho il frigo sempre vuoto».
«Sono più di trent”anni che ti conosco e continui a non prenderti mai sul serio. Groucho, un bicchiere d’acqua per Mario».

L’assistente di Dylan compare con un tempismo degno di un attore teatrale ed inizia lo show.

«Capo, non esistono i bicchieri d’acqua. Magari ti porto un bicchiere di vetro con dentro l’acqua. Ciao Mario, sempre allegro eh? Vedo che hai cambiato look, anzi non hai proprio un look. Bene, d’altronde cos’è la moda? Chiedetelo a me che di modelle me ne intendo»
«Groucho! Non sprecare righe, lo sai che i post di Mario sono sempre brevi per non stancare il Lettore con parole ridondanti».
«Dylan, sono orgoglioso di saperti tra i miei seguaci. Troppo onore».
«Leggo tutti i tuoi articoli, mi sono anche registrato sulla fan page ufficiale».
«I tempi cambiano anche per te allora, magari hai pure uno smartphone?»

L’ammissione

«Giuda ballerino, lo spazio a nostra disposizione è quasi terminato e non mi hai ancora comunicato il motivo della tua visita».
«Hai ragione Dylan, non è una confessione facile ma non posso più tenermi dentro questo segreto: manco dal  Comicon di Napoli da anni, ammetto la mia colpa».

In casa cala il gelo, Dylan inizia a suonare il clarinetto (o almeno, visto il risultato, ci prova).
Le note de “Il trillo del diavolo” viaggiano tra i nostri ricordi, le mille avventure condivise, le battaglie contro i «mostri» o presunti tali.
Poi, Dylan mi licenzia con poche semplici parole.

« … mmm … caro vecchio Mario, ed ora pretendi da me l’assoluzione?».

Comicon, le copertine raccolte

Restiamo in silenzio ancora qualche minuto, poi aggiungo:
«Dylan, pubblico e condivido le copertine che i disegnatori ai Comicon passati mi hanno regalato?».
«Va bene, mi sembra un buon finale per questa storia» conferma l’Indagatore dell’Incubo.

Qualche giorno dopo il mio viaggio a Londra rileggo questo post  ma – come quei pensieri affascinanti di sera che svaniscono la mattina successiva – non sono più sicuro che sia andata proprio così.
Però mi piace immaginarlo.

[nggallery id=14]


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Page 9 of 11

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

Translate »