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Category: Società (Page 5 of 13)

Bud Spencer a Montesanto, in ricordo di Petru Birladeanu [FOTO]

Petru Birladeanu, vittima innocente di camorra

La foto di zio Bud è a Montesanto, all’uscita dell’affollata stazione della cumana, nella piazzetta dove perse la vita il giovane musicista rumeno Petru Birladeanu – vittima innocente di camorra.

L’arte per strappare un metro di terra al degrado, i colori e la simpatia di Bud Spencer per (ri)guadagnare un angolo di piazza lacerata dal dolore.

Bud Spencer a Montesanto, l'ulivo della pace dove morì Petru Birladeanu, il musicista rumeno vittima innocente della camorra

Bud Spencer a Montesanto

Napoli
L’ho difesa e portata nel mondo con i miei film
Bud Spencer

Osservo e sorrido.

Lo sguardo burbero, i piccoli occhi socchiusi, il barbone incolto.
L’espressione di zio Bud, la solita espressione vista e rivista mille volte nei suoi indimenticabili film.

Bud Spencer è in compagnia di altri personaggi famosi che hanno reso celebre Napoli nel mondo.

Ad ognuno il suo ulivo, simbolo della pace in un luogo speciale.

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Montesanto, gli ulivi della pace

Osservo gli altri ulivi: saranno una dozzina, curati, ben piantati, dal futuro promettente.
Sotto ogni giovane arbusto, un volto famoso ed una citazione ad effetto.

Gli ulivi trasmettono forza e positività, un’idea giusta e convincente.

Guardo ancora zio Bud.
Sorrido quando la fisarmonica di un giovane rumeno mi accompagna mentre fotografo l’ulivo della pace.


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Io ci sto, la libreria dei sogni (realizzati)

«Io ci sto», la libreria di tutti

«Io ci sto» è un esempio da invidiare.
Un gruppo di amici realizza un sogno: aprire, nel cuore del Vomero, una libreria.

Nonostante la crisi editoriale, tre anni fa (nel luglio del 2014) – contro ogni pronostico commerciale – sorge «Io ci sto», la libreria di tutti.

«Io ci sto», alla presentazione di L'ombra e la notte di Gino Giaculli

Alla presentazione del libro di Gino Giaculli

Alla presentazione dell’interessante libro L’ombra e la notte di Gino Giaculli (giornalista de Il Mattino), medito.

La piccola sala non contiene gli spettatori, molti ascoltano dall’uscio, altri gironzolano in libreria e ogni tanto si affacciano.

In sala, l’autore saluta e ringrazia gli intervenuti.
Quasi tutti conoscono Gino Giaculli che sembra di casa.
Lo scrittore ringrazia, spiega, descrive.

Emozione genuina, la platea apprezza.

«Io ci sto», alla presentazione di L'ombra e la notte di Gino Giaculli

«Io ci sto», l’orogoglio del sogno realizzato

Osservo gli scaffali pieni di libri, percepisco l’entusiasmo della relatrice, la felicità di aver realizzato un centro culturale, l’orgoglio per un progetto avverato.

La presenza dell’intellettuale Aldo Masullo, del giornalista Vincenzo Esposito (Corriere del Mezzogiorno), attestano l’autorevolezza di questa realtà napoletana.

Ma soprattutto, la loro testimonianza valorizza il lavoro dei tanti volontari e degli innumerevoli soci.

«Io ci sto», alla presentazione di L'ombra e la notte di Gino Giaculli

Le domande del sottoscritto

Convinzione?
Volontà?
Amicizia?
Opportunità?

Quale è li segreto per realizzare un progetto?
Perché gli amici di «Io ci sto» sono riusciti laddove la maggioranza delle persone fallisce? (a partire dal sottoscritto)

Desidero carpire il segreto che si nasconde tra gli scaffali, l’entusiamo per le cento iniziative, da dove nasce la forza per portare avanti un sogno.

La cultura, il motore del successo?

Seguirò l’evoluzione di «Io ci sto».
Con gli occhi di un ammiratore sincero 🙂


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Cambio stagione

Cambiare o conservare?

«Se non lo uso da un anno, non serve».

E’ la regola d’oro per ringiovanire il guardaroba.
Ad ogni cambio stagione approfitto e porto in chiesa gli abiti inutilizzati.
Questa volta è toccato ai pullover invernali mai indossati negli ultimi dodici mesi.
Un bustone che farà felice il parroco e alleggerisce l’armadio.

Il cambio stagione: un’occasione per acquistare e rinfrescare il look – piccole soddisfazioni della vita 🙂

Il cambio stagione, per rinfrescare il look (e le amicizie)

Fu vera amicizia?

«Se non lo sento da anni, posso cancellarlo».

Scorro la rubrica dello smartphone, noto i molteplici contatti archiviati.
Contatti … senza contatto.
Persone che non frequento più.
Nemmeno una telefonata, nessun messaggio, zero contatti.

Osservo i nomi, associo i volti (ieri familiari ed oggi sbiaditi), mi chiedo: fu vera amicizia?

Perché ci siamo persi?
Nulla è per sempre, tutto si evolve.

Cambio stagione, per ripartire

Ex colleghi di lavoro, amici di infanzia, compagni di scuola e di università.
Pullover con lo scollo a V, camicie impossibili, maglioni anacronistici oggi improponibili.

Come ho potuto acquistare un simile obbrobrio?
Ma davvero frequentavo quel tizio?

Persone scomparse dai radar, abbigliamento che, con gli occhi di oggi, appare ridicolo.
Nomi impolverati, oramai fuori moda – come il pullover nella busta.

Il contesto storico: ecco l’unica spiegazione razionale!
Sarà, ma non sono convinto.

Osservo il display, scorro i nomi.
Col pollicione seleziono, apro il menù, rifletto due secondi, pigio “Elimina”.

E’ il cambio stagione, la forza della novità.
In attesa di una telefonata, pronto a cambiare idea.


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Mino, ti ricordi quella volta che …

Mino, un mese dopo

Stasera, mentre nuoto, nel silenzio della piscina interrotto solo dalle bracciate, riemergono mille immagini.
Respiro, nuoto, respiro, nuoto: il movimento automatico nasconde la fatica ed aiuta a riflettere.

E’ trascorso un mese da quel maledetto giorno.
Una realtà  impossibile da comprendere ed accettare.

Per chi ti è stato vicino, voluto bene, frequentato.
Ma soprattutto, per chi ti ha amato: la tua famiglia.

A loro va questo post, senza nessuna pretesa, solo un ricordo di chi ha ti conosciuto e non dimentica.

Mino, il ricordo degli amici

Quando ci siamo conosciuti

Mino, non ricordo l’anno esatto.
Il flashback, invece, è nitido.
Forse perché spuntasti da una scatoletta, tu gigante buono racchiuso in una minuscola utilitaria.

Era il 1998 credo.
Un’uscita tra colleghi di lavoro, uno dei primi incontri dopo l’ufficio per rafforzare lo spirito di squadra e conoscersi meglio.

Dopotutto eravamo giovani, neoassunti in EDS – l’importante multinazionale americana dell’Information Technology al pari di IBM – e Caserta era la nostra Silicon Valley.
Ragazzi armati di entusiasmo contagioso, con la voglia di bruciare le tappe, curiosi di scoprire il mondo dopo l’Università.

Quanti eravamo?
Trenta? Quaranta?

A distanza di anni, i ricordi sono sbiaditi.
Però, quel particolare bizzarro, lo rammento bene: BG, la targa della tua mini-auto, la provincia come il tuo cognome 🙂

Mino, i ricordi dei colleghi di lavoro

Annarita, collega di progetto

Filomena e Ferdinando

Eh si, per lui il mondo era diviso in due: da una parte c’erano le Filomene e dall’altra i Ferdinandi!

Quando dovevamo chiamare il collega a Roma per una riunione, Mino ci diceva sempre «allora chiamiamo Filomena e poi a Ferdinando ed organizziamo la riunione» oppure al caffè «chiama a Filomena e dille di venire che si fa tardi».

Non potevi sbagliare quindi, perché il nome della collega te lo ricordavi sempre. 

Ci sono cascata diverse volte, poi alla fine mi sono sentita anche io molto Filomena, perché in fondo è vero, siamo tutti un po’ Filomena e Ferdinando, non ci si può sbagliare!

Mino, rappresentante RSU

Antonello, l’amico di sempre

A machina nova

Eravamo a pranzo e ti arrivò una telefonata di Maria (come al solito): ‘Mino ho preso una botta con la macchina …’ ti disse e tu: ‘Mariaaaaaaaaaaa, a machina nova!!!!’

Al chè io risposi: ‘scusa Mino, ma la tua macchina già ten 3-4 ann, ma è sempr nova? Quando cambia lo status da machina nova a machina e basta ?’.
E tu: ‘Pe me è sempr nova!!!’
Ed io: ‘va buò ja PRUSUTT …. chiedi a tua moglie se sta bene…’.

Mino chiese alla moglie: ‘Ma che s’è fatt ?’
Maria : ‘Io, niente’
Mino: ‘No, tu! A machina!!!!!’

Mino ed Antonello, amici da sempre (e per sempre)

Il pensiero di Paola

Per Maria

Ti prendevamo sempre in giro, Antonello e io, per il fatto che qualunque cosa facessi, dovessi prima avere l’autorizzazione di Maria.

Anche quando facemmo questa ‘reunion’ con i vecchi colleghi, chiamasti Maria … forse per chiederle cosa dovevi mangiare.

E quando dovevi comprare qualcosa?
Prima una telefonata a Maria, la tua autonomia di spesa non andava oltre i dieci euro, come ti rinfacciavamo sempre.

Non potevi fare nulla senza di lei, ci ripetevi sempre, e noi fingevamo di non ammirare la vostra intesa di coppia.

Continua a starle sempre vicino, amico mio …

MIno e Paola, a pranzo - come ogni giorno lavorativo

Angela, i ricordi di 20 anni

Mino, ti ricordi quella volta che…

Quante cose dovremmo ricordare, in questi nostri vent’anni di amicizia.

La festa per il tuo compleanno (forse 1997-1998), a casa tua, periodo di carnevale: nu’ casin’, coriandoli dappertutto che ti sei ritrovato anche dopo anni, torte in faccia, vetro di una porta rotta … che capa frisca che in quei in tempi avevamo.

La festa per il compleanno mio (forse 1998 o 1999): c’erano anche dei nostri colleghi EDS americani e tu che raccontavi le barzellette in napoletano e c’era chi traduceva per te.
Ad un certo punto però della barzelletta tu avresti dovuto dire “bell’ e buon’, ti fermasti, bloccasti la persona che traduceva e dicesti, adesso voglio tradurre io in inglese:”good and beatiful”.

E di quella volta che mi chiedesti di organizzare una cena a casa mia, con i nuovi assunti EDS, perché tra questi c’era Maria e Maria che si presentò con la cugina, del tipo “io, mammat’ e tu” e tu che ci rimanesti male.

E quando mi chiamasti dall’isola d’Elba per dirmi della bella novità, del tuo “fidanzamento” con Maria.

Del tuo matrimonio, del vostro matrimonio, della tua felicità, della vostra felicità … 

E delle volte che raccontavi di tua madre, vita reale trasformata in una continua barzelletta.

E a proposito di barzellette, quante volte ti ho “costretto” a raccontare “sempre”, “sempre” la stessa barzelletta, quella dei francescani e gesuiti che tu solo sapevi raccontare, ancora adesso io non saprei dopo tante volte.

Ti ricordi, ti ricordi, ti ricordi … un’infinita catena di ricordi, come vorrei che non fossero più solo questi …

Sei nel mio cuore, nella mia testa e lo sarai sempre.

Cia’ cia’ amico mio sce’

Mino ed Angela, amici da vent'anni e mille ricordi

 

Carnevale, il giorno dei supereroi

Carnevale e quel segreto inconfessabile?

Dietro ad una maschera di Carnevale, si cela un desiderio.
Chi vorrei essere ma non sono.
Il segreto inconfessabile: il destino sognato da piccolo e mai realizzato.

Teoria assurda?
E se invece fosse realtà?

Carnevale, il giorno dei supereroi | Foto di Luigi Borrone

Carnevale, tra Principesse e Supereroi

Alla cassa del supermercato, la giovane Principessa sorride ai clienti.
In coda, nessuno utilizza i poteri speciali.

«Paghi solo l’insalata, prego» Batman gentile cede il posto ad una sorridente Cenerentola.
Spiderman è in bolletta (come sempre), compra un tubo di Baci per Mary Jane e salta via concentrato: «da un grande potere, derivano grandi responsabilità»

Per strada, Pinocchio gira le spalle allo sceriffo Woody: non è giunta ancora l’ora di rispettare le regole.
Una giovane Biancaneve osserva il burattino con dolcezza.

Carnevale, il giorno dei supereroi | Foto di Luigi Borrone

Sandokan e Zorro, il mio Carnevale

Da piccolo amavo Sandokan, l’eroe di Emilio Salgari.

Lo alternavo con Zorro, il ladro che, alla fine, difendeva sempre i più deboli.
Ricordo, però, anche l’eccezione: un vestito da cowboy, col cappello da Far West e cinturone con pistole penzolanti.
Un look da vero duro per un film di Sergio Leone.

Concordo: sarebbe stato meglio un travestimento da Toro Seduto ma certe verità si comprendono col tempo.

Carnevale, il giorno dei supereroi | Foto di Luigi Borrone

Napoli, città colorata

Raggiungo l’ufficio, in città l’aria di festa è tangibile.
Le scuole chiuse, i coriandoli per strada, i bimbi viaggiano con l’immaginazione in mondi migliori.

Molti quartieri attraversati da parate colorate, un gioioso rumore invade luoghi troppo spesso lasciati nel degrado (culturale e non).

Una ventata di creatività, un fiume di sogni tra i vicoli ed il centro di Napoli..
Aria fresca, aria buona, aria di festa.

Per un giorno niente «mostri», per Napoli solo la fantasia dei piccoli supereroi.

Luigi Borrone, fotografo per passione

«Amo la fotografia perché unico strumento per fermare il tempo. due foto scattate nello stesso istante non saranno mai uguali »
Luigi Borrone, fotografo per passione, è l’autore delle foto presenti in questo post.
A Luigi il mio sincero ringraziamento.

Per chi volesse seguirlo, segnalo la fanpage ufficiale Luigi Borrone – Fotografo Per Passione, il profilo twitter ed i canale Instagram.


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Ciao Mino

Mino, perché ti scrivo

Mino, sei sempre stato un tipo schietto.
E allora, sarò schietto anche io con te.
Non sono sicuro di voler condividere questo post, lo scrivo sull’onda dell’emozione, poi decido.

Rifletto: un tuo familiare, parente, amico, un giorno qualsiasi, per una serie di clic casuali tipici del web, capita su questa pagina.
Leggere il ricordo di chi ti ha conosciuto potrebbe suscitare – per un istante – un dolce sorriso.

Pubblico per lasciare una testimonianza.
Per la tua famiglia, per i tuoi amici.
Per chi ti ha voluto bene.

Mino, mi piace ricordarti in questo scatto dove, con la tua solita schiettezza, parli al sindaco di Napoli

Mino, il gigante buono

A chi non ti conosceva, potevi sembrare burbero.
Con quello sguardo severo, l’altezza di un giocatore di basket e la corporatura massiccia, intimidivi il prossimo.

Apparivi una montagna difficile da scalare.
Invece, eri per tutti noi, il gigante buono.

Sei stato strappato alla vita, a soli quarantanove anni.
Strappato alla tua famiglia.
Già, la tua famiglia, che mai avresti abbandonato.

Da quanto tempo ti conoscevo?
Vent’anni?
Un pezzo di strada percorso insieme, prima in EDS, poi in HP, oggi in Maticmind.
Eppure, nonostante la stessa società, non abbiamo mai lavorato insieme.
Strano, vero?

Un giorno, durante il travagliato passaggio da HP in Maticmind, mi parlasti a quattr’occhi.
Per chiarire che, nonostante opinioni opposte, mi stimavi e reputavi il mio punto di vista interessante.
Ecco il vero Mino pensai: sincero, diretto, senza giri di parole.
La tua schiettezza stonava con quel mondo di compromessi, inciuci e frasi dette e non dette: il sindacato.

Eri rappresentante RSU, in difesa di noi lavoratori.
Perché il senso di protezione ce l’avevi scritto nel DNA.
Con quella stazza imponente, sembrava che volessi difendere il mondo intero.

Ce l’hai messa tutta Mino, lo sappiamo.
Ed oggi possiamo solo ringraziarti.

In ufficio, il giorno dopo

Tornare in ufficio, il giorno dopo, accendere il computer, parlare con i colleghi, riprendere.

Sembra impossibile continuare senza te.
Senza il tuo vocione che chiama i soliti amici per un caffè oppure ascoltare un commento sul nostro Napoli condiviso nell’open space.

E’ davvero surreale.

Molti sono assenti.
Chi c’è, con la testa nel monitor e le cuffie nelle orecchie, si isola per non pensare.
L’aria in ufficio è impregnata di un’infinita tristezza.

La giornata lavorativa finalmente termina.
Giunge il sospirato momento.
Vado via.
Osservo ancora la tua postazione.
Con lo sguardo, ti saluto.

Salgo in bici, pedalo.
Attraverso la città, la vita continua col solito caos disordinato.
Però non è detto che tutto debba continuare come sempre.
Perché ci sono giorni che segnano l’esistenza.

L’aria fresca di questo maledetto 17 febbraio colpisce il volto e punzecchia gli occhi.
Pedalo ancora.
Una lacrima scende sul viso, nascosta dalla maschera antismog, cade sulla guancia fino alla bocca.
Ne segue un’altra.

Sono lacrime calde.

Ciao Mino.

faCCebook reloaded 2016, un anno di «mostri»

Gennaio, parte Maticmind Napoli

Il giorno degli scatoloni sancisce la fine dell’epopea HP (e dell’anno).
L’apertura del 2016 è da cerchietto rosso sul calendario: l’avventura Maticmind entra nel vivo con l’inaugurazione della nuova sede al Centro Direzionale di Napoli.

Voltiamo pagina.
Ripartiamo.

Il giorno degli scatoloni: dopo dieci anni, l'ultimo giorno di lavoro a via Antiniana (dicembre 2015)

Libri, la passione di una vita

Più leggo, più scrivo.
Un loop nel quale amo perdermi.

Condividere con Voi, amici Lettori, le recensioni dei libri, genera post gratificanti (e, auspico, utili per chi desidera acquistare l’opera).

Con un clic sulla categoria Media, rivedo le mille pagine degli ebook divorati nel 2016.

I sei volumi dell’avvincente saga dei Luxiani di Jennifer L. Armentrout (gli alieni sono tra noi) alla eccezionale biografia di Adriano Olivetti scritta da Carlo Mazzei, passando tra i romanzi gialli, sportivi, d’amore e d’avventura fino al capolavoro di Michael Dobbs, House of cards.

Storia di donne, uomini, trame inventate, immaginate, a volte drammaticamente vere, sempre meravigliose.

Libri amati, goduti rigo per rigo, recensiti.

Resta forte la convinzione: la prima arma da utilizzare contro i «mostri» di ogni forma, colore e razza è nascosta tra le pagine di un buon libro.
Si chiama Cultura.

Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa: Storie di ragazzi che non hanno avuto paura di diventare grandi, di Mario Calabresi

Io, giornalista per un giorno

Il 2016 scappa via e regala al sottoscritto innumerevoli soddisfazioni.

La gioia di vedere su Vivere, il giornale del Centro Direzionale, il post sul muro del carcere di Poggioreale resta indelebile.

Io giornalista per un giorno: un sogno realizzato.

«Il muro di Poggioreale» su Vivere, il mensile del Centro Direzionale di Napoli

147 post contro l’assuefazione

I 147 post pubblicati nel 2016 – in media tre a settimana – contengono un unico, potente messaggio: mai assuefarsi.

Perché l’assuefazione è indice di rassegnazione e la rassegnazione porta alla resa.

Quando ripartirà il servizio di bike sharing a Napoli?
E’ utopia ripristinare i dispenser gratuiti per la raccolta degli escrementi dei cani lungo i marciapiedi infestati?
Sarà riaperta l’area giochi per i bimbi al parco del Poggio chiusa da mesi?

Oltre alla denuncia, ricordo con piacere gli articoli con le gallerie fotografiche realizzate dopo una visita speciale.
Per combattere l’assuefazione alla bellezza dei nostri luoghi.

Come agli Scavi di Ercolano, la meravigliosa macchina del tempo oppure le stupende grotte di Seiano.

Capri dalla Gaiola, Grotte di Seiano

2016, l’anno delle interviste

Intervistare amici e conoscenti, sconosciuti, scrittori in erba, personaggi affermati o chiunque desideri dibattere di un argomento particolare è uno degli obiettivi della mia casa digitale.

Accendere il riflettore – anche solo per un giorno – su una persona rende speciale il post.

Come è accaduto, ad esempio, con Mario Cavaliere, l’instagramer di successo, Luciano Esposito, autore di Abbi fortuna e dormi oppure con Andrea Petringolo, il proprietario di EL CAFESINO, il bar sotto l’ufficio (solo per citarne alcuni).

Un clic sulla categoria Interviste per leggere la soddisfazione che trapela tra le domande e risposte, sempre argute, mai banali dei graditi ospiti di faCCebook.

Andrea Petringolo e lo staff de EL CAFESINO (Centro Direzionale di Napoli, isola G7)

I miei primi 1000 km in bici

Mille chilometri in bici, la rivoluzione personale nel trasporto urbano.

Pedalare per spostarsi in città, scoprire nuove prospettive, il tubo di scappamento dell’auto resta freddo, l’ambiente ringrazia, la salute ne guadagna: io faccio la mia parte, vado al lavoro in bici.

Anche nel 2017.

Nel 2016, i miei primi 1000 KM in bici

In redazione con Antonio P. Beni

La collaborazione col talentuoso Antonio P. Beni è un’altra importante novità dell’anno appena trascorso.

Le divertenti risposte (con pratici consigli) alle domande poste dai Lettori nella rubrica «Domande perBeni», rappresentano un punto di vista diverso ed originale.

Il sottoscritto ringrazia lo scrittore «nato nel nel centro del mediterraneo» per i post surreali ed unici.

La redazione, ovviamente, è aperta a tutti.
Anche a Te che, proprio in questo istante, sei giunto fin qui.

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Addio 2016, evvvia il 2017!

Riavvolgo velocemente il nastro del film di questo intenso anno.
I vecchi «mostri» sono già alle spalle.

Un respiro profondo, un istante di concentrazione, il 2017 è ad un metro, pochi passi ed inizia una nuova avventura.

Mi resta un ultimo, sentito rigo da digitare, un grazie speciale, caro Lettore.

Auguri sinceri a Te ed i tuoi cari per l’anno che verrà.


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Natale 2016, 5 consigli da (non) seguire

Natale 2016, 5 azioni da evitare

  • Lo smartphone scarico il 25 dicembre: gravissimo.
  • Condividere su facebook la foto del capitone che sguazza nel lavandino: orripilante.
  • Affondare il volto nel cellulare mentre gli altri giocano a tombola: asociale.
  • Guardare «Una poltrona per due» su Italia1: anacronistico.
  • Copiare ed incollare gli auguri virtuali via Whatsapp: testone.

Natale 2016, i miei più sinceri auguri

Natale 2016, 5 consigli da seguire

  • Tagliuzzare in piccoli pezzettini le voluminose confezioni dei regali: W la raccolta differenziata.
  • Telefonare ed incontrare amici e parenti: rafforza i legami.
  • Godere del buon cibo tradizionale: una volta l’anno, è lecito impazzire (anche a tavola).
  • Dedicare il tempo ai propri cari e a ciò che ti appassiona: relax.
  • Vivere l’atmosfera natalizia con calma e serenità: è una festa, non una «guerra».

I miei auguri? Non nascere capitone

Caro amico Lettore, auspico per te ed i tuoi cari, un Natale che soddisfi i suddetti punti.

Ricordati di non andare al cinema il 26 dicembre (di peggio c’è solo il 26 dicembre al centro commerciale), di non assuefarti mai al Natale.
Dopotutto è un giorno solenne.

Ma, consiglio vitale, se in una futura vita rinasci, meglio evitare di reincarnarsi in un capitone.
Chiedi all’interessato per comprendere.

Buone feste 🙂


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Concerto di Natale in chiesa, vince la maleducazione tecnologica

Concerto di Natale o concerto degli U2?

Un muro umano di fotografi invasati.
Armati di smartphone e tablet, riprendono lo spettacolo senza mai staccare la registrazione.
Braccia al cielo, per sorvolare gli altri cameramen, e catturare l’immagine esclusiva.

Flash, luci, la calca della prima fila.
I cento display illuminano la piccola chiesa, affollata di bimbi, genitori, parenti, amici.

Il concerto di Natale organizzato dalla parrocchia è un evento da non perdere.

I piccoli cantanti, ingenui e gioiosi, sussurrano le parole tra emozione e sano divertimento.
Gli adulti, invece, forniscono il peggio del repertorio dei «grandi».
Egoismo, nessun rispetto per la collettività, egocentrismo, maleducazione.

In un luogo sacro.

Concerto di Natale, vince la maleducazione

Furbi? No, maleducati

I «furbi» ignorano la presenza degli altri spettatori.
Gli ossessi della ripresa convulsa, nel loro egocentrismo galoppante, si preoccupano solo di se stessi.

Chi, con educazione e rispetto altrui, resta seduto al suo posto, non ha il diritto di guardare il mini-concerto.

Una ripresa inutile

Quando la foga sarà esaurita, i maleducati scopriranno l’amara verità: la ripresa via smartphone sarà inguardabile.
Mossa, buia, lunga, insignificante, non verrà mai più rivista né dal bimbo né dai genitori e parenti.
Noiosa, verrà eliminata con l’anno nuovo.

Dal fondo della chiesa osservo la scena.

Le piccole star cantano beati, sembrano non accorgersi dello squallido teatrino dei genitori, convinti di essere i più furbi.
Invece, sono solo dei «mostri» maleducati.


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Steve McCurry al PAN di Napoli. Io c’ero [FOTO]

Steve McCurry, la ragazza afgana

Era destino, l’ audioguida stringe i tempi e spinge l’attenzione del sottoscritto sulla foto numero 37: la ragazza afgana.
La giovane, immortalata da Steve McCurry nel 1984, suo malgrado, diviene l’icona dei conflitti afgani.

Sono alla mostra dedicata al maestro della fotografia al PAN di Napoli ed invece di pigiare 47, sbaglio tasto ed ascolto – dalla voce dell’autore – come è nato lo scatto che poi finirà sulla copertina del National Geographic.

«Sono contento perché la foto ha migliorato la vita di questa ragazza» spiega McCurry.
Parliamo dello scatto che ha regalato la notorietà mondiale al fotografo di Philadelphia.

La ragazza afgana al PAN di Napoli, lo scatto che ha reso celebre Steve McCurry

La ragazza afgana 17 anni dopo

La storia è nota: Steve McCurry ritorna in quel villaggio di profughi dimenticato da Dio per ritrovare la ragazza afgana.
Dopo 17 anni, 

La ragazza afgana di Steve McCurry

La ragazza afgana di Steve McCurry 17 anni dopo

Povertà e ricchezza, la potenza di uno scatto

Lui, il ricco occidentale chiuso al sicuro nel taxi in direzione dell’hotel.
Fuori, sotto la pioggia, la mamma ed il bimbo sotto i colpi del monsone chiedono l’elemosina per sopravvivere.

Il finestrino dell’auto divide i due mondi.

Secondo McCurry, questa immagine, è l’icona della ricchezza e della povertà.

La povertà e la ricchezza, la foto di Steve McCurry al PAN di Napoli

Le mie foto … alle foto di Steve McCurry

La mostra al PAN è magnifica.
Gli scatti di McCurry raccolgono quaranta anni di storie straordinarie, accendono il riflettore negli angoli sperduti della Birmania, nei monasteri Shaolin, tra le tendopoli dei rifugiati di una guerra dimenticata da Dio.

A voi le mie foto … alle foto del Maestro McCurry.

Io, vittima di una Candid Camera?

Nanni Loy, il cameriere burlone

«Una margherita al prosciutto» chiedo gentile.
«Mi spiace, non è possibile» risponde con calma il cameriere.

Seduto al tavolo di una pizzeria in una nota località di mare, dal basso verso l’alto, scruto con stupore l’uomo.

Il cameriere ricorda Nanni Loy: alto, magro, serio, capelli grigi un po’ spettinati, immobile d’avanti al tavolo e con lo sguardo impassibile, racchiuso nella sua uniforme, dopo il rifiuto attende imperturbabile una nuova ordinazione.

Quella sensazione di presa in giro

Il tizio è strambo, avrei dovuto intuirlo già dall’accoglienza.
«Buonasera» mi riceve con una flemma inglese.
«Buonasera» rispondo ignaro.
Mi accomodo, il locale è mezzo vuoto.

Il dipendente sistema le posate, il tovagliolo ed il bicchiere sul tavolo con una lentezza estrema.
«Posso ordinare?» chiedo mentre la composizione minuziosa continua.
«Con calma» ribatte sornione.

Con una serie di movimenti automatici, preleva la penna dal taschino immacolato, poi il piccolo bloc notes dalla tasca posteriore, apre il taccuino ad una pagina vuota, controlla il corretto funzionamento della penna.
Ogni gesto eseguito alla moviola.

Guardo incuriosito la scena, abituato allo stile metropolitano ed ai ritmi delle pause-pranzo lavorative, questo dilatarsi dell’attesa appare anomalo.

Insospettito, osservo il cameriere-NanniLoy: forse è in vena di scherzi?
Non comprendo se sono vittima di una candid camera, una bizzarra scommessa tra lui ed il pizzaiolo per animare la serata, se qualche telecamera nascosta nel forno riprenda la scena oppure se la gag va in diretta sul web.

Io, vittima di una candid camera di un cameriere burlone?

Un dibattito surreale

«Perchè non posso ordinare una margherita al prosciutto?» domando interessato.
«Non è previsto» e mostra il menù.

Non leggo, guardo il cameriere dubbioso.
«Se vuole, però, può ordinare la pizza “Prosciutto”: mozzarella, pomodoro, basilico e prosciutto cotto» consiglia serio.

Il dibattito surreale continua.
«Mi scusi: quale differenza c’è con la margherita al prosciutto che ho appena chiesto?».
«Ripeto: la margherita al prosciutto non è prevista nel menù, se vuole può ordinare la “Prosciutto”» precisa puntiglioso.
«Capisco» per un attimo assecondo Nanni Loy.

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Un attore esperto

«E se volessi una pizza metà margherita e metà marinaia?» spesso la preferisco – soprattutto di sera – per una maggiore digeribilità «immagino sia impossibile».
L’uomo non risponde, non abbocca alla provocazione.
La richiesta gli appare talmente assurda che non merita nemmeno un cenno o una risposta.

Come un computer, immobile e silenzioso attende il giusto comando.
«Prendo una prosciutto».

Nanni Loy registra con dovizia l’ordine.
«Grazie» mormora distaccato.
Prende il menù e si allontana con curata indifferenza.

«Deve essere un attore esperto» rifletto mentre assaporo la “Prosciutto” (per la cronaca, identica alle mille “margherita al prosciutto” ordinate in ogni angolo del pianeta).

Prima di andar via, osservo ancora incerto il cameriere-NanniLoy: pago e lascio una lauta mancia.
La gag merita il giusto prezzo del biglietto.

PS: dopo 24ore non mi è ancora chiaro se sono stato vittima di una candid camera oppure se il cameriere-NanniLoy si comportava in modo del tutto normale 🙂


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Come preparare biscotti fatti in casa saporiti (e salutari)

Gli ingredienti

  • 300 g. di farina integrale
  • un uovo
  • 150 g. di zucchero di canna
  • un vasetto di yogurt (ad esempio, al cocco)
  • mezzo bicchiere di olio di semi
  • mezza bustina di lievito
  • limone grattugiato (o pezzi di cioccolato)

La ricetta (col segreto dello chef)

Versa gli ingredienti in un recipiente di dimensione medie.
Impasta, impasta ed impasta ancora (in cucina non essere frettoloso!) fino ad ottenere una palla compatta.
Se il miscuglio tende a sgretolarsi oppure non è coeso, aggiungi delle piccole quantità di farina.

Un piccolo segreto: una volta creata una palla di pasta consistente, racchiudi l’amalgama in una pellicola trasparente e deposita il tutto per mezz’ora in frigo.

Preparazione dei biscotti

Ricopri una placca da forno con la carta (da forno).
Per poter stendere al meglio l’impasto, spargi un pizzico di farina.

Allunga la pasta (meglio procedere con piccoli pezzi) sulla carta da forno: utilizza un mattarello per ridurre l’altezza dell’impasto (ad esempio, un mezzo centimetro).

Dopo aver steso il tutto, con un bicchiere di plastica crea delle forme circolare (oppure le stelline, i cuoricini, la mezza luna con le forme per i biscotti che trovi in commercio).

La cottura

Mentre ti diverti a creare le sagome dei biscotti, preriscalda il forno a 170 gradi.
Immetti le teglie con la tua opera nel forno.

Attendi 15 minuti, poi con una forchetta verifica la cottura.
Spegni il forno non appena reputi i biscotti croccanti (secondo il tuo gusto).

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I biscotti fatti in casa in meno di un’ora

Il sottoscritto è un cuoco alle prime armi.
Eppure la suddetta ricetta ha un discreto successo tra i commensali.

Sarà la soddisfazione derivata dal mangiare ciò che si cucina ma preparare i biscotti in casa è un’esperienza da provare (anche per stupire gli ospiti in una serata tra amici).

Le varianti alla ricetta sono molteplici: pezzetti di cioccolata invece del limone, il burro in sostituzione dell’olio di semi.
In cucina vince la fantasia …

Eseguo l’intera ricetta (compresa di cottura) in meno di un’ora.
I piccoli «mostri» sono pronti.
Ti aspetto per un assaggio 🙂

Come preparare biscotti fatti in casa saporiti (e salutari): la mia ricetta


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