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Category: Società (Page 8 of 13)

Al supermercato la coda è maleducata

«E’ in apertura la cassa quattro»

La voce suadente annuncia il miracolo.
Il supermercato sembra la stazione centrale all’ora di punta e noi consumatori dei pendolari confusi.
Le file alle uniche due casse aperte superano il livello critico, i tempi di attesa generano irritazione.

Sono al centro della lunga coda, la scia di persone ansiose si districa come un serpente fino agli scaffali della carta igienica.
D’avanti a me una donna parla al cellulare mentre osserva il carrello stracolmo, ha comprato le riserve per l’intero mese. Dietro, seguono almeno una decina di individui di ogni età, razza, colore … tutti carichi di merci.

L’impazienza agita la fila: in un mondo veloce ed ipertecnologico restare immobilizzati per pagare il conto della spesa diviene una situazione kafkiana.

Indispettiti per l’estenuante pausa, imprechiamo contro la solita carenza di personale.

La fila al supermercato come la peggior partenza di formula1

Il sorpasso

Poi l’annuncio liberatorio: «E’ in apertura la cassa quattro»
L’anziana signora alle mie spalle, con un balzo felino, si lancia e diviene la prima della nuova fila.
Due giovani – gli ultimi della coda – senza alzare lo sguardo dallo smartphone, saltano dietro l’agile vecchia.
Due uomini dell’altra fila, con uno slalom degno del miglior Alberto Tomba, guadagnano la quarta e quinta posizione.
Fermo nella mia coda dimezzata, superato dagli sprint dei maleducati, resto sbigottito.

E la precedenza?

La regole del vivere civile imporrebbe il rispetto delle posizioni: se al supermercato apre una nuova cassa, la fila che si crea dovrebbe rispettare le disposizioni presenti nelle altre code.
Dare la precedenza a chi ti sta d’avanti evitando comportamenti scorretti stile peggior Formula1.

Una principio elementare tra persone educate ignoto ai tanti «mostri» che affollano le code dei supermercati nostrani.

La truffa del finto specchietto rotto

Il falso incidente: la dinamica

Luglio 2010, asse mediano di Napoli (zona Giugliano)

E’ quasi mezzogiorno di una giornata bollente, il termometro della mia Skoda segna 34gradi, l’aria condizionata a palla mi permette di sopravvivere.
Il traffico è sostenuto, supero con sicurezza una FIAT PUNTO che mi precede lungo la corsia di destra, inserisco la freccia, occupo la corsia sinistra e ritorno a destra.

Ed è questo punto che durante la manovra di rientro sento un botto sulla fiancata destra, mi preoccupo, istintivamente rallento, guardo subito nello specchietto retrovisore e vedo il guidatore della FIAT PUNTO che, con ostinazione, lampeggia facendomi segno di accostare.

La richiesta

Dallo specchietto retrovisore scruto la situazione: l’autista della FIAT PUNTO, alla sua destra siede una donna e dietro c’è un bimbo.
“Gente normale” penso.
Dopo qualche kilometro il tizio continua a seguirmi e mi segnala di accostare.
Raggiungo la prima piazzola disponibile, nascondo il marsupio con dentro il portafoglio e mi fermo.

Il tizio scende dall’auto e mi raggiunge, educatamente si presenta e mi accusa di avergli rotto lo specchietto retrovisore durante la manovra di rientro dal sorpasso, quando ho udito il botto accusatorio.
Mostra il retrovisore lato-guidatore penzolante e per sostenere la sua tesi indica un graffio lungo la fiancata destra della mia Skoda.
Gli rispondo che la mia auto è piena di graffi ed è altamente improbabile che io, durante il rientro, abbia rotto il suo specchietto senza avergli provocato anche altri danni, sarebbe una manovra troppo chirurgica penso.

Chi mi assicura che non era già rotto chiedo?
Lui stupito minaccia di chiamare i Vigili Urbani.
Acconsento.
Ci ripensa, afferma che sua moglie è incinta e non può perdere tempo.

Chiede se ho il modulo CID così si evitano cause, ricorsi e perdite di tempo … gli rispondo che non capisco perchè mai dovrei usare il CID se io non gli rotto lo specchietto.
Viste la mia ostinazione, il tizio propone un risarcimento diretto onde evitare di scalare classi ed essere penalizzato dall’assicurazione.
Ero pronto a questa proposta anzi me l’aspettavo e prontamente ribatto che sono contrario a qualsiasi forma di pagamento diretto visto che già ogni anno il rinnovo dell’RC auto è un salasso.

Il finale (inatteso)

Dopo circa quindici minuti di discussione (civile) e visto che non si trova nessun accordo propongo al tizio di scambiarci i dati delle nostre assicurazioni e spostare la sentenza ad un arbitro neutrale.
Ma questa uomo, senza mai alterarsi e conservando comunque un comportamento educato, colto da una improvvisa fretta, afferma che lui è una persona per bene e la mia insistenza a non accettare le sue proposte lo mortificano.
Non ha tempo da perdere, mi saluta, sale in auto e scompare velocemente.

Resto stupito da questo finale, mi sarei aspettato un ultimo tentativo anche più violento ed invece l’inattesa conclusione …

Il dubbio

Sono ancora oggi perplesso da questo vicenda, rifletto sull’accaduto e mi chiedo se veramente lo specchietto non l’ho rotto proprio io.
Forse il pregiudizio mi ha influenzato fino a non accettare nessuna tesi in modo obiettivo?
Basito, resto ancora col dubbio: persona onesta o truffatore?

PS: allego foto dello specchietto della mia Skoda distrutto in un parcheggio pubblico. Complimenti al vandalo-anonimo-mostro.

La truffa del finto specchietto rotto

Due anni fa, la «guerra civile» bruciava Città della Scienza

L’esercito del bene

In Italia si combatte una guerra civile.
Due eserciti contrapposti: il primo formato da noi, napoletani perbene, cittadini italiani, soldati disciplinati governati da generali spesso eroici e a volte traditori.

Siamo le truppe più numerose ma, nonostante ciò, costretti a difenderci, bloccati dietro la trincea.
Le nostre armi sono la cultura, il rispetto delle regole, la legalità, la forza della giustizia e l’idea del bene comune.
Respingiamo ogni forma di prepotenza e neghiamo la violenza, sogniamo una città normale e vivibile.
Crediamo nelle Istituzioni, amiamo la Vita.

Ogni giorno, però, subiamo le angherie dell’altro esercito, le milizie del male, i soldati della camorra.

Napoli, due anni fa la «guerra civile» bruciava Città della Scienza

L’esercito del male

Questi «mostri» sono ovunque, ratti che vivono nell’illegalità, topi senza etica, gente sporca e priva di morale, delinquenti pronti ad uccidere il fratello per conquistare il potere della distruzione.
L’esercito del male, pur se in netta minoranza, è spietato.

Tra le sue file vige l’odio e la vendetta.
Ogni membro è cresciuto tra la violenza e l’arroganza e, anche tra i più giovani, è indelebile il ricordo di un parente morto ammazzato.
La vita di questi soldati non vale nulla, sono consci che moriranno presto e la loro anima è insanguinata, forse incurabile.

Questi «mostri» non credono a nulla perché odiano la Vita.

L’anniversario

Due anni fa, l’esercito del male ha attaccato e distrutto una nostra fortezza, simbolo della cultura e ritrovo di migliaia di studenti, La Città della Scienza di Napoli.

Come in ogni guerra cruenta, non viene risparmiato nessuno.
Le icone del sapere colpite senza pietà, le strutture cardine della società civile bruciate senza vergogna.

Ebbene, questo triste anniversario, serve a ricordare a noi tutti che in Italia la maledetta «guerra civile» è ancora in atto.
Non abbassiamo la guardia, non dimentichiamolo mai.


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Camorra e società civile, quale il confine?

Soluzione inseparabile

Verso lo zucchero di canna nel caffè.
Sono al bar, la tazzina è bollente come la tradizione napoletana impone; col cucchiaino giro la miscela che assorbe il saccarosio.
Dopo pochi istanti, il caffè e lo zucchero costituiscono un’unica soluzione inscindibile: ora non è più possibile separare la bevanda dal dolcificante.
Il processo di fusione è irreversibile e nessuna regola fisico/matematica sarà capace di dividere le due sostanze oramai indissolubilmente legate.

La diga compatta

L’acqua trasparente scende lungo il letto del piccolo fiume.
Sassi disposti in modo disordinato si oppongono al passaggio del liquido che, senza fatica, passa tra le pietre continuando la sua corsa a valle.
Osservo una semplice regola: se i sassi sono vicini formano una piccola diga compatta che impedisce all’acqua di passare. Al contrario, se lo spazio tra le pietre aumenta, il flusso dell’acqua diviene potente e travolge tutto ciò che incontra.

La camorra, parte integrante della società civile

Il sondaggio

Mi chiedo:  quale relazione esiste tra la camorra (mafia, ‘ndrangheta e criminalità organizzata) e la società civile?

Sono oramai due elementi inscindibile – come lo zucchero miscelato nel caffè – oppure lo Stato riuscirà ad arginare il fenomeno malavitoso come i sassi con il fiume?
A voi la risposta.

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Io, rapinatore di caramelle al propoli

Ore diciannove

Il freddo penetra nell’anima e brevi folate di vento gelido tagliano il volto come rasoi affilati.
La pioggia incessante bagna pure il midollo – ovunque esso sia.

Chiuso nell’impermeabile nero, in un gesto di naturale difesa, immergo totalmente il viso nel cappuccio, infilo le mani nelle tasche superiori del giubbotto ed avanzo deciso.
Dalla sagoma sigillata, emergono solo le lenti degli occhiali.

La rapina

Suppongo che nel buio pesto dell’inverno, la visione del sottoscritto appaia minacciosa: il mio passeggiare sotto la pioggia ricorda più il malefico Uomo Nero che un onesto cittadino alla ricerca di innocenti caramelle al propoli.

Individuo la farmacia.
Procedo veloce.
Varco l’ingresso.
Il movimento della porta genera il suono di una campanella.
Entro.

La farmacia è vuota.
Un uomo ed una donna vestiti con il classico camice bianco, da dietro al bancone, alzano lo sguardo e scrutano la mia figura con preoccupazione crescente.
Spaventati, attendono la successiva mossa.

Le scene si susseguono come in film al rallentatore: estraggo la mano destra dalla tasca impugnando il cellulare mentre con la sinistra abbasso il cappuccio e scopro il volto.
Sorrido e saluto cordiale: «buonasera».

Scampato il pericolo, i due medici si rilassano.

L’effetto panico dovuto alle tante rapine subite distorce la realtà e ciò che normale non è – una rapina dovrebbe essere un dramma eccezionale – diviene una possibile azione alla quale soggiacere.

Acquisto le caramelle, saluto e vado via perplesso.
Essere scambiato per un possibile rapinatore è l’ennesimo inquietante segnale di un mondo invaso da «mostri».

La paura per il rapinatore di caramelle al propoli

Puzzle, il passatempo riscoperto?

Una domenica uggiosa

La pioggia incessante mi costringe in casa.
Prigioniero tra le quattro mura domestiche, riscopro vecchie passioni assopite: un puzzle da cinquecento pezzi steso sulla scrivania mentre osservo la grandine scendere tra i palazzi.

Passatempo o stress?

La tecnica è elementare e la conoscono anche i più piccoli: partire dalla cornice.
Dopo trenta minuti di concentrazione massima, capisco perché abbandonai il micromondo di Ravensburger e compagni in tenera età: non sono capace.
Nonostante lo sforzo, della cornice non c’è traccia ed i quattro cuccioli restano un sogno irraggiungibile.

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La vendetta corre sul web

Devo arrendermi, prendo una pausa.
Il «mostro» è ancora sparpagliato sulla scrivania in centinaia di misteriose, piccole forme pronte a sfidarmi.
La grandine continua a cadere senza tregua.

Immortalo il momento: dopotutto, con la pioggia Internet è il passatempo ideale.
Altro che un fantasioso puzzle colorato!

Un passatempo del passato: il puzzle


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Sei un cittadino assuefatto?

Contro l’assuefazione

Le piccole, grandi brutture quotidiane ti appaiono normali oppure hai ancora la forza di scandalizzarti difronte a ciò normale non è?

Essere assuefatto o cittadino normale?

Il test: sei un cittadino indifferente?

Leggi le successive affermazioni e, se la maggioranza delle tue risposte sono presenti nella parte sinistra della tabella, fermati immediatamente e rifletti.

Rischi seriamente di divenire un «mostro», un uomo insensibile ed incapace di reagire, un essere indifferente che accetta la degenerazione culturale con assuefazione crescente.

Perché contrastare l’illegalità, opporsi al qualunquismo generale, denunciare chi non compie il proprio dovere, meravigliarsi per la sporcizia presente su un marciapiede, protestare contro chi danneggia il bene collettivo è indice di energia positiva, è la volontà a non arrendersi.
Agire in prima persona, inoltre, stimola l’imitazione e genera un effetto domino di azioni positive.

E tu, sei ancora un cittadino normale?

Hai la forza di stupirti oppure la tua coscienza dorme il sonno dei passivi?
Al test l’amara sentenza.

Assefuatto

 

Normale

wow la strada è pulita –> questa strada è sporca, è scandaloso!
incredibile, il treno è giunto in orario –> che rabbia, ancora una volta il treno è in ritardo!
a quel tizio è caduta una carta mentre guidava, che distratto –> quel tizio ha lanciato una carta dal finestrino dell’auto, che incivile
la raccolta differenziata è inutile, i rifiuti li gettano poi tutti insieme –> plastica, vetro, carta ed umido: ognuno nel suo contenitore
ho prenotato la visita con una lista d’attesa di sette mesi. Attenderò –> sette mesi per una visita? Ma siamo pazzi! Pretendo di parlare con il responsabile, SUBITO!
chiedo ad un amico il favore così evito problemi –> è un mio diritto ricevere adeguata assistenza e non sto ricevendo nessun favore!
in Italia non funziona nulla, mi adeguo alla realtà –> miglioro il mondo agendo in prima persona, l’esempio positivo genera imitazioni positive


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Charlie Hebdo, quale pena per i terroristi?

Ergastolo

L’ergastolo è la condanna prevista: una società civile non può giustiziare i fratelli Kouachi, i due «mostri» autori del massacro parigino «Charlie Hebdo».
Gli assassini meritano la galera a vita, la più dura prevista dal codice penale ma non la pena di morte.
D’altronde, il carcere – oltre ad impedire al killer ulteriori delitti – ha il dovere di rieducare il colpevole: è possibile recuperare le menti di questi pazzi?
Certamente no.
Sono ancora giovani (30 e 32 anni) ma i due terroristi sono persi nel loro fanatismo armato.
Dunque, il carcere a vita come limitazione della libertà personale e garanzia per la società civile è una soluzione valida?

Charlie Hebdo quale pena per i terroristi

Pena di morte

Secondo i terroristi, è in atto una guerra.
La condanna prevista per reati militari è stabilita dalla corte marziale che, in alcuni paesi, prevede anche la pena capitale.
La strage di civili (i giornalisti «Charlie Hebdo») non è una violazione dei diritti militari internazionali giudicabile come crimine di guerra?
L’orrore può essere sconfitto con altro orrore?

Giustiziare degli innocenti, autori di vignette ed articoli, diviene un crimine contro l’umanità perché la libertà di espressione è una valore universale.

Quanto tempo occorre per la fornitura del gas?

La burocrazia italiana è un «mostro» dalle mille teste.

Te ne accorgi quando non hai alternativa e devi necessariamente affrontare una di queste teste.
Prima di giungere nell’ufficio competente (che, dopo l’irriducibile fila kilometrica, ti smisterà ad un altro ufficio già chiuso quando arriverai), frequenta un corso di yoga on-line, armati della pazienza di Giobbe e bevi una tisana con radici di valeriana, camomilla, tiglio e fiori d’arancio (almeno un litro).

Nonostante tu sia preparato, il percorso ad ostacoli presenta sempre nuovi intoppi e quando credi di avercela fatta spunta un ultimo inghippo che blocca la pratica per un tempo indefinito.
Gli uffici predisposti, invece di agevolare l’utente, si divertono a torturarlo (devi compilare un modulo – riceviamo solo il terzo giovedì del mese dalle 11,30 alle 11,55 – l’impiegato che deve timbrare il certificato è assente e nessuno può sostituirlo).

La testimonianza di un lettore conferma che l’Italia è tutt’oggi il paese dello scaricabarile.

Salvatore ci segnala i disagi subiti per l’allacciamento della fornitura del gas.

Il film dell’horror, dopo più di quaranta giorni ed un numero di appuntamenti fissati e non rispettati, non ha ancora i titoli di coda.
Segue la sua e-mail.

Eni Gas e la burocrazia infinita

«Devo allacciare la fornitura di gas per un appartamento in Napoli dove è già presente il tubo ma non il contatore.
Penso: non dovrebbe essere molto complicato e invece …
Il 24 novembre 2014 chiamo il Numero Verde di Eni Gas e Luce.
Mi dicono che poichè non c’è il contatore devo inviare un fax per richiedere un sopralluogo della Napoletana Gas.
Il Fax lo invio il giorno dopo (25/11) e mi confermano l’appuntamento per il 3 dicembre 2014.

Nessuno si presenta all’appuntamento e neanche al successivo dell’11 dicembre 2014.
Non solo non si presenta nessuno ma dalla Napoletana Gas mi contattano per chiedere se desidero rivolgermi a loro per la certificazione dell’impianto del gas.

Vi rivolgereste voi ad una azienda che vi fissa due appuntamenti per poi darvi buca?
Io no!

Un ulteriore inspiegabile quesito: perché quando non si presentano non li puoi chiamare perchè affermano che non possono avere rapporti con il pubblico mentre per chiedere se vuoi la certificazione ti possono chiamare loro?
Mah … mistero.

Comunque, dopo l’ennesima telefonata, finalmente all’appuntamento del 19 dicembre 2014 si presenta qualcuno della Napoletana Gas che attribuisce il PDR e fornisce un preventivo per spostare la posizione del contatore.
Accetto immediatamente ed il call center Eni mi fissa un appuntamento per il 31 dicembre 2014.
A capodanno?
Sorrido … sono scettico ma voglio crederci.
E difatti non viene nessuno.

In un mercato del Gas veramente libero potrei chiamare un’altra azienda ma l’Eni afferma che solo la Napoletana Gas può completare l’iter burocratico.
Mi sa che il mercato dell’energia è libero solo quando spilla più soldi all’utente.

Prossimo appuntamento: 9 gennaio 2015.

… to be continued»

In bocca al lupo Salvatore e tienici aggiornati.

Pino Daniele e quegli indimenticabili mp3

I primi mp3 di Pino Daniele li ho scaricati via Napster.

Era la fine degli anni novanta, l’informatica viveva il boom «anno 2000» e gli uffici pullulavano di consulenti, ingegneri del software, esperti di ogni età con curriculum adattati alle esigenze del momento.

In quest’esercito di sbarbatelli anche il sottoscritto iniziava la sua carriera lavorativa presso una grande multinazionale americana del settore.

I più «anziani» esibivano scrivanie eleganti con vista panoramica e potenti computer accessoriati di casse stereo: da quelle postazioni privilegiate, partivano le note che allietavano le nostre lunghe, emozionanti ed intense giornate di apprendimento.
A noi, neoassunti, bastava imparare: una collocazione di emergenza nell’angolo lontano della stanza col pc ed il mouse sembrava già tanto.
Il telefono personale un sogno insperato.

Era il 1998 e le canzoni di Pino Daniele mi accompagnavano nel mondo del lavoro.

Pino Daniele e quegli indimenticabili mp3

Dal cd ai primi lettori mp3 il passo fu breve.
E così, ascoltare «Terra mia»«Tu dimmi quando», «o scarrafone» un venerdì sera d’inverno nella sala d’attesa dell’aeroporto di Stansted a Londra dopo una settimana di lavoro diventa una dolce abitudine prima di rientrare a Napoli.

Sono trascorsi quasi diciassette anni da quei mitologici primi passi.
Di acqua sotto i ponti ne è passata fin troppa, la realtà si è rivoluzionata e dell’esercito di consulenti, neoassunti ed esperti informatici non vi è più traccia.

Oggi è il cinque gennaio duemilaquindici.

Sono in ufficio, dalle stanze limitrofe giungono i pezzi più famosi di Pino Daniele.
La mia privilegiata postazione di lavoro è vicino la finestra, ho un computer super accessoriato dotato di casse stereo.
Lavoro ed ascolto emozionato l’immortale inno dedicato a Napoli.

La più bella foto del capodanno

A capodanno lo zuppone si consuma a mezzogiorno.

In famiglia, nessuno vuole rinunciare a «sparare».

Nemmeno gli ultimi arrivati.

Così i festeggiamenti del trentuno terminano alle due di notte, c’é da esaurire la scorta di stelline, girandole e bottarelle.
I bimbi resistono eroicamente fino a mezzanotte e poi pretendono il dovuto premio: sotto l’attento sguardo dei genitori, dal balcone-trincea lanciano (innocui) petardi e si divertono a salutare l’anno che verrà.

L’indomani, però, pagano dazio.
E’ dura svegliarsi, gli orari saltano e la colazione funge da antipasto.

Il Capodanno perfetto

L’ingenua manina inzuppa il morbido pandoro veronese nella tazza azzurra «Forza Napoli».
Dietro il semplice gesto di ordinaria quotidianità compiuto in un giorno speciale, si nasconde lo sguardo assonnato dell’ultimo arrivato, il piccolo mitragliatore di stelline.

E’ lui l’icona dell’Italia, il Presidente della Repubblica, il Premier.

La dolce immagine del capodanno 2015 sostituisce mille inutili parole.

Rosso di sera, bell’inverno si spera?

Il Vesuvio ha la testa annebbiata.

E’ arrivato l’inverno ma nemmeno il gigante se ne è accorto.
Napoli, un dolce clima natalizio ed un sole accogliente esortano a non restare a casa.

Accetto l’invito e giro per la città.

Da qualsiasi angolo del capoluogo campano – anche il più nascosto – è possibile osservare il vulcano sonnecchiare sul golfo: le nuvole circondano la vetta e l’immagine ricorda un vecchietto con le idee un po’ confuse (visti i tempo, ha mille motivi validi).
Fotografo.
Continuo a passeggiare.

Il Vesuvio con i pensieri annebbiati osserva Napoli

Svolto in un vicolo del centro storico.

Un gatto metropolitano si muove lungo il muro di un’abitazione che, nonostante l’avanzata del cemento selvaggio, conserva un polmone verde.
Il felino, In bilico, scompare diffidente in pochi istanti.
Punto lo smartphone e rubo lo scatto.

Gatto metropolitano

Giunge la sera.
Dall’alto dei suoi 1.281 metri, Il Vesuvio sembra voler controllare i destini della città.
L’autunno è alle spalle, il primo cielo invernale ci regala un azzurro ricco di speranze con artistiche pennellate rosse.
Uno spettacolo che merita di essere immortalato.

Fotografo e azzardo: rosso di sera, bell’inverno si spera?

Rosso di sera, inverno si spera

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