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Tag: amicizia (Page 5 of 5)

7 app per distruggere un’amicizia

La tua app preferita (non è la mia)

«Ciao, sono al bar. Mi raggiungi per un caffè? E’ da tempo che non ci incontriamo, così scambiamo quattro chiacchiere».
«Scusami, sono incasinato col lavoro. Hai proprio ragione, ti videochiamo dopo con Tango così ci vediamo?».
«Ma che significa? Vieni di persona, un break ti farà bene visto che dai i numeri».
«Scusami, non volevo metterti in difficoltà. Forse preferisci l’Hangouts di Google?».
«Tu non stai bene, non farti più sentire che è meglio».

7 app per distruggere un'amicizia

L’amicizia non ha app che tenga!

Ma io sono un tipo testardo, credo nell’amicizia, non demordo ed il giorno dopo provo a ristabilire i contatti via Whatsapp.
Nessuna risposta ai miei messaggi (scritti ed audio, con gli smiles e foto allegate).

Provo una free-call con Viber ma lo smartphone presto si arrende al silenzio, spedisco due adesivi spassosi su WeChat e quattro sticker (gratuiti) tramite LINE.
Tentativi falliti.

Non demordo e lancio una sassata via Snapchat.
La manovra di sexting fallisce miseramente: la mia foto si autodistrugge senza mai giungere al destinatario.

Non mi resta che aggiornare lo stato social prima su Facebook e poi – con un astuto copia-ed-incolla – anche su Google+ ed i due account Twitter: «sii sempre disponibile con chi non scarica le app».

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Il Potere (solitario)

La gioia dell successo

Sul vertice più alto della montagna, soffia un vento gelido che, come una lama, taglia il volto ed asciuga il sudore.
L’obiettivo fino a ieri irraggiungibile, dopo innumerevoli sforzi e sacrifici, è divenuto realtà: la vetta impossibile è conquistata.

Mille sofferenze per raggiungere la vetta

Lungo la salita, soffri ma stringi i denti.
Il percorso è impervio ma tu, deciso e determinato, sei pronto.
Consapevole, non ti fermi e centimetro dopo centimetro, domi il «mostro».

Il momento magico in cui calpesti la sommità, sognato per anni, è finalmente giunto.

La solitudine dell'uomo al potere

Il Potere e la Solitudine

Conquisti il Potere!

Sei il numero uno.
Hai lo scettro.
Decidi.
Comandi.
Imponi.
Disponi.

Consumata l’euforia del successo, ti guardi intorno e scopri di essere solo.

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La sete di potere

Eppure, all’inizio della scalata, il gruppo era numeroso, solidale e coeso.
Per superare le prime difficoltà comuni, si  instaura anche una spontanea amicizia.

Una squadra unita senza un leader, tu passi la borraccia al compagno che ti segue e ricevi frutta secca da chi ti precede.
Insieme per annientare gli ostacoli, uniti per vincere.

Ma il duro tragitto seleziona la comitiva, i migliori proseguono, i deboli rallentano, gli sconfitti si ritirano.

Lassù in cima si soffre di solitudine … chi ci arriva, però, non se ne accorge (subito).


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Matteo Cocco e Enrico Drilli

Il coccodrillo, l’evoluzione della specie

E’ il più giovane coccodrillo della palude ed è affamato, è un predatore pericoloso, accecato dal potere avanza con lo sguardo basso e la coda minacciosa pronto ad azzannare chiunque incroci il suo sguardo.

La conservazione della specie impone la sopravvivenza del più forte, è la legge che vige dai tempi dell’Homo Habilis (il nonno dell’Homo erectus) e deve essere rispettata. 

L’evoluzione obbliga il sacrificio dell’essere debole, l’anello malato della catena è eliminato anche se è un essere della propria specie.

Questione di prospettive.

Isolato, ti estingui

Il coccodrillo abbandonato dal branco ora è solo.

Eppure, fino a ieri era il leader: riconosciuto da tutti come il salvatore della giungla, sostituiva il vecchio giaguaro incapace di garantire i giusti equilibri per l’intero ecosistema. 

Il suo potere è durato dieci mesi, tutte le energie spese per placare i malumori ed evitare sommosse.
Parole di cui il vorace branco si è presto stancato.

D’altronde le regole del gioco sono chiare ed i partecipanti le accettano senza ribellarsi, da sempre è così e l’ex leader è conscio: se sei solo, sei morto.

Non gli resta che scappare e lasciare il trono al giovane sostituto, il nuovo e feroce imperatore della palude promette la svolta.

Ma io – nonostante i «mostri» – credo nell’Amore e se penso a due coccodrilli immagino Cocco e Drilli.

coccoEdrilli

Enrico e Matteo, Ccoco e Drilli

Sono certo che, come i due personaggi della canzone dello Zecchino d’Oro, i due coccodrilli – oggi nemici – per ritrovare l’amore necessitano solo di affrontare un perfido cacciatore che minacci il regno, qualcuno pronto ad imprigionarli e a detronizzare l’Imperatore e l’intera corte.

Possiamo solo augurarci che, in caso di ritrovato feeling, consumino la loro storia in Marocco, proprio come Cocco e Drilli.


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Intervista a Roberta Cuozzo, autrice del libro «La scelta»

Roberta Cuozzo, ex collega di lavoro

Ho avuto il piacere di conoscere Roberta nel 1998 quando, giovani neolaureati ed in pieno boom informatico, venimmo assunti insieme nell’allora EDS, una multinazionale americana che operava nel settore dell’Information Technology e che, recentemente, è stata acquisita dalla più nota HP.

Abbiamo lavorato insieme per circa un anno, poi lei ha intrapreso la carriera di insegnante e così ci siamo persi di vista finché un giorno non mi giunge una e-mail di un amico comune che mi propone l’acquisto del libro scritto da Roberta, “La scelta”.

L’ho comprato con piacere, incuriosito di conoscere Miriana, il personaggio sul quale ruota l’intera storia, una ragazza dall’esistenza felice che, ad un certo punto della sua vita, viene sconvolta da una nefasta notizia: il suocero ed il marito sono affetti da una grave malattia rara.
Da quel momento la sua esistenza (e quella dei suoi cari) cambia totalmente ma non impedisce a Miriana di pensare con ottimismo al futuro e infine prendere una importante decisione.

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La scelta

Il libro mi è piaciuto, scritto con uno stile leggero, quasi un diario redatto per ricordare le date importanti affrontate dalla protagonista: dal primo giorno di scuola come nuova insegnante fino alla conoscenza del collega che poi diventerà suo marito, dal bel rapporto con il suo “lui” passando attraverso la malattia del suocero ed il dramma che colpirà anche il suo compagno di vita.

Roberta descrive con sobrietà gli stati d’animo dei personaggi, le difficoltà incontrate per capire ed accettare la malattia, la scoperta dell’umanità dei dottori e lo scontrarsi con il senso di impotenza di fronte ad una male incurabile.

Il libro ha il merito di farci riflettere e capire che a volte la vita ci pone inspiegabilmente davanti a delle tragedie inattese, ingiuste ma che ci fanno apprezzare la quotidianità considerata spesso monotona.
La parola a Roberta allora.

La scelta, di Roberta Cuozzo

L’intervista

D: Roberta, questo è il tuo primo romanzo. Cosa hai provato quando hai visto sugli “scaffali” di una libreria (sito internet) il tuo racconto? Sei rimasta soddisfatta della tua prima opera oppure sei come quegli artisti che necessitano sempre dell’ultimo tocco per manie di perfezionismo infinite?
R: Ho provato indubbiamente un enorme soddisfazione soprattutto in considerazione del fatto che per la mia intera carriera scolastica in Italiano scritto non ho mai superato il 4!

D: ho impiegato due giorni per leggere “La scelta”, mia moglie addirittura uno. L’ho trovato, nella sua linearità, incisivo e sei riuscita a trattare temi profondi con leggerezza. Forse è questo il tuo stile di vita? Affrontare la realtà con facilità e scioltezza? Da non scambiare con superficialità, rendere ciò che è “complicato” semplice è una virtù di pochi.
R: Ti ringrazio del complimento ma non per falsa modestia ritengo si tratti più di sinteticità che di linearità, prerogativa questa di tutti coloro che hanno intrapreso studi scientifici.

D: “La scelta” evidenzia anche la dignità dei malati, come nel caso del suocero di Miriana che, anche se sofferente e non più indipendente, fa’ di tutto per non pesare sulla famiglia e trasformarsi in un problema. Un atteggiamento “eroico” non trovi? Quando leggo di queste persone penso che la loro dignità sia la migliore definizione di coraggio. Sei d’accordo?
R: Senza dubbio! Quando si soffre anteporre le necessità ed esigenze quotidiane degli altri a se stessi denota una forza di volontà fuori dal comune e soprattutto un enorme amore per i propri cari.

D: tu sei una laureata in fisica e, purtroppo, hai perso una persona cara per una malattia rara. Non trovi assurdo che in Italia la ricerca scientifica sia bistrattata dai Governi e l’opinione pubblica si occupa dei ricercatori solo se manifestano pubblicamente con azioni eclatanti per poi far cadere il problema dei mancati investimenti e del precariato il giorno dopo?
R: Il problema delle malattie rare sta proprio nella loro ‘rarità’. Purtroppo non ci sono fondi per la ricerca scientifica mirata allo studio di malattie che ahimè coinvolgono migliaia di persone figuriamoci se ci sono per la ricerca nel campo delle malattie rare. Anche il coinvolgimento delle industrie farmaceutiche è molto relativo: la ricerca non compensa gli eventuali introiti derivanti dall’immissione sul mercato di prodotti terapeutici mirati. Insomma la questione è davvero complessa.

D: Roberta, un tema che tratto spesso nel mio blog di “mostri” è il tempo, l’argomento che scandisce ogni capitolo de “La scelta”. Tu, da fisico, ben conosci i significati scientifici di questa grandezza. Secondo te, perchè l’uomo ha la mania di voler misurare ogni cosa, anche il tempo? E tu, che rapporto hai con il tempo Ti spaventa veder crescere ad esempio tua figlia? Vedere come, da un giorno all’altro, da neonata sia divenuta bimba e poi diventerà ragazzina?
R: Il tempo scorre inesorabilmente: il carattere, la personalità, i nostri rapporti interpersonali, l’ambiente che ci circonda, tutto evolve. Per usare una famosa frase di Lavoisier ‘Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma’. Da ogni esperienza vissuta, positiva o negativa che sia, ne traiamo insegnamento.
L’amore per una figlia è qualcosa di unico. Nonostante sia ancora piccola (ha solo 3 anni), provo nostalgia a rivedere gli indumenti che indossava non più di un anno fa. Spesso nella continua corsa che affligge i tempi moderni ho paura di perdere momenti preziosi della sua crescita. Ma mi basta un suo sorriso o un gioco condiviso con lei per spazzare dalla mia mente ogni pensiero malinconico.

D: chiudiamo la nostra chiacchierata con una tua libera osservazione. Roberta, vuoi aggiungere qualcos’altro?
R: la vita riserva delle continue sorprese. Non avrei mai pensato di scrivere per puro piacere nemmeno una frase su una nota della spesa, figuriamoci un libro. Eppure quelle 80 pagine mi hanno permesso di riallacciare rapporti di amicizia trascurati per distanza o per cambio lavoro (come quello con il redattore della presente intervista, che spero di non perdere nuovamente di vista) o per modificati interessi o per sopraggiunte necessità contingenti e di riscontrare un notevole interessamento sull’argomento trattato, concretizzato in diverse iniziative di propaganda del libro, i cui diritti d’autore, vorrei ricordare, sono interamente devoluti al Centro per lo studio e la cura delle amiloidosi sistemiche presso il policlinico San Matteo di Pavia.

Roberta, grazie ancora per la tua disponibilità.
Ti auguro le migliori fortune.Consulta il sito de Centro per lo Studio delle Amiloidosi Sistemiche di Pavia

Acquista il libro su: Sef Editrice Fiorentina

 

Leggi anche La scelta, intervista a Roberta Cuozzo di Dario Alessandro Pagli (2 gennaio 2010)


Amicizia, quando la fiamma si spegne

L’amicizia è a rischio

L’amicizia, oggi, l’immagino come una fiammella di una candela da tenere sempre accesa.
Il vento alimentato dal «non ho tempo» soffia minaccioso e rischia di soffocare il gracile fuoco che mi lega alle persone care.

Basta un nonnulla e la fiamma si spegne.
Il lavoro, i continui impegni, la famiglia, il periodo difficile, la crisi economica, lo stress, lo spread, il mutuo … sono intimidazioni per le nostre relazioni sociali.

Se questi «mostri» prendono il sopravvento, cala il buio.

E così, a quarant’anni (e passa) suonati, mi guardo intorno e mi chiedo: sono riuscito a preservare la mia personalissima fiammella?

LA fiamma dell'amicizia

Laurea-lavoro, i nuovi amici

Gli amici di infanzia hanno preso strade diverse e vivono in altre città.
Del gruppo di adolescenti dell’azione cattolica, non vi è più traccia.
I compagni delle scuole superiori sono scomparsi dopo il diploma.
Il tempo libero sempre più rosicato non favorisce nuovi incontri ed i conoscenti sono rimasti perlopiù tali. 

La mia delicata fiammella resiste grazie ai miei ex-colleghi di università e gli attuali compagni di sventura dell’ufficio.
Laurea-lavoro, il legame tra un passato spensierato ed un presente impegnativo.

L’autocritica

Mi chiedo se, prima o poi, giunga un momento della vita nel quale ci si chiude in se stessi e non si ha più la forza (o la volontà) per aprirsi agli altri.

In effetti, con autocritica, osservo malinconico: negli ultimi anni non ho creato nessuna nuova amicizia significativa.
Anzi, al contrario, col trascorrere del tempo, ho perso altri pezzi.

D’altronde, basta un momento di debolezza ed – anche a nostra insaputa – un soffio d’aria è capace di spegnere il fuoco alimentato per anni.

Oggi la fiammella è ancora accesa, labile resiste alle intemperie della vita.
Non è più intensa come un tempo ma, per fortuna, non è nemmeno esile come un fiammifero.

Io ce la metto tutta, provo a proteggerla come posso ma, devo ammettere, non sempre vi riesco,

dedicato a tutti gli amici che – per svariati motivi – non frequento più.


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L’assistenza (reciproca)

Perché Berlusconi ha ragione

Stavolta il buon vecchio Silvio Berlusconi ha ragione: Giorgio Napolitano, in modo spontaneo, dovrebbe concedergli la «grazia». 

Perché il Cavaliere – da politico navigato quale é – conosce bene i meccanismi che regolano il “transatlantico” di Montecitorio (di cui è stato più volte un generoso capitano).

Quando c’è da favorire un amico, non è necessario chiedere: il vero compagno anticipa la richiesta di soccorso onde evitare inutili imbarazzi, ti viene in aiuto, risolve il problema in modo disinteressato senza far pesare all’altro eventuali difficoltà.

L’azione risulta ancora più nobile perché non pretesa, il gesto maggiormente apprezzato.

Berlusconi e Napolitano, la fine di un'amicizia?

La regola non scritta

E quante volte Berlusconi ha aiutato – senza chiedere mai nulla in cambio – i suoi prodi e fedeli complici?
Addirittura si è spinto oltre: in un momento di estremo altruismo, ha regalato dei soldi ad esponenti del partito che – in quel periodo – lo osteggiavano pubblicamente.

E’ evidente, nel fatato mondo politico italiano, l’assistenza reciproca non richiesta è una consuetudine.

La storia degli ultimi vent’anni è ricca di esempi: ricordo il Ministro degli Interni Scajola dimettersi per una donazione ricevuta a sua insaputa da un estraneo per favorire l’acquisto di una casa nei pressi del Colosseo. 

Certo, siamo daccordo, lasciare il Viminale (sempre del governo Berlusconi) fu un eccesso di zelo … ma non tutti comprendono il magnanimo sentimento della carità, è più producente gridare allo scandalo (col rischio di cadere nell’ovvietà).

L’amarezza del Cavaliere

Il Cavaliere oggi è amareggiato, il patto (non scritto) è stato stracciato dal Presidente della Repubblica ed il Paese è sull’orlo di una crisi di nervi. 

Io stesso sento l’obbligo morale di intervenire, devo fermare il tradimento in atto: a nome di tutti gli onesti cittadini italiani chiedo a Napolitano di firmare la «grazia» per Berlusconi.

L’amicizia, dopotutto, è un tesoro da preservare – ad ogni costo.


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L’amico insicuro

Chi è l’insicuro?

Percepisco una naturale simpatia verso gli insicuri, nonostante il dizionario li descriva in termini non proprio lusinghieri:

che non ha fiducia in sé, che non possiede o non dimostra sicurezza dal punto di vista psicologico.

Eppure a me l’insicuro desta simpatia e vorrei difenderlo in primis da se stesso.

Difatti, a priori – indipendentemente dal reale valore – l’insicuro non si reputa all’altezza della situazione e tende ad autoescludersi.
Forse è una forma di sottostima preventiva, una ingiustificata bassa opinione individuale, la convinzione (infondata) che gli altri sicuramente siano migliori, più forti e bravi.

L'insicurezza negativa di Don Abbondio

Don Abbondio, l’insicuro più famoso

E così, quando incrocio un amabile insicuro, mi balena alla mente il famoso verso del Manzoni usato per descrivere la fragilità di Don Abbondio ne “I promessi sposi”:

“Il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, pria quasi di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società come un vaso di terracotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro.”

In realtà la differenza tra l’essere di «terracotta» o di «ferro» sta nella capacità di ognuno di noi nel saper distinguere il dubbio dall’insicurezza, l’umiltà dalla debolezza, la modestia dalla titubanza, la forza dalla prepotenza.

E se incontrassimo una persona disponibile, perbene, silenziosa, capace di ascoltarci, non approfittiamo della sua apparente debolezza, potrebbe non trattarsi di un «vaso di terracotta» ma di un nuovo, vero amico.


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Il perdono di Berlusconi

Berlusconi, la pugnalata di Alfano …

Sono deluso: in questo mondo colmo di cattiveria speravo che almeno l’amicizia resistesse come un ultimo, robusto baluardo. Invece anche questo sano principio è crollato.

L’ultima dimostrazione?
La violenta pugnalata sferrata da Angelino Alfano al buon Silvio Berlusconi.

Lui, sempre circondato dai compagni d’infanzia (da Fedele Confalonieri ad Adriano Galliani), uomo esageratamente generoso (con le estranee come con le abituali frequentatrici della sua dimora), talmente buono da apparire credulone agli occhi dei magistrati, il Salvatore disinteressato della politica italiana viene tradito da chi gli è più vicino nel momento di massima debolezza.

Con la ferita alla schiena ancora sanguinante per il colpo mollato dal vicepremier, mentre il povero Cavaliere tenta faticosamente di rialzarsi, segue il fendente mortale di Renato Schifani.

Berlusconi: il perdono è dei forti

… ed l tradimento di Schifani

Anche il Presidente del Senato lo rinnega senza nessuna pietà cancellando in un attimo l’eterna riconoscenza verso colui che l’ha cresciuto e difeso sotto l’ala protettrice del potere.

L’inganno appare ancora più grave poiché ideato a mente fredda, proprio in casa dell’illuso Berlusconi intento a difendersi dagli attacchi dei nemici di sempre (almeno questo fronte è chiaro) sotto la minaccia eloquente di divenire il prossimo ospite delle patrie galere.

Chi ha assistito al tradimento, però, racconta di un gesto al limite della follia umana.

Il Cavaliere – nella sua infinita e celestiale nobiltà d’animo – ancora sofferente per le due coltellate, guarda in faccia i suoi assassini politici e – col solito sorriso a trentadue denti – pronuncia poche, semplici parole già entrate nella storia: «vi scagiono perché la colpa non è vostra bensì dei magistrati comunisti. io vi perdono!».

Se questa leggenda verrà confermata, alle prossime elezioni, oltre al doveroso appoggio della Santa Sede ed il voto del partito dell’amore, Berlusconi avrà anche il mio devoto sostegno (morale).


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L’Italia è una Repubblica democratica fondata sulla raccomandazione

Chi ha chiuso la strada?

A Napoli il traffico è un vulcano pronto ad esplodere in qualsiasi momento.
Basta l’inatteso battito d’ali di una farfalla per far saltare il delicato equilibrio metropolitano, figuriamoci la chiusura di una importante arteria come accadde qualche anno addietro ad Agnano, il quartiere dove lavoro.

Senza preavviso, l’ingresso della carreggiata per la tangenziale viene sbarrato da un anonimo cartello “STRADA CHIUSA PER MANUTENZIONE” mandando in tilt l’intera zona.
Un annuncio scritto a penna su uno squallido manifesto bianco senza ulteriori informazioni: chi l’ha deciso?
Il Comune?
Chi si occupa dei lavori?
E quando verrà riaperta la corsia?
Al mistero segue un’unica certezza: un intero rione nel caos.

L’anomala telefonata alla Municipilità

Infuriato – e senza troppe speranze – telefono alla Municipalità “Bagnoli-Fuorigrotta” per protestare.

Al terzo squillo, con mio sommo stupore, risponde un tizio che senza presentarsi ed in tono pacchiano mi chiede chi desidero.
«Vorrei parlare con il rappresentante della municipalità» replico stizzito.
«Sono io, chi è lei?» domanda mezzo impaurito.
«Mi chiamo Mario Monfrecola e lavoro ad Agnano» rispondo ingenuamente.
«E chi l’ha dato il mio numero?» chiede meravigliato.
«E’ un numero pubblico, l’ho letto dal sito del Comune» obietto.
«Monfrecola? Ma a quale gruppo appartiene?» farfuglia lo pseudo-politico.
«Gruppo? Che gruppo intende? Nessun gruppo … sono un cittadino … » replico senza comprendere l’insinuazione.
«Nessun gruppo? Forse lei è il fratello di quel Monfrecola … » riflette a voce alta cercando una possibile connessione tra me e qualche suo conoscente.
«Senta, io vorrei solo sapere quando apre la strada ad Agnano! Le sembra normale chiudere un’arteria così importante senza ulteriori dettagli per i cittadini? E poi cos’è quel cartello svolazzante senza nessuna intestazione?» mitraglio tutto d’un fiato.
«Le dico un’informazione riservata: entro due giorni la strada riaprirà» sentenzia il tizio ed attacca stroncando ogni mia ulteriore velleità.

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La raccomandazione

Questa breve conversazione testimonia come molti (non tutti, ovvio) rappresentanti delle Istituzioni intendano la politica: i diritti dei cittadini passano attraverso “amicizie”, gruppi di interesse, conoscenze e favoritismi, azioni descritte da una sola, maledetta, diffamante parola: raccomandazione.

Cambiano le mode, i Governi si vestono di nuovi colori politici ma restano le vecchie, intollerabili, «mostruose» abitudini italiane.

L'Italia è una Repubblica democratica fondata sulla raccomandazione?


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In attesa delle scuse di Bono …

Bono, un amico distratto

Quante volte ho salvato quel testone di Bono in modo del tutto disinteressato?
E’ un genio nel campo musicale – non si discute – ma come amico lascia un po’ (anzi molto) a desiderare.

Affermare che è scomparso è dire poco, con l’alibi dei concerti in mezzo mondo, il successo globale, le interviste ai network sparsi per il pianeta, i fans e la pubblicità non si fa più vivo.

Eppure gli ho scritto una e-mail e poi inviato un tweet ma quello screanzato di Paul (David Hewson) non ha avuto la delicatezza e la sensibilità di rispondere ai miei due appelli.

Le scuse di Bono

Bono ed il complesso di inferiorità

Sono convinto che questo suo atteggiamento schivo nasconda in realtà una timidezza di fondo e – perché no? – anche un complesso di inferiorità nei miei confronti mai confessato pubblicamente.

Certo lui è il leader di uno dei complessi più importanti nella scena musicale di tutti i tempi ma non ha un blog di successo come il mio ed allora snobba il sottoscritto.

L’appello

Caro Bono, impara a coltivare le amicizie: se ti fai vivo, ripongo l’orgoglio da parte ed accetterò le tue scuse.
Nell’attesa, mi ascolto/guardo uno dei miei pezzi preferiti degli U2  🙂

E’ morto facebook, evviva facebook!

faCCebook, la nuova fanpage

Ed Hutchinson vi saluta.
Dopo aver servito con onore la Patria per tre lunghissimi anni, aver condiviso migliaia di link a post di denuncia, dopo aver pubblicato foto e video per smascherare i peggiori «mostri» sulla piazza, aver inviato “poke” di solidarietà, stretto amicizia con quasi duemila cittadini, il giornalista modello, l’uomo tutto d’un pezzo che non si piega ai ricatti e non teme le minacce, abbandona la scena (virtuale).

Da oggi, il profilo ufficiale con il quale ho frequentato facebook è – di fatto – dismesso.
Mi spiego meglio: Ed Hutchinson va in pensione, è fuori servizio, out of order, dead code, account non più aggiornato, scegliete Voi.

La mia esistenza sul social network creato da Mark Zuckerberg continua tramite la nuova fan page di faCCebook.eu: cliccate sul famoso “Mi piace” per continuare a ricevere gli aggiornamenti del blog dei “mostri” direttamente sulla vostra bacheca.

Per Voi, amiche ed amici Lettori, non cambia nulla; io, invece, riuscirò nel mio intento: vivere in modo impersonale facebook.

faCCebook.eu, la nuova fan page

Perchè cambiare

E’ proprio questo il motivo del cambiamento.

Nonostante abbia scritto a chiare lettere che Ed Hutchinson non sia io, continuo a ricevere messaggi privati, tag a foto di famiglia ed inviti di amici, colleghi e parenti.

Desideravo solo uno spazio nella più affollata piazza web del momento per distribuire volantini, essere presente come “personaggio” ma non come persona (fisica) ed invece ho fallito.

Al mea culpa (è vero, avrei dovuto da subito creare la fan page come fanno tutte le rock star) va associata l’ignoranza dell’utente medio, l’osmosi tra pubblico e sfera privata, tra tutto ciò che è reale e ciò che non lo è, la superficialità nell’accettare un’amicizia, la facilità con la quale si condividono foto personali e confidenze intime al mondo intero.

Quest’uso infantile del web a me disgusta.

La richiesta

Vi chiedo cortesemente di cancellare Ed Hutchinson dalle vostre “amicizie” facebook e – chi lo desidera – spostare la vostra attenzione sulla fan page di faCCebook.eu.
Grazie.


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