“Tipi non comuni” di Tom Hanks: breve (non) è bello
Le storie brevi sono un’arma a doppio taglio: presentano l’indubbio beneficio dell’immediatezza ma lo svantaggio dell’incompiutezza.
Non fa eccezione Tipi non comuni, del poliedrico Tom Hanks.
Diciassette coincisi racconti con un un unico filo conduttore: il ticchettio obsoleto e affascinante di una macchina per scrivere.
Per dirla tutta, non amo i racconti brevi – dunque il giudizio del sottoscritto è palesemente influenzato dalla limitatezza della trama.
Nemmeno il tempo di conoscere il personaggio, approfondire la psiche degli interlocutori, scoprire gli scheletri negli armadi, amare i sogni ed emozionarsi nel mondo inventato dallo scrittore che … zac!
La scure della stringatezza tronca il finale.
E, con l’amaro in bocca – ed il ticchettio della macchina per scrivere in sottofondo – siamo costretti a voltare pagina.
Iniziamo una nuova, breve avventura con i pensieri imprigionati nei dubbi e lacune lasciati per strada.
Tom Hanks è (anche) un bravo scrittore?
Concordo: Tom Hanks è un attore straordinario (leggi: eccedente i limiti del normale o del comune, con significati che si determinano nel senso di un’eccezionalità rispetto alla prassi o all’ordine consueto).
E’ anche un uomo dall’aspetto cordiale, simpatico e gentile.
Un uomo pieno di talento, non vi è dubbio.
Ma, nonostante tutto, sospendo il giudizio sul Tom Hanks scrittore.
Lo aspetto con una prova più impegnativa, un vero romanzo dalla trama significativa, un’opera che si possa pesare per qualità e quantità.
Va bene anche un bel libro nato dal ticchettio della sua amata, vecchia, obsoleta macchina per scrivere.
Ma, per cortesia, privo d storie brevi.
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