faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Category: Tecnologie (Page 5 of 6)

[FOTO] Cronaca (non ufficiale) del Milleculure di Napoli con De Magistris, Oliva, Rosolino ed il Presidente del CONI Malagò (più il sottoscritto)

Il sindaco De Magistris è in gran forma, nel suo abito blu nonostante un’afa asfissiante. Malagò, invece, si spoglia della giacca e mostra senza imbarazzi la camicia bianca zuppa di sudore. «So’ partito da Roma co a pioggia» catturo lo sfogo del Presidente del CONI.

Mi ritrovo nella coda di giornalisti, sportivi e personaggi più o meno famosi mio malgrado, guancia a guancia con le Istituzioni. Giunto alla Mostra d’Oltremare di Napoli per trascorrere un pomeriggio di riposo, vengo travolto dagli eventi: c’è il villaggio dello Sport e della Cultura organizzato dall’Associazione Milleculure e si attendono le autorità per l’inaugurazione ufficiale.

Sento odore di scoop, lo smartphone è già caldo, non resta che seguire i VIP, aguzzare la vista, allungare le orecchie e scattare foto.

Milleculure di Napoli, le foto dell'evento

Massimiliano Rosolino è sempre amato, riscuote successo e ogni metro paga dazio ai fan con la foto ricordo. Il maestro di judo – un suo amico? – lo apostrofa: «Rosolì, si o chiù bell!». Mi faccio avanti, lo saluto e gli pongo la domanda del secolo: «Massimiliano a che età hai iniziato a nuotare?» – e lui, con l’apatia di chi ha ascoltato questa idiozia un milione di volte – «boh, a cinque anni forse».

E’ la stampa bellezza!

massimilaino rosolino, campione di nuoto

Si accendono le telecamere ed il primo cittadino partenopeo sfida il massimo dirigente dello sport italiano prima a subbuteo («che è, napoli juve sta partita?» scherza) e poi duettano a scherma. Quando la televisione lo richiede, parte una nuova gag: Malagò atterra con una mossa di judo il giovane allievo della palestra Maddaloni, poi sale sul ring con Patrizio Oliva («oggi non ce facciamo mancà niente» commenta sardonico), assiste al sollevamento pesi di un bimbo («se non ce la fai, ripeti l’esercizio» consiglia saggiamente).

Pacche sulle spalle, baci e abbracci a tutti gli esponenti dei cosiddetti sport minori («questa è casa mia» afferma incoraggiante)

Finalmente il tour termina, resta la dichiarazione da rendere alla stampa di mezzo mondo (e al sottoscritto) e la foto di gruppo per i posteri.

De MAgistris, Patrizio Oliva, Massimiliano Roslino, Malagò Presidente del CONI

In attesa dei soliti servizi precotti, pubblico – in anteprima mondiale – le foto (non) ufficiali dell’evento.

Spegni il display, accendi la Vita!

Camminiamo col viso nel telefonino

Da quanto tempo non controlli se è giunta una notifica sul tuo smartphone?
Un minuto? Oppure due?

Camminiamo per strada col viso sprofondato nello schermo del telefonino, condividiamo esperienze via social invece di viverle appieno, utilizziamo i tablet come moderni baby-sitter per i nostri bimbi iper-tecnologici.

Abbiamo centinaia di «amici virtuali» ma, se vogliamo sfogarci, non sappiamo nemmeno se qualcuno ci stia ascoltando.

Persi tra i menù ed immersi nella lista dei contatti, assomigliamo ad automi senza cervello.

spegni il vdeo, accendi la vita

Un mondo di asociali

Isolati dal mondo che ci circonda, trascuriamo chi ci sta vicino.
Siamo un popolo asociale, non ci basta più parlare con gli altri, guardare negli occhi qualcuno … siamo una generazione di robot prigionieri nella Rete digitale.

Non buttiamo via il tempo, spegniamo il display, alziamo gli occhi.

Basta guardare questo video, viviamo la Vita vera.

Vado.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Da Newton al selfie 2.0

La mela ispiratrice di Isaac Newton

«Un minuto e torno, devo comprare solo il pane».
In macchina, fermo nel parcheggio attendo paziente il ritorno di mia moglie.
Dopo un quarto d’ora, della mia dolce metà ancora nessuna traccia.
Il supermercato è un buco nero che inghiotte ogni donna: gli intenti sono sempre minimalisti ma – dopo un tempo indefinito – il carrello stracolmo smentisce le promesse coniugali.

Dunque, per ingannare le attese, seduto sul comodo seggiolino della mia vecchia Skoda blu, col braccio sinistro appoggiato fuori dal finestrino, socchiudo gli occhi ed ascolto la musica.

La leggenda racconta che, nel lontano 1666, Isaac Newton seduto sotto un melo nella sua tenuta a Woolsthorpe, fu colpito da una mela che gli cadde sulla testa. L’incidente scatenò l’acuta riflessione: perché la Luna non cade sulla Terra come la mela?

Ebbene, senza falsa modestia, anche al sottoscritto un semplice episodio ha suscitato una profonda riflessione, forse l’inizio di una nuova rivoluzione mediatica.

Da Newton al selfie 2.0 il passo è breve

Il selfie 2.0

Apro un occhio e guardo la mia immagine attraverso lo specchietto dell’auto.
Osservo il volto, gli occhiali, la maglietta, la carnagione abbronzata, i capelli ancora neri con qualche filo d’argento.

Sono io.

Spinto dall’intuizione, senza riflettere prendo lo smartphone e mi immortalo.

Scruto ingordo la foto: è un autoscatto oppure un selfie?
Nulla di così banale.

Lo scatto – conservato gelosamente nella galleria del mio dispositivo – è qualcosa di indefinibile mai visto prima, forse il capostipite di una nuova forma d’arte moderna.

Ho creato il selfie 2.0

E’ il selfie2.0, per i superficiali un autoscatto allo specchio, per chi vede oltre, invece, rappresenta l’egocentrismo dell’individuo del ventunesimo secolo limitato dalla coscienza personale, l’eterna lotta tra la voglia di mostrarsi e la decenza del privato, il conflitto interiore che lacera l’animo dell’uomo ipertecnologico, la dipendenza delle nuove generazioni come segnale mediatico contro l’uso indiscriminato delle droghe nel mondo.

Forse questa fotografia chiarirà alle folle confuse il giusto percorso da seguire.

Ma non tocca a me affermarlo, a Voi la decisione se fermare lo sguardo al dito che indica la Luna oppure esplorare la Luna.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

E all’improvviso il web si riempì di «nuvole»

Le nuvole sempre con te

Se chiedete in giro cosa sia il «cloud» il 99% degli intervistati sgranerà gli occhi e resterà a bocca aperta senza proferire una parola. Armati di buona volontà, spiegherete loro: «il cloud, la nuvola che ti segue ovunque tu vada!» e allora, quasi certamente, vi ritroverete la solita battutaccia «ah, certo la nuvola di Fantozzi?»

Quale sia la definizione del «cloud» lo potete leggere voi stessi cercando via internet, la letteratura è ampia visto l’estrema attualità dell’argomento. Non vergognatevi, potete anche partire dalla pagina di Wikipedia.

E all'improvviso il web si riempì di «nuvole»

Cos’è il cloud

Il «cloud» è un hard disk sempre al mio fianco.
La sua capacità è variabile (dipende a chi mi rivolgo e quanto voglio spendere), l’accesso è rapido ed immediato: posso gestirlo via smartphone, dal computer o qualsiasi altro dispositivo collegato alla Rete.

Il vantaggio, rispetto al passato, è lampante: la «nuvola» è in “cielo” e come tale non occupa spazio (fisico), è indistruttibile ed è un’entità mobile che mi segue ovunque, non mi devo preoccupare del backup dei dati e della sicurezza, ogni volta che carico un file sulla «nuvola» questo è automaticamente visibile da tutti i sistemi collegati (ricordate la pubblicità della Apple? Scatti una foto con l’Iphone e te la ritrovi, senza dover far nulla, sull’Ipad e sul Mac).

GDrive, il cloud di Google

Tra i tanti «cloud computing» disponibili, io mi affido al servizio di BigG, Google Drive.

Se si possiede già un account, il link compare direttamente nella barra di Gmail altrimenti occorre registrarsi.

Come tutti i prodotti della società di Mountain View, è facile da usare: sul computer GDrive si presenta come una nuova cartella di Windows, sul web con una semplice interfaccia grafica (che ricorda GoogleDoc), sullo smartphone con un app che richiama l’applicazione internet.

Qualsiasi file copiato sulla «nuvola» compare immediatamente sulla cartella del computer, sul sito web e sul cellulare perfettamente sincronizzati!
Notevole (il servizio è gratuito con 5GB disponibili).

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

I vantaggi di Amazon

Un altro interessante uso del «cloud» l’ammiro ogni volta che acquisto un e-book tramite il mio Kindle: lo compro ed il download avviene sull’e-reader, sullo smartphone tramite l’app di Amazon e sul computer mediante l’apposito software.

In archivio (cioè sulla «nuvola») ho sempre a disposizione tutti i libri acquistati, sui dispositivi quelli che desidero leggere.
Da notare che quando consulto un e-book questo si apre precisamente all’ultima pagina letta (indipendentemente da dove io abbia consultato il libro).

Il futuro? Sulle nuvole

Con un uso di massa dei vari servizi di «cloud computing» non è difficile prevedere – in un futuro non molto lontano – la fine di tutti i supporti fisici utilizzati per immagazzinare i dati (ad esempio, pen-drive oppure agli stessi CD e DVD).

Meno supporti meno rifiuti elettronici, già ciò dovrebbe invogliarci a provare questa nuova tecnologia.

Forza ragazzi, la vostra fedele «nuvola» è già pronta all’uso, aspetta solo un vostro fischio per attivarsi e seguirvi 


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Minacciato da Ed Hutchinson, il mio profilo facebook

Ed Hutchinson l’imperturbabile

«Io ti licenzio!» tuono minaccioso nel faccia a faccia con Ed Hutchinson, il mio profilo facebook.
«Non mi porti un mostro degno di questo nome dall’epoca presocratica!» gli rinfaccio rosso in volto come se non riuscissi ad inghiottire un rospo granatiere.

«Ricorda: io ti ho creato e ti distruggo quando voglio» aggiungo con voce calma e lo sguardo gelido del serial killer.
«Non hai il coraggio, sei un romantico Mario e come tutti i romantici sei vulnerabile» replica il vecchio reporter anni cinquanta.

Ed Hutchinson.

Fan page o profilo facebook?

Nonostante il divieto e con tutta la tranquillità di questo mondo, Ed  incurante della mia intolleranza verso la nicotina, si accende la solita sigaretta.

Dopo due intense boccate di tabacco, mi guarda dritto negli occhi e, crudele, sentenzia: «senza di me non sei nessuno, quel tuo squallido blog è patetico. Io ti servo, ho duemila amici su facebook e grazie alla mia condivisione i tuoi post hanno un minimo di visibilità. Se mi cancelli, cadi nel dimenticatoio, sei finito, ricordalo sempre».

La controfigura di Humphrey Bogart mi degna di un ultimo sguardo e prima di sbattere la porta per uscire definitivamente dalla scena conclude torvo: «chiudi subito quella ridicola fan page prima che sia troppo tardi».

La vendetta

«Non te la darò vinta maledetto Ed» mugugno tra i denti mentre mi collego al profilo facebook.
Digito con rabbia la password, accedo alle impostazioni e clicco su “Protezione” e, con la bava alla bocca, già pregusto il momento in cui pigerò su “Disattiva il tuo account” per cancellare ogni traccia di Ed Hutchinson dal social network di Plano.

Poi il raptus di odio si placa per far posto ad una vendetta calcolata: «devo isolare questo mostro, lasciare Ed senza amici facebook e trasferire i duemila contatti sulla fan page».

Una speranza illumina i miei pensieri, un sorriso beffardo compare sul mio volto entusiasta: detesto i ricatti (virtuali e non) come le relazioni obbligate.

Ora tocca a Voi, cari Lettori: aderite alla fan page di faCCebook ed annullate ogni collegamento con il perfido Ed Hutchinson.
Il cyber-bullo ha le ore contate.

Mi dica pure (un commento non si nega a nessuno)

Il navigatore tuttologo

Il mondo dei social network, tramite il coinvolgimento attivo dei propri iscritti, genera mode, crea tendenze e decreta il successo oppure il fallimento di una qualsiasi iniziativa.

Nel we2.0 il navigatore è una risorsa da sfruttare, un cliente al quale estirpare un commento, l’esperto in ogni settore pronto a sparare opinioni sui temi d’attualità, una recensione sull’opera teatrale oppure sul premio Oscar, un consiglio sul piatto tipico del Bangladesh, un giudizio sulla politica estera del Pakistan ed un voto nel sondaggio del giorno per stabilire la miglior carta igienica in circolazione.

A dispetto dell’iperattività del tuttologo virtuale, restiamo inermi difronte alle sentenze dei motori di ricerca.

Fiducia cieca in Google

Da internauti ingenui, demandiamo a Yahoo! e compagni la navigazione, ci fidiamo delle risposte, raramente eseguiamo controlli incrociati sui risultati di una ricerca.

Come dei bambini presi per mano dalla mamma, davanti a Google diveniamo adulti sempliciotti privi di senso critico, persone assuefatte, percorriamo l’unica strada possibile.

Consegniamo le chiavi dei nostri pensieri e nudi attendiamo felici di essere condotti.

L’ecosistema necessita degli escrementi

Ma, come la Natura insegna, l’equilibrio di un ecosistema necessita anche degli escrementi del più miserevoli dei parassiti ed il nobile principio vale pure nell’iperspazio.

Difatti, il compito del tuttologo – a sua insaputa – è fondamentale per ristabilire la democrazia della Rete: nonostante non indaghi mai sulla veridicità della fonte di una notizia, l’incauto mitraglia di commenti qualsiasi pagina gli capiti a clic e la spazzatura generata permette la diffusione di notizie dirette saltando i filtri imposti dagli avanzatissimi algoritmi dei motori di ricerca.

Per alimentare questo processo di giustizia sociale (basato sull’entropia), da oggi anche su faCCebook sarà possibile lasciare un commento utilizzando il proprio account facebook, la madre dei tuttologi social.

Trovo questa innovazione – figlia dei nostri tempi – davvero interessante.
Concordi?


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Il punto 4G esiste davvero?

Cavalcare la promozione

Il colpo di fulmine con la TIM è scattato dopo la proposta indecente: 400 minuti verso tutti, 1000 sms, 2GB per la navigazione internet da consumarsi in un mese all’inebriante prezzo di 7€.

Inoltre, la velocità di connessione promessa è l’ultraveloce 4G.
Non ho esitato un attimo e ho ceduto alla tentazione mobile (mobail per chi mastica l’inglese).

Le tariffe per i cellulari sono l’unico campo in Italia ove la concorrenza spietata tra gli spasimanti porta indubbi vantaggi a noi consumatori inseguiti ed adulati.

Bisogna però essere infedeli, cambiare operatore senza remore, entrare a far parte del giro di offerte commerciali via call-center, tenere il proprio gestore telefonico sul filo costante del dubbio, non essere legati al romantico concetto del «per sempre con te».
Se resti devoto, sarai trascurato.
Se tradisci, verrai premiato.

la bufala del 4G

L’infedeltà premia

Cavalcare l’onda della promozione del momento fino alla naturale scadenza per saltare sul cavallone ancora più affascinante di un altro corteggiatore, sempre col sorriso sulle labbra, privi di sensi di colpa e col salvadanaio che ci ringrazia.

La facilità dello scambio non scandalizza più nessuno (serve solo la copia della carta di identità, del codice fiscale ed il numero della SIM).
Il nostro nuovo compagno farà il resto: come ogni innamorato entusiasta, all’inizio prometterà mari&monti pur di conquistare l’amore e (soprattutto) l’utopica fedeltà.

A noi non resta che fingere, accettare il rapporto e mostrarci soddisfatti finché il legame sarà conveniente, poi – alla prima nuova proposta eccitante – sferreremo la pugnalata per fuggire col nuovo e seducente operatore.

Le regole del gioco sono ciniche e note alle controparti: una relazione dura in media sei mesi dopodiché prevale l’infruttuosa routine.
A quel punto, meglio trovarsi un nuovo partner.

Del 4G nemmeno l’ombra

Oggi sono in luna di miele con  la provocante signorina TIM e già si intravedono i primi segni di usura.
Della connessione 4G tanto enfatizzata nessuna traccia.
Al centro città (Napoli), in periferia, vicino al mare o in montagna al più raggiungo – a tratti – un sudato 3G ma quasi sempre la velocità della connessione internet presenta un livello standard “H” (ed anche un mediocre “E”).

Ma non mi lamento: se tradisci non puoi certo dormire sonni tranquilli e – prima o poi – un colpo basso te lo devi aspettare.
Dopotutto gli amanti sono subdoli e la menzogna rende la vendetta più eccitante.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Fiorello contro i «mostri 2.0»

Fiorello e l’incidente stradale

Un incidente stradale tra un VIP ed un anonimo (e sfortunato) pedone scatena la polemica incontrollata e l’anima razzista del Belpaese riaffiora in tutta la sua miseria.

A Roma, Il Fiorello nazionale con lo scooter investe un passante, il sinistro viaggia in tempo reale via social e tra “Mi piace”, “Condividi”, “+1” e “Retweet” da sotto al tappeto riemerge l’atavica polvere classista: l’Italia si divide tra chi difende il ricco artista e chi il povero cittadino.

#fiorelloincidente

La solita italietta

Lo scontro tra i moderni guelfi e ghibellini riempe le pagine del web2.0 mentre sociologi e filosofi discutono in perversi approfondimenti nei TG.

La vittima (73 anni secondo le cronache) percepisce la pensione minima?
Il privilegiato showman ha soccorso l’uomo?

E’ bastata la più comune delle scintille (un incidente stradale come gli altri centinaia di migliaia che si registrano ogni anno in Italia) per aizzare la rivolta virtuale.

E’ la rivincita dell’anonimo contro il personaggio amato da tutti, la vendetta di chi soffre verso l’uomo dello spettacolo ricco e famoso, la riscossa del deluso, il godimento dell’invidioso, l’attimo di celebrità del «mostro» in cerca di notorietà.

Il circo mediatico

Lo stesso «mostro» che partecipa sul web alla discussione social del momento e commenta con la medesima superficialità l’incidente di Fiorello, la foto in bikini della nuova velina di Striscia ed il dramma senza fine della fame nel Terzo Mondo.

Ma la storia insegna: spenti i riflettori mediatici e dimenticato l’incidente, gli accusatori di oggi saranno i più entusiasti spettatori del prossimo spettacolo dello showman siciliano.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Lo schiavo (tecnologico)

Vivere il web con passività

Con lo sguardo fisso nel monitor luminoso, osservi le pagine internet scorrere velocemente senza fissare l’attenzione su nessun dettaglio.

Il web cattura la totale concentrazione e tu – senza opporre resistenza – ti perdi nel computer, divieni schiavo di uno strumento che in realtà dovresti dominare.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Due ore dopo, annoiato e con un pugno di mosche tra le mani, non ricordi nemmeno il motivo per il quale ti sei connesso e, rassegnato, capisci di aver perso tempo senza aver concluso nulla.
Sfatto e con una sensazione di delusione che pervade il cervello, cedi alle lusinghe di Morfeo.

L’apatia della navigazione senza meta ha sentenziato l’inevitabile bilancio: sei caduto nella ragnatela della tecnologia passiva.

La dipendenza tecnologica ti rende schiavo!

La dipendenza tecnologica

Sempre più persone sono vittime innocenti degli elettrodomestici casalinghi: i bimbi ipnotizzati dai videogames, gli adulti imprigionati dai social network, televisione e smartphone.
L’uso distorto dello strumento genera dipendenza, inattività e – soprattutto – frustrazione: da utilizzatore intelligente ad utente dominato il passo è breve.

Come utilizzare il web con intelligenza

Durante il surfing web è necessario stabilire un obiettivo ed un intervallo di tempo massimo da dedicare alla navigazione.

Vivere il web in modo critico, intelligente ed attivo sancisce due notevoli risultati: si evita la creazione di contenuti inutili (e l’intera Umanità ve ne sarà grata) e si ottimizza il proprio tempo libero (ed il corpo e la mente ne trarranno i meritati benefici).

Provare per credere.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

7 app per distruggere un’amicizia

La tua app preferita (non è la mia)

«Ciao, sono al bar. Mi raggiungi per un caffè? E’ da tempo che non ci incontriamo, così scambiamo quattro chiacchiere».
«Scusami, sono incasinato col lavoro. Hai proprio ragione, ti videochiamo dopo con Tango così ci vediamo?».
«Ma che significa? Vieni di persona, un break ti farà bene visto che dai i numeri».
«Scusami, non volevo metterti in difficoltà. Forse preferisci l’Hangouts di Google?».
«Tu non stai bene, non farti più sentire che è meglio».

7 app per distruggere un'amicizia

L’amicizia non ha app che tenga!

Ma io sono un tipo testardo, credo nell’amicizia, non demordo ed il giorno dopo provo a ristabilire i contatti via Whatsapp.
Nessuna risposta ai miei messaggi (scritti ed audio, con gli smiles e foto allegate).

Provo una free-call con Viber ma lo smartphone presto si arrende al silenzio, spedisco due adesivi spassosi su WeChat e quattro sticker (gratuiti) tramite LINE.
Tentativi falliti.

Non demordo e lancio una sassata via Snapchat.
La manovra di sexting fallisce miseramente: la mia foto si autodistrugge senza mai giungere al destinatario.

Non mi resta che aggiornare lo stato social prima su Facebook e poi – con un astuto copia-ed-incolla – anche su Google+ ed i due account Twitter: «sii sempre disponibile con chi non scarica le app».

Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Sanremo, due link per il download (gratuito)

Scaricare gratis il cd di Sanremo

Ho deciso, oggi gioco sporco.
Pubblico ciò che in molti fingono di ignorare: la facilità con la quale si può scaricare gratuitamente il CD di Sanremo2014.

Ovviamente ricordo una regola elementare: violare il copyright è un’azione illegale e come tale merita una sanzione.

Però mi chiedo: è altresì condannabile chi segnala un sito per il download non autorizzato?

La risposta è da carpire tra i commi e gli asterischi della giungla di leggi del settore, nei verdetti della Cassazione ed i ricorsi dell’Associazione dei Consumatori … una letteratura fumosa che lascio agli esperti della materia (e alle case discografiche).

Ciò che infastidisce, invece, sono le demenziali crociate legate al momento: perché simulare indignazione verso il fenomeno della pirateria in Rete solo in occasione di eventi mediatici importanti?

Spenti i riflettori, forse la violazione del copyright svanisce di colpo?
Possibile che dopo vent’anni non si sia ancora trovata una soluzione valida per convincere l’utente ad acquistare i brani del proprio cantante preferito attraverso il canale ufficiale e non dal mercato parallelo?

Scaricare il cd di Sanremo è illegale (ma elementare)

Gli assurdi prezzi di un cd

Sul sito ufficiale della RAI non c’è traccia del CD, nessun link per comprare on-line i singoli brani o l’intero spettacolo.

Cerco su Amazon.it: il CD audio di Sanremo2014 costa 11,80€ (spedizione gratuita per ordini sopra i 19€ altrimenti va aggiunto il prezzo del corriere, posta ordinaria …).
Curiosità: al momento in cui scrivo, il CD audio di Sanremo2013 è proposto a 15,74€ (sempre peggio).

Non trovo ancora nulla su Google Play mentre su ITunes c’è la possibilità di scaricare la singola canzone (da 0,99€ a 1,29€ a pezzo) oppure acquistare delle collezioni che includono tutti i brani della manifestazione canora (siamo sui 8,99€). La difficoltà c’è: devi essere un utente Apple oppure aver installato il software Itunes sul tuo computer (anche Windows).

Con un po’ di buona volontà, come si evince, è possibile rispettare le regole e comprare/scaricare il CD di Sanremo2014 a costi contenuti.

Se, invece, sono un tipo impaziente e non amo perder tempo con programmi, app, registrazioni, cloud e sincronizzazioni tra dispositivi basta accedere ad un qualsiasi motore di ricerca e digitare “download sanremo 2014 mp3”.

Si presenteranno innumerevoli possibilità, anche gratuite.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Tre link per il download

Se non sono soddisfatto del risultato e becco il solito sito porno, senza scomodare il temuto Emule – il padre dei client P2P – vi consiglio FileCrop, il motore di ricerca per i files condivisi. Digitate le solite parole-chiave e certamente otterrete un link valido …

Se il Garante della Comunicazione o il Sovrintendente dei Beni Culturali non ha censurato ancora questo post, resta lo spazio per mantenere la promessa: il Lettore non va mai tradito, a voi i due link:

DepositFiles per il download dell’intera collezione sanremese (io non ho scaricato e provato la bontà del file, sono contro il download illegale)
YouTube scegliere il singolo brano che si vuole ascoltare, poi copiare l’indirizzo in VidToMp3 per convertire il video in mp3


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Facebook, ecco il commento più digitato

facebook, gli ultimi 100 commenti?

E’ evidente, il 99% degli utenti registrati a facebook genera contenuti inutili.
Difatti, il mondo dell’informazione vivrebbe bene anche senza i milioni di post digitati da ogni angolo del Pianeta da chiunque.

La mia amara considerazione non vuole essere una critica al citizen journalism ovvero il giornalismo partecipativo bensì a tutti coloro che utilizzano i social network in modo distorto.

Per dimostrare la mia tesi, ho analizzato gli ultimi cento commenti dei miei «amici» presenti sul sito di Mark Zuckerberg.

facebook, l'isola dei commenti superflui

Uno studio senza precendenti

Uno studio serio (e senza precedenti) su un vasto campione che ben rappresenta la popolazione globale: i miei contatti vanno dallo studente (di ogni ordine e profitto) fino al professore universitario, dall’imprenditore al disoccupato, non manca la casalinga di Voghera e nemmeno la donna in carriera.

Sportivi, obesi, ristoranti e attività commerciali, esperti informatici e cialtroni, nonne, zie, mamme e papà, single, amanti, suocere … i miei «amici» accedono dal pc di casa e dal computer dell’ufficio, via smartphone e con i tablet di ultima generazione.

E cosa scrivono di tanto interessante?

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Il commento più digitato

Condividono contenuti già condivisi da altri utenti creando un circolo vizioso senza fine (privo di valore aggiunto).

Si potrebbe pensare che il meglio del superfluo lo si legga nei giorni delle ricorrenze, i compleanni su tutti.

E’ vero, si sprecano le frasi profonde e sincere al festeggiato di turno («auguri») ma la mia indagine smentisce questo luogo comune e fornisce un risultato sorprendente: il commento più scritto su facebook è lo sbalorditivo, intenso, appassionato, filosofico «AHAHAHHAH».

Da notare: la potenza di questo commento mette fine a qualsiasi conversazione.
AHAHAHHAH


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Page 5 of 6

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

Translate »