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Fidel Castro, dittatore o rivoluzionario? La parola a Rosario, conoscitore di Cuba [FOTO]

Fidel Castro, la libertà prima di tutto

Se limiti la libertà, sottrai ad ogni singola persona l’area per respirare.
Ogni giorno.
Ogni istante.

Anche se garantisci l’istruzione per tutti, gli ospedali per le fasce deboli, costruisci ponti e scuole.
Resti un dittatore.

Regime politico caratterizzato dalla concentrazione di tutto il potere in un solo organo, monocratico o collegiale, che l’esercita senza alcun controllo (fonte Treccani)

Privare la libertà ad un popolo con l’uso indiscriminato della forza e la legge della violenza, è un macigno che affossa ogni altra azione.

Non esistono spiragli di discussione: Fidel Castro, per il sottoscritto, resta un dittatore.

Filde Castro, dittatore o rivoluzionario? Le parole di Rosario, conoscitore della relatà di Cuba

Per i cubani, chi è veramente Fidel Castro?

Oggi, con interesse, rileggo l’intervista rilasciatomi da Rosario nel lontano 2012.
Il mio amico, in varie occasioni, ha visitato Cuba e conosce la realtà oltre la cartolina disegnata per i turisti.

Le domande miravano a capire una semplice verità: come vivono i cubani? Ed il governo di Fidel Castro, come viene percepito?

A Voi, Lettori, un estratto dell’intervista a Rosario.

L’intervista del 2012 (un estratto)

D: Rosario, da quanti anni viaggi in America Latina ed in particolare frequenti Cuba?
R: Viaggio in paesi “hispanohablante” ormai dal 2005 e devo dire la verità, soprattutto Cuba, la sento mia è come se fossi davvero a casa mia.
Quest’anno è la terza volta che vado nell’ “isla grande”.

D: Cuba l’immagino come un’isola dalle molteplici facce: la prima “cartolina” che mi viene in mente è la povertà nella quale vivono la maggior parte delle persone e la voglia dei molti di scappare dalla dittatura e raggiungere le coste degli Stati Uniti. Confermi questa mia impressione?
R: La verità che tutti vogliono cambiare aria, però è praticamente impossibile uscire dal paese. Però, al dire il vero, alla povertà visibile ovunque ci sono altrettante sacche di ricchezza, praticamente chi lavora nel turismo o nel contrabbando e soprattutto i diplomatici dello stato.

I cubani come considerano Fidel Castro?

D: a me sembra assurdo anche solo nominare la parola “dittatore”.
Siamo nel 2012, i cubani come possono tollerare la presenza della famiglia Castro? Regime, censura, militari, tv di stato … tutti questi concetti “fanno a cazzotti” con la libertà. Allora Rosario ti chiedo in che percentuale Cuba si può definire un’isola LIBERA? Il regime è opprimente e sanguinario? Esistono tutt’oggi forti limitazioni per i cittadini? Ci sono spiragli di apertura del governo? Ed hai mai sentito nominare la parola “democrazia” a Cuba?
R: Nessuno parla di dittatura o governo in pubblico, la parola “Fidel” è bandita dal vocabolario cubano tutti evitano di pronunciarla per non avere problemi. Comunque con l’avvento di Raul, il fratello minore di Fidel Castro, c’è una lieve apertura al cambiamento infatti sono avviate varie riforme su tutti i fronti che, a quanto pare, hanno giovato solo a poche persone, è facile immaginare a chi!
L’isola in realtà è “libera” solo per i turisti e una amica cubana mi diceva che loro si sentono stranieri nella loro terra.

Cuba, paradiso per i turisti: ma quale è la verità?

D: penso ai cubani come a delle persone semplici ed ospitali, amanti della musica e del divertimento. Veramente i cubani sono persone allegre (nonostante tutto) oppure è un luogo comune?
R: Si, in realtà sono molto umili e ospitali e quel poco che hanno te lo danno senza compromessi. La cosa che mi sconvolge che tutti si divertono senza avere un “peso” in tasca, l’effetto contrario di qui dove ci sono i soldi e nessuno si sa divertire. Tutti sono amanti dei balli latino-americani, li vedi ballare dappertutto, nei locali, in spiaggia, in strada mentre passano le auto, oramai sono abituato però è uno spettacolo indimenticabile per chi non lo ha mai visto. La filosofia del cubano è “oggi rido perché non ho niente, domani rido perché posso avere qualcosa”.

D: a tal proposito, come è la vita by night a Cuba? E’ veramente il “paradiso” di molti uomini occidentali che vanno alla ricerca del sesso-facile oppure è solo una leggenda metropolitana?
R: Dipende che cosa cerchi. Purtroppo di leggenda oggi c’è ben poco, chiaro che è il paradiso di molti ultrasessantenni che vedi abbracciati con ragazzine diciottenni. Questo a Cuba si chiama”economia”.

Cuba, la vita di notte parte dell'economia del paese

D: ci descrivi una giornata tua giornata tipica a Cuba?
R: Al mattino: colazione in casa particular, un giro per la città tra i vari mercatini di artigianato locale, piscina o spiaggia a Playa del Est, pranzo a sacco o in uno dei ristorantini che danno sulla spiaggia.
Pomeriggio: un giro per la città vecchia, tra monumenti, fortezza e le stradine di La Habana Vieja, ovviamente non manca la visita alla fabbrica di sigari o al museo del rum, poi ritorno a casa a riposare.
Sera: cena in un ristorantino italiano, poi le solite cose, un café all’aperto dove fanno musica dal vivo, o una disco o un locale solo per turisti.
Tutto questo lo si può fare anche accompagnati da “amiguitas” cubane.

D: come i tutti i paesi poveri, anche su quest’isola dei Caraibi esiste una forte differenza tra le zone frequentate dai turisti e i luoghi dove vivono i cubani?
R: Attualmente si, ci sono zone accessibili solo ai turisti, previo pagamento di un pedaggio, che ovviamente i cubani non possono permetterselo.
Per esempio l’accesso alle belle spiagge e ai complessi turistici di Varadero, l’accesso ai cayos, l’ingresso al centro storico patrimonio dell’UNESCO della città di Trinidad. Però se si vuole vedere la vera Cuba bisogna uscire dalle città e inoltrarsi nelle zone che chiamano “del campo”, baraccopoli a cielo aperto frequentate esclusivamente dai cubani.

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Cuba, dall’album del 2012 di Rosario


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Vicini ma non troppo [Domande perBeni]

Amore condominiale

“Caro Beni,
due giorni fa ho iniziato la relazione con una vicina, sposata con un carabiniere e con una figlia di 7 anni. Nel condominio si è saputo sei secondi dopo il nostro primo bacio, eravamo a casa mia.
Come possiamo continuare se i vicini sono spie della CIA?
Vorrei evitare che la Beretta del marito facesse breccia nel mio cuore.”
Condomino89

Attrazione fatale in condominio

Antonio P. Beni risponde

Mio caro Condomino89,
non ci crederai ma sono stato anch’io un vicino.

So che nell’immaginario dei miei fans appaio come un nobile intellettuale da assaporare la sera davanti al camino.
Come un brandy invecchiato diciannove anni.
Ma per nove giorni sono stato anch’io un plebeo come voi.

In quei nove giorni, oltre a riacquistare l’uso delle gambe e braccia, pensa che non c’era nessuno a lavarmi i denti, scoprii il micro clima del condominio.

Nell’era della globalizzazione, ogni prima espressione dell’uomo è di divisione.

Dal villaggio globale di McLuhan, l’uomo tende a diventare cittadino di una nazione, poi di una regione, poi di una città, poi di un quartiere ed infine, se gli va male, di un condomino.

Le divisioni poi non terminano qui.
Il problema che ogni divisione diventa poi moltiplicazione.

Dal condominio le notizie viaggiano verso il quartiere, poi città, poi regione, poi nazione, fino al villaggio globale.
Una o più di queste moltiplicazioni potrebbe intercettare il carabiniere e tu potresti essere intercettato dalla sua pallottola.

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La soluzione

Il vostro problema, tuo e della fedifraga dal terzo piano, è molto serio.
Per fortuna, in quei nove giorni in cui misi a repentaglio la mia reputazione per colpa di Silvio Orlino, un anziano signore operato ai testicoli due anni prima, riuscii a trovare la chiave matematica per rendere nulle le operazioni.

La cedo a te, sperando che la preserverai come fosse un figlio legittimo, come l’ultima fetta di pastiera, come l’ultima sigaretta da ex tabagista.

Domani mattina, bussa alla porta della tua amante, appena lei aprirà tu dovrai dire sotto voce, mi raccomando che sia impossibile da sentire così che tutti sentiranno, che sei venuto a conoscenza che la signora del quarto piano è l’amante sia dell’amministratore, sia del portiere del palazzo e due giorni fa per ottimizzare i tempi ha organizzato una orgia.

Poi, sempre come se fosse un segreto che neppure a te stesso vorresti raccontare, annuncia che hai saputo che il costruttore, in un bar di Nepi, dopo otto birre analcoliche, ha dichiarato che il condominio è prossimo al crollo, dato che ha usato il DAS al posto del cemento.

Vedrai che il moltiplicatore di notizie arriverà al Villaggio Globale in pochi minuti, e potrai anche presentarti nudo dalla tua amante.

Nessuno è interessato a vecchie notizie, soprattutto se sono banali.
Parafrasando un noto affabulatore, “è il nuovo che avanza”.

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    Io faccio la mia parte: vado al lavoro in bici

    La medaglia del Comune di Napoli

    La mia personale medaglia l’ho guadagnata seduto sul sellino della bici.
    Da quasi un anno, pedalo per recarmi in ufficio.

    Non sono un ciclista, beninteso.
    Utilizzo la pedalata assistita per spostarmi in città.

    Io faccio la mia parte: vado al lavoro in bici: la medaglia del Comune di Napoli

    Al lavoro in bici, anche in inverno

    Non pretendo pacche sulle spalle, ovvio.
    Pedalare è una scelta personale e come tale è opinabile.

    Però, giunto a novembre inoltrato ancora in sella e sempre più soddisfatto dei viaggi metropolitani sulle due ruote, oltre a condividere i consigli per sopravvivere e come evitare i pericoli celati ad ogni metro, premio la costanza del sottoscritto con una onificerenza (virtuale ma sentita).

    Rubo ai dipendenti del PAN (il Palazzo delle Arti) la medaglia assegnata dal Comune di Napoli ai lavoratori che si recano al museo in bici e me l’affibbio al petto.

    Un nuovo quadro nella mia casetta digitale.
    Una medaglia della quale sono particolarmente orgoglioso 🙂

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    I sensi, questi sconosciuti [Domande perBeni]

    Amore in cucina

    “Egregio dr.Beni la seguo da sempre! Il mio cruccio è la cucina, alchimia di sapori ed odori, per me é una vera passione.
    Cucina e creo , anche mentre dormo, ricette sempre nuove e cucino per lui, Anselmo.  Potrei cucinargli anche una scarpa e la sua affermazione sarebbe sempre la stessa: buono!
    Me lo dice da 5 anni, non aggiungendo altro.
    La mia domanda é ha senso continuare per chi forse non ha i sensi?”
    (Golosacreativa)

    Amore in cucina, risponde Antonio P. Beni esperto in aMORE (con la «a» minuscola)

    Antonio P. Beni risponde

    Cara Golosacreativa,
    durante la guerra del Golfo ho affrontato lo stesso problema.
    Ero il Generale addetto alla mensa per l’esercito Iracheno.
    Al tempo avevo sperimentato un menù a base di lisca di pesce disidratata, uova in cartoccio e zucchine saltate su mine.

    Le truppe non apprezzavano , loro volevano altro, qualcosa di rozzo, di volgare e con glutammato.

    Fu così che mi proposi come infiltrato nell’esercito americano.
    Dovevo scoprire cosa il nemico mangiasse per essere così pieno di gioia.

    Entrai nel esercito USA grazie ad coupon scaricato su iOmaggi.

    Presto capii che non era cosa si preparava ma Come si presentava la cosa … le pietanze dovevano dire “‘mangiami che poi il colesterolo sale come se vedesse Miriam Leone nuda su un letto di foglie di croccante pancetta”.

    Intanto però la guerra era finita e tornai a fare lo spazzacamino in Corea del Nord.

    Prova a servire ad Anselmo una tartare di pesce spada con melanzane saltate adagiate su una fonduta di latte e menta.

    Prima di servire, annuncia, avendo cura di essere nuda “Amore non mangiarla ti farà malissimo” e poi con la mano destra prendi una manciata di cibo dal piatto, ingoialo come se non avessi mangiato da mesi e poi leccati le dita lentamente.

    Vedrai che le cose cambieranno, soprattutto se ci fai un video per YouTube.

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      Rocky V, polpettone a stelle e strisce o film capolavoro?

      Rocky V, papà distratto

      Tra un Apollo Creed prima avversario, poi amico-allenatore ed un reganiano «ti spiezzo in due», mi era sfuggito il Rocky-genitore-distratto.

      Colmo la lacuna: becco Rocky V nello zapping serale mentre fuori impazza la tempesta.
      Vento e pioggia, meteo perfetto per godersi un film dopo cena.

      La stanchezza avanza, cerco trasmissioni leggere per non cadere tra le braccia di Morfeo nei successivi nove minuti.

      Riconosco subito la musica, le note di Gonna fly now mi inchiodano sul divano.
      Getto il telecomando, salgo sul ring ed all’ultimo fotogramma sono ancora arzillo.

      Rocky V, film cult

      Rocky V, l’ultima battaglia (da genitore)

      Il regista indugia sugli occhi della tigre, lo sguardo cruento, la voce profonda di Ferruccio Amendola imprime la scena nella memoria.

      Il vecchio, indomito Rocky combatte l’ultimo match contro Tommy Gunn, l’allievo traditore.
      Per riconquistare il rapporto col figlio, trascurato per allenare il giovane boxer e rivivere, attraverso le vittorie del suo pupillo, la gloria passata.

      Scena cult1: «Il mio ring è la strada»

      Rocky accetta la sfida.
      Non sul ring – come vorrebbe lo show business per speculare sul Campione mai dimenticato (anche se, il nostro eroe non naviga nell’oro).
      Per strada, dove tutto è iniziato.

      Il Rocky-papà vincerà la battaglia più importante?
      Riconquistare la stima del figlio per essere un genitore attento e presente?

      Scena cult2: «Toccami e ti denuncio»

      Altra scena cult: il colpo del KO al «mostro».

      Non può bastare una semplice minaccia di querela per fermare lo Stallone Italiano.
      Un fendente ben assestato e la sanguisuga vola al tappeto.

      Segue standing ovation del quartiere con benedizione del parroco, la sete di giustizia del pubblico è appagata.
      Il provocatore è servito.

      E’ proprio vero: il genitore è il mestiere più difficile del mondo.
      Anche per Rocky Balboa 🙂


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      La vecchiaia di un amore giovane [Domande perBeni]

      La crisi del secondo giorno

      Gentile Beni, la mia ragazza, dopo due giorni di fidanzamento, è in crisi.
      Ha paura che stiamo invecchiando perché ci siamo impegnati in una storia seria. Secondo me ha ragione. Però ho il sospetto che mi voglia in realtà scaricare?” 
      Tenerone99

      La vecchiaia di un amore giovane

      Antonio P. Beni risponde

      Carissimo Tenerone,
      ho letto e riletto la tua missiva e capisco che due ragazzi come voi stanno rischiando di mandare tutto in malora, solo perché siete giovani.

      Mi domando perché due ragazzi come voi si facciano tanti problemi.
      Anch’io, a dodici anni, sono andato a convivere con la mia prima moglie.
      A tredici lavoravo in miniera e, a quindici anni, avevo due figlie.
      Carestia e Inedia.

      La vostra è la classica sindrome da Vecchiaia di un amore giovane.

      Durante la seconda guerra mondiale, il mio medico personale, il compianto dottor Scapagnini, si impegnò in una ricerca basata sull’acqua minerale della fonte del Foceto.
      Località segreta, in cui solo i grandi uomini del tempo potevano inzuppare i propri corpi.

      Secondo Scapagnini, questa fonte faceva restare giovani.
      Tra la metà degli anni novanta e i primi quindici del duemila, realizzò uno studio su cavie umane per dimostrare l’efficace della sua fonte.
      Come effetti collaterali si ottenne che un suo assistito, coinvolto nello studio, divenne per vent’anni il capo indiscusso del Governo.

      L’amore non ha età, amava dire il profeta Esachiele di Eremo mentre fu arrestato per pedofilia canina.

      Posso consigliarvi qualche esercizio per rassicurare il vostro fidanzamento:

      1. Non occupare lo spazio dell’altro.
        Se un giorno la tua amata dovesse chiederti di partecipare ad una gheng-band , apriti e lasciale un po’ di spazio, di solito ce n’è per tutti.
      2. Accetta i compromessi per amore.
        Amore è il contrario di compromesso, ma se non scendi a compromessi non trovi l’amore. Un paradosso che solo chi è stato beatificato può capire. Impara a dire sì come i cagnolini di plastica dietro le auto
      3. Non essere gelosi, ma occorre esserlo.
        Un mio amico, Otello di Rieti, diceva sempre che la gelosia è una brutta bestia, ma occorre sempre tenerla ad un guinzaglio lungo. Otello è sempre stato un illuminato, soprattutto quando mischiava LSD alla Crema di Pistacchio.

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        Faccio brutto [Domande perBeni]

        L’amore rende belli?

        “Ciao Beni, io e mio marito siamo brutti, ma tanto brutti che neppure ci guardiamo allo specchio, cosa che ci fa ancora più brutti.
        Perché l’amore non ci rende belli?”
        Sgorbiolina69

        L'amore rende belli?

        Antonio P. Beni risponde

        Cara Sgorbiolina, 
        L’amore rende belli dentro e anche fuori, come l’acqua minerale.

        Se a voi non succede possono esserci diverse motivazioni.

        Quando ero uno scienziato pazzo nello studio del dottor Frankenstein, ricordo che facemmo alcuni esperimenti su animali da compagnia.
        La domanda a cui non trovammo risposta
        immediata era perché questi animali, pur essendo brutti, erano accettati dai loro padroni.

        La risposta arrivò dodici anni dopo, da un trattato scientifico che trovammo in un fossato mentre si scavava per realizzare la metropolitana.

        Era scritto in una lingua ormai perduta, ma grazie a Google Translate trovammo la traduzione.
        Riporto solo la frase più significativa:

        “Ogn scarafone è bell a mamma soja”
        ovvero
        “Ogni scarafaggio è bello per la sua mamma”

        Questa saggezza del passato permise a professore Frankenstein di far resuscitare i morti aggiungendo latte di mandole nella soluzione iniettata nei cadaveri.

        A me permise di capire il significato nascosto di “uno più uno, fa sempre due”, ma questa è un’altra storia.

        Dalla tua lettera colgo il problema che non siete neppure alti, elemento che avrebbe portato a dire “altezza è mezza bellezza”.

        Il vostro problema non si può risolvere con proverbi o frasi trovate a caso durante gli scavi di una metropolitana che neppure doveva essere costruita in un anno bisestile.

        Il vostro non è semplicemente un problema, ma un dato di fatto in una strofa di Faccio Brutto di Fedez.

        Se, guardandovi negli occhi, anche se quelli di tuo marito sono divergenti e inclini alla secrezione di muco, se tenendovi per mano, anche se la tua destra ha una grave malformazione infettiva e pure degenerativa, se accarezzando i vostri visi scavati dalla differite e butterati dall’acido che vi hanno gettato contro perché pensavano di migliorarvi, il vostro amore persiste, allora sentirete nell’aria il dolce profumo della bellezza di due cuori che battono allo stesso tempo.

        E non importa se gli altri che vi sono intorno sentiranno solo un tanfo, come se una mucca avesse calpestato un maiale appena uscito da una fogna di Manhattan.

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          In bici per Napoli: consigli per sopravvivere e pericoli da evitare

          Il segreto: la freddezza

          • non perdere mai la calma
          • distaccati dal contesto
          • pedala, osserva, sii freddo

          Perché il pericolo è in agguato.
          Sempre.
          Soprattutto se ti sposti in bici per Napoli, città priva di cultura a due ruote.

          Pedalare a Napoli: cinque consigli e periocoli per il ciclista metropolitano

          Il nemico del ciclista in città? Il panico

          Avvilito dopo le prima pedalate, pensavo fosse impossibile recarmi al lavoro utilizzando la e-bike (a pedalata assistita).
          Superati i primi scoramenti, dopo i primi 1000 KM, viaggio con sicurezza.

          E con soddisfazione.

          Oggi non rinuncio mai alla comodità della bici (solo la pioggia mi costringe alla metropolitana, l’asfalto viscido è il pericolo numero uno).

          L’esperienza forgia ed è l’arma migliore per respingere il «mostro» che, ad ogni metro, attacca l’eroico ciclista metropolitano.
          Come?
          Conservando la calma.
          Sempre.

          Bloccato in un ingorgo, quando evito un motorino sparato a tutta velocità controsenso, mentre un scooter sorpassa a destra incurante di ogni regola.
          Non cedo mai al panico.

          Freddo, distaccato, supero l’ostacolo, continuo, avanzo, giungo alla meta.
          Nessuna reazione, emotività zero.
          Cinico, determinato, convinto: il giusto sono io in bici, l’anormale sei tu sullo scooter in zigzag o bloccato in auto.

          Organizzato è meglio: i consigli utili

          La freddezza è necessaria ma alcuni accorgimenti per attraversare la giungla metropolitana in bici sono necessari:

          • indossare il casco
          • utilizzare una maschera antismog
          • viaggiare osservando la giusta distanza tra le auto (per evitare l’apertura improvvisa dello sportello) ed il centro strada
          • rispettare i semafori (in generale, tutte le regole stradali)
          • percorrere traiettorie lineari e non cambiare direzione in modo repentino
          • utilizzare le braccia come “frecce” per indicare a chi ci segue il cambio di direzione

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          I pericoli per il ciclista metropolitano

          I pericoli più frequenti da affrontare?

          • l’apertura improvvisa dello sportello di un auto parcheggiata o bloccata nel traffico
          • i binari del tram (mai infilarsi ma tagliarli obliqui)
          • i fumi di scarico dai tubi di scappamento di bus, scooter, moto, auto

          Eppure, nonostante i mille pericoli, pedalare per Napoli permette di vivere appieno la città, scoprire angoli dimenticati, rilassarsi dopo una intesa giornata di lavoro.

          Basta convinzione e determinazione.

          Se un giorno la paura prenderà il sopravvento, resterà solo una scelta: parcheggiare la bici in garage.
          Ma, per il sottoscritto, non accadrà.

          Io, ciclista metropolitano


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          Perchè guardare The Young Pope, il giovane Papa blasfemo

          The Young Pope, il Papa fumatore

          E se il prossimo Papa fosse un uomo assetato di potere?
          Le prime puntate della serie tv in onda su Sky Atlantic conquistano la mia attenzione.

          Perché Paolo Sorrentino è geniale.
          Il Vaticano osservato dall’interno, spogliato dei soliti stereotipi ed i difetti dei suoi personaggi vivisezionati.

          I dialoghi vanno assaporati, l’ironia di un superbo Silvio Orlando catturata e conservata con cura, le invettive di un demoniaco Jude Law masticate con dovizia, ingoiate.
          Ma, probabilmente, indigeste.

          The Young Pope, il Papa che stupisce

          Il Papa miscredente

          Fuma, minaccia, urla.
          Comanda un miliardo di cristiani.
          E’ bello, affascinante, sportivo.
          Arrabbiato col mondo, ama il Potere e le sue parole sono frustate: il credente deve temere Dio, la Chiesa non perdona ma incute paura.

          E’ Papa Pio XIII, il primo pontefice americano della Storia.
          Ed anche il più giovane.
          Ma dalle idee anacronistiche.

          The Young Pope catapulterà la Chiesa ai tempi delle crociate oppure verrà fermato in tempo dal Divino? (o, più volgarmente, dai poteri forti romani?)

          Al telecomando la risposta.
          Dopotutto manca poco al gran finale: sono solo dieci puntate.
          Purtroppo.


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          Autostrada per l’amore [Domande perBeni]

          Amore e bancomat: il dubbio di Fra74

          “Gentile signor Beni, come faccio a far capire alla mia fidanzata che, dopo che l’ho portata a cena in un ristorante dove i camerieri hanno i guanti, sarebbe un bel gesto di riconoscenza da parte sua pagare l’autostrada?”
          Fra74

          Amore al bancomat

          Antonio P. Beni risponde

          Gentile Fra74, dopo che ho letto la tua missiva mi sono chiesto come mai i nostri politici non fanno nulla al riguardo.

          Siamo una generazione in crisi: sentimentale, sociale e soprattutto economica.

          Dodici ore fa ho portato una ragazza fuori a cena, costo 120 euro, solo perché ho evitato di mangiare.
          Poi siamo andati a teatro, costo 80 euro, grazie ad un coupon scaricato sapientemente due anni fa.
          Infine siamo andati a bere qualcosa al lounge bar che affacciava sul Duomo di Milano, costo 55 euro.

          Tornando a casa, per evitare il traffico, abbiamo preso l’autostrada, costo 5 euro.

          In totale ho speso 260 euro.
          Lei, la ragazza, non ha neppure fatto il gesto di tirare fuori un euro dalla sua minuscola e insignificante borsetta nera con glitter luce.

          Essendo la prima nostra uscita ho ricevuto in cambio un bacio e una carezza sul collo.

          Dopo questa esperienza, dopo la tua lettera e dopo un’analisi con il mio consulente bancario, ho capito tre cose:

          1. Autostrada per l’amore è un problema che hanno otto milioni di uomini ogni ora nel mondo
          2. Il redditometro indica che il costo di una Escort è più basso del 27%
          3. Se proprio occorre andare a cena e non sei con una escort, allora fingersi vegano metodista transitorio. E’ una rara malattia che dura tre ore che non permette di spostarsi in auto, di mangiare in locali costosi e di spendere in bar

          Ad ogni modo, due ore fa ho incontrato l’ex moglie di Trump che si offerta di offrirmi la cena in cambio di sesso.
          Forse potrebbe essere questa la soluzione …

          Chi è Antonio P. Beni, esperto in aMORE

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            Santa Maria Francesca e la sedia della fertilità

            Santa Maria Francesca al vico Speranzella

            «Siediti. Vuoi un figlio?» chiede l’energica suora.
            Sono nel Santuario di Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, nel centro storico di Napoli, in una traversa dell’affollata via Toledo.

            Fuori la piccola chiesa, incastonata tra le pizzerie e le bancherelle con le foto di Maradona, leggo vico Speranzella.

            Al Santuario di Santa Maria Francesca: la sedia della fertilita per le donne in attesa del figlio che non arriva

            La sedia della fertilità

            La suora sembra uscita dal set di Sister Act: bassa, paffuta, con un pesante crocifisso tra le mani, sorride, diretta e sincera.

            La sedia sulla quale mi accomodo, secondo la credenza popolare, possiede un potere miracoloso: è la sedia della fertilità.

            Molte donne, in attesa del figlio che non arriva, chiedono la grazia a Santa Maria Francesca pregando dove la religiosa riposava «quando soffriva dei dolori della Passione (dovuti alle stigmate) che si presentavano ogni anno in concomitanza con la Quaresima».

            A giudicare dalla parete strapiena di fiocchi rosa ed azzurri, la sedia funziona egregiamente 🙂

            La galleria fotografica

            «Allora una benedizione per te e famiglia?» la suora propone la cordiale alternativa.
            «Grazie, con piacere» replico soddisfatto.

            La sorella parte con il sentito rituale che si concluderà con l’amen finale.

            Continuo la visita al museo dedicato alla Santa, osservo l’altare, scatto qualche foto, leggo la biografia.

            Vado via con lo stupore negli occhi.
            E’ davvero incredibile come, in un piccolo vicoletto, si nasconda un miracolo così grande.


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            facebook, la barzelletta

            Le amicizie su facebook?

            Le amicizie su facebook, una bzrzeletta per riflettere

            La barzelletta (o la riflessione?)

            Ieri trovo un amico che mi dice:

            Siccome non ho Facebook, provo a farmi degli amici al di fuori del vero Facebook, applicando gli stessi principi.
            Allora tutti i giorni io scendo in strada e spiego ai passanti che cosa ho mangiato, come mi sento, cosa ho fatto la sera prima, quello che sto per fare, quello che farò domani, gli do delle foto di mia moglie, dei miei bambini, del cane che ho avuto, di me che sto lavando la macchina e di mia moglie che sta cucendo.
            Ascolto anche le conversazioni della gente e gli dico “mi piace!”

            E sta funzionando!

            Attualmente ho già 5 persone che mi seguono: due poliziotti, uno psichiatra, un psicologo e un infermiere.


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