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Ogni maledetto San Valentino [DomandePerBeni]

Ogni maledetto 14 02

“Esimio Dr. Beni,
ardo di passione, mi consumo nell’illusione di incontrare il mio unico grande amore.
Non ricordo neppure quando mandai per la prima volta l’invito per uscire insieme, ogni maledetto San Valentino aspetto nel luogo dell’incontro la sua apparizione.
Nulla, ed ora che si sta avvicinando il nostro ennesimo appuntamento mi domando: verrà?”
Riflessi_n

San Valentino, l'attesa è il vero amore

Antonio P. Beni risponde

Gentile signorina,
è da quanto scrissi la prima versione di Godot che persone come lei mi fanno ricordare quando scrissi la prima versione di Godot.

Il suo problema per San Valentino è comune come la muffa dietro il mobile in cucina, non sai di averla finchè non cambi arredamento.
Il cuore è così, non sai di averlo finchè non te lo trapiantano in una scimmia, o viceversa.

La meraviglia dell’attesa

La mia teoria, sviluppata in anni di osservazione di coppie di innamorati, è che l’attesa è qualcosa di meraviglioso.

Dopo che scontai cinque anni al penitenziario di Fox River per assurde accuse di voyeurismo, purtroppo nessuno credette che osservavo coppie di innamorati per la scienza, riuscii a pubblicare su Scientific American il mio trattato “Speriamo che duri. L’attesa del tram come rappresentazione inespressa dell’amore atteso a San Valentino”

Nel mio geniale trattato scientifico, dimostrai che le persone non vogliono che il tram arrivi.
Loro vogliono attenderlo, desiderarlo, invocarlo, ma mai possederlo obliterando il biglietto.
Questo perché l’uomo è nato per avere paura.
La paura salva l’uomo dal pericolo e il pericolo è nella natura.

Mi spiego con un esempio che usai alla prima lezione di Semantica del Divino Amore, presso la gloriosa Fondazione Brass.

L’uomo che crede in Dio.
Lo venera, lo invoca, lo desidera, lo vuole, un po’ quasi come per il tram ma, attenzione questo è il punto chiave, non lo vuole!
Se l’uomo volesse Dio morirebbe per averlo!
Invece no, si ostina ad aggrapparsi alla vita.
Fa di tutto per non morire!
Non c’e’ coerenza!
Vuole Dio, lo ama e non vuole stare con Lui?!

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San Valentino, la festa degli innamorati
(in attesa)

Aspetta il tuo amore a San Valentino ma spera che non venga, perché ogni maledetto San Valentino potrai essere una delle poche che veramente festeggerà l’amore.
Del resto definiamo l’amore come una dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità, o la soddisfazione sul piano sessuale, senza pensare che la sua massima elevazione è nella Sua attesa.

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    Sanremo, il segreto per vedere il festival della canzone italiana

    Il segreto

    Appena inizia la canzone, cambia canale.
    Tre minuti per scaricare la frustrazione, deprimersi con altri programmi, riprendersi con un inutile zapping.

    Scaduta la fuga, torna su RaiUno.

    Sanremo 2017: il segreto per vedere il festival della musica italiana

    Sanremo, a chi interessa la musica?

    Al festival della canzone italiana, la musica è l’attrice non protagonista.

    Il film 2017 è la replica di se stesso e viene trasmesso in loop dal 1951.
    Il cast è il solito: vecchie mummie resuscitate, giovani fantasmi invisibili.

    I primi utilizzano la nostalgia in bianco e nero, i nuovi il moderno hashtag.

    Il risultato è il medesimo: i «mostri», riuniti nell’arena mediatica, lottano per il minuto di celebrità.

    La canzone?
    Arriva ultima.

    Dopo il vestito firmato, la scollatura falsamente casuale, la finta gaffe studiata nel dettaglio, lo scandalo programmato.

    Per la gioia di tutti.

    Appello alla Nazione

    Il segreto per godersi il festival, dunque, è tra le nostre mani.
    Alla prima nota, veloci come il fulmine, pigiamo sul telecomando e polverizziamo il «mostro» di turno.

    Scappiamo da Sanremo, senza esitare.

    Perché loro giocano con i nostri sentimenti: al primo cedimento, ci fregano con l’sms del televoto.

    Raccogli l’appello.
    Segui l’esempio di milioni di cittadini.
    Guarda Sanremo.
    Ma non ascoltare le canzoni.

    Svelato il segreto, ora tocca a te.
    Ce la farai?


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    Silvia Ruotolo, la tragedia che la storia non spiega

    Silvia Ruotolo, giovane mamma

    «Silvia Ruotolo
    (1958 – 1997)
    vittima innocente della barbarie camorristica»

    La targa a Piazza Medaglie d’Oro – nel centro del Vomero, quartiere collinare di Napoli – mi lascia esterrefatto.
    A pochi metri, dei giovani bivaccano nel campo di basket mentre, al lato opposto, dei cani corrono felici nell’«area di socializzazione» a loro dedicata.

    Una piazza con diverse anime, un mix tra il ricordo della tragedia e la necessità di andare avanti.

    Quante volte sono passato?
    Di corsa, per shopping o per una passeggiata.
    Mai soffermato a leggere la drammatica storia, l’intensità delle parole, la tragedia consumata.

    Piazza Medaglie d'Oro, la targa dedicata a Silvia Ruotolo, vittima innocente della barbarie della camorra

    Silvia Ruotolo, la fondazione

    La vicenda è nota a tutti e documentata con emozione sul sito della Fondazione Silvia Ruotolo.

    Leggere la cronaca colpisce ma guardare da vicino la targa dedicata alla giovane mamma resta una ferita dolorosa per chiunque.
    Anche dopo vent’anni.

    Indignazione, rabbia, vergogna: perché tanta ferocia?
    Quale follia spinge un uomo a sparare all’impazzata per strada contro un altro uomo?

    La fondazione Silvia Ruotolo ricorda la tragedia della giovane mamma

    Anni ottanta, l’inizio delle sparatorie

    Consulto Storia della camorra di Vittorio Paliotti, un testo fondamentale per comprendere le dinamiche della camorra, il cancro della nostra terra.

    Cerco una spiegazione impossibile tra le pagine di Storia.

    Il capitolo dedicato alle vittime innocenti di camorra cita gli anni ottanta come inizio delle violenze.
    Gli scontri a fuoco tra i clan avvengono per strada, per punire i rivali, per conquistare piazze di spaccio, per ribadire la superiorità.

    La pagina Wikipedia dedicata alle yittime innocenti della camorra parte proprio dagli anni ottanta.
    Un elenco infinito di nomi, un elenco infinito di dolore.
    Ogni nome una storia, ogni storia una tragedia inaccettabile.

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    La zummpata, il duello all’arma bianca (1500)

    Spiega Vittorio Paliotti: i camorristi – membri della Bella Società Riformata, l’organizzazione criminale che per quattro secoli ha taglieggiato Napoli (dal 1500 al 1912, poi annientata nel famoso e discusso processo Cuocolo) – da sempre usavano sfidarsi in duelli all’arma bianca.

    La zumpata, rito di iniziazione, combattimento rusticano per stabilire chi comandava, avveniva in un luogo pubblico (1500).
    Armati di pugnale, il duello tra camorristi promuoveva l’avanzamento di grado nella gerarchia criminale, risolveva discussioni, sentenziava la verità tra i litiganti.

    Il passaggio dal pugnale alla pistola si consumò nel XIX secolo ma l’utilizzo di un’arma da fuoco avveniva – a differenza della zumpata – in un luogo solitario.

    Sembra di follia dibattiamo ma, almeno, i passanti erano tutelati.

    La Storia (non) insegna

    Bastano due minuti.
    La pagina Wikipedia dedicata alla guerra di camorra degli anni 70 lascia sbigottiti.
    Servizi segreti, pentimenti, brigate rosse, suicidi ed omicidi, vendette ed esecuzioni, una scia di sangue inimmaginabile.

    A leggere la cronaca ci si scandalizza.
    Guardare Silvia negli occhi, invece, suscita rabbia ed emozione.
    Anche dopo vent’anni.

    La domanda è priva di risposta: perché accade?
    La Storia spiega ma la realtà resta inaccettabile.


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    Napoli all’imbrunire, una foto speciale

    All’imbrunire, panorama dalle mille luci

    All’imbrunire, la città sembra acquietarsi.
    Le mille luci sono lontane, i clacson impazziti giungono smorzati.
    Dopo una giornata frenetica, finalmente cala la sera.

    Fermo su una piazzola di via Girolamo Santacroce – la strada panoramica che dalla collina del Vomero porta giù Napoli, nel centro storico – parcheggio la bici.
    Col solito rituale, aziono il cavalletto, sfilo i guanti, tolgo la mascherina antismog e poi ll casco.
    Recarsi a lavoro in bici presenta impagabili vantaggi tra i quali, godersi la città e scoprire nuove prospettive.

    Osservo il panorama.

    Stavolta i mille colori della città rubano la scena al Vesuvio che, conscio del momento, si ritira in disparte.
    Le grandi star accettano la sconfitta (momentanea).
    Hanno la certezza che l’indomani, col sorgere del sole, torneranno a primeggiare.

    Napoli all'imbrunire: una foto magica per un'atmosfera speciale

    Foto e bici, binomio vincente

    La serata è tiepida, il gelo di gennaio è un brivido dimenticato.

    Osservo Napoli illuminata dalle mille luci.
    Immortalo il quadro mentre una coppia di fidanzatini, seduti su una panchina, si scambia sogni e baci.
    Dopotutto, il luogo ispira.

    Guardo il risultato.
    A volte succede: al fotografo di turno, baciato da un colpo di fortuna, con le impostazioni automatiche di un qualsiasi smartphone, cattura un momento magico.

    Soddisfatto, risalgo in bici.
    Il viaggio continua.

    Fino al prossimo scatto.


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    Sante Roperto e quelle magiche atmosfere della Calabria dimenticata

    Sante Roperto, La notte in cui gli animali parlano

    Ho un debole per i romanzi ambientati in Calabria, l’ammetto.

    Il mare alto già a riva, le lunghissime giornate trascorse in spiaggia (piena di sassolini), la pelle arrostita, gli alberi di fichi, il verde intenso, i paesini arroccati sulle colline, le strade desolate sotto il sole cocente, i volti degli anziani scavati dal tempo, le vacanze dell’infanzia.

    E dunque, riconosco ed amo le atmosfere profumate raccontante dal bravo Sante Roperto in La notte in cui gli animali parlano.

    Sante Roperto, l'autore di "La notte in cui gli animali parlano"

    Gli amori non vissuti

    La notte in cui gli animali parlano è ambientato tra le viuzze di Conflenti, piccolo paesino in provincia di Catanzaro che, scopro con divertimento, esistere per davvero.

    Il protagonista è proprio Conflenti – il paese – il luogo dove la storia inizia e tutto finirà.

    La trama, come un cerchio ideale, si chiude alla perfezione: passato e presente confluiscono nell’unico punto capace di concentrare i destini dei vari personaggi.

    Matteo e Claudia, l’amore giovanile non vissuto, si alimenta del ricordo.
    Ma il ricordo idealizza, pone su un immeritato piedistallo l’oggetto del desiderio.
    Il desiderio è anche forza: le mille vicissitudini di Alessandro, il nonno di Matteo, partito per la seconda guerra mondiale con il sogno di tornare dall’unico, grande amore della sua vita.

     

    Perché leggere La notte in cui gli animali parlano

    Trattasi un romanzo di pura evasione.
    Storia leggera, il libro alterna il presente (Matteo) col passato (nonno Alessandro), sempre incentrato sui sentimenti puri, tipici del tempo che fu.

    Scritto con uno stile lineare, le pagine corrono via veloci fino all’atteso finale.
    Piacevole, nostalgico al punto giusto, Sante Roperto non scade mai nei facili sentimenti.

    Dopotutto, chiunque di noi potrà ritrovarsi nelle riflessioni di Matteo e Claudia.
    Ed è il risulato al quale aspira l’autore:

    Ogni Lettore, quando legge, legge se stesso
    (Marcel Proust)

    Acquista La notte in cui gli animali parlano di Sante Roperto su Amazon!

     


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    L’amore non invecchia [Domande PerBeni]

    Se ti innamori di tua suocera

    “Caro Beni,
    amo una donna da due mesi.
    Il problema è che questa persona è mia suocera.
    Cosa devo fare?”
    Genny

    Quel mostro di mia suocera

    Antonio P. Beni risponde

    Caro Genny,
    il tuo è un problema che alcuni sprovveduti potrebbero definire “gerontofilia”.

    In effetti sembri proprio affetto da questo tabù se non fosse che tua suocera è in un polmone d’acciaio!

    Mi sono confrontato con il professore Whisky Allenth, noto psichiatra del comportamento umano nei confronti delle luci stradali e, con lui, ho concluso che tu sei affetto da una forma di “spettro autistico gerontofiliaco”.
    È una rara forma di disturbo che spesso porta alla morte per asfissia, parlo di tua suocera, tu rischi solo il carcere.

    Questo disturbo può essere guarito in un solo modo: devi avere un rapporto d’amore con tua suocera e poi con il polmone d’acciaio.
    Infatti, solo oggettivando potrai allontanare da te l’amore.

    Però devo avvisarti: questo processo di oggettivazione potrebbe portarti ad amare ancora di più tua suocera e/o il polmone d’acciaio, cosa che potrebbe crearti, in ordine:

    1. disturbi bi-polari, o a corrente alternata
    2. cambio colore dei capelli, diventerai biondo per colpa del ossigeno
    3. ritiro della patente
      – Inibizione ai pubblici uffici
      – Reversione pensione
      – Percezione errata dello spazio, crederai che le dimensioni saranno solo 2
      – Varie ed eventuali

    L’amore è una cosa meravigliosa, ancestrale, antica come l’uomo.
    Nel tuo caso, come la tua nonna.

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      Ficarra e Picone: l’onestà vale solo per gli altri?

      E se giungesse un Sindaco integerrimo?

      Esco dal cinema con un senso di vergogna.
      L’ora legale, il nuovo film di Ficarra e Picone, lascia interdetti.

      La trama è incentrata su una domanda semplice dalla risposta non scontata.

      L’italiano si lamenta della malapolitica.
      Istituzioni corrotte, politici-ladri, nessuno compie il proprio dovere, meritocrazia assente, favori ad amici e parenti invece di operare per il bene comune.

      Ebbene, se per una serie di coincidenze assurde, il Sindaco della tua città (piccola o grande, al sud o al nord) è una persona onesta, integerrima, incorruttibile, applica la Legge senza preferenze alcuna, rispetta le regole: come reagisce la società? 
      (attenzione, parliamo di un Sindaco che, in altri Paesi, è «normale» mentre da noi sembra un alieno)

      L'ora legale, il nuovo film di Ficarra e Picone

      Italiani, popolo senza regole?

      Siamo un popolo senza spina dorsale?
      Allergici ad ogni tipo di regola del vivere civile?
      Esiste una remota possibilità di cambiare la nostra nazione?

      L’ora legale strappa risate amare su assurdità nostrane nelle quali ci riconosciamo perché vissute in prima persona.
      Il film ha il merito di scuotere lo spettatore assuefatto alla ordinaria inciviltà che appare oramai ineluttabile.

      Una fotografia comica e penosa dei nostri tempi, un film che non ti aspetti dal duo siciliano.

      Perché al di là delle facili battute sulle difficoltà della raccolta differenziata, dell’accettazione del parcheggio in doppia fila, dei favoritismi per il non-rispetto della coda — è in discussione la cultura di un paese.

      E’ facile criticare il prossimo ma essere onesti implica anche una serie di sacrifici individuali, l’azione in prima persona, il rifiuto del compromesso.

      Siamo capaci?

      L’onestà? La pretendiamo solo dagli altri

      Vogliamo onestà dalle Istituzioni?
      Pretendiamo trasparenza dai politici?
      Esigiamo il rispetto delle regole?

      Concetti affascinanti ma validi per gli altri.

      Noi, invece, siamo esenti: gettiamo il sacchetto dell’immondizia a tutte le ore, accettiamo un favore dal politico di turno ma spariamo, sbraitiamo, urliamo contro il vicino se deposita il sacchetto fuori orario oppure è un raccomandato.

      Assolviamo noi stessi e condanniamo gli altri: la ricetta è servita.
      Ma dove ci porterà questo atteggiamento egoistico?

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      L’ora legale, la conferenza di Ficarra e Picone


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      Foto d’inverno: la bellezza di pedalare per Napoli

      Lungomare liberato, anche d’inverno

      La pioggia polare caduta in questo freddo gennaio, costringe allo stop.
      Per sgranchire la gamba, al primo raggio di sole, non mi resta che salire sul sellino e pedalare.
      Destinazione: lungomare liberato.

      Lungomare liberato di Napoli, da godere anche d'inverno

      Il Vesuvio innevato e Castel dell’Ovo: le star

      Con piacere, accolgo l’invito di un amico.
      Pedalare in due è sempre un’esperienza divertente.

      Carichiamo le batterie delle nostre e-bike, tute termiche, guanti, caschetto.
      Nonostante un vento fastidioso, la temperatura, in questa domenica di fine gennaio, è accettabile.
      Si parte!

      In giro per Napoli in bici, poco traffico, molti ciclisti.

      Dal lungomare liberato, uno scatto al Vesuvio innevato è obbligatorio.
      Ma la vera diva, resta il mitologico Castel dell’Ovo.

      Il bianco e nero aiuta a trasferire la magnifica atmosfera del lungomare d’inverno?

      Castel dell'Ovo, la star del lungomare di Napoli

      N’Alberto,  la novità

      Quest’anno, la novità si chiama N’Albero.

      L’osservo, ci giro intorno, lo guardo con circospezione.
      Mi piace.

      Come in una bilancia magica, N’Alberto rappresenta il secondo peso per equilibrare l’indiscussa supremazia del castello.

      Impresa ardua ma N’Albero – con la sua giovanile audacia – può infastidire l’icona assoluta?

      Lungomare di Napoli, NAlbero non è la superstar

      Napoli vista da Posillipo

      Dal lungomare, decidiamo di salire: direzione Posillipo.
      La vetta è distante, la forte salita presenta ben presto il conto.

      Pedalo con fatica – nonostante l’aiuto del motore elettrico.
      Folate di vento gelido tagliano il volto come rasoi.

      Osservo il mio amico dinanzi pedalare con convinzione.
      Ruota nella ruota, sembriamo Coppi e Bartali scalare le vette in quelle leggendarie immagini in bianco e nero.

      Prima che ci scambiassimo la borraccia, il ronzio del motore elettrico ci riporta alla realtà.
      Sostiamo su una terrazza panoramica.
      La fatica vale il premio: la foto da cartolina è servita.

      Napoli vista da Posillipo, la foto da cartolina è servita

      Tappa cittadina da 23 km

      Il computer di bordo segna 23 km percorsi in due ore.
      Un piacevole allenamento, le due ruote regalano sensazioni speciali: senso di libertà,  piacere di vivere la città appieno, giusta fatica nelle gambe, amicizia.

      Una spremuta d’arancio e via.
      Si torna a casa.
      Con la voce rauca.
      Ma felici.


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      Amore in the Sky [Domande perBeni]

      Sky, la passione dopo la disdetta

      “Ciao Beni,
      spero che almeno tu abbia passato un felice Natale.
      Io no.
      Sono stato ore e giorni a leggere quella lettera. 
      Lacrime e rabbia, pazzia e disperazione.
      Sentimenti contrastanti per un amore contrastato.
      Il primi dicembre ho fatto disdetta a Sky ma ho ricevuto una lettera struggente in cui mi chiedevano di non terminare il nostro rapporto.
      Cosa devo fare?”
      CieloMiaMoglie76

      La lettera struggente di Sky dopo la disdetta, come comportasi? I consigli di Antonio P. Beni, esperto in AMORE (con la «a» minuscola)

      Antonio P. Beni risponde

      Mio triste CieloMiaMoglie76,
      ho passato un felice Natale, grazie.
      Mi dispiace che il tuo non sia stato degno del consumismo occidentale.

      Anche alcuni dei miei amici hanno provato a lasciare Sky o Premium, e anche loro non ci sono riusciti.

      Ricordo come se fosse ieri, ma era l’altro ieri, che Giorgio, il mio amico appassionato di Lirica rupestre, ricevette la lettera da Sky.
      La moglie, pace alla sua anima, gli consigliò di non aprirla, di non farsi tentare.

      Purtroppo Giorgio non riuscì a resistere e lesse quelle parole tristi, speranzose e piene di promesse.

      La sua parabola, come per la tua, iniziò in quel preciso momento a scendere, mentre risaliva quella di Sky.

      Il mio amico non aveva mai ricevuto una tale lettera d’amore, non aveva mai sentito tanto affetto.
      La moglie, che riposi in pace, non lo amava, o meglio non come Sky.

      Se il tuo cuore non ha mai galleggiato sui canali della pay tv, allora non puoi dire che abbia amato.

      I nostri avi, pace alla loro anime in bianco e nero, vivevano nell’arido etere di due canali, di assenza di telecomandi e di tasti analogici grandi quanto l’ombelico di un lottatore di Sumo.

      CieloMiaMoglie76, non devi sentirti in colpa per avere tentato di lasciare il Satellitare, perché “lui” è al di sopra di tutto e perdona gli ingrati, soprattutto se tutte le fatture sono saldate.

      Non posso dirti cosa fare, solo tu, pace alla tua anima, puoi decidere, ma posso darti tre avvertimenti:

      • Lasciare qualcuno comporta sempre dei costi.
        In questo caso la penale sarà peggiore di un divorzio
      • La TV generalista non ha più nessuna novità.
        Tornare a Rai o Canale 5 potrebbe spingerti a pensare di essere tornato nel passato. Costanzo, Pippo Baudo e KristalBall ci sono ancora!
      • Ti sentirai solo, perché chi vive senza PayTV non ha amici, non ha famiglia e spesso non ha moglie.
        Infatti la tua è andata via, pace alla sua anima.

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        Bimbi scomparsi, la mia pagina 404 per la ricerca

        La tragedia dei bimbi scomparsi

        Aderisco con rabbia alla campangna lanciata da notfound.org.
        Per ricordare il volto di un bimbo scomparso.
        Per non assuefarsi ad un dramma immenso.

        Bimbi scomparsi, la pagina 404 Not found di faCCebook.eu

        Da Concita De Gregorio a Riccardo Scandellari

        Prima Mi sa che fuori è primavera, il drammatico libro di Concita De Gregorio che racconta la storia di Irina Lucidi, la mamma di Alessia e Livia di sei anni rapite nel 2011 dal folle marito/padre e non ancora ritrovate.
        Poi il post Dona la tua pagina 404 alla ricerca dei bimbi scomparsi di Riccardo Scandellari per pubblicizzare l’iniziativa di notfound.org.

        Per anni trascuri il dramma, poi – all’improvviso – due clic ti sbattono in faccia la tragedia.

        Ogni anno in Europa viene denunciata la scomparsa di 250.000 bambini, una ogni due minuti

        A riflettere, c’è da impazzire.

        Cos’è la pagna 404 not found

        Il messaggio «404 Not found» indica l’accesso ad un contenuto del sito inesistente.
        Accade, ad esempio, quando cancelliamo un post ma restano attivi i link condivisi sui social.

        Questioni rare, concordo, ma non impossibili.

        La causa dei bimbi scomparsi è talmente raccapricciante che vale la pena sfruttare ogni angolo remoto del web per combatterla.

        faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

        La propria pagina 404 per Missing Children Europe

        Per i webmaster, basta seguire i seguenti, semplici passi:

        • registrare il proprio sito web su notfound.org
        • scaricare il pacchetto
        • copiare ed incollare il codice nel file .htaccess
        • trasferire la pagina 404.html sul server

        Per i siti WordPress

        • registrare il proprio sito web su notfound.org
        • accedere alla pagina 404.php presente in wp-content/themes
        • incollare il codice generato nel file 404.php

        Ecco un esempio di appello per la pagina 404 not found.


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        El Cafesino, buon primo compleanno!

        El Cafesino, auguri!

        El Cafesino compie un anno.
        Andrea ed Erika, genitori felici, festeggiano orgogliosi.
        Fieri della giovane creatura, offrono caffè e pasticcini agli amici.

        L’evento mondano non passa inosservato agli occhi attenti del sottoscritto, reporter on the road del Centro Direzionale di Napoli.

        L’inchiesta scotta – come il buon caffè di Andrea.
        Perché la data di nascita di El Cafesino è la prova schiacciante: si tratta di un chiaro caso di destini incrociati.

        Erika, moglie di Andrea e mamma de El Cafesino

        El Cafesino e Maticmind

        Gennaio 2016, nasce Maticmind Napoli
        Poco distante, i vagiti di El Cafesino attirano la nostra attenzione, novelli abitanti dell’isola G6.

        Soffia il vento di febbraio, cade la pioggia pazzarella di marzo, ci scongeliamo con il primo, dolce sole di primavera, cerchiamo refrigerio dal caldo torrido d’estate.
        Insieme ad Andrea, Erika ed i ragazzi dello Staff, trascorriamo le nostre pause di lavoro: al bar, sempre disponibili, ad ogni stagione, pronti a rifocillarci.

        E’ trascorso il primo anno.
        Volato via tra mille novità.
        Andrea Petringolo, emozionato, ringrazia e saluta da dietro al bancone – come sempre.

        La giovane famiglia guarda avanti: il tempo di un brindisi e poi si torna a sfornare caffè per tutti i gusti.

        Andrea Petringolo, papà de El Cafesino

        Lo Staff

        Dietro ogni successo, opera sempre una squadra coesa.

        Uno scatto per immortalare i collaboratori di Andrea ed Erika: Stefany, Cosmin, Francesca (manca all’appello l’altra Francesca).

        Sono – a tutti gli effetti – parte essenziale della grande, giovane famiglia di El Cafesino.

        El Ccafesino, lo staff

        Niente «mostri», oggi si festeggia!

        Oggi (9 gennaio) è un giorno di festa.
        Niente «mostri» da combattere, amici  Lettori, c’è da festeggiare un compleanno.

        Depongo lo smartphone nel taschino, mi accomodo, gusto un un buon caffè.
        Da El Cafisino, ovviamente 🙂

        El Cafesino, il bar al Centro direzionale isola G7


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        Dove il Mare Luccica [Domande perBeni]

        La richiesta della Sirena

        “Ciao, da oltre un mese ho una relazione con una Sirena.
        Da qualche settimana abbiamo dei problemi, lei vuole farmi conoscere i suoi genitori, ma io non so nuotare”
        Ulisse88

        La sirena, di Antonio P. Beni

        Antonio P. Beni risponde

        Caro Lettore,
        sono stato mezzo mozzo sul Nautilus col Capitan Nemo e ho avuto una storia con una Sirena di nome Antefatta.

        Il nostro amore era puro e cristallino come le acque del Pacifico.
        Era bellissima con le sue lunghe trecce bionde, i suoi occhi verdi e la sua pinna gialla.

        Antefatta amava lanciare il bastone ai pescecani, fare gavettoni e cantare.
        La sua voce soave mi faceva dormire sogni tranquilli, ero felice.

        Un giorno però Antefatta scoprì che con il Capitan Nemo mangiavo i bastoncini Findus.
        Rimase inorridita da quella scena, ancora oggi ricordo i suoi occhi rossi e le sue branchie fissarmi con disprezzo.

        Sua madre era stata presa per errore con la rete a strascico e inserita nella catena alimentare con una panatura croccante.

        Due giorni dopo mi lasciò per mettersi con un merluzzo ed io rimasi come un baccalà.

        Caro Ulisse, il consiglio che posso darti è di accontentare la tua sirena in tutto.

        Se non sai nuotare, devi imparare.
        Ci sono corsi per gente come te in ogni piscina comunale e non preoccuparti della pressione dell’acqua sotto i 100 metri, basta non pensarci.

        Ricorda però di non commettere uno dei seguenti errori, perché il mare è grande e i pesci che possono portarti via la tua sirena sono tanti.

        1. Non lamentarti se le pinne sono fredde.
          Alle sirene piace se sotto le coperte gli scaldi le pinne
        2. Non mangiare i bastoncini findus.
          Le sirene mangiano pesce, ma non sopportano che sia panato, in ogni famiglia di mezzi pesci almeno un componente è stato catturato ed impanato.
        3. Non ordinare al ristorante la Pizza Mare-Monti.
          La tua sirena potrebbe pensare che sei fedifrago.
        4. Ricorda che alle sirene non piace la pasta asciutta.
          Tutto deve essere umido.
        5. Non regalare perle, per loro è la pupu dell’ostrica.

        Fammi sapere com’è andata la cena con i suoceri e se dovessi incontrare Antefatta, dille che da allora non impano neppure la cotoletta alla milanese.

        Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

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