«Ma ho le quattro frecce accese!»
«Si sposti, qui non può parcheggiare» il vigile urbano, cordiale, mi invita a traslocare l’auto.
Fermo, in sosta vietata, attendo un amico uscire dall’aeroporto di Capodichino.
«Ma ho le quattro frecce accese!» ribatto, scandalizzato dall’assurda richiesta.
Perché accendere le quattro frecce, autorizza l’automobilista napoletano ad ogni tipo di manovra/azione.
Prima di sparare a zero contro il «mostro» di turno, un esame di coscienza è obbligatorio.
Scagli la prima pietra chi non ha mai fermato l’auto in doppia fila, con le quattro frecce accese, per comprare al volo il giornale o le sigarette?
O – peggio – parcheggiato sulle strisce pedonali, sempre con i segnalatori attivi, per indicare «giusto un minuto e torno».
Quattro frecce, il nostro alibi
La presenza delle quattro frecce fornisce il giusto alibi morale all’automobilista irrispettoso delle regole.
Il lampeggiare delle luci indica la temporaneità dell’infrazione e dunque, l’impunità.
Come se, sostare in doppia fila per dieci minuti, fosse consentito e tollerato.
Dopotutto, violare la regola per un tempo transitorio, è accettato e considerato «normale».
Ben presto, però, con l’assuefazione, l’intervallo temporaneo si dilata e veder circolare uno scooter sul marciapiede diviene normale come l’ordinaria sosta selvaggia delle auto sulle strisce pedonali o i furgoni davanti le rampe impedendo l’accesso ai marciapiedi a chi necessita.
Lo sfogo (giusto) del vigile urbano
«Voi e ‘ste quattro frecce! A Napoli basta che le accendete e siete convinti di poter fare quello che volete!!!» inveisce il vigile urbano con uno sfogo legittimo e spontaneo.
L’episodio è accaduto una quindicina di anni fa ma lo ricordo come se fosse oggi. Perché il tutore della Legge aveva pienamente ragione.
Le quattro frecce non autorizzano l’automobilista a violare le regole ed il rispetto della collettività non ammette deroghe.
Nemmeno per qualche minuto.
Nemmeno con le quattro frecce accese.