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Tag: adozione

ActionAid, regaliamo una seconda vita al magazine?

ActionAid, pubblicizzare è bello!

Perché gettare nel cestino della carta il magazine di ActionAid?
Il giornale della importante associazione per il sostegno a distanza presenta cento notizie interessanti e mille iniziative che meritano di essere diffuse.

Dunque, ricevo per posta la rivista e, dopo la lettura, decido di regalare al periodico (trimestale) una seconda vita: la pubblicizzo nella sala d’attesa di una palestra vicino casa.

Il magazine di ActionAid: dopo la lettura, invece di gettarlo, perchè non condividerlo?

Il magazine di ActionAid: dopo la lettura, invece di gettarlo, perchè non condividerlo?

Non getto, condivido Il magazine

«Posso lasciare la rivista?» chiedo al gestore del centro sportivo.
Tra i tanti genitori che sostano nella sala in attesa dei piccoli atleti impegnati negli allenamenti settimanali, magari c’è qualcuno più sensibile che necessita solo di essere informato su come aiutare un bimbo dell’età del figlio in un angolo bisognoso del Pianeta con 25€ al mese.

«Certamente» risponde il gentile responsabile della palestra.
Appoggio la rivista sopra le altre, il sorriso dei tre bimbi in copertina attirerà sicuramente l’attenzione degli adulti …

Hnin, mia figlia di cinque anni

Io sono un papà felice: sapere che, grazie ad un piccolo contributo, la piccola Hnin Su (mia figlia adottiva di cinque anni) studia invece di lavorare nei campi aiuta il mio personale senso di giustizia.

Sono cosciente: l’irrisoria quota mensile non risolve il problema perchè percorre un metro non significa scalare una montagna di un chilometro.
Ma se non iniziamo a camminare, mai arriveremo in cima.

Hnin Su, vi presento mia figlia (adottiva)

Hnin Su, mia figlia adottiva

Mia figlia Hnin Su ha cinque anni, vive nel villaggio di Sarlingyi in Myanmar (la Birmania).

Non frequenta la scuola.
Ha un fratello e tre sorelle.

La sua famiglia abita in una piccola casa costruita con foglie di palma e bamboo.
Nei pressi del villaggio c’è una sorgente d’acqua pulita e, da quanto leggo dalla lettera di ActionAid, è un lusso.

«Se qualcuno della mia famiglia si ammala, deve percorrere lunghe distanze per ricevere delle cure mediche» così termina il racconto di Hnin Su.

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Hnin Su, la conoscenza

Che emozione ricevere la prima lettera e conoscere Hnin Su!

Piccola, forse troppo minuta per gli standard occidentali, capelli neri, viso rotondo, posa con una serietà che non si addice ad una bimba di cinque anni, indossa un abitino verde ed un paio di ciabattine a tono, lo sguardo incuriosito e le braccia lungo i fianchi sembra attendere l’ok dal fotografo per scappare via.

Hnin Su potrebbe vivere come una qualsiasi altra bimba di cinque anni, la sua sola sventura è essere nata nella parte povera del Pianeta.

Hnin Su vive in Myanmar ed è la mia figlia adottata grazie ad ActionAid

Hnin Su vive in Myanmar ed è la mia figlia adottata grazie ad ActionAid

Effettuo uno zoom per percepire il suo mondo.
Dietro lo sguardo innocente – uguale allo sguardo di ogni altro fanciullo della sua età – osservo il paesaggio rurale: dei tronchi abbandonati, una capanna malridotta, un’abitazione più robusta.

Io mi fido: con ActionAid cambiare è possibile

«Devo, voglio fare qualcosa!»
La scintilla è improvvisa.

Un pomeriggio qualsiasi passeggio per Napoli: la visione di un giovane mendicante, le mille vetrine illuminate nella via dello shopping, un uomo scava nella spazzatura alla ricerca di avanzi da masticare, la folla indifferente, un gruppo di extracomunitari ballerini, gli artisti di strada … non mi interessa capire la dinamica della psiche umana ma apprezzo la (mia) capacità di scandalizzarsi indice di non assuefazione alle brutture della vita.

Torno a casa, accendo il computer ed adotto un bimbo a distanza.

ActionAid, io mi fido

Non una reazione istintiva legata all’emozione del momento bensì una volontà matura che attendeva solo di concretizzarsi.

Devolvo ogni mese ad ActionAid una piccola cifra insignificante per il bilancio di una famiglia media.

Ricevo ogni tre/quattro mesi una lettera dal villaggio di Hnin Su.

Mi aggiornano sui progetti realizzati e le altre opere in cantiere, sui progressi della bimba: ora ha imparato l’alfabeto birmano composto da simboli per me incomprensibili.
Hnin Su disegna l’intero alfabeto, caratteri colorati, piccoli cerchi che mi riempiono di gioia: immaginare la piccola Hnin Su a scuola invece che in un campo a lavorare, mi rende felice.

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1€ al mese per salvare un bimbo

Rifletto: se trovo 25 persone disposte a spendere 1€ al mese realizziamo un’adozione a distanza «di gruppo» e salviamo un altro bimbo.

ActionAid, con 25euro al mese salviamo un bimbo

Una quota irrisoria per ognuno di noi che, però, cambierebbe la vita di una persona, della sua famiglia, di una intera comunità.

Insieme valuteremo il modo più trasparente per raccogliere le quote e salvare un altro bimbo.

Se sei interessato, contattami
(i canali social o l’e-mail sono presenti sulla colonna destra del sito)

“Sono Yi Yi Win e ho 14 anni.
Vivo nel villaggio di Sin Phyu Chi, nella comunità di Sarlingyi.
Mio padre fa il contadino e mia mamma sta a casa per prendersi cura di noi figli. Quando riesce aiuta papà nei campi.
Io sono la seconda di cinque fratelli e sorelle. Sono stata fortunata perché ho finito la scuola primaria anche se era lontana da casa e la strada era spesso impraticabile per via delle piogge.
Purtroppo però poi ho dovuto lasciare gli studi perché per la mia famiglia costava troppo mandarmi a scuola. Così adesso mi occupo del bestiame e aiuto la mamma in tutte le faccende domestiche, incluso andare a prendere l’acqua al pozzo.
Sono impegnata fin dalle 6 del mattino in attività che non offrono niente al mio futuro”

Questa era la storia di Yi Yi che grazie a te adesso ha un finale diverso.

“Grazie al sostegno di ActionAid ai miei genitori finalmente sono potuta tornare a scuola.
Mi sembra un sogno!
Voglio impegnarmi e dare il massimo nello studio”

Grazie ad ActionAid, Yi Yi Win è tornata a scuola

Grazie ad ActionAid, Yi Yi Win è tornata a scuola


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Ho adottato una buca killer (la gioia di un genitore napoletano)

Buche artistiche

Sul sito Mypotholes, i due fotografi Davide Luciano e Claudia Ficca lanciano la provocazione: le buche stradali sono ovunque ed oramai vengono accettate come elemento normale del contesto urbano, quindi meglio trasformare l’irritazione in divertimento ed arte.
Ecco allora che le voragini di Montreal, New York, Toronto e Los Angeles diventano un set fotografico (imperdibile la galleria di scatti dei due artisti canadesi).

Io, invece, dalla mia esperienza napoletana, vado oltre.

Mypotholes-L'arte delle buche stradali

Imprinting

Gli esperti sono d’accordo: il delinquente di oggi ha sicuramente trascorso un’infanzia difficile.
Difatti, i primi anni di vita rappresentano il periodo critico per ogni essere umano e l’apprendimento e l’esempio ricevuto dal bimbo in tenera età costituiranno l’imprinting per il resto dell’intera esistenza.
E’ dimostrato: chiunque venga trascurato crescerà meno bene di chi, al contrario, è seguito affettuosamente certo delle tenere, amorevoli sicurezze familiari.

La nuova, rivoluzionaria teoria (di origine partenopea) applica lo stesso (razionale) ragionamento alle buche stradali.

L’adozione del «mostro»

Dopo ogni acquazzone, le vie cittadine puntualmente si trasformano in strade-colabrodo.
Nascono come piccoli fossi, poi – per colpa dell’indifferenza di tutti noi – crescono indisturbati attingendo alle risorse naturali: il vento e la pioggia autunnale alimentano il neonato come una mamma attenta allatterebbe il suo poppante.
L’asfalto dissestato è il suo habitat naturale, l’humus ideale per lo sviluppo in lunghezza e larghezza. Grazie al disinteresse istituzionale, il fosso si fortifica e conquista metri preziosi divenendo ben presto una voragine.
Il «mostro», nonostante cerchi di attirare l’attenzione provocando danni (soprattutto di notte) agli automobilisti insensibili, resta abbandonato al suo triste destino. Vive e cresce nella solitudine assoluta e come ogni essere rifiutato diventa sempre più cattivo.

Ma, come spesso accade, dove latita l’organizzazione dello Stato emerge la bontà del singolo: per spezzare questo circolo vizioso ho adottato una buca.
E’ nata da qualche giorno dopo l’ennesimo diluvio e vive vicino al mio ufficio.
A ben guardarla esprime tenerezza, colma d’acqua si mimetizza, credo sia timida e non voglia disturbare ma le auto infieriscono senza pietà investendola di continuo. Lei, innocente, si difende da sola priva delle tutele che – come ogni altro bimbo – meriterebbe.

Comunque reagisce bene, spinta dalla voglia di vivere non demorde.

Questa mattina sono andata a salutarla, era in perfetta forma, la pioggia di stanotte l’ha rinvigorita.
Purtroppo non la vedrò per l’intero week-end ma sono certo che lunedì, quando tornerò al lavoro, la troverò sempre al suo posto, magari maturata e pronta per presentarmi la compagna della sua vita, una nuova piccola voragine con la quale metter su famiglia.

Non girate la faccia dall’altra parte, le voragini sono ovunque e le gioie dell’adozione indescrivibili: amici Lettori, siate anche voi generosi.

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