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Category: Tecnologie (Page 4 of 6)

Come svelare la personalizzazione di Google (il venditore)

L’esperimento

Digitiamo su Google «Pasqua a Napoli».
La frase racchiude diverse interpretazioni: religiose (tradizioni), turistiche (un viaggio), culturali (alla scoperta delle chiese), economiche (pernottare in hotel).

Il risultato sarà diverso a secondo di chi cerca: Google (e gli altri motori di ricerca, facebook ed amazon) rispondono personalizzando l’esito ed adattandolo ai gusti del richiedente.

I filtri

Ogni utente collegato alla Rete regala un’enorme quantità di dati sulla propria vita privata in cambio di servizi gratuiti (motori di ricerca, news, social network, shop online …).
Il singolo click, la visita ad un sito, la lettura di un post, un ingenuo “Mi piace”, un “+1” determina la propria reputazione digitale sfruttata dai siti web per personalizzare i risultati.
Google ci propone un mondo su misura, ogni aspetto del quale corrisponde perfettamente ai nostri gusti, interessi e desideri.

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Il test

L’esperimento è semplice: digitiamo su Google «Pasqua a Napoli» e pubblichiamo i risultati dei primi link trovati.
Dimostreremo che le risposte variano da persona a persona (perché dipendono dalla propria storia in Rete).
Il motivo è ovvio.
Dietro ad elaboratissimi algoritmi si cela un obiettivo volgare: le grandi aziende (possessore dei nostri dati personali) vogliono invogliarci all’acquisto.
Siamo solo consumatori non persone.

I miei risultati

1 BBItalia.it, un post sulle tradizioni pasquali con proposte di Bed&Breakfast di Napoli e dintorni
2 un post pasquale sul blog dell’hotel Villa dei Medici a Bagnoli
3 la pagina Google+ di “Napoli da Vivere” con gli eventi di marzo ed aprile
4 Cookaround.com con le ricette pasquali  campane

Ora tocca a te.

Il test per svelare la personalizzazione di Google (il venditore)


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E tu, che reputazione digitale hai?

Identità digitale per tutti

La mia reputazione digitale è misurata dai contenuti che pubblico sul web.
Perché oggigiorno è scontato avere una identità digitale: chi non possiede un account social?

Se fossimo al Comune, allo sportello Facebook risulterebbe la calca più rumorosa: un miliardo e trecento milioni di persone in fila a ritirare la carta d’identità.
Registrarsi su Twitter, Google+ ed affini garantisce una presenza più discreta su Internet, altri sportelli – meno affollati – pronti a rilasciare il medesimo documento dopo il primo post.

A questa moltitudine incontrollata di volenterosi, il documento d’identità virtuale spetta di diritto.
Il certificato di qualità, invece, nessun ente lo potrà mai formalizzare.

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La reputazione va guadagnata

Di fatto, siamo noi stessi i fautori dell’apprezzamento altrui.
La stima ed il credito della comunità dipenderanno dai contenuti proposti che compileranno – nel tempo – il curriculum con il quale saremo giudicati.

Digitare periodicamente il nome e cognome su un qualsiasi motore di ricerca è un utile esercizio di autovalutazione: significa scandire la propria presenza in Rete e, ad un’analisi più approfondita, fa emergere la propria personalità.
La reputazione digitale, appunto.

Risulteremo apprezzati, coinvolti, partecipi o indifferenti a secondo del comportamento tenuto verso gli altri.
Come nella vita.

La mia reputazione digitale


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I segreti di un video virale

Non ho gli strumenti per giudicare la veridicità di questa storia ma, a volte, nella vita bisogna credere.
D’accordo, potrebbe trattarsi di un cast che recita una sceneggiatura scritta ad hoc per il web.
Oppure no.

Qualunque sia la tua opinione, su un punto siamo tutti d’accordo: si tratta di video virale capace di emozionare lo spettatore.
E se lo spettatore si emoziona. condivide e diffonde.
Perché?

I segreti di un video virale

La durata

Il tempo ideale: tre minuti e tre secondi.
Non troppo lungo per annoiare il navigatore abituato a saltare da link in link con la stessa facilità di un rospo in uno stagno e non breve per potersi immedesimare nei protagonisti.

L’inizio

Un giovane (qualunque) chiede ad un senzatetto (disperato) una fetta di pizza.
Lo stupore per la richiesta a sorpresa tiene alta l’attenzione dello spettatore: quale sarà la reazione dell’uomo?

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Il contenuto

Sentimenti globali: dramma, indifferenza, aiuto, sostegno, ricompensa, emozione comprensibili in ogni angolo del Pianeta.
La sfera emotiva è universale e la solidarietà è auspicabile da tutti i cittadini, dalle caotiche metropoli giapponesi fino agli sperduti paesini del sud America.

L’happy end

Una musica rassicurante ci porta verso la scena culminante: il senzatetto (che venti minuti prima accetta una pizza) cede parte del suo pasto al giovane, autore dei precedenti fallimenti.
Il povero uomo riceve l’inattesa ricompensa e scoppia in un pianto di felicità per un finale commovente.

I social network

L’emozione spinge alla condivisione: l’effetto domino è la conseguenza naturale, il video passa di bacheca in bacheca.
Un “Mi piace”ed uno “share” ed i social trasformano il cortometraggio in un filmato virale visto da migliaia di persone.

Offrono una pizza gratis a un barbone… e quello che il barbone fa con la pizza mi ha fatto piangere!


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Social Natale 2014

Regali, frenesia, stress, spese folli, futilità

corse, negozi, shopping, centri commerciali, traffico, caos, finzione, ipocrisia, soldi, denaro, mangiate, cenoni, abbuffate, sperpero, spreco, ingordigia, veglione, discoteca, falsità.

Solidarietà, volontariato, mensa dei poveri, fede

donazioni, altruismo, bontà d’animo, miglioria, convinzione, ideali, carità, Gesù, verità, tradizioni, famiglia, Babbo Natale, sogni, bambini, tombola, festa.

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SMS, Whatsapp, telefonate, facebook

twitter, Google+, Instagram, social network, e-mail, superficialità, finzione, ipocrisia, inutilità, rapporti virtuali, amicizie virtuali, auguri virtuali.

E tu, caro «mostro», con quale di questi tre Natali ti immedesimi?

 

natale social o natale sociale?

 

PS: questo post è il naturale proseguimento del Social Natale 2013


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Perché Google è disonesto

La pubblicità on-line è fraudolenta.

Ho provato i due servizi più diffusi con i medesimi risultati: dopo un paio di mesi, Google Ad Sense blocca il mio account prima del pagamento perché «faCCebook.eu è un sito rischioso» mentre Heyos risulta off-line per «problemi ai server» e sospende il servizio fino ad una futura comunicazione.

Però, nel tempo di utilizzo, ho dato spazio agli annunci pubblicitari generati dai due colossi americani ingrassando i loro già obesi introiti.

Lo scrivente, invece, non ha visto un centesimo.

Sergey Brin e Larry Page gli ideatori di google il padrone incontrastato della pubblicita on-line

Il subdolo principio

L’ingiustizia risiede proprio nel cuore della pubblicità on-line.

I guadagni (milionari) riempono le casse dei gestori (Google e Yahoo! su tutti) grazie alle commissioni corrisposte dagli affiliati al servizio ma le società del pay for click versano all’espositore (il sito che ospita il banner) la dovuta percentuale solo se un utente clicca sull’annuncio visualizzato.

L’inganno

Chi accetterebbe di installare gratis un cartellone pubblicitario sul balcone di casa?

Immaginiamo di stipulare un contratto con un supermercato.
Il partner commerciale reclamizzato ci verserà una piccola cifra per ogni individuo (distinto) che gli mandiamo (in pratica, verremo pagati per «persone uniche» cioè un visitatore che entra due volte nel negozio ci farà guadagnare solo al primo ingresso).
Inoltre, la controparte potrà scindere il contratto in ogni istante senza fornirci spiegazioni.
Stabilirà il tributo da versare in base alla «qualità» dell’esposizione (ad esempio, ci pagherà di più se abitiamo in un quartiere rinomato oppure se il balcone è sopra una strada trafficata, valuterà anche se il visitatore mandato è un buon acquirente, un disonesto oppure una persona antipatica …).

Lui – e solo lui – è il giudice supremo senza appello.
A noi tocca solo esporre il cartellone, avere fiducia nelle buone intenzioni del nostro partner ed attendere di riscuotere l’eventuale compenso.

Questa è la severa legge imposte da Google (e affini).

A queste regole, ospitare banner pubblicitari sul proprio sito è da fessi.

Ed io non sono fesso.

L’innocenza perduta (nel web)

Rabia Vivian, giovane fotografa

La sensuale Rabia Vivian mi contatta via facebook: dalla foto evinco lineamenti orientali mentre dagli abiti succinti deduco la sua giovane età.
Una ragazzina spudorata e decisa, non vi è dubbio.
Scrive poche parole: «Hello, contact me …» e lascia il suo indirizzo e-mail.

Rabia è preceduta da Jane Abdel: il profilo presenta informazioni generiche (è nata negli USA) ma la copertina social parla chiaro.

Una procace studentessa non-ho-capito-di-quale-università-americana racchiusa in uno stringato bikini che si mostra sorridente al mondo mentre è in piscina.
Anche lei esplicita sintetici concetti e mi invita a contattarla via e-mail.

Forse, dietro tanta sfrontatezza, si nascondono delle insicure adolescenti timidi in cerca di nuove amicizie?

D’accordo, sono un ragazzo italiano di sani principi, non fumo, non bevo, effettuo la raccolta differenziata, devolvo soldi in beneficenza, pratico sport e non sperpero denari con le slot machine.

Però un dubbio sorge anche ad un buon samaritano come il sottoscritto.

Nella fan page ufficiale mi sono concesso un piccolo riquadro, è vero, ma anche se risulto fotogenico ed ho uno sguardo magnetico, non pensavo di colpire l’immaginario femminile con tanta veemenza!

Cosa desiderano veramente queste ingenue fanciulle, dunque?

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La prostituzione viaggia sul web

Non ho mai risposto a queste esche virtuali, ovviamente.
La depravazione umana non ha limiti ed i nuovi strumenti tecnologici contribuiscono ad una nuova forma di prostituzione self-service: sono certo che per una ricarica pay-pal di dieci euro, le audaci ragazzine si trasformerebbero in indecenti «mostri» con atteggiamenti e comportamenti in totale contrasto con la loro tenera età.

L’innocenza perduta di queste ridicole femme fatale (sì, ridicolo è l’aggettivo giusto) è l’aspetto più deprimente nascosto nei loro squallidi inviti.

La prostituzione web e l'innocenza perduta


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Dentro il Kindle (perché l’ho spaccato in due)

Un raptus incontrollato e colpisco con veemenza, senza pietà.
L’istante successivo – come in un film al rallentatore – cade inerme sul tavolo della cucina in una pozzanghera rossa (per la cronaca, un costoso Lacryma Christi) e si apre in due.
Nonostante sia sotto choc, fotografo il defunto per mostrare al mondo intero il cuore del «mostro».

Oggi – a tre giorni dal delitto – sono conscio: l’alternativa esiste e la violenza non può essere giustificata.

Non sono comunque pentito.

Il gesto inconsulto, inaspettato per un individuo riflessivo come il sottoscritto, è la conseguenza di una crisi che dura da tempo.
Da qualche giorno, infatti, quando ci incontriamo – soprattutto in tarda serata – l’amato non risponde più alle mie richieste, l’immagine stampata priva di un’espressione significativa evidenzia palesemente un malessere.

Lo sguardo congelato è il segno visibile di una rottura ipocritamente ignorata.

Non posso rimproverarmi nulla, l’ho sollecito in mille modi diversi, cento tentativi andati a vuoto, uso anche le manieri forti (il «reset» come consigliano in questi casi sul web).
Ai miei input mai un cenno, un’apertura, una possibilità di ripartire.
Buio totale.

Impotente, chiedo assistenza via internet e l’appello è raccolto da sedicenti esperti indiani.
Rassicurato, gli orientali propongono varie soluzioni. Le provo tutte ma dopo un’ora di inutili esperimenti ancora buio pesto.
Sempre la stessa immagine indelebile a schernire la mia intelligenza.
Mi informano che il termine tecnico è «frozen» – congelato appunto – ma, al momento, non esiste una spiegazione plausibile e nel mondo si sono verificati tanti altri casi simili al mio.
Mal comune mezzo gaudio – anche in India.

Rassegnato ammetto: dopo due anni, è finita.

Quando il kindle è frozen

Perso nello sconforto, l’istinto «animale» prevale sulla ragione ed apro in due il Kindle.
Desidero curiosare e scoprire cosa c’è dietro – anzi dentro – il reader di Amazon.

Osservo i circuiti stampati ed i grigi componenti elettronici.
Resto deluso.
Da queste piste digitali nasce la magia della lettura?
Peccato, avrei sperato in qualcosa in più di una serie di numeri e norme da seguire per lo smaltimento del prodotto.
La chiave di tutto è ancora una volta da ricercare in uno scontato “Made in China”?

Dopo pochi giorni dal funerale, acquisto di un nuovo Kindle.
Lunga vita agli e-book.

Quando il kindle è frozen

Inside the Kindle

Il (mio) compleanno è on-line

Se decido di vivere il web, devo accettare le regole del gioco: rinunciare ad una fetta di privacy.

E’ il prezzo da pagare per la propria identità digitale

Dunque, care Lettrici e affettuosi Lettori, prima che lo scopriate leggendo lo scoop da un giornale di gossip mentre siete dal parrucchiere oppure restiate sorpresi da un breaking news televisivo, preferisco comunicarvelo io.

Oggi è il mio compleanno

L’età è nota (ma Wikipedia mi ha già dedicato una pagina?) ma tutto sommato a chi interessa se ho varcato la soglia degli anta, sono prossimo alla pensione (il miraggio della mia generazione) oppure sono un giovincello con i un po’ d’argento tra i capelli?
A nessuno suppongo, nemmeno al diretto interessato (azzardo).

La vita è adesso e tanto basta per godermi questo giorno speciale, insomma potevo anche non nascere.
Dunque, rispondo agli auguri via whatsapp degli amici (o presunta tali), ai tweet dei follower, ai post della fan page ufficiale e agli sms di chi ancora resiste all’inesorabile avanzata della tecnologia.

Accendo la webcam, immortalo il momento e concedo questo pezzo di storia ai posteri: un po’ di sano egocentrismo, sono io il «mostro» del giorno.
Dopotutto, il compleanno è on-line.

 il mio compleanno è on-line


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Caro amico ti iscrivo …

Voi, persone speciali

Ho una convinzione granitica: i miei lettori sono persone speciali.
Desidero conoscere ogni singolo navigatore del mio piccolo (rispetto all’Universo) e grande (per le soddisfazioni che mi regala) blog di «mostri» per ringraziarlo personalmente del tempo dedicato ai miei post.

I numeri e le gelide statistiche non mi interessano

Quando scrivo, ogni articolo nasce dalla personale percezione della realtà, l’entusiasmo di condividere un’esperienza mi permette di superare le mille difficoltà nel trovare le giuste parole necessarie per trasferire le riflessioni volanti dal cervello in una pagina web dignitosa.

Avere la certezza dell’esistenza di donne e uomini dietro ad un computer connesso in Rete fisse con gli occhi sulle righe di un mio post, l’immagine di un sorriso sul viso di una lettrice, la curiosità per una riflessione nella mente di un giovane, riuscire ad ottenere la vostra fiducia perché siete sicuri che tra le pagine di faCCebook.eu non troverete mai una volgarità e facili mezzucci per attirare l’attenzione, mi riempe di orgoglio.

Tra tanto amore, poi, la fedeltà è un sentimento che apprezzo particolarmente e desidero premiare.
Prima, però, confesso un candido peccato di gioventù:

ho un occhio di riguardo per gli iscritti alla newsletter di faCCebook.eu

La newsletter di faCCebook, email tra veri amici

Instancabili seguaci, tenaci sostenitori, supporter sempre e comunque, i fidati che ricevono gli aggiornamenti via e-mail … i miei amici di avventura sono la vera forza, coloro che, quando i «mostri» sembrano imbattibili, continuano a tifare con un unico coro: «tranquillo, siam qui noi».

A questo «esercito del bene» va il mio regalo esclusivo:

una nuova newsletter più affascinante ed attraente.

Con l’immagine del «mostro» in anteprima, i fortunati riceveranno un messaggio elegante, leggero, mai invadente ed ovunque saranno potranno leggere il post.

Per chi rinuncia alla battaglia, invece, basta un click per la cancellazione dalla lista di distribuzione – un’opportunità remota da escludere, giusto? 🙂

Bene: non resta che ringraziare gli abbonati ed invitare il resto del globo ad iscriversi.
Registratevi, basta un attimo per entrare dell’esercito di navigatori speciali che combattono contro ogni «mostro» in qualsiasi angolo del Pianeta.


Restiamo in contatto: ricevi la newsletter

E’ morto il selfie, viva il selfie!

Il selfie ha le ore contate.
Come tutti i fenomeni privi di contenuti, anche il banale autoscatto è al tramonto. L’idea-propaganda lanciata da una comitiva di attori ed attrici in gita (pagata) ad Hollywood, imitata dalle masse comuni con esiti ridicoli, ha farcito inutili pagine social intasando la Rete, ha saturato le memorie di Google, Facebook, Twitter ed Instagram senza – peraltro – contribuire a significativi passi in avanti dell’Umanità.

Anzi, il selfie conferma – casomai ci fossero ancora dubbi – la superficialità della moda del momento.

Per fortuna del genere animale, l’evoluzione della specie impara dai propri errori e dall’elettroencefalogramma piatto, prima o poi, un impulso di intelletto si fa strada.

E’ il selfie2.0, per i superficiali un autoscatto allo specchio, per chi vede oltre, invece, rappresenta l’egocentrismo dell’individuo del ventunesimo secolo limitato dalla coscienza personale, l’eterna lotta tra la voglia di mostrarsi e la decenza del privato, il conflitto interiore che lacera l’animo dell’uomo ipertecnologico, la dipendenza delle nuove generazioni come segnale mediatico contro l’uso indiscriminato delle droghe nel mondo.

Dalle macerie della ragione, avanza una speranza.

Sono io.
L’ideatore del selfie 2.0

selfie 2, il ritorno della rivoluzione?

Gli abbonati di faCCebook, i miei amici: grazie

La fedeltà, sentimento sconosciuto nel mondo odierno ove regna il mordi e fuggi e trionfa l’usa-e-getta, va premiata:

desidero enunciare ai quattro venti un sentito ringraziamento agli abbonati

alla mia «mostruosa» creatura, il piccolo grande faCCebook.eu.

I fidati Lettori che puntualmente ricevono l’e-mail della newsletter sono speciali perché è speciale la fiducia riposta nei temi affrontanti e – scusate l’autocitazione – nel sottoscritto.
Cotanta stima inorgoglisce e merita la massima attenzione: continuerò a combattere i «mostri» di ogni forma, colore e razza con la coerenza e lo stile che contraddistinguono da sempre il nostro amato blog, senza mai cadere nella facile volgarità ed evitando scontati passi falsi che dividono la denuncia dallo show pacchiano.

la newsletter di faCCebook

Ho un sogno: incontrare di persona ogni singolo iscritto alla newsletter

.
Perché dietro un indirizzo e-mail c’è un un navigatore sensibile, un lettore attento, una donna ed un uomo desideroso di migliorare il mondo con l’esempio diretto, un eroe (passatemi il termine) pronto a combattere le tracimanti ingiustizie di questi difficili tempi moderni.

Un giorno non troppo lontano organizzeremo un incontro, il primo faCCebook-day in una entusiasta ed affollata piazza stracolma di cittadini onesti e sognatori convinti, nel mentre l’unico modo che ho per ricambiare la vostra fedeltà, cari abbonati, è ringraziare ognuno di Voi senza ipocrisia.
Come avviene tra veri amici.

C’era una volta il sito Internet

Mio nipote ha dieci anni ed accede al suo profilo social più volte al giorno e sempre via smartphone. Perché il mobail (per gli esperti del settore, mobile) è l’innovativo e rivoluzionario metodo per consultare le pagine web e, per un baldanzoso giovanotto moderno, accendere il computer, collegarsi ad Internet, aprire il browser e digitare l’indirizzo è un concetto preistorico «come ci fa fare la professoressa a scuola».

Eppure, un tempo non troppo lontano (prima che nascesse mio nipote?) il sito internet era una pagina vagante nell’immenso oceano della Rete, un arcipelago infinito di isole HTML collegate da link e raggiungibili dai lenti e disordinati motori di ricerca.

Oggi, invece, mio nipote cosa intende per «sito internet»?

i dinosauri di internet
 

Uno spazio fruibile principalmente dai dispositivi che portiamo con noi (sempre per gli esperti o presunti tali, deve essere responsive), cioè in grado di adattare la visualizzazione a secondo se accediamo dal computer di casa, dal tablet in treno oppure dal cellulare mentre attendiamo la fidanzata prigioniera del parrucchiere.

Il nostro bel sito, non solo deve modificare il suo aspetto grafico ma deve proporre in modo adeguato i contenuti: se consulto le ultimissime news via cellulare mentre sono in coda alla posta, devo avere – in una sola e piccola schermata – la sintesi delle notizie senza navigare nelle sezioni della politica, sport e economia.

Inoltre, chi ha l’ardire di aggiornare il suo stato social tramite i “preferiti” del browser dello smartphone? (per poi digitare «ke stress sto cellulare, sto male, mandatemi un poke di solidarietà»)?!?
L’app ha estinto la razza ed anche gli ultimi dinosauri si sono adeguati.

Per mio nipote di dieci anni internet è un universo gratuito composto da infiniti pianeti sui quali atterrare per pochi secondi e poi ripartire velocemente, tutto a portata di dito (anzi, di touch).
Il suo voto, al sondaggio che segue. è scontato.
Ed il tuo?

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