faCCebook.eu

Sbatti il mostro in homepage!

Tag: ambiente (Page 5 of 8)

Referendum sulle trivelle, e la scuola chiude (nell’indifferenza generale)

Scuole pubbliche chiuse per quanti giorni?

La prima conseguenza del referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare del prossimo 17 aprile sembra non interessare nessuno, nemmeno a Stefania Giannini, l’attuale Ministro dell’Istruzione.

Tra preparazione dei seggi, pulizie generali, spoglio e disinfestazione le scuole pubbliche sedi del referendum chiudono venerdì e riaprono mercoledì (nel migliore dei casi).

Giorni di assenza nel un momento topico dell’anno scolastico passano nel silenzio generale.

Risulta normale e scontato sospendere le lezioni ad aprile: migliaia di genitori-lavoratori dovranno organizzarsi per affidare i figli a nonni (i più fortunati), baby sitter o altro.

La scuola pubblica risulta, anche per simili scelte, totalmente insufficiente per le reali esigenze delle famiglie di oggi.

L'attuale ministro del MIUR, Stefania Giannini, nessuna nota contro la chiusura della scuola pubblica per il referendum sulle trivelle

Referendum sulle trivelle, votare o non votare?

E’ una questione di scelta: partecipare ad un evento democratico oppure disertare?
L’opinione personale sulle trivelle non è in discussione: ognuno di noi si informi, rifletta e decida come votare.

E’ opinabile, invece, l’astensione.

Snobbare le urne per non raggiungere il quorum è un tradimento verso chi, al contrario, crede nello strumento popolare per abrogare una legge ritenuta ingiusta.

Domenica 17 aprile, due elementari domande

Se poi lo Stato, arbitro imparziale, ci mette lo zampino, i conti non tornano proprio.
Ingenue osservazioni sulla data del referendum:

  • Spesa pubblica ed astensionismo
    Perché non accorpare il referendum sulle trivelle con le prossime elezioni comunali per risparmiare soldi ed ottimizzare i tempi?
    Questa scelta avrebbe contrastato anche il temuto astensionismo.
  • Scuole chiuse
    La chiusura dell’anno scolastico è vicina: perché non votare fra qualche mese onde evitare la perdita di ulteriori giorni di lezione?
    Perché le Istituzioni sono indifferenti a tale anormalità che, troppo spesso, passa inosservata?
    Fino a ieri, in molti, ignoravano il problema delle trivelle in mare: procrastinare di due mesi non era poi così grave.

Attendo una nota ufficiale del MIUR che – temo – non giungerà mai.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Contro lo smog, il disegno di Maria Pia

Smog, il «mostro» invisibile è tra noi

Il «mostro» è invisibile.
La sua sinistra presenza si annuncia con sintomi evidenti: prima la vampata di calore, poi la puzza, segue un senso di disgusto nauseabondo.

Lo smog, la cappa di fumo nero che attanaglia le nostre città e rende l’aria irrespirabile.
Colpisce tutti, senza distinzione di colore e razza, età e posizione sociale.

La difesa di un ciclista napoletano

D’avanti a me – esponente dell’esiguo esercito di ciclisti napoletani – una moto riscalda il motore pronta per lo sprint.
Al suo fianco, il pilota di un vecchio furgone prepara la partenza con la stessa concentrazione di Lewis Hamilton.

L’orchestra di motori rombanti suona la triste musica, la nuvola di inquinamento copre pedoni, auto, moto e ciclisti.

Fermo al semaforo, attendo diligente il via, percepisco l’attacco.
La mascherina antismog funge da scudo impenetrabile, sotto assedio non perdo la calma: con un’agile mossa felina sposto la mia e-bike sul marciapiede limitrofo.
Se non posso sconfiggere il «mostro», preferisco una ritirata strategica.

Scatta il verde,

I tubi di scappamento sparano velenosi colpi neri ed i pesanti dinosauri fuggono via, la nube tossica si dissolve, la strada è libera, torna la calma apparente.
Pedalo e riparto, la sfida continua.

L’opera di Maria Pia

Giunto in ufficio, trovo il ritratto: autrice Maria Pia.
La mia collega è un’artista: ispirata dalle bici, quella del sottoscritto – neofita della pedalata – e le due ruote di Angela, la vera esperta del settore, immortala i mezzi in sosta.

Il quadro colorato ispira aria pulita, natura e musica rilassante.
L’opera è la perfetta risposta ai tubi di scappamento grigi e sporchi che infestano le nostre città.

Grazie Maria Pia, era la giusta boccata d’ossigeno che cercavo 🙂

Lotta allo smog: le bici secondo Maria Pia


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Reggia di Caserta, dove lo splendore cancella il degrado

Reggia di Caserta, magnifica e maltrattata

Nel week end di Pasqua, secondo le stime, alla Reggia di Caserta sono giunti più di settemila visitatori (tra cui il sottoscritto).

Può la magnificenza del luogo occultare la disorganizzazione?

A mente fredda scrivo questo post perché un monumento così affascinante merita ben altra attenzione da parte delle Istituzioni (e rispetto per il visitatore).

Il bar: chiusura ore 17,00

Sabato 26 marzo, ore 17,00.
«Per cortesia, dovreste uscire. Dobbiamo chiudere …».
L’esercito di turisti provenienti da ogni angolo del mondo resta fuori.
Nessuna possibilità di acquistare una bottiglietta d’acqua, rifocillarsi dopo la lunga passeggiata, mangiare uno snack.

Le sedie capovolte sui tavoli, il pavimento bagnato, i cestini pieni (senza differenziare i rifiuti).
Si spengono le luci, il punto ristoro della Reggia di Caserta chiude alle cinque del pomeriggio.

«Non dipende da noi» ribatte la gentile cameriera alle mie proteste («perché chiudete? Ci sono ancora tantissimi turisti!»).
Eppure un panino ed una bottiglietta d’acqua costano 7€ e l’ingresso 12€ a persona.

Reggia di Caserta, lo splendore nasconde la disorganizzazione

La toilette: indecenti

I wc: tre piccoli bagni incastonati alla fine del cantiere proprio di fronte agli appartamenti reali.
A metà mattinata i servizi igienici sono già in condizioni indecenti.
Mi colpisce il wc per i disabili: un cartello sentenzia l’inagibilità.
GUASTO.
Non oso immaginare i gabinetti riservati alle signore …

Reggia di Caserta, splendore e degrado

L’ippodromo

Carrozzelle stile ottocento percorrono i lunghi viali che portano i turisti fin sopra la fontana (se non erro, il costo è di 50€ a famiglia).
A chiunque non sia un fantino salta all’occhio l’eccessiva velocità dei cavalli, ben oltre il limite di sicurezza (si pensi ai tanti bambini presenti).

«Non siamo all’ippodromo!» protesta un uomo all’ennesimo passaggio a tutta birra.
Il cavaliere (poco errante) ribatte in tono polemico mentre sfreccia via con la carrozzella.
Cafoneria galoppante.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

La Reggia di Caserta: magnifica

Una impagabile passeggiata tra storia e natura, la stupenda fontana (abitata da pesci enormi!), il verde dei giardini inglese, il silenzio regale del bagno di Venere, la maestosità degli appartamenti reali cancellano la miopia di chi gestisce cotanta bellezza.

Gli addetti non brillano per professionalità e ospitalità (io stesso vedo sbarrare il cancello per accedere ai giardini inglesi alle quindici con i turisti impossibilitati ad entrare e privi di spiegazioni – dubito che il personale parlasse inglese).

L’amarezza di dissolve di fronte a tanto fascino.

Reggia di Caserta, splendore e degrado

Fuori la Reggia, l’indifferenza

Esco dalla Reggia appagato.

Verso le diciannove, fuori regna il silenzio.
Nessuno indirizza il turista verso un possibile itinerario alternativo, un pernottamento, una pizza o semplicemente un info point con gadget e cartoline.

Gli unici ricordi sono esposti dai venditori abusivi.

Caserta è assuefatta al suo popolare monumento, l’economia indotta dalla maestosa opera non genera ricchezza per la città?

La Reggia di Caserta sembra interessare solo i turisti.
Pazzesco.

Felice vado via.
Tornerò.
La magnificenza del luogo sconfigge la disorganizzazione dell’uomo.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Il ciclista napoletano

La gioia del ciclista

Pedalo per San Gregorio Armeno con calma, tra turisti e passanti.
Il famoso vicolo è affollato anche in un anonimo venerdì pomeriggio di marzo.

Giro in bici nel centro storico di Napoli, esperienza per pochi fortunati, affascinante ed alquanto originale.

Osservo vetrine, bancarelle, presepi, chiese, volti e colori.
Incamero odori e profumi.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Pedalare a Napoli tra mille difficoltà

Pista ciclabile assente, pavimentazione sconnessa rendono faticoso ogni singolo metro percorso.

Mancanza assoluta di cultura ciclistica, un continuo zigzag tra pedoni e sanpietrini malefici trasformano la bici in un doloroso yoyo.
Ogni sussulto una pugnalata alla schiena.

Pedalare a Napoli è un’impresa eroica.

Bicicletta a Napoli, una scelta coerente

Sono conscio: l’indubbia morfologia del territorio partenopeo – salite / discese / strade strette / vicoli / buche – non favorisce l’uso della bici per spostamenti quotidiani.

Eppure desidero pedalare in città perché girare in bici è coerente con la mia personale visione della vita.

Acquisto una bici a pedalata assistita ed aderisco all’esercito – ancora in minoranza – di cittadini napoletani che, nonostante tutto, lasciano l’auto in garage e raggiungono il luogo di lavoro con mezzi non inquinanti.

Il motore elettrico montato discretamente sul mezzo permette di affrontare il tragitto casa-lavoro con serenità.
Giungo in ufficio senza particolari sforzi fisici eppure l’attività quotidiana aiuta il corpo, rilassa la mente, combatte lo stress, mi aiuta a star meglio.

Nonostante il traffico, lo smog ed i mille «mostri» presenti in una metropoli dove il ciclista è considerato ancora un alieno da abbattere.

Io, ciclista (napoletano) felice

Io, ciclista (napoletano) felice

Un fantastico itinerario verso il mare

Saluto San Gregorio Armeno.
Procedo lungo i decumani, raggiungo via Toledo, intravedo il teatro San Carlo, l’ennesimo slalom intorno alla fontana di piazza Trieste e Trento ed accelero verso piazza del Plebiscito.

Ancora poche pedalata ed intravedo il mare.
Sulla mia e-bike sembra di volare, piccole lacrime escono spontaneamente dagli occhi colpiti dal vento gelido d’autunno.

Arrivo sul lungomare.
Mi fermo, osservo le onde ancora alte.
Tolgo i guanti.
Poi il casco.

Con la mano destra mi asciugo gli occhi.
Sorrido mentre guardo l’orizzonte blu.

Anche oggi ho sconfitto i mille «mostri».
Anche oggi sono un ciclista (napoletano) felice.

Quando sei in salita e non ce la fai più, le gambe ti fanno male e vuoi fermarti, è giunto il momento di pedalare ancora più forte.

Mario, un ciclista napoletano


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Contro l’assuefazione agli ingombranti abbandonati per strada

L’inciviltà

Come può un cittadino abbandonare per strada un materasso matrimoniale, pezzi di divano ed elettrodomestici vari?
Il marciapiede nei pressi della stazione della metropolitana di Salvator Rosa – tra il Vomero ed il museo nazionale di Napoli – adibito a discarica a cielo aperto.

I passanti costretti ad uno squallido zig zag tra rifiuti che meriterebbe ben altra destinazione.

Eppure, le isole ecologiche sono aperte l’intera settimana e basta una chiamata (gratuita) al numero verde 800.161010 dell’ASIA per richiedere il ritiro degli ingombranti.
Troppo complicato per il «mostro» di turno.

Ingombranti abbandonati, io non mi assuefo!

Ingombranti abbandonati, io non mi assuefo!

L’assuefazione

Quanti napoletani sono assuefatti a tale visione?
Perché molti abitanti del quartiere passano tra i rifiuti abbandonati, si scandalizzano e procedono senza reagire?
L’indifferenza trionfa al pari dell’inciviltà degli eco-delinquenti?

La reazione

Dopo due giorni di triste attesa, invio un tweet al Sindaco e alla Polizia Ambientale:

Per essere sicuro, telefono al servizio per il ritiro degli ingombranti dell’ASIA.
Pochi attimi di attesa, una gentile operatrice registra la segnalazione e mi fornisce il codice per seguire l’iter.

Stamane la normalità è ripristinata: la strada è di nuovo pulita.
L’assuefazione è sconfitta.

PS: sono convinto che gli operatori ecologici avrebbero agito comunque ma il tweet e la telefonata sono – per il sottoscritto – la giusta reazione che ogni cittadino normale, dopo essersi scandalizzato, dovrebbe mostrare


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Io, pendolare felice

Addio stress da guida

Per il sottoscritto, il 2016 porta una salubre novità: al lavoro con i mezzi pubblici!

Considero l’opportunità una vera rivoluzione culturale.

Dopo svariati anni, lascio l’auto in garage e viaggio in metropolitana.
Felice di non impestare l’aria cittadina con i gas di scarico, scendo a piazza Garibaldi – finalmente la stazione centrale con un nuovo e moderno restyling – e passeggio per circa tre chilometri.

Raggiungo il Centro Direzionale di Napoli, la nuova sede di lavoro, soddisfatto.

Il lungo giorno degli scatoloni è alle spalle ed appartengono al passato anche il traffico impazzito, gli ingorghi folli, le anarchiche code agli incroci, l’ingiusto pedaggio della tangenziale partenopea, lo stress da parcheggio.

Io, pendolare felice

Io, pendolare felice

Ad un anno dalla scomparsa, le musiche di Pino Daniele si diffondono tra le stazioni dell’arte e mi accompagnano lungo il nuovo viaggio quotidiano.

Certamente in futuro affronterò giornate complicate tra scioperi e ritardi ma per ora mi godo il sonno dell’auto e la passeggiata pre-ufficio.
Da oggi sono un pendolare felice.

Vota il sondaggio

[socialpoll id=”2321343″]

Montella, la sagra della castagna: la classifica delle bontà

Montella, la castagna doc

Se (come il sottoscritto) ami le caldarroste, registra nel calendario l’evento: la sagra della castagna di Montella merita la visita.

Una passeggiata nel verde dell’Irpinia, nel centro del piccolo paese in provincia di Avellino, tra più di cento stand dedicati all’oro marrone cucinato in mille gustose ricette.

La sagra, cosa assaggiare

Una giornata d’autunno con un clima primaverile, ecco il mio sabato a Montella.

Mi sento un bimbo in un negozio di giocattoli, vorrei assaggiare tutto, ogni stand un profumo, ogni singola castagna una sirena tentatrice.
Castagne, mon amour arrivo!

Dunque – con un chilo in più – il giorno dopo stilo la classifica degli imperdibili:

  • le caldarroste (1€ a coppetto) cucinate sul fuoco ardente con un rullo che viene fatto girare lentamente
  • il dolce secco ripieno di sola crema di castagna (a forma di rombo e senza cioccolato o altro). Ignoro il nome ma è squisito (1,5€ a pezzo)
  • panino con salsiccia al tartufo (alla brace, ovvio – 4€)
  • pizza fritta con i funghi (davvero speciale – 3,5€)

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

I colori dell’autunno

Se poi l’estate di San Martino compie il suo dovere, all’appagato visitatore non resta che godersi la splendida giornata ed immortalare i colori dell’autunno.

I colori dell'autunno, Montella (AV)

I colori dell’autunno, Montella (AV)


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Abusivismo, una storia con l’happy end

Abusivismo: ed è subito una villa al mare

La struttura dista dal mare pochi metri.
Le onde si infrangono lungo il muro della piccola torre abusiva e, colpo dopo colpo, creano un varco tra i fragili edifici nascosti nella sabbia.

«Questi son capaci di tutto, se non li fermo subito si allargheranno senza pudore» medito dall’ombra sicura dell’ombrellone.

Gli occhiali scuri proteggono i miei sguardi scrutatori mentre i quattro boss tiranneggiano con una ruspa e buttano giù una parete danneggiata.

Gli attrezzi del mestieri in bella mostra, spavaldi (e nel silenzio generale) ogni santo giorno dalle viscere spuntano costruzioni abusive lungo il litorale ferito.
Verranno poi abbandonate a se stesse, il mare opererà in sostituzione dell’immobilismo delle Istituzioni demolendo gli «ecomostri» non autorizzati.

Contro l'abusivismo estivo

Un abusivismo … divertente

«Ehi, signore che fate? Questi sono i nostri castelli» protesta il marmocchio, uno dei quattro della banda di piccoli muratori che armeggiano davanti al mio ombrellone.

«ehm … nulla … scusatemi bimbi» bofonchio mentre batto in ritirata.

Riesco solo a fotografare il fantasioso «ecomostro» partorito dalla fantasia degli innocenti e poi vengo respinto a colpi di delicate palettate.

Finalmente una storia estiva di ordinario abusivismo da spiaggia dove trionfa l’happy end 🙂


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Vesuvio, ritratto di giorno (e di notte)

Ritratto di giorno: ore 19,15

Alla luce del sole, il profilo è chiaro ed anche un bambino australiano capirebbe di chi si tratta.
I lineamenti sono ben noti ed il solito, meraviglioso volto immortalato da milioni di turisti incute un timore reverenziale a chi non è abituato a cotanta sfrontatezza.

La sua popolarità varca i confini nazionali e giunge spavalda in ogni angolo del globo. Un misto di paura e curiosità si cela dietro l’abituale domanda posta dallo straniero di turno: come potete convivere con un simile, affascinante e pericoloso «mostro»?

E’ il Vesuvio bellezza e tu non ci puoi fare nulla!
(parafrasando l’altrettanto leggendario Humphrey Bogart alias Ed Hutchinson)

Due foto del Vesuvio, una alle 19.15 l'altra alle 21.15

Ritratto di sera: ore 21.15

Le perplessità dei non-napoletani sono legittime: un raffreddore di «O Gigante» implicherebbe seri problemi.

Il Vesuvio, però, è al suo posto da quando è nato il mondo.
Siamo noi ad averlo circondato, aggredito, scalato ed invaso coprendolo di case fin sopra il cratere.

A ben pensare, il vero «mostro» non è il Vesuvio.

Due foto del Vesuvio, una alle 19.15 l'altra alle 21.15

 

Cinque consigli per una salutare vita d’ufficio

1 Lo yogurt

A metà mattinata mangio uno yogurt per evitare un calo di energie e traghettare lo stomaco senza traumi verso la pausa pranzo.
Inoltre, lo spuntino respinge le sirene tentatrici celate dietro le saporite merendine appostate nel distributore automatico.
Per i valorosi, c’è lo yogurt magro (ci sto lavorando …)

2 L’indistruttibile borraccia d’acqua

Sulla scrivania dell’ufficio non manca la borraccia, la prima arma per contrastare il selvaggio «uso e getta».
L’indelebile bottiglia mi ricorda il doppio obiettivo: bere due litri di acqua al giorno e difendere l’ambiente dalla feroce invasione della plastica.

Lo scopo idrico lo raggiungo sorseggiando ogni trenta minuti l’equivalente di un mezzo bicchiere – anche in assenza dello stimolo della sete.

A fine giornata, mentre spengo le luci per andar via, osservo il cestino della raccolta differenziata stracolmo di bicchieri e bottigliette, rifiuti giornalieri prodotti dalla eco-pigrizia dei miei colleghi: io ho bevuto senza contribuire a tale scempio.

Cinque consigli per una vita d'ufficio salutare: la borraccia contro l'uso e getta e tutelare l'ambiente

3 La pausa pranzo

La corretta educazione alimentare d’ufficio prevede un primo piatto leggero ed una frutta di stagione (un pasto frugale aiuta la concentrazione pomeridiana).

Il contenitore dei cibi, rigorosamente in vetro, evita l’odiato monouso tipico dei cibi d’asporto e risulta conforme al riscaldamento veloce nel microonde.
Del pane non vi è traccia.

Il mercoledì è il giorno dell’eccezione.
Il meritato premio? Una pizza con i pochi, fidati colleghi (al più quattro per non trasformare la pausa pranzo in un noioso meeting aziendale).

4 Due caffè al giorno

La mattina, appena giunto in ufficio, un caffè al distributore automatico è d’obbligo: una chiacchiera social, un approfondimento sull’attualità scottante, il gossip sul collega e via.

Dopo pranzo, la seconda ed ultima tazzina al bar: uscire, passeggiare, incontrare volti diversi ossigena il cervello ed aiuta ad affrontare la seconda parte della giornata.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

5 Il consiglio più importante

Le otto ore d’ufficio, sommato al tempo speso per raggiungere la sede, comportano un’assenza da casa di quasi dieci ore per gran parte dell’anno (cioè della vita). Dunque, mi sono imposto il rispetto di semplici regole del viver sano:

  • non restare digiuno per più di tre ore consecutive
  • ogni due ore di lavoro, fermarsi per una pausa di 10-15 minuti
  • non fumare (evergreen)
  • dopo la pausa pranzo, concedersi quattro passi fuori dall’ufficio

Un ultimo, importante suggerimento senza il quale l’intero discorso crolla, denominato il consiglio zero: non facciamoci licenziare.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Napoli, la fermata-jungla dell’autobus e la pista ciclabile foresta (FOTO)

Napoli, città verde

A Napoli amiamo il verde e l’ennesima conferma giunge da viale Kennedy, la strada attraversata negli anni ’60 dal famoso presidente degli Stati Uniti d’America.

Nessun giardiniere comunale osa toccare le piante cresciute lungo il marciapiede ed il rispetto semidivino verso la natura impedisce qualsiasi opera di manutenzione ordinaria.

Napoli, l'amore per il verde o assenza di manutenzione?

Napoli, l’amore per il verde o assenza di manutenzione?

La pista ciclabile attraversa la foresta

L’avanzamento incontrollato dei mega-cespugli invade anche la prima pista ciclabile inaugurata in città offrendo ai coraggiosi ciclisti un’esperienza unica: pedalare a viale Kennedy e sognare di attraversare la savana africana.

Napoli, l'assenza di manutenzione ed il verde invade la pista ciclabile a viale Kennedy

Napoli, l’ingresso della prima pista ciclabile a viale Kennedy invaso dal verde incontrollato

La fermata-jungla dell’autobus

Per non creare malcontento tra sportivi e semplici cittadini, il Comune garantisce la medesima diffusione del verde anche per chi attende l’autobus.

Fermata dell'autobus a viale Kennedy invasa dai cespugli

Fermata dell’autobus a viale Kennedy invasa dai cespugli

L’ecosistema perfetto

L’esperimento tutela piante e insetti e prevede la creazione di un ecosistema urbano nel quale convivono, in una simbiosi perfetta e cementata nel tempo, l’assenza di manutenzione, la mancanza di controlli, il menefreghismo delle Istituzioni e l’assuefazione dei cittadini.

Il sottoscritto si impegna a difendere li verde: eventuali potature saranno denunciate senza esitazione.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Raccolta differenziata: se applicassimo il modello Scampia?

Scampia, raccolta differenziata al 75%

Scampia, da quanto leggo in Rete, è il quartiere di Napoli con la maggior percentuale di raccolta differenziata (porta a porta).
La ragguardevole cifra si assesta al 75%, più di Posillipo, Bagnoli e Chiaiano (fermi intorno ad un importante 70%).

Nel quartiere a nord di Napoli lo spazio non manca: strade larghe (oramai sgombre dai fastidiosi e sporchi bidoni dell’immondizia), ampi parchi ove posizionare i cassonetti dei rifiuti, facilità di manovra dei mezzi e degli operatori ecologici addetti alla raccolta.

faCCebook è anche su Telegram: unisciti al canale!

Napoli è ferma al 30%?

Rivolto come un calzino il sito ufficiale dell’ASIA ma non trovo i dati relativi alla raccolta differenziata in città.

Indago, esploro, esamino, frugo e rovisto il web in cerca della trasparenza sempre annunciata e mai realizzata: la sezione Home » Azienda » Trasparenza dall’azienda dei servizi igienici ambientali è ancora un cantiere aperto:

Per informazioni sull’amministrazione trasparente di ASIA vi invitiamo a visitare la sezione albo dei fornitori.
Intanto vi comunichiamo che stiamo lavorando alla raccolta delle informazioni necessarie alla costruzione della sezione trasparenza.

Google pesca notizie e grafici aggiornati al 2014 che confermano la crescita dei numeri a Napoli (ed in generale in Campania) ma nessun link ufficiale.
Sul sito ASIA, becco un comunicato con i dati di gennaio 2012: Scampia al 73,7% e Posillipo a 71,8% (fonte)

Scampia la raccolta differenziata porta a porta al 74% (2012)

Scampia, la raccolta differenziata porta a porta al 74% (2012, fonte ASIA Napoli)

 

Quantità significative a dimostrazione che, in ogni quartiere di Napoli, se parte la raccolta differenziata porta a porta ed è ben organizzata, il cittadino acquista fiducia, compie appieno il suo dovere con il conseguente raggiungimento degli eco-obiettivi attesi.

Quando il porta a porta in tutta Napoli?

Se i numeri di Scampia fossero estesi ad ogni angolo della città, scatterebbe una rivoluzione ambientale capace di stravolgere i comportamenti quotidiani dei napoletani, migliorare il decoro urbano con il sospirato addio ai cassonetti Open H24, cancellare per sempre le immagini dell’emergenza rifiuti e l’incubo delle aperture di nuove discariche-inutili-buchi-da-riempire.

Dopo anni di parole e promesse, le Istituzioni quando annunceranno l’avanzata dei mini-cassonetti marroni dell’umido in ogni casa partenopea?

L’assenza di risorse è un alibi miope smontato dagli esemplari numeri di Scampia.

Perché l’ASIA non divulga i dati aggiornati sulla raccolta differenziata?
Per non ammettere il successo del porta a porta ed evitare gli inevitabili investimenti?

Se si applicasse il modello Scampia all’intera città, in breve Napoli raggiungerebbe la soglia del 70% di raccolta differenziata.
Un’idea «mostruosa» oppure elementare, dipende dai punti di vista.


Ti è piaciuto questo post? Ricevi la newsletter

Page 5 of 8

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén

Translate »