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Tag: ambiente (Page 3 of 8)

A Napoli la pista ciclabile più sbiadita d’Italia [FOTO]

La pista ciclabile? Compare e scompare

Felice, osservo il disegno della bici mentre pedalo baldanzoso lungo la pista ciclabile di via Duomo, nel cuore di Napoli.

In alcuni punti, lo schizzo è ben evidente, in altri si dilegua lentamente fino a sparire.

A dirla tutta, non si tratta di una pista ciclabile classica – un lato della strada riservata alle bici – ma, per usare un eufemismo, di una buona intenzione.

Napoli, a via Duomo la pista ciclabile sbiadita

La pista ciclabile disegnata sulla strada

Disegnare una bici lungo la strada per delimitare uno spazio fisico, equivale ad immaginare una pista ciclabile senza costruirla.

Un progetto rimasto sulla carta realizzato col minimo sforzo.

Perché la manutenzione della pista ciclabile immaginaria è pressoché nulla: anche nella centralissima via Toledo il tratteggio della bici indica un possibile percorso dedicato che, puntualmente, sta svanendo nell’indifferenza generale.

Napoli, a via Duomo la pista ciclabile sbiadita

Come il giovane Indiana Jones

Continuo a pedalare lungo via Duomo.
Incuriosito, aguzzo la vista.
Mi sento come il giovane archeologo Indiana Jones che, col pennellino, sposta la polvere dai reperti per scovare l’opera d’arte nascosta.

Qualche traccia è più evidente, altre sono sparite del tutto.

Auto, moto e passanti ignorano completamente l’esistenza della pista ciclabile immaginaria.

Addirittura, una macchina parcheggia sul disegno di una bici e costringe i ciclisti ad una deviazione lungo l’illusorio percorso riservato!

Napoli, a via Duomo la pista ciclabile sbiadita

Quando una vera pista ciclabile?

Mi chiedo: quale il senso?
Dovrei parlare con San Gennaro che, poco distante, ogni anno ripete il miracolo.

Una vera pista ciclabile, un miracolo, appunto.
Che un giorno, sono sicuro, si realizzerà.

Nel mentre, qualcuno armato di pennello, vernice (meglio se indelebile) e buona volontà, potrebbe ridisegnare le bici lungo la strada?
Fate presto però: la pista ciclabile di via Duomo sta scomparendo!


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Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani: i motivi del fallimento

Zero sostenitori: effetto domino KO

Installare dei dispenser fai da te gratuiti lungo le strade del mio quartiere per invitare i padroni dei cani a raccogliere gli escrementi dei loro amici a quattro zampe, è risultato inutile.

L’iniziativa (del sottoscritto) fallisce miseramente, i marciapiedi infestati dalle deiezioni canine sono la sporca testimonianza.

Il motivo principale?
Non è scattato l’effetto domino sognato.

Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani [aggiornamento]

L’assuefazione dei commercianti

I gesti vandalici erano previsti, l’indifferenza dei cittadini pure.

Auspicavo il coinvolgimento dei commercianti, le prime sentinelle dei marciapiedi infestati e delle saracinesche bagnate.

Invece, nulla.

La maggior parte ha assistito senza agire, pochi gli entusiasti dell’idea, quasi tutti rassegnati al «solito finale»: furti, distruzione, menefreghismo.

Ovvio.
Napoli non è Stoccolma ed in Italia il bene comune è un concetto astratto.
Ma speravo in un passo in avanti.
Sognavo una reazione contro la rassegnazione dilagante ed un tentativo di cambiare un destino già scritto.

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Perché non imitare un piccolo gesto positivo?

Per tre mesi controllo ogni singola installazione: la mattina, prima di recarmi al lavoro ed il pomeriggio al rientro dall’ufficio, in bici – come una ronda – giro il quartiere per verificare lo stato di tutti i dispenser.

Con lo zaino del pronto intervento, sostituisco quelli vandalizzati, ricarico i distributori vuoti, rimetto in sesto l’installazione danneggiata, parlo con i negozianti, chiedo di controllare durante la giornata il buon andamento dell’iniziativa, li coinvolgo – a parole – nella piccola, grande rivoluzione cittadina.

Senza mai chiedere un centesimo, convinto che l’esempio in prima persona possa scuotere l’assuefazione altrui.

Cosa sarebbe successo se …

Sogno l’effetto domino: il primo distributore del sottoscritto mette in moto il secondo acquistato dal salumiere che incoraggia il macellaio che invita il fioraio …

L’effetto domino parte, si innesca, poi si alimenta dei risultati raggiunti, infine diventa normalità: ogni commerciante gestisce il dispenser fuori al proprio negozio, una piccola spesa mensile per migliorare il decoro urbano della strada.

Lo schema, applicato agli altri quartieri, stravolge le abitudini dei cittadini e dell’intera città!

Dispenser gratuiti contro gli escrementi dei cani [aggiornamento]

Con 5€, 140 sacchetti più dispenser

Il progetto dispenser è giunto al capolinea.
Lungo la strada, sono spariti i piccoli distributori di sacchetti gratuiti per raccogliere le deiezioni dei cani in soccorso al padrone distratto.

Perché il costo del progetto, seppur irrisorio, cade totalmente sul sottoscritto.
Perché, nonostante l’impegno e l’esempio, non è scattata la scintilla.

Non è il «solito finale» prospettato dai qualunquisti del «te l’avevo detto».
Piuttosto, una pausa per studiare nuove iniziative.

E per verificare se, qualche commerciante zelante o cittadino sensibile, si accorgerà dell’assenza di quei piccoli, colorati, educati e rivoluzionari dispenser gratuiti.


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Voglio lavorare all’Arpac Campania! [FOTO]

Arpac Campania, cosa offro

Chiedo l’assunzione «per meriti conquistati sul campo» all’ARPAC Campania.

Il sottoscritto offre i dati reali dell’inquinamento metropolitano, informazioni impossibili da trovare ma – soprattutto – da decifrare.

Chi è in grado di comprendere la pericolosità delle polveri sottili?
Forse, solo agli addetti ai lavori sono chiari i grafici e le tabelle relative allo smog mostrate dagli organi competenti.

I non esperti, invece, apprezzeranno le disastrose condizioni del filtro della maschera antismog del sottoscritto, ciclista metropolitano convinto.

Il filtro della maschera antismog dopo tre mesi: regalo per l'Arpac Campania

Il filtro antismog dopo tre mesi di pedalate

La maschera antismog con filtro elettrostatico a carbone attivo, dopo tre mesi di utilizzo giornaliero, presenta i segni della battaglia.

L’ampia macchia scura testimonia l’aggressione quotidiana alla quale siamo sottoposti.

Se non avessi avuto la protezione, avrei digerito un bel po’ di veleno.

La domanda è sempre la medesima: le Istituzioni, come combattono l’inquinamento metropolitano?
Purtroppo anche la risposta è sempre la medesima: improvvisando soluzioni tampone perlopiù inutili (vedi targhe alterne).

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Arpac Campania, la candidatura

Se qualcuno fosse interessato al curriculum del sottoscritto, consulti il profilo Linkedin.

Saltate le ovvietà – la meritocrazia non è una questione italiana – evidenzio quali azioni intraprenderò all’ARPAC Campania appena sarò assunto:

  • pedalo per Napoli per otto ore al giorno, dal centro alla periferia (sono bici munito)
  • catturo l’inquinamento tramite l’avanzata maschera antismog
  • fotografo e pubblico il costante degrado del filtro elettrostatico a carbone attivo devastato dalle polveri sottili
  • ogni tre mesi, invio al Sindaco e all’assessore all’ambiente un post dettagliato sull’inquinamento cittadino
  • durante il giro in città, controllo i bidoni della raccolta differenziata (opzionale)

A proposito, chiedo una sola, imprescindibile clausola: piste ciclabili per tutti i ciclisti metropolitani e l’assunzione a tempo indeterminato per il sottoscritto.


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La nuova Piazza Garibaldi di Napoli: dov’è la pista ciclabile? [FOTO]

Piazza Garibaldi: bici, queste sconosciute

La nuova piazza Garibaldi di Napoli, dopo anni di lavoro, è quasi terminata.
Però, manca la pista ciclabile.

Il cantiere è ancora incompleto ma, della strada dedicata alle biciclette, nessuna traccia.

Nonostante i mille dibattiti sulle smart city, le buone intenzioni dei politicanti di turno, i propositi delle associazioni di settore, gli inviti a non utilizzare l’auto privata, restano due dati desolanti:

  • a Napoli, il bike sharing è fermo
  • alla nuova stazione centrale, nessun segnale della pista ciclabile.

Tutto il resto, sono chiacchiere inutili.

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?

Piazza Garibaldi, lo spazio c’è

In bici, ogni giorno (lavorativo), attraverso piazza Garibaldi.
Ed ogni giorno osservo i possibili spazi da utilizzare per costruire la pista ciclabile.

La strada davanti la stazione è larga, l’area dedicata allo sosta degli autobus abbastanza estesa da prevedere un percorso dedicato alle bici.

Dalla stazione, bastano poche pedalate per raggiungere il vicino corso Umberto, altra via congestionata, da liberare dalla morsa dello smog.

L’arteria che porta diritti nel cuore della città.

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?

Da piazza Garibaldi al corso Umberto (in bici)

In bici, impiego una manciata di minuti: dall’area di sosta degli autobus, svolto a destra (e lascio alle spalle la stazione centrale), pedalo lungo una breve strada a due corsie – sempre attento alle auto e scooter che sfrecciano a tutta velocità – strada abbastanza ampia per ospitare la sospirata pista ciclabile.

A destra, il cantiere ancora aperto (futuri giardinetti?), sulla sinistra l’ingresso alla galleria di negozi.

Un piccolo bivio, poi il semaforo: giro intorno alla grande area che ospita la statua di Garibaldi e sono sul corso Umberto.

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?

Le domande di un cittadino normale

Il progetto di piazza Garibaldi, non prevede la pista ciclabile?
Nel 2017, ammoderniamo quartieri senza contemplare il passaggio delle bici?

Come risolvere – in concreto! – il grave problema dell’inquinamento se non aiutiamo i coraggiosi ciclisti metropolitani?

Domande di ordinaria anormalità che attendono, da sempre, risposte convincenti dalla politica.

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?

Pista ciclabile, utopia?

Immagino lo sconforto di chi, come il sottoscritto, crede in una viabilità alternativa.

Perché, se nemmeno nella nuova piazza Garibaldi, si progettano le piste ciclabili, allora dove immaginiamo di costruirle?

E le Istituzioni, tanto attente ad invitare i cittadini a non utilizzare l’auto privata e proporre le targhe alterne come soluzione unica alla quotidiana battaglia contro le polveri sottili, come giustificano tali scelte?

A Napoli, le piste ciclabili, restano un’utopia?

Non cederò alla sciatteria dei soliti «mostri», il sottoscritto continua a pedalare.

Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta, penso che per la razza umana ci sia ancora speranza.
(Herbert George Wells)

La nuova Piazza Garibaldi, dov'è la pista ciclabile?


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Perché una partita di calcio in spiaggia è speciale (ad aprile)

In spiaggia ad aprile

Il vento non ferma la partita.
Ci vuole ben altro per smorzare la voglia di correre, l’entusiasmo dei giovani sogni, l’energia della tenera età.

Dal lido, osservo i piccoli organizzare una partita di calcio in spiaggia.

Correre senza scarpe, con i piedi nella sabbia calda, liberi dai vincoli e dalle restrizioni cittadine: questi ragazzi, sono consci della fortuna che vivono?

Quanti altri coetanei italiani, ad aprile, possono sfidarsi con le onde del mare a far da spettatore?

Questi bimbi, sono consci della fortuna di giocare una partita di calcio in spiaggia ad aprile?

Nonostante i mille «mostri»

Dalle nostre parti, la lista dei problemi e disagi sociali è lunga mezzo chilometro (o forse più) e, nel prossimo futuro, anche i giovani calciatori dovranno affrontare i vari «mostri» (ed ecomostri).

Nel mentre, si godano i vantaggi di vivere e crescere in una città di mare.
Un piccolo privilegio in una regione sofferente.

Dopotutto, giocare a calcio sulla spiaggia ad aprile rafforza il fisico.
E, soprattutto, lo spirito.

Ben presto, i giovani calciatori, ne avranno bisogno (purtroppo).


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Moser, il ciclista napoletano e lo sciopero dei mezzi pubblici

Napoli, traffico in tilt

Pedalo con fatica, il piccolo motore elettrico aiuta ma non risolve.
La gamba accusa la resistenza della salita ed i mille ostacoli metropolitani rendono ancora più ostico il tragitto.

Lungo la strada affollata, tra una fila d’auto parcheggiate oramai arredo urbano permanente, un tizio osserva la scena apocalittica: traffico impazzito, ingorgo totale, l’orchestra disordinata di clacson, smog ed un coraggioso ciclista metropolitano guadagna terreno tra gli autisti esauriti ed imprigionati nelle loro scatolette fumanti.

Mentre avanzo in sella alla mia e-bike, da sotto al casco, una goccia di sudore scivola lungo la fronte.
Attraversa la maschera anti-smog e solletica la guancia accaldata.

Napoli è paralizzata dallo sciopero dei mezzi pubblici.

Il sottoscritto, invece, viaggia libero e felice sulle due eco-ruote.

La mia e-bike, io Moser napoletano^

Moser, Maradona e Maiorca

Intorno si scatena l’inferno metropolitano.

L’esperienza affina la concentrazione: per pedalare a Napoli urge l’autocontrollo del samurai.
Conservo la freddezza e calma olimpica – soprattutto quando la città è preda del blocco totale di metrò, bus e affini.

Avanzo convinto, cauto e prudente.
Dal bordo strada si alza un urlo: «vai Mooooserrrr!»
Mi giro.
E’ il tizio che, dal marciapiede, osserva la scena apocalittica.

Moser!

Nell’immaginario collettivo chi va in bici è Moser, chi gioca a calcio è Maradona e se ti immergi sei Maiorca.

Colgo l’incitamento spontaneo del tifoso.
Pedalo con maggiore forza e determinazione.

Dietro i clacson continuano a strombazzare.

Alzo il braccio, saluto il mio fan.
Sorrido e volo via.

La città è paralizzata,

Moser beato raggiunge il lungomare per il meritato premio.

In bici per Napoli


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Napoli-Copenaghen, un viaggio di duemila chilometri. In bici

Duemila chilometri in bici

Un anno dopo, con tenacia e passione, senza mai rinunciare a pedalare – nonostante i pericoli nascosti ad ogni metro.
Duemila chilometri percorsi, in sella alla mia e-bike.
Duemila chilometri, la distanza che separa Napoli da Copenaghen.

Festeggio il prestigioso traguardo al Centro Direzionale di Napoli: per la precisione, 2015 km, come segnala il display del computer di bordo.

In bici, duemila chilometri. Festeggiati al Centro Direzionale di Napoli

A Napoli non piove mai

Il record dei primi 1000 KM è un lontano ricordo.
Messa da parte l’auto, le statistiche parlano chiaro: nell’ultimo anno, ho pedalato per undici mesi.

Costretto a parcheggiare la bici solo nel giorni di pioggia (concentrati perlopiù nello scorso gennaio), il freddo – quello vero – dalle mie parti non si sofferma a lungo.
Il clima napoletano incentiva l’utilizzo della bici che, però, è un mezzo di trasporto ancora poco utilizzato.

La mattina, libero sulle due ruote, viaggio verso l’ufficio ed osservo l’espressione rabbiosa degli autisti bloccati nei maxi-ingorghi: gli occhi sprizzano odio.
Assuefatti all’uso della macchina anche per comprare il pacchetto di sigarette sotto casa, non immaginano l’eco-alternativa.

Un discorso culturale, è indubbio.
A Copenaghen, ad esempio, il meteo è certamente più rigido eppure i ciclisti metropolitani costituiscono un esercito potente e numeroso.

Con soddisfazione, però, constato: a Napoli, non sono solo.
La truppa di pendolari in bici – seppur esigua – cresce in modo significativo.

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Il viaggio di ritorno

Duemila chilometri, raggiunta Copenaghen è già pronto il successivo obiettivo: tornare a casa.

Un viaggio privo di inquinamento, per apprezzare angoli di città nascosti, osservare scene di vita quotidiana, non incrementare lo smog cittadino, non partecipare al gran caos acustico tra clacson impazziti e motori ruggenti.

Pedalare in città è un buon rimedio per lo stress d’ufficio, uno sport a costo zero, aiuta a vivere meglio.
Una scelta (coraggiosa) alla quale, dopo il primo metro, non rinunci più.

Salgo il sella ed il viaggio inizia.
Mi attendono altri duemila chilometri, il nuovo record è dietro l’angolo.
A portata di pedalata.

Basta crederci 🙂Duemila chilometri in bici, pari alla distanza tra Napoli e Copenaghen.


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Villa Floridiana, vince la bellezza

Villa Floridiana, vince il panorama!

La burocrazia malata nulla può contro la bellezza della Villa Floridiana di Napoli.

Su, dalle vette del Vomero, il panorama è finalmente libero dalla cancellate che – per quanti anni? – mortificavano l’accesso totale alla spettacolare vista.

Dal mitologico Castel dell’Ovo alla collina di Posilippo, con il blu intenso del mare a completare la cartolina.
In lontananza, il profilo di Capri ricorda una sirena distesa sulle onde.

Fotografo ma lo scatto non rende cotanta magnificenza.

Villa Floridiana di Napoli, panorama mozzafiato ma negato a metà dalla burocrazia malata

Villa Floridiana, vittima della burocrazia

Gli alberi imprigionati dall’inefficienza della pubblica amministrazione, il verde sottratto ai cittadini per volgari bieche politiche.
La Villa Floridiana è l’ennesima vittima di un paese ingessato in eterno conflitto con se stesso.

Quando l’intero parco pubblico sarà restituito alla città?
A chi tocca intervenire per mettere in sicurezza il verde pubblico?
Al Comune? Alla Sopraintendeza?
Perché a Napoli è cosi faticoso godere di un po’ di sana normalità?
Mistero della fede.

A pagare i litigi tra istituzioni, ovviamente, la collettività.

Stavolta, però, voglio andare oltre.

La bellezza contro i «mostri»

E’ una bella e calda domenica di febbraio, il luogo non merita volgari polemiche.

Sposto lo zoom dalle squallide cancellate con i desolanti cartelli di «accesso vietato» e punto lo sguardo verso il mare.

Il fascino della Villa Floridiana annienta i soliti «mostri» nostrani.
Per oggi, vince la bellezza.

Villa Floridiana di Napoli, panorama mozzafiato ma negato a metà dalla burocrazia malata


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Natale 2016, 5 consigli da (non) seguire

Natale 2016, 5 azioni da evitare

  • Lo smartphone scarico il 25 dicembre: gravissimo.
  • Condividere su facebook la foto del capitone che sguazza nel lavandino: orripilante.
  • Affondare il volto nel cellulare mentre gli altri giocano a tombola: asociale.
  • Guardare «Una poltrona per due» su Italia1: anacronistico.
  • Copiare ed incollare gli auguri virtuali via Whatsapp: testone.

Natale 2016, i miei più sinceri auguri

Natale 2016, 5 consigli da seguire

  • Tagliuzzare in piccoli pezzettini le voluminose confezioni dei regali: W la raccolta differenziata.
  • Telefonare ed incontrare amici e parenti: rafforza i legami.
  • Godere del buon cibo tradizionale: una volta l’anno, è lecito impazzire (anche a tavola).
  • Dedicare il tempo ai propri cari e a ciò che ti appassiona: relax.
  • Vivere l’atmosfera natalizia con calma e serenità: è una festa, non una «guerra».

I miei auguri? Non nascere capitone

Caro amico Lettore, auspico per te ed i tuoi cari, un Natale che soddisfi i suddetti punti.

Ricordati di non andare al cinema il 26 dicembre (di peggio c’è solo il 26 dicembre al centro commerciale), di non assuefarti mai al Natale.
Dopotutto è un giorno solenne.

Ma, consiglio vitale, se in una futura vita rinasci, meglio evitare di reincarnarsi in un capitone.
Chiedi all’interessato per comprendere.

Buone feste 🙂


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In bici per Napoli: consigli per sopravvivere e pericoli da evitare

Il segreto: la freddezza

  • non perdere mai la calma
  • distaccati dal contesto
  • pedala, osserva, sii freddo

Perché il pericolo è in agguato.
Sempre.
Soprattutto se ti sposti in bici per Napoli, città priva di cultura a due ruote.

Pedalare a Napoli: cinque consigli e periocoli per il ciclista metropolitano

Il nemico del ciclista in città? Il panico

Avvilito dopo le prima pedalate, pensavo fosse impossibile recarmi al lavoro utilizzando la e-bike (a pedalata assistita).
Superati i primi scoramenti, dopo i primi 1000 KM, viaggio con sicurezza.

E con soddisfazione.

Oggi non rinuncio mai alla comodità della bici (solo la pioggia mi costringe alla metropolitana, l’asfalto viscido è il pericolo numero uno).

L’esperienza forgia ed è l’arma migliore per respingere il «mostro» che, ad ogni metro, attacca l’eroico ciclista metropolitano.
Come?
Conservando la calma.
Sempre.

Bloccato in un ingorgo, quando evito un motorino sparato a tutta velocità controsenso, mentre un scooter sorpassa a destra incurante di ogni regola.
Non cedo mai al panico.

Freddo, distaccato, supero l’ostacolo, continuo, avanzo, giungo alla meta.
Nessuna reazione, emotività zero.
Cinico, determinato, convinto: il giusto sono io in bici, l’anormale sei tu sullo scooter in zigzag o bloccato in auto.

Organizzato è meglio: i consigli utili

La freddezza è necessaria ma alcuni accorgimenti per attraversare la giungla metropolitana in bici sono necessari:

  • indossare il casco
  • utilizzare una maschera antismog
  • viaggiare osservando la giusta distanza tra le auto (per evitare l’apertura improvvisa dello sportello) ed il centro strada
  • rispettare i semafori (in generale, tutte le regole stradali)
  • percorrere traiettorie lineari e non cambiare direzione in modo repentino
  • utilizzare le braccia come “frecce” per indicare a chi ci segue il cambio di direzione

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I pericoli per il ciclista metropolitano

I pericoli più frequenti da affrontare?

  • l’apertura improvvisa dello sportello di un auto parcheggiata o bloccata nel traffico
  • i binari del tram (mai infilarsi ma tagliarli obliqui)
  • i fumi di scarico dai tubi di scappamento di bus, scooter, moto, auto

Eppure, nonostante i mille pericoli, pedalare per Napoli permette di vivere appieno la città, scoprire angoli dimenticati, rilassarsi dopo una intesa giornata di lavoro.

Basta convinzione e determinazione.

Se un giorno la paura prenderà il sopravvento, resterà solo una scelta: parcheggiare la bici in garage.
Ma, per il sottoscritto, non accadrà.

Io, ciclista metropolitano


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Smog, gli effetti (raccapriccianti) in una foto

Smog, il «mostro» invisibile: la foto

Il filtro della maschera antismog compie il suo sporco dovere: ha assorbito fumi e scarichi diretti nei polmoni del sottoscritto.

In meno di un anno, le macchie nere sono ben evidenti.

Lo smog è un «mostro» invisibile che attacca i cittadini senza pietà e la foto è una diretta testimonianza.

Lo scatto è privo di modifiche: si noti il colore scuro – indice di sporcizia – in prossimità dei bordi e l’avanzare della macchia ombrosa dal basso verso l’alto.
La minaccia è ancora più evidente se confronto lo stato attuale del filtro con il bianco candido dell’originale.

Gli effetti dello smog

Smog, quali contromisure?

Noi ciclisti metropolitani, fermi al semaforo, bloccati in un ingorgo, colpiti dai subdoli fumi inquinanti provenienti dai tubi di scappamento del traffico impazzito.

Sciami di motorini, auto bollenti, camion puzzolenti ammorbano l’aria ed infestano i polmoni di chi, ogni giorno, è costretto a subire le aggressioni della nube nera che si addensa sulla città.

A Napoli, la politica quali contromisure mette in campo?
Il bike sharing è fermo – bloccato dalla burocrazia folle, gli incentivi a pedalare assenti, il trasporto pubblico affossato dai soliti problemi (si chieda ai pendolari esausti).

Unica arma: le targhe alterne o il blocco virtuale della circolazione.
Non basta.

Io, ciclista metropolitano

Chi è lo strano?

Per recarmi al lavoro, imperterrito, affronto il «mostro» invisibile e continuo a pedalare.

Con un pizzico di tenacia ed organizzazione (impossibile rinunciare alla maschera antismog ed al casco), metro dopo metro, ho raggiunto e superato i primi 1000 chilometri metropolitani.

La mancanza totale della cultura delle due ruote a Napoli è tangibile: assenza di piste riservate, il ciclista metropolitano è un ostacolo da abbattere, un fastidioso insetto da schiacciare nel traffico caotico, un extraterrestre in un mondo di anormale assuefazione allo smog.

M,a nonostante il look inquietante, l’alieno non è chi pedala.

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Come affronti il percorso casa-ufficio?

Il nemico si nasconde nel cervello del pigro, schiavo dell’auto, utilizzata sia per comprare le sigarette nel quartiere che per lo spostamento quotidiano casa-lavoro.

Prima di recarti in ufficio in auto, mentre a prima mattina resti bloccato nel solito maxi-ingorgo, poniti un elementare quesito: ho un mezzo alternativo?
A te, amico Lettore, la sincera risposta.

E’ giunto il momento di andare.
Salgo in bici e pedalo.
Stavolta effettuo una deviazione e mi regalo una passeggiata sul lungomare.

Tu, invece, continua a strombazzare col clacson, con lo sguardo del serial killer imprigionato nel traffico da te stesso generato 🙂

Io ciclista metropolitano, nonostante tutto


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Punta Epitaffio, se fossi un gabbiano [FOTO]

Alla scoperta del parco sommerso di Baia

Ai suoi piedi, un’intera città.
Duemila anni di storia sotto gli occhi attenti di chi, per natura, combatte ogni giorno per sopravvivere.
Un pescatore cinico, un predatore astuto, una creatura libera.
Il gabbiano, immobile sullo scoglio di Punta Epitaffio, osserva il battello ondeggiare sul mare di fine settembre, a pochi metri dal costone di Bacoli.

Il Capitano manovra contro il vento che, improvviso, alimenta le acque agitate.
Siamo a poche centinaia di metri dal porto, sul battello col fondo finestrato per osservare il parco archeologico sommerso di Baia.

Il piccolo volatile ci guarda indispettito.

Lui: fermo, sicuro, severo, padrone del mare.
Noi: sul ponte dell’imbarcazione, pronti a scendere gli scalini che ci porteranno nella “stiva col fondo trasparente”.

Il gabbiano di Punta Epitaffio

Punta Epitaffio, attacco di claustrofobia

Le condizioni del mare ed il meteo instabile nascondono l’antica città sottomarina.
Baia sommersa – per il sottoscritto – resta sommersa.

Dagli oblò sotto la nave non vedo colonne, reperti e statue romane ma solo un impenetrabile muro d’acqua blu.
Dopo pochi minuti, la claustrofobia prende il sopravvento e risalgo sul ponte dell’imbarcazione.

Una boccata d’ossigeno e riprendo colore.

Il battello continua ad ondeggiare, il gabbiamo è ancora fermo sullo scoglio.
Il pennuto impettito lancia uno sguardo di scherno.
Poi si mette in posa.
«Piccolo mostro, abbi rispetto per un claustrofobico» ribatto mentre scatto la foto-ricordo.

La magnifica zona flegrea

Approfitto della postazione favorevole e del ponte libero (gli altri turisti non claustrofobici, sono tutti di sotto) per fotografare il il castello Aragonese.

La zona flegrea resta un luogo magnifico, nonostante tutto.

Il castello Aragonese, Baia

Punti di vista

Dopo un’ora e mezzo di navigazione, il battello rientra.
Il bipede burlone resta sul suo scoglio, in attesa dei prossimi gitanti.

Oltre ad essere un gabbiano mattacchione, soffrirà anche di delirio di onnipotenza: secondo il Capitano, vive su quello scoglio di Punta Epitaffio, con la città sommersa ai suoi piedi ed il Castello sott’occhio.

Proseguo la passeggiata sulla terraferma verso la piccola collina sopra Baia.
Osservo il magnifico panorama.
Dall’alto.
Come se fossi un gabbiano.

Il litorale flegreo visto dall'alto


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